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Autore: Marrs    28/12/2011    2 recensioni
'Forse un po’ troppo spesso sentiamo raccontare storie a cui ci è difficile credere, perché non le sentiamo nostre. Tra tutte, la mia vicenda probabilmente sembrerà un banalissimo incidente di percorso. [...] Non mi sarei mai più rialzata; non avrei ricostruito quel muro, perché con sé portava troppa sofferenza. O meglio, così credevo…'
'Christopher. Il cambiamento avrebbe portato il suo nome.'
Dal diario di Elisa. Un diario che la farà rimbalzare continuamente tra passato e presente.
Storia sospesa a tempo indeterminato. Mi scuso immensamente
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo TRE - I colori del Natale

 

Erano trascorse tre settimane da quando avevo scoperto che Christopher lavorava al Coffee Dream e, inutile dirlo, da quel giorno avevo cercato di evitare quel posto il più possibile convincendo la mia coinquilina a scegliere un altro locale prediletto. Il caffè era troppo corto e i costi troppo elevati era l’unica stupida scusa che avevo trovato. E lei aveva finto di crederci, come sempre.
Nel frattempo Micaela aveva cominciato a frequentare Andrea, il nostro vecchio compagno di liceo, e io avevo finalmente più tempo per restare in compagnia del mio computer senza che nessuno mi facesse sentire patetica. I ricordi in quegli ultimi giorni erano riaffiorati senza bisogno che rovistassi nella memoria e non sapevo se considerare questo un bene o un male. Tutto ciò di cui ero certa era che Christopher era una ferita ancora aperta e che non sarebbe bastato il solito tempo di circostanza per farla guarire. Lui era stato molto per me, il mio tutto eccezion fatta per quella parte occupata da Micaela. I rapporti con i miei genitori si erano raffreddati e mia sorella stava affrontando quella fase nella quale si conosce il vero significato della parola ‘indipendenza’.
Così ci avvicinavamo al Natale. La corsa sfrenata per l’acquisto dei regali era già cominciata, la città era già uno sfavillio di luci che metteva il buon umore e le poste impazzivano per la gran quantità di letterine indirizzate al sig. Babbo Natale.
E io di quale categoria facevo parte? Probabilmente di nessuna. Aspettavo il venticinque Dicembre come molti, ma senza la preoccupazione di quale pacchetto scartare per primo. Sapevo già che gli unici regali che avrei ricevuto sarebbero stati una busta con dei soldi dai miei parenti e un intimo rosso dalla mia migliore amica. Insomma, doni piuttosto tradizionali anche se non me ne lamentavo di certo. L’unica differenza in quel Natale era la sua assenza.
L’anno precedente ci eravamo raccolti tutti intorno a una tavolata e avevamo mangiato fino a star male, tanto che il passo successivo era stato quello di addormentarci chi sul divano, chi sulla poltrona, chi sul letto in camera. Io mi ero accoccolata di fianco al mio migliore amico, convinta di non assopirmi come gli altri, ma avevo finito per addormentarmi su quel divano scomodo cullata dal suo respiro. In quei due anni passati a stretto contatto era successo così tante volte da non poter nemmeno immaginare come sarebbe stato diversamente. Eppure da sette mesi convivevo con quel senso di solitudine che pensavo di aver sconfitto per sempre.
Quel giorno però avevo promesso alla mia migliore amica che avrei abbandonato sulla scrivania il mio diario virtuale e che le avrei dedicato le mie attenzioni: aveva bisogno di un vestito nuovo per un appuntamento un po’ più galante del solito con quello che ormai io definivo il suo ragazzo, ma che lei non avrebbe considerato tale finché lui non glielo avesse chiesto ufficialmente.
- Allora, quanto elegante deve essere questo abito? -
- Sinceramente non ne ho idea. Andrea è stato piuttosto vago. Si è limitato a dirmi “Indosserò uno smoking, quindi valuta tu. Io non ci so fare con tutte le paranoie di voi donne.” Mi ha sorriso e mi ha chiesto se mi piacesse la sciarpa di Calvin Klein esposta in una delle vetrine. L’avrei preso a calci! -
- Mmm, fossi in te penserei solo a stenderlo con un vestito da favola. Nessuno starà a guardare se sarai troppo elegante, fidati! -
- Ti ho mai detto quanto sono contenta di avere una migliore amica come te? Se non stessi già frequentando Andrea, credo che ti avrei chiesto un appuntamento. Quanto tempo ho perso in questi anni… - Micaela sfoderò uno dei suoi splendidi sorrisi per poi stritolarmi in un abbraccio.
