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Autore: weloveentics    29/12/2011    1 recensioni
Georgia è una ragazza piena di problemi: droga, alcol e un fidanzato, Roy, che oltre alzare il gomito alza anche le mani. Il loro rapporto è altalenante tra odio e amore, quando lei scopre di essere incinta il suo mondo le cade addosso. Una sera, però Roy esagera e lei capisce, che qualcosa deve cambiare prima di ritrovarsi senza vita nel loro appartamento di Brooklyn.
Dal 1 cap. :
GEORGIA Blanc se ne sta immobile, avvolta dal buio: l’unico rumore esterno che poteva percepire dall’armadio a muro è il ticchettio di un orologio. Da esile giovane donna che è, si è infilata in fretta appena ha sentito la porta dell’appartamento aprirsi. Sa che lui non l’avrebbe mai trovata là dentro. Ci si è già nascosta ogni notte, specialmente adesso che il suo ragazzo tornava ubriaco da chissà quale night club.
In quel nascondiglio si sente soffocare; con gli occhi sbarrati nell’oscurità, lei aspettava, quasi senza avere coraggio di respirare, soprattutto adesso che ode l’avvicinarsi dei passi. Si lascia sfuggire un lieve sospiro, uno soltanto, per poi trattenere ancora il fiato.
Ha la netta sensazione, che lui quella sera l’avrebbe scovata. D'altronde succedeva ogni sera, la scovava anche solo sentendo
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, questa è la prima fan-fiction, che scrivo e ci ho messo anima e corpo, mi sono impegnata e l'ho voluta pubblicare, perchè ne sono molto fiera! spero, che mi lasciate qualche recensione, così, per farmi sapere cosa ne pensate! Ovviamente, recensioni sia negative e sia positive per me non c'è alcun problema. Io non ho più Paura, piccola citazione... No, vabbè. Buona lettura, BACI.
P.S. NEL capitolo prossimo, metterò dei link su come mi sono immaginata i personaggi.

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Io non ho più Paura

Georgia è una ragazza piena di problemi: droga, alcol e un fidanzato, Roy, che oltre alzare il gomito alza anche le mani. Il loro rapporto è altalenante tra odio e amore, quando lei scopre di essere incinta il suo mondo le cade addosso. Una sera, però Roy esagera e lei capisce, che qualcosa deve cambiare prima di ritrovarsi senza vita nel loro appartamento di Brooklyn.

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GEORGIA Blanc se ne sta immobile, avvolta dal buio: l’unico rumore esterno che poteva percepire dall’armadio a muro è il ticchettio di un orologio. Da esile giovane donna che è, si è infilata in fretta appena ha sentito la porta dell’appartamento aprirsi. Sa che lui non l’avrebbe mai trovata là dentro. Ci si è già nascosta ogni notte, specialmente adesso che il suo ragazzo tornava ubriaco da chissà quale night club.
In quel nascondiglio si sente soffocare; con gli occhi sbarrati nell’oscurità, lei aspettava, quasi senza avere coraggio di respirare, soprattutto adesso che ode l’avvicinarsi dei passi. Si lascia sfuggire un lieve sospiro, uno soltanto, per poi trattenere ancora il fiato.
Ha la netta sensazione, che lui quella sera l’avrebbe scovata. D'altronde succedeva ogni sera, la scovava anche solo sentendo il suo profumo di rosa e sandalo.
Georgia è molto alta per essere una ragazza, gracile al punto di essere sotto peso, e ha qualcosa di fiabesco nella sua figura, con i grandissimi occhi azzurri velati dal mistero e i lunghi capelli biondo cenere.
Il rumore dei passi si arresta e cala un silenzio che pare interminabile, prima che l’anta viene spalancata con molta forza
“Georgia ti sei nascosta ancora! Ma ti ho trovato, dai vieni a letto!”strilla con una voce spenta Roy, ma lei non sembra volersi muovere dal suo nascondiglio segreto, non più tanto segreto. L’aspetto di Roy è peggiore di quello della sera prima. Ha un lato del viso gonfio, graffiato e violaceo . Appare così immobile e malridotto che sente un nodo allo stomaco deglutisce a fatica, mentre è rannicchiata inerme.
“Amore, scusa per ieri sera”le sussurra dolcemente, poi le accarezza la guancia destra e le fa segno di alzarsi.
Si alza e non proferisce parola, si distende sul letto e rabbrividisce al contatto con le lenzuola gelide, poi lui l’abbraccia e cerca di scaldarla.
Georgia si gira su un fianco, passandosi una mano tra i capelli e scansandosi da Roy, che si arrabbia e si allontana ancora di più da lei.
“Fottