Feliciano Veneziano Vargas/Nord Italia
Tiberio Remo Romanus/Impero Romano
Clelia Romolo Romana/ Caput Mundi
Era notte fonda, tutto taceva in casa, e il rumore dei tuoni riempiva l’aria fredda e statica.
Lovino si rannicchiò sotto le coperte di lana e chiuse gli occhi tremante, portandosi le mani sulle orecchie.
Improvvisamente gli parve di udire un urlo mostruoso e schizzò in piedi, aprì la porta della sua camera e filò a velocità sovrumana in camera di sua zia, si fiondò nel letto di Clelia e si rintanò tra le sue braccia, con le gambe che tremavano ancora e la mente annebbiata dalla paura.
- Zia zia! Ho sentito urlare!- affermò strattonandola per un braccio
- Ma no…- biascicò lei sospirando per il sonno andato perduto- Era solo un tuono più forte degli altri, o forse il vento. Adesso dormi.-
- E Feliciano?-
- Sarà insieme a Tiberio, come sempre, no?-
- Ah…giusto.-
Cercò di calmarsi e chiuse gli occhi.
Proprio mentre stava per addormentarsi, la porta della ‘sacra’ stanza di sua zia si aprì nuovamente e Lovino avvertì dei passi sgattaiolare furtivi dentro.
Si fece coraggio, pregando gli Dei che quella presenza fosse solo una sua fantasia, poi però la fantomatica presenza si poggiò sul letto e il bambino, rizzatosi a sedere, chiuse gli occhi e gridò:- Vai via spirito maligno! Vai via!- schermandosi il volto con le braccia.
- ‘Spirito maligno’? Ma che…? Lovino? Ehi Lovino, va tutto bene, sono io, sono nonno.- bisbigliò una voce calda e conosciuta
Il piccolo Vargas aprì gli occhi e abbassò le braccia, incredulo.
- Che fai qui, nonno?- domandò riconoscendo i lineamenti di Tiberio che emergevano dal buio grazie alla luce fioca di una torcia appesa ad una parete.
- Cosa ci faccio qui…be’…è imbarazzante ma, visto che sei tu…- si avvicinò all’orecchio del nipote- Anch’io ho paura dei temporali quando sono troppo violenti.- sussurrò e poi posò lo sguardo su sua sorella, la quale si era completamente svegliata e, seduta a braccia conserte ed espressione stanca, aspettava che il caos e il chiasso cessassero per tornare a dormire in pace.
- E Feliciano?- domandò semplicemente Lovino, non sapendo che altro dire
- Dorme come un ghiro nella sua camera, ora come ora non lo sveglierebbero neanche le Oche del Campidoglio.-
- Ehm…ora illuminatemi sulle vostre intenzioni: avete invaso il mio letto, ora vorreste privarmi del mio meritato e poco riposo?- subentrò Romana in tono altero
- No no!- risposero subito ed in coro i due- Buonanotte.- continuarono, sempre in coro, infilandosi sotto le coperte.
- Pf…uomini…- sibilò tra sé e sé Clelia, tornando a dormire.
Il mattino dopo nel letto c’era anche Feliciano.
Delirando dall'Averno:
Auguri (in ritardo) cari lettori.
Questa storiella è senza pretese, l'ho scritta di getto per cui perdonatemi se è un po' un orrore.
Ancora auguri, non c'è altro. ^^