- Chi ti dice che avrei accettato? - soffiai ancora stretta nella sua morsa, stando al gioco.
- Beh, in tal caso ti saresti ritrovata senza cuoca e saresti morta avvelenata per una di quelle che tu ti ostini a definire ‘pietanze innovative’ -
- Non si gioca sporco… - farfugliai indispettita, mentre sfoderavo una linguaccia degna di una bambina di tre anni. Continuammo a pizzicarci lungo tutto il tragitto, finché non giungemmo al nostro negozio di fiducia.
- Drew, tesoro! - esclamammo entrando.
Nei momenti peggiori, quando eravamo alla disperata ricerca di abbigliamento formale per qualche serata di gala o un cocktail party, Drew era il nostro mentore. Aveva aperto quel negozio all’inizio di una delle tante vie che portava in Piazza Duomo qualche anno prima, quando ancora noi frequentavamo il liceo, ed aveva fatto una gran fortuna. Avevamo notato quella vetrina per caso, passeggiando i primi giorni per quelle stradine, e da allora correvamo lì non appena necessitavamo di qualcosa di un po’ diverso da quello che solitamente ospitava il nostro guardaroba.
- Dolcezze! E’ un po’ che non ci si vede - esclamò Drew mentre ci lasciava due leggeri baci sulle guance. Altro piccolo particolare: il nostro paladino della moda era omosessuale. E questo non aveva fatto altro che aiutare il già fantastico rapporto che avevamo instaurato con lui. Uscire con lui la sera era uno spasso e i consigli che sapeva darci anche circa l’abbinamento tra pantalone della tuta e felpa erano fantastici.
- Abbiamo bisogno del tuo aiuto - piagnucolò Micaela.
- Ehi, frena! Tu hai bisogno del suo aiuto. Io oggi sono qui in veste di aiutante di Drew - esclamai soddisfatta.
- Ehm… - sfoderò un’espressione supplichevole che non mi piaceva per nulla.
- Perché quando sbatti spasmodicamente le palpebre un brivido di paura mi percorre da cima a fondo? -
- Andrea ha invitato anche te a venire. C’è un suo amico, sai…-
- Non ci posso credere! Un appuntamento a quattro, ecco cosa mi avete combinato! L’ho sempre detto io che non mi piaceva quel ragazzo. In coppia con una pazza come te poi. Non mi dovevo fidare, lo s…-
- Per favore, Elisa. Nessuno ti sta chiedendo di convolare a nozze con lui domani. Mi farebbe piacere che tu mi accompagnassi e che fingessi per qualche ora di star bene in nostra compagnia. -
- Tesoro, sai che non è la tua compagnia a disturbarmi. Ma se si tratta solo di qualche ora, senza pericolo di inganno, posso farcela- le sorrisi bonaria. Ancora una volta l’aveva vinta lei, ma ero contenta di poter far parte della sua vita. Lei c’era sempre stata per me quando Christopher mi aveva allontanata; ora toccava a me fare la migliore amica. Micaela se lo meritava.
Dopo un paio d’ore stavamo uscendo dal negozio con i nostri nuovi acquisti quando ci imbattemmo in una situazione inaspettata. Christopher si era fermato proprio di fronte a quella vetrina, probabilmente intenzionato ad entrare da dove noi stavamo uscendo.
Istintivamente spostai lo sguardo su Micaela che se ne stava immobile sull’ultimo gradino senza trovare la forza di andarsene o di fermarsi a salutarlo. Decisi allora di prenderle la mano. Sapevo di fronte a quale bivio si trovasse e non volevo certamente condizionare la sua scelta. L’avevo già fatto una volta, quando il mio dolore l’aveva spinta ad allontanare la fonte di tale sofferenza.
- Michi, più tardi ho bisogno di parlarti. Ora però credo faresti bene a dedicare un po’ del tuo tempo a lui. Ti aspetto a casa- le sorrisi cercando di trasmetterle un po’ della tranquillità che fingevo di avere.
