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Autore: Meggie    28/12/2011    4 recensioni
Sarebbe andato da Darren, gli avrebbe porto l’iPhone con un mezzo sorriso e gli avrebbe detto “Hai lasciato il tuo cellulare nella mia camera,” prima di andarsi a sedere vicino ad Ashley.
Come se non fosse successo niente.
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: He didn’t take the time to lie
Fandom: Glee RPF
Pairing/Personaggi: Chris Colfer/Darren Criss
Rating: R
Genere: Introspettivo, drammatico, erotico
Warning: Slash
Disclaimer: Non miei, chiaramente. E non ci guadagno nulla.
Note: Scritta per il 5° porn fest di fiffi per il prompt: Chris Colfer/Darren Criss, “Hai lasciato il tuo cellulare nella mia camera”.
Riassunto: Sarebbe andato da Darren, gli avrebbe porto l’iPhone con un mezzo sorriso e gli avrebbe detto “Hai lasciato il tuo cellulare nella mia camera,” prima di andarsi a sedere vicino ad Ashley.
Come se non fosse successo niente.


HE DIDN'T TAKE THE TIME TO LIE

Era sveglio. Di questo ne era certo. E no, non stava sognando, perché il dolore alla testa e alle gambe e ovunque era troppo vivo, troppo vero, troppo insistente per essere un sogno.
Quindi sì, era sveglio, con gli occhi chiusi e il viso premuto contro il cuscino e la voglia di abbandonarsi contro quel letto per sempre, ma era sveglio. Con tutto quello che ciò comportava.
Come il rendersi conto di essere nudo, da solo, e nel proprio letto, sì, ma con una mano già allungata verso qualcuno che non c’era più, una mano pronta a stringersi contro ad un braccio o ad un volto, o a qualcuno, una mano che non aveva trovato nulla sul suo cammino, ed era finita ad appoggiarsi sulle lenzuola umide e-

-oh. Aveva chiuso gli occhi d’istinto, mentre tra le labbra lasciava uscire un gemito che non avrebbe comunque voluto trattenere, ed era venuto così, contro le lenzuola sotto di lui, e le labbra contro il suo collo erano umide e calde e morbide e DioDioDio, era bellissimo. E aveva fatto giusto in tempo ad aprire gli occhi e a voltare leggermente il viso dietro di sé, il momento perfetto, il momento che gli aveva fatto inarcare la schiena contro il petto dell’altro e poi Darren era venuto e lui l’aveva sentito, lì, in mezzo alle gambe, prima di guardarlo con gli occhi mezzi socchiusi e un sorriso idiota e una soddisfazione che forse non avrebbe dovuto esserci. Darren gli aveva restituito lo sguardo prima di crollargli addosso, con una mezza risata e si era chiesto perché-

- Chris aprì gli occhi di scatto. Guardò la sua mano appoggiata sul lenzuolo, prima di spostarla di scatto, una smorfia sulle labbra e il mal di testa che iniziava a pulsare.
No.
No no no no.
Si guardò la mano, rifiutandosi di pensare o di fare o di muoversi e faceva tutto male - non era così fisico, non era qualcosa di insopportabile. Era anche peggio, però. Faceva male dentro, nel petto, sulla punta delle dita, contro le labbra. Faceva male dappertutto e da nessuna parte. Era anche peggio -.
Si mise a sedere, distogliendo lo sguardo dalla sua mano per farlo scorrere dal cuscino fino ai piedi del letto dove le coperte erano state accatastate come se-

