Era
da un po’ di tempo che la mia testolina bacata mi suggeriva di provare a
scrivere una storia ambientata in una high school americana…
…bene,
ora l’ho fatto.
Le
ragazze pompon, gli armadietti, le partite di basket, il famoso ballo della
scuola…ho sempre avuto un debole per queste cose! *-*
*-*
Spero
che la storia vi appassioni, mi sto impegnando davvero; sono mooooolto graditi consigli e critiche (non fate troppo le
cattive però eh?!:P)
Recensite^-
E’ molto importante per me sapere cosa ne pensate…
Allora,
pronti? Si parte per Santa Monica…;)
-Adrien Roof è
semplicemente il migliore della squadra...ci ha portati
in vantaggio, come al solito d’altronde. E questa
volta a soli quindici secondi dalla fine. Fa dei passaggi perfetti, delle magie
con quel pallone, è davvero bravissimo…- disse una
matricola del primo anno tutta concitata all’amica che le stava seduta accanto
con gli occhi fissi sui passaggi dei giocatori.
-Lo hai detto,
sorella. Lo hai proprio detto.-
-Peccato che
l’anno prossimo…sai il college…-
-Non ricordarmelo,
ti prego…ma secondo te si rende conto del vuoto che sta
per lasciare qui?-
Hazel roteò gli occhi, imponendo alle sue
orecchie di non ascoltare più una parola pronunciata dalla bocca di una delle
due…
Ma ecco:
Tre
…
Due
…
Uno
…
Il fischio
dell’arbitro.
La partita era
finita.
I ragazzi che si
erano affollati sugli spalti della palestra saltarono
su in piedi, iniziando ad urlare e ad agitarsi; gli Eagles
avevano superato il turno e battuto i Rogers, la
squadra ormai data per favorita per la vittoria del campionato nazionale di quell’anno; Sheryl McCoy, insieme alle altre, continuava a scatenarsi agitando
i pompon blue e argento e cantando a squarciagola uno slogan che Hazel non riuscì ad afferrare del tutto per il delirio dei
suoi compagni di scuola.
Sheryl McCoy era la reginetta
assoluta delle cheerleaders e, questo assolutamente
non secondo Hazel, dell’intera Santa Monica High School. Possono infatti degli occhi verdi, un nasino perfetto e un paio di
gambe lunghe farti diventare la più ambita, la più quotata, la più imitata
ragazza del liceo?
Sì… sì, e ancora
sì.
-Ce l’abbiamo fatta ragazze…ce l’abbiamo fatta!-
Carter, uno dei componenti della squadra di basket, al massimo
dell’entusiasmo, raggiunse Hazel e Tracy, la sua ragazza.
Schioccò immediatamente
un bacio sulle labbra di Tracy; da parte sua Hazel, scuotendo la testa, e distogliendo lo sguardo, increspò
le labbra in un sorriso divertito: se quei due testoni finalmente stavano
insieme, beh, un po’ di merito era anche suo. Carter era un carissimo amico di Hazel, esattamente come Tracy era
una delle sue migliori amiche; entrambi si piacevano
da mesi ormai, Hazel lo sapeva bene: quante ore al
telefono aveva dovuto passare ascoltando le lodi e gli slanci che l’uno faceva
dell’altra?
Tante.
Troppe.
Ecco perché, allo
stremo della sopportazione, aveva deciso di prendere in mano la cosa; e
insomma, in un modo o nell’altro, col suo prezioso zampino, Carter e Tracy finalmente erano riusciti a
dichiararsi. C’entravano in tutto ciò, forse, le numerose buche agli
appuntamenti a tre che Hazel aveva dato, inventandosi
le scuse più disparate anche a costo di restare a casa
a sorbirsi uno stupido quiz televisivo?
Può darsi.
Ma, di giorno in
giorno, Hazel si convinceva sempre di più che ne era davvero valsa la pena; ora, infatti, insieme formavano
una delle coppie più carine del liceo.
Tornando alla
storia, Hazel pensò bene di levare le tende, anche
perché Carter e Tracy non accennavano
a smettere di sbaciucchiarsi; come il loro solito d’altronde, da qualche giorno
a questa parte.
-Vi saluto…- disse lei a bassa voce, ma con una punta di sarcasmo, senza
ovviamente aspettarsi una risposta: i due erano normalmente impegnati a fare qualcosa
di certo più piacevole.
La palestra ormai si
era quasi svuotata, erano rimasti pochi tifosi e solo qualche giocatore che
ritardava alle docce.
Hazel, recuperando lo zainetto sugli spalti,
notò per caso Adrien Roof
sulla porta, zaino in spalla anche lui; e le due ragazzine di poco prima.
-Adrien!-
Il ragazzo, sentitosi
chiamare, abbassò lo sguardo prima verso l’una, poi verso l’altra, e non mancò
di indirizzare loro un bel sorriso cordiale;
-Sì?-
-Beh…ecco noi…volevamo
presentarci. Sai, siamo nuove qui…-
L’anno non era iniziato
da molto, alla Santa Monica.
-Due matricole…infatti,
non ricordo di avervi viste prima.-
Adrien si sistemò lo zaino sulle spalle;
-Certo non mi
sarebbero passate inosservate due ragazze così carine…- disse
lui chinandosi un po’ verso di loro, giusto quel tanto che bastava per
suscitare nelle due dei risolini striduli.
-…patetiche…-
Hazel, che aveva assistito nauseata alla scena,
cominciò a scendere abbastanza velocemente le gradinate; ma che ci trovavano
tutte in Adrien Roof?!
Si avvicinò alla
porta, ma un braccio alzato d’improvviso e tenuto teso contro lo stipite le
impediva di passare.
Hazel rifilò al ragazzo un’occhiata tutt’altro che conciliante.
La risposta fu un
sopracciglio sollevato;
-Che sguardo…problemi, Connelly?-
Le due matricole, intanto,
si godevano la scena in silenzio, pronte a registrare ogni
singola sillaba…qualcosa su cui spettegolare il giorno dopo, no?
-Fammi passare.-
-Oh…è questo il
tono che si addice ad una signorina?-
Il sorrisetto beffardo, tipico di Adrien Roof, la faceva
imbestialire più di ogni altra cosa, credetemi.
-Per te una
“signorina” è un essere umano di sesso femminile che ride e sbavicchia
alla tua presenza…o altro? Cominciamo a chiarire questo.-
Hazel lanciò una rapida occhiata alle due
ragazze, una della quali spalancò la bocca per la frecciatina (non tanto celata, tra l’altro) che quella
tizia indisponente le aveva scagliato contro.
Adrien guardò prima Nicole
e Bridget, poi tornò a fissare Hazel.
Il suo sorriso si
faceva sempre più largo…
Lasciò cadere il
braccio lungo i fianchi, continuava a guardarla più sfacciato che mai, ma Hazel ne approfittò per andare
via, snobbandolo alla grande.
Nicole e Bridget erano
a dir poco scioccate: quella Connelly aveva il
privilegio di conoscere Adrien Roof,
di parlargli…e lo trattava così?!
O aveva qualche rotella fuori posto.
O era lesbica.
Non riuscivano a
trovare altre spiegazioni…
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