- Non c’è bisogno, davvero. Io non credo…-
- Ti aspetto a casa, non accetto repliche- Questa volta sorrisi più apertamente.
Sapevo quante cose avevano da raccontarsi, quanti discorsi avrebbero dovuto affrontare. Perché neanche lei l’aveva presa molto bene. Perché neanche lei si aspettava un simile comportamento nei miei confronti da parte del suo migliore amico.
- Grazie-
Non fu Micaela a pronunciare quelle poche sillabe. Fu Christopher.
Non risposi. Semplicemente mi voltai e mi incamminai verso casa, dove sapevo che il mio cuscino avrebbe accolto le mie lacrime senza bisogno di altre spiegazioni.

><><><><


- LeeLee - lo sentii sussurrare tra sé.
- Cosa hai detto? -
- Niente - scosse la folta chioma castana. Sembrava in imbarazzo perché avevo sentito il suo farfuglio e non aveva alcuna intenzione di rendermi partecipe dei suoi pensieri.
Non era strano che Christopher si chiudesse in se stesso. L’aveva fatto spesso, per ultimo l’avrebbe fatto quando se ne sarebbe andato senza un valido motivo. Certamente però non avevo mai visto quel ragazzo arrossire violentemente e ciò portò con sé non poche domande.
Passarono i giorni, la primavera sbocciò in poco tempo e io mi godevo quei timidi raggi di sole che sarebbero presto diventati pericolosi per la mia pelle troppo chiara. Fu durante una di quelle giornate, mentre sedevo nel parco su di una coperta ormai consunta per i troppi lavaggi, che Christopher interruppe la mia lettura con lo stesso sussurro.
- Chris, mi spieghi che stai farneticando? Se non mi rispondi neanche oggi, la prossima volta non sarò così diplomatica! Uomo avvisato…- lasciai cadere la frase sapendo che lui avrebbe inteso la minaccia poco velata. Ero una ragazza piuttosto curiosa e il suo ‘gettare il sasso e nascondere la mano’ mi stava innervosendo. Volevo capire cosa gli passasse per la testa in quei giorni.
- D’accordo, te lo dico. Però non accetto repliche. -
- Non so di che parli, ma va bene. Ti ascolto - dissi soddisfatta del risultato ottenuto.
- Ci pensavo da qualche settimana ormai. Insomma, tutti usano quel banale diminutivo e io non volevo far parte della ‘massa’. Così mi sono impegnato a trovare qualcosa di diverso. -
- Sai che non ho…-
- Se mi lasci finire, forse capirai. Qualche giorno fa, mentre eravamo al parco, ho avuto l’illuminazione - si soffermò a guardarmi. Così lo invitai a continuare.
- LeeLee. Semplice, tutto sommato anche carino e nessuno ti ha mai chiamata così. Niente a che vedere con i vezzeggiativi di Micaela o con il ‘Lisi’ di tua madre. Forse non sono riuscito a trovare qualcosa di poco banale, ma posso dirmi soddisfatto. Da oggi sarai la mia LeeLee. -
Non so dire perché lo feci. Quell’abbraccio nacque così spontaneo da spaventarmi, perché sapevo di essere dipendente da lui e da quei momenti in cui potevo dirmi finalmente serena.
Christopher rimase per un attimo sorpreso. Non ero una persona molto espansiva, quindi i miei slanci d’affetto erano molto rari. Poi però, con una naturalezza che non avrei mai detto sua, mi cinse con un braccio le spalle e con l’altro la vita stringendomi a sé quasi a sancire quel muto patto fatto ormai tanto tempo prima. Lui il mio Chris, io la sua LeeLee. Per sempre.
O almeno così credevo.


Fu mentre battevo sulla tastiera quelle ultime lettere che sentii le chiavi girare nella toppa e lasciare che la porta di casa si aprisse. Poco dopo infatti Micaela mi raggiunse in camera.
- Ehi - mi si avvicinò. - Sapevo di trovarti davanti al PC. -
- Già. Avevo bisogno di scrivere - accennai un sorriso.
- Ti va di parlare un po’ con me adesso? -
- Certo - Ci accomodammo sul mio letto, l’una di fronte all’altra.