- “Darren!” aveva riso contro le labbra dell’altro, quando si era ritrovato premuto contro il materasso con un po’ troppa forza.
“Scusa,” aveva mormorato Darren con un sorriso, prima di slacciargli i bottoni dei jeans e Chris aveva chiuso gli occhi e si era lasciato andare e- oh, ok, quello era bello. Sì. La mano di Darren era-
“Toglili,” aveva sospirato, riaprendo gli occhi e fissandoli in quelli dell’altro, accucciato tra le sue gambe con un’espressione che Chris non gli aveva mai visto e sì, ok, non era mai stato a letto con lui e- ah, già, era a letto con Darren. Ok.
Ok.
Darren aveva aggrottato le sopracciglia, prima di strisciargli addosso e baciargli il collo. “Che cos’hai?”
Niente.
“Niente?” aveva sussurrato, incerto.
“Niente?” aveva ripetuto Darren, prima di baciarlo e Chris non aveva saputo cosa rispondere, perché la lingua di Darren era nella sua bocca e la mano era tra le sue gambe e no, forse aveva qualcosa, ma in quel momento non se lo ricordava più, in quel momento non aveva la forza di pensarci e l’unica cosa che voleva era di più e ti prego e spogliami e spogliati ecazzo, muoviti, ok?
Ok.
Darren aveva riso. “Ok, ok, mi muovo,” e Chris si era accorto di averlo detto ad alta voce. E non era riuscito a dargli comunque peso.
Darren gli aveva sfilato i boxer senza battere ciglio e wow, sembrava che fosse un esperto nel ritrovarsi a letto con un ragazzo, con un suo collega, con un amico e ciò era assurdo perché Chris sapeva che non era così, ma quanta naturalezza poteva fingere una persona e quanta poteva essere vera e quanta poteva essere indotta dall’alcool e-
“Hai di nuovo quell’espressione,” gli aveva detto Darren e Chris si era accorto di quanto fosse vicino al suo viso e come c’era arrivato? Non era là in mezzo alle sue gambe dove- oh, ok, la sua mano era decisamente ancora là. Chris l’aveva afferrato per le spalle e l’aveva baciato, zittendo lui e i pensieri nella sua testa. Non voleva pensare, pensare non era necessario in quel momento. Pensare era inutile e completamente superfluo.
Aveva allargato di più le gambe, prima di intrecciare una caviglia con il polpaccio di Darren, per tenerlo lì, fermo e caldo e sudato contro di lui, mentre la sua erezione si sfregava contro il suo fianco a così poca distanza da dove la sua mano lo stava accarezzando ed era perfetto e comunque non abbastanza e-
“Cazzo,” e Darren aveva riso contro il suo collo, prima di baciarlo dietro l’orecchio, facendo scivolare la punta della lingua sulla sua pelle, mettendogli i brividi.
Chris aveva sbattuto gli occhi un paio di volte, prima di allontanare Darren da sé, guardandolo fisso negli occhi e muovendosi lento, quasi a volergli dare il tempo di andarsene, se avesse voluto.
Darren non si era mosso e Chris si era girato completamente, sdraiandosi di nuovo e affondando il viso nel cuscino.
Non aveva detto nulla, ma le mani di Darren erano scivolate lungo la sua schiena sudata e si erano fermate solo per un istante sui suoi fianchi, prima di proseguire verso il basso e allargargli-

-qualcuno le avesse spinte tutte lì per farsi strada solo tra le lenzuola e ovviamente era successo esattamente quello, ma…
Chris non riusciva a pensare. E doveva essere stato un incubo o un sogno e ok, wow, sì, decisamente un sogno - perverso e malato e Dio, era Darren, che problemi aveva? -, ma non poteva essere successo veramente. Non poteva.
Appoggiò i piedi sul pavimento, mentre con la mano cercava di massaggiarsi le tempie nella speranza di alleviare il dolore, come se fosse quello, il problema, come se il fatto che fosse nudo e avesse appena appoggiato la mano su un lenzuolo sporco di sperma - come se non si fosse fatto scopare da Darren, quella notte -. Il problema era la testa, era tutto lì, tutto lì che era sbagliato e Dio, no. No. No. No.
Per terra, a poca distanza dal suo piede, c’era un preservativo e a Chris venne improvvisamente-

- “Scopami,” aveva mormorato contro le labbra dell’altro e Darren aveva riso, prima di riprendere a baciarlo e a spingerlo contro il muro, mentre col ginocchio si faceva spazio tra le sue gambe, sfregandosi contro la sua erezione, ancora confinata all’interno dei jeans.
“Dovremmo spostarci a letto,” aveva ridacchiato e Chris aveva annuito e aveva spinto Darren verso il letto, sempre continuando a baciarlo e a succhiargli la lingua e pensando a quanto, in quel momento, avrebbe avuto voglia di abbassargli i pantaloni e succhiargli altro, più grande e caldo e duro. Chris aveva emesso un gemito al pensiero e Darren l’aveva tirato verso di sé, facendo un altro passo indietro verso il-

- voglia di vomitare. Si alzò in piedi, barcollando fino alla porta del bagno e cercando di non guardarsi in giro e di non pensare e di non azzardarsi a tornare alla notte precedente, perché non ne aveva la forza.
Si aggrappò allo stipite della porta, prima di avvicinarsi al lavandino. Non voleva guardarsi allo specchio, preferiva non sapere, preferiva…
Chris gettò una rapida occhiata verso il suo riflesso, cogliendo solo di striscio il segno evidente che portava appena sopra la clavicola. Chiuse gli occhi di scatto, ma il bruciore era già lì, sotto le palpebre, e nello stomaco e lungo la gola e… fece giusto in tempo a fare un passo verso il water, prima di accucciarsi a terra e vomitare. Alcool e dignità, tutto nel cesso.
Avevano entrambi un sapore di merda.
Si sedette per terra, una mano ancora aggrappata alla tazza del water e gli occhi lucidi, in cerca di qualcosa a cui non sapeva dare un nome. Aveva allungato una mano, prima, a letto, e non aveva trovato nulla. Ovviamente non aveva trovato nulla.
Ci aveva sperato.
Adesso non sapeva in che direzione cercare, in che direzione porgere le proprie dita. Non c’era nessuno che le avrebbe afferrate. Non c’era nessuno.
Abbassò lo sguardo su di sé, nudo e distrutto sul pavimento del bagno di una camera d’albergo.
Vide la prima lacrima infrangersi contro la sua coscia. Sembrava acqua, ma bruciava bruciava bruciava. La sua pelle, la sua pelle bianchissima, la sua pelle arrossata sui fianchi e all’interno delle cosce, gli sembrava completamente estranea.
O forse era solo lui l’estraneo in tutto quello.
Quando fu certo che non avrebbe più vomitato, si alzò da terra, appoggiandosi al muro e cercando di non guardare da nessuna parte. Faceva tutto tutto tutto male.
Soprattutto ciò che aveva paura di nominare. Tipo quel qualcosa nelle vicinanze della spalla, quel qualcosa che non si vedeva, ma era lì e non faceva che dimenarsi come impazzito. Soprattutto quello.
Barcollò fino al lavandino e si sciacquò il viso e la bocca e le mani. Tra le dita non riusciva a trattenere neppure l’acqua. Neppure lei voleva fermarsi lì con lui. Erano tutti così di fretta, tutti così…
Chris scosse la testa, spense il rubinetto dell’acqua e uscì dal bagno.
Di nuovo in quella camera, con le coperte ammucchiate in fondo ad un letto sfatto e le lenzuola umide e l’odore, Dio, l’odore di sudore e sesso e…
Si appoggiò allo stipite e lui era lì. L’ennesima prova che era successo. L’ennesima beffa davanti agli occhi. Il cellulare di Darren, appoggiato sul mobile dell’ingresso della camera.
E vaffanculo, avrebbe volentieri preso -