- Quando l’hai saputo? - Sapevo a cosa si riferiva. Avevo sperato inutilmente che non le dicesse nulla, ma non sarebbe stato da lui. Mi aveva spezzato il cuore, no? Era quel tipo di persona.
- Qualche settimana fa. Passando di fronte alla solita vetrina mentre andavamo a scuola, l’ho intravisto all’interno del negozio. Poi mi ha servito i due caffè che avevo ordinato, quello stesso pomeriggio - sospirai. - Te lo dovevo dire, lo so. E mi dispiace. Però non vedo per quale motivo si sia sentito in dovere di raccontarti tutto. Le mie scelte non lo riguardano. Non credevo arrivasse a questo punto, non credevo potesse… -
- Non è stato lui. O meglio, non volontariamente - Micaela prese un bel respiro e continuò.
- Mi ha detto che aveva preso posto in un bar non molto distante dall’università. Così gli ho chiesto quale e lui mi ha risposto che faceva il cameriere al Coffee Dream. Non potevo non averlo incontrato in tutte quelle settimane; non potevamo non averlo incontrato. Così ho cominciato a capire per quale motivo il caffè fosse improvvisamente troppo costoso. -
- Oh - fu tutto ciò che riuscii a dire in quel momento.
- Ha sbagliato, ne è consapevole anche lui. Quello che non capisce è che continua a sbagliare non volendo ammettere per quale motivo ti ha allontanata dalla sua vita. -
- Ne parli come se ne sapessi il perché -
- Forse. Forse un giorno lo capirai anche tu. Forse un giorno si deciderà a dirtelo. Non posso fare niente fino a che non sarà lui a decidere di porre fine a questa assurda situazione. - E con quello voleva solo poter dire che non mi avrebbe esposto la sua teoria.
- Ora però c’è una questione che mi preme molto più sistemare - E, nel dirlo, fissò il suo sguardo nel mio. Sapevo quel cosa voleva.
- Mi hai vista star male così spesso da volerti risparmiare l’ennesima nottata in bianco a parlare di ciò che il ritorno di Christopher nella mia vita avesse riportato a galla. Sei la mia migliore amica, è vero. Ma sei anche un essere umano e gli esseri umani prima o poi si stancano di sentir ripetere sempre le stesse cose - feci una pausa prima di continuare. Rischiavo di crollare e non volevo che succedesse. Non potevo permettere di nuovo a qualcuno di avere un ascendente così potente su di me.
- I miei genitori hanno deciso di separarsi perché non facevano altro che ripetere sempre le stesse cose senza mai ascoltarsi davvero. Lui si è stancato di me, di sentirmi dire quanto avessi paura di perdere quel poco equilibrio che avevo trovato. Si è stancato di ascoltare quanto il mio equilibrio dipendesse da lui, anche se non gliel’ho mai detto veramente. La gente si stanca di me -
Per quanto mi fossi impegnata, scoppiare a piangere fu inevitabile. E Micaela ancora una volta fu lì per me. Mi accolse tra le sue braccia e mi cullò per qualche minuto senza dire nulla.
- Sai tesoro, non mi hai mai raccontato molto sulla separazione dei tuoi e io non ti ho mai chiesto nulla perché credo giusto lasciarti decidere se sia il caso o meno. Però posso dirti quel che penso io sul comportamento che hai avuto con me. Non è servito a nulla tenermi nascosto l’arrivo di Chris in città, perché sapevi benissimo che non avresti potuto mentire ancora per molto. Ma non sono arrabbiata per questo. Ti voglio bene, sarà sempre così. Non m’interessa quante volte mi ripeterai la stessa cosa, quanti fazzoletti dovrò passarti ancora prima di vederti sorridere ricordando i tuoi genitori o il tuo vecchio migliore amico. E non m’interessa se per stare con te ho dovuto rinunciare all’amicizia di Christopher. Per me l’importante è sapere che stai bene, sapere che conti anche sulla nostra amicizia oltre che su te stessa. Quindi niente più colpi di testa, chiaro? -
Annuii, sussurrando un - Grazie - tra le lacrime che non accennavano a rallentare.
- Bene, ora che abbiamo chiarito questo punto passiamo ad altro. Stasera…-
- Mmm - mugugnai contrariata. Non avevo per niente voglia di presenziare a una festa in grande stile con gli occhi gonfi e rossi, le labbra martoriate dopo uno scontro impari con i miei denti e la mente poco lucida.
- Ho scoperto chi sarà l’amico che Andrea porterà con sé. -
Se possibile in quel momento mugugnai ancor più disperata. L’unica persona che potevano avere in comune Andrea e Micaela in quel momento era una. E Micaela lo aveva incontrato proprio quel pomeriggio.
- Christopher - piagnucolai.
- Non ti chiederei mai di fare coppia con lui questa sera. Quindi adesso chiamo Andrea e gli dico che abbiamo avuto un imprevisto. Non ti lascio, né ora né mai. Ok? - mi sorrise.
- No - dissi alzando la testa. - Non se ne parla proprio! Noi stasera andremo a quella festa, chiunque siano i nostri accompagnatori. Non gli permetterò ancora una volta di influenzare le mie scelte. -
- Sei sicura, Eli? Non serve, davvero -
- Serve a me. Voglio vedere fino a che punto è capace di sopportare la vergogna di convivere con sé stesso. Ora conduco io il gioco - E finalmente mi lasciai andare a uno di quei sorrisi che non sfoggiavo da anni. Mi sentivo pronta. Non avevo bisogno di persone false che mi circondassero per essere felice. Quindi non avevo bisogno di Christopher. Certo, sarebbe stato più facile a dirsi che a farsi, ma sapevo di poter contare sulla mia Michi e questo per il momento era più che sufficiente per permettermi di alzarmi trascinandola con me in bagno, dove avremmo cominciato a prepararci.

><><><><


Qualche polverina, spazzolata e ora più tardi eravamo in auto dirette al locale dove si sarebbe tenuta la festa di Natale dell’azienda di Andrea. Ogni dipendente aveva diritto a quattro inviti. Per cui il primo era stato dato inevitabilmente a Micaela, mentre i restanti avevano deciso di dividerseli uno a testa con possibilità di scelta del destinatario. Fu così che, scendendo dal taxi, io e la mia migliore amica trovammo Andrea e Christopher ad attenderci davanti all’ingresso.
Fu una stilettata al cuore. Perché Madre Natura gli aveva donato quell’eleganza, quella compostezza, quella dannata bellezza? Ma soprattutto mi chiedo perché non fuggii a gambe levate in quel preciso istante. Avrei dovuto capire che continuando con quella farsa non avrei fatto altro che firmare la mia condanna a morte. Invece ricambiai il suo sguardo, comprando il tanto desiderato biglietto aereo. Destinazione? Inferno.
- Potrò sembrare maleducato non salutandovi prima, ma lasciatemelo dire: siete due splendori! Vero, Chris? -
- Già - confermò lui non lasciando i miei occhi un solo istante.
- Spero solo di non aver esagerato. Sai, non mi hai dato alcun indizio! - s’intromise Micaela smorzando l’atmosfera piuttosto tesa. Riuscii finalmente a distogliere lo sguardo, sorridendo alla mia amica in segno di ringraziamento.
- Entriamo? Comincio ad avere freddo - E mi avvicinai alla porta a vetri.
La sala adibita alla serata era un tripudio di luci e colori. I cocktail serviti al bancone rispecchiavano le tonalità del Natale. Bianco, verde e rosso dominavano la scena. Anche il mio vestito, color magenta, sotto i riflettori assumeva una sfumatura rossiccia, mentre l’abito argenteo di Micaela splendeva ancor più. Quello sfarzo e quel pizzico di allegria dettato dall’atmosfera natalizia mi mise di buon umore a tal punto da prendere Christopher a braccetto e guidarlo verso l’ala bar.
- Mmm, io prendo quello rosso - dissi al barman.
- Arriva subito. Lei? - si rivolse a Christopher.
- Niente, grazie. -
Dopo poco mi arrivò il drink. Avevo bisogno di alcol altrimenti non avrei retto per tutta la serata senza ucciderlo o, peggio ancora, scoppiargli a piangere davanti.