- Darren aveva appena terminato la chiamata con Ricky, che Chris gli aveva già sfilato l’iPhone dalle dita, prima di appoggiarlo sul mobile accanto a lui.
Darren lo aveva guardato con un mezzo sorriso e quell’espressione che faceva crollare tutti quanti. Ed era ingiusto, ingiusto che Darren se ne andasse in giro a flirtare con tutti e non flirtava abbastanza con lui, era ingiusto.
Così gliel’aveva detto. Perché l’alcool lo faceva sentire un po’ stupido, ma era felice e Darren si era messo a ridere, quindi andava bene.
“Flirto con te tutto il tempo!” aveva riso e Chris aveva scosso la testa.
“Non abbastanza,”
Darren l’aveva guardato e aveva inclinato la testa e Chris si era chiesto che cosa stesse pensando. Si era chiesto perché non flirtava di più con lui. Si era detto che era un ragazzo, ma lui era Darren, voleva solo… voleva solo…
Voleva tante cose.
La prima, la primissimissima, era baciarlo e far scivolare nella sua bocca la propria lingua e mordergli quel labbro inferiore che lo faceva sempre impazzire.
Chris l’aveva afferrato per il colletto della camicia e aveva fatto esattamente quello. Darren gliel’aveva lasciato fare.
E il telefono era rimasto abbandonato sul mobile per-

- l’iPhone per lanciarlo contro il muro. Per distruggerlo e dimenticarsi di come era iniziato tutto lì, in quell’angolo della camera, e poi era finito tutto male, tutto storto e tutto sbagliato.
Era finito che si era fatto scopare da uno dei suoi amici e dopo un paio d’ore si era ritrovato da solo.
Era finita che aveva mandato tutto a puttane, tutto quanto.
Afferrò il telefono, cercando di non far tremare troppo le sue dita, e si diresse di nuovo verso il letto.
Ci avrebbe pensato dopo. Dopo, quando avrebbe smesso di sentirsi così, quando si sarebbe vestito per fare colazione insieme agli altri. Lì, sarebbe andato da Darren, gli avrebbe porto l’iPhone con un mezzo sorriso e gli avrebbe detto “Hai lasciato il tuo cellulare nella mia camera,” prima di andarsi a sedere vicino ad Ashley.
Come se non fosse successo niente.
Come se non fosse successo niente.

NOTE: è sostanzialmente colpa di Fra (<3), che ha deciso che dovevo scriverla, quindi l’ho scritta. Il mio cervello ha anche deciso che scrivere del (non)porno al contrario era una cosa giusta, certo, ovvio, quindi perché non farlo? (nel caso, vi avverto prima: scrivere una scena così al contrario è inutilmente sfiancante).
Scritta per il 5° porn fest di fiffi, ma qui di porn non c’è quasi nulla (come sempre), quindi boh, la mia vita è palesemente montata in modo strano.
Poi, il metodo dei ricordi infilati in mezzo alla narrazione, è una specie di vaga memoria nata da “This Hour’s Duty” di Majestrix e Little Muse, che probabilmente nessuno di voi conosce perché è del fandom dei Tokio Hotel, ma comunque… la cosa lì era fatta in modo molto diverso, ma diciamo che lo spunto per creare questa struttura è nata da quell’idea, ecco.
E niente, spero che vi sia piaciuta, anche se dubito che vi abbia divertito. D’altra parte sono io, se non ci infilo un quintale di dramma non sto bene X’D
Ultimissima cosa, il titolo viene da “Bang Bang”, in questo caso cantata da Nancy Sinatra. Perfetta per questa storia <3
   
 
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