- Allora, Christopher, ti sei goduto la vita in questi mesi? - Perfetto, mi sarebbero serviti fiumi di alcolici per tenere a freno l’acidità. Fortunatamente lui ignorò il mio sarcasmo.
- Ho frequentato l’università i primi tempi, ma mi sono accorto che non era ciò che volevo fare. Così ho cercato lavoro fino ad approdare qui -
- Che fortuna…- sussurrai più a me stessa che a lui.
- Balliamo? -
- Eh? - Sconvolta, ero assolutamente sconvolta. Per un attimo pensai anche di aver bevuto altri tre o quattro bicchieri di quel liquido rossastro senza ricordarlo. Poi Christopher ripeté la domanda a voce più alta, credendo forse non lo avessi sentito. O semplicemente, prendendosi gioco di me.
- E da quando tu…- non mi lasciò finire la frase. Chissà perché erano poche le volte che qualcuno mi permetteva di terminare ciò che stavo dicendo.
Mi prese per mano e mi trascinò sulla pista da ballo dove, tra molte altre coppie, volteggiavano elegantemente anche Andrea e Micaela. Proprio quest’ultima, vedendomi tra le braccia di Chris, mi sorrise ignara del fatto che mi ci avesse portata senza che avessi realmente accettato.
- E’ la tua nuova tattica di abbordaggio? Prima facevi lo stronzo e tutte ti cadevano ai piedi. Adesso hai raffinato la tecnica? Fai lo stronzo e poi le porti a ballare? Funziona quando la mattina successiva non ti trovano di fianco a loro? - Domande senza senso. Tante, troppe domande.
Molte persone al di fuori avrebbero potuto pensare che tanta rabbia fosse dettata dalla gelosia. In realtà ero furiosa perché Christopher mi trattava come se nulla fosse successo qualche mese prima, come se non mi avesse lasciata da sola in mezzo a quel prato in balia degli sguardi divertiti degli altri che lo aspettavano. Come se quelle lacrime non fossero state colpa sua.
- Elisa…-
- Sai Chris, credevo davvero di aver trovato qualcuno di cui fidarmi di nuovo. Ti ho raccontato qualsiasi cosa senza bisogno che tu chiedessi. Non ti ho mai chiesto nulla in cambio, se non di non tradirmi come erano soliti fare tutti. Me lo avevi promesso, come io avevo promesso a te di non ferirti e di non lasciarti solo. Avevi una paura tremenda della solitudine - Feci una piccola pausa per asciugare le poche lacrime che non ero riuscita a trattenere. Inutile dire quanto inutili fossero stati i tentativi di passare comunque una bella serata. Non mi sarei dovuta illudere di poter reggere quella situazione anche solo per qualche minuto.
- Eppure sei stato capace di infrangere quell’unica promessa fatta - Ormai singhiozzavo e non sapevo come smettere. Nessuno comunque se ne accorse, tranne noi.
Scappai verso l’uscita, non sopportando più l’aria opprimente che c’era lì dentro. A quel punto per Micaela fu impossibile non notare che qualcosa non andava, ma le feci intendere che non serviva mi seguisse. A quello ci stava già pensando Christopher.
- Ho sbagliato. Mi dispiace, non avrei dovuto reagire così -
- Reagire a cosa?! Maledizione, non sei stato ancora capace di spiegarmi quale fosse il problema! -
- Non posso, LeeLee -
- Eh, no! Non ci provare, sai? Dimentica quello stupido soprannome, non meriti un simile privilegio. Mi chiedo ancora perché mi ostino a parlare con te! Non sei cambiato di una virgola -
- Ti prego - Quell’esordio mi lasciò alquanto perplessa facendomi morire tutte le imprecazioni in gola. Non era da lui chiedere un favore, tanto meno pregare una persona. Lui si prendeva sempre ciò che voleva, senza mezzi termini.
- Ho bisogno di tempo. E del tuo aiuto. Non ti chiedo di sacrificare la tua vita, ma vorrei chiederti se sei disposta a insegnarmi di nuovo ad essere tuo amico. Devi aiutarmi a tornare a quel giorno al parco e… -
E in quel momento tornai da sola a quel pomeriggio di metà Maggio.

- Chris - chiamai intimorita.
- Che c’è? Non lo vedi che sono impegnato? - La sua freddezza mi colpì come uno schiaffo.
- Ho bisogno di parlarti. Qualche minuto, per favore… -
Christopher mi lanciò un breve sguardo che non riuscii a decifrare, poi si rivolse ai suoi amici.
- Arrivo subito, ragazzi - E si allontanò con me.
- Allora, che devi dirmi di così urgente? -
- Perché mi eviti? Non riesco a capire dove ho sbagliato… - stavo già cominciando a piangere. La lontananza del mio migliore amico era diventata insopportabile, anche se era passata solo una settimana da quando aveva smesso di chiamarmi o essere reperibile.
- Non ti sto evitando. -
- Lo sappiamo tutti e due che non è vero. Quello che vorrei sapere è perché. Da quella sera in cui…- M’interruppe con una tale brutalità da farmi quasi paura. Non era da lui. Lui non era il mio migliore amico.
- Senti, perché non mi lasci in pace eh? -
- Perché mi manchi! - dissi ostentando sicurezza. Volevo capisse davvero l’importanza del ruolo che ormai ricopriva nella mia vita e che non si limitasse a chiudere i compartimenti stagni del suo cuore, rinunciando per sempre alla nostra amicizia.
- Devo andare Elisa, gli altri mi aspettano - fu tutto ciò che mi rispose. Poi si voltò e cominciò a camminare in direzione del cancello d’entrata.
Rimasi lì, senza parole. Ero stata abbandonata, di nuovo. Come quando i miei genitori avevano deciso che vivere tutti sotto lo stesso tetto non fosse più una buona idea. Dopo loro, gli unici in cui avevo riposto tanta fiducia e a cui avevo donato tanto affetto erano lui e Micaela. In quel momento, però, a uno dei due non sembrava importare più nulla di me dal momento che mi aveva liquidata con noncuranza chiamandomi persino Elisa.


Fu lo stesso Christopher a strapparmi da quei ricordi. Ciò che più mi colpì però fu il modo in cui lo fece. Si avvicinò lentamente a me, quasi temesse di spaventarmi. Pensai allora che non dovevo avere un bell’aspetto se avevo costretto una persona come lui ad usare la delicatezza. Poi mi avvolse tra le sue braccia. Inizialmente si limitò ad un leggero contatto; poi qualcosa che reputai essere il senso di colpa lo spinse a stringere l’abbraccio e a posare il mento sulla mia testa.
- Lunedì il mio turno finisce alle cinque. Se ti va, passa che ti offro un caffè -
Poi, come se non fosse già abbastanza per me da sopportare, stampò un veloce bacio tra i miei capelli e mi sussurrò - Mi manchi, LeeLee -.
Con il cuore in gola e le lacrime pronte ad essere versate per l’ennesima volta in quella giornata senza fine, compresi che era ora di andare.
- Avvisa tu Micaela, per favore - E salii sul primo taxi disponibile.
L’unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento era il mio migliore amico. Il mio diario.


Eccoci qui, al terzo capitolo di 'Alle Cinque in Punto' dove ho preferito lasciare maggiore spazio ai dialoghi e fare un pò più di luce sui rapporti che ci sono tra i personaggi.
Finalmente vediamo Christopher all'azione, protagonista che finora avevamo conosciuto per lo più attraverso i ricordi di Elisa. Ora, che succederà?
Elisa si presenterà al Coffee Dream alle cinque? Cosa sarà successo durante quella sera di cui parla la nostra protagonista nell'ultimo ricordo? Pian pianino risponderò a tutto, promesso!
Ora passerei ai ringraziamenti. Grazie a tutte quelle persone che hanno inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate. Grazie per le bellissime parole che scrivete nelle recensioni, perchè è davvero importante sapere cosa pensa chi legge i propri scritti. Un grazie particolare a mia sorella che legge in anteprima i capitoli e mi dà l'ok per la pubblicazione. Grazie a tutti, davvero!
Per finire, questo è l'ultimo aggiornamento dell'anno e probabilmente anche per i primi dell'anno nuovo dal momento che domani parto [me ne vado al freddo della Germania con il mio ragazzo... Brr!] e tornerò il 2 Gennaio.
Tanti auguri di Buon anno e a presto!

Un bacio.
Sara

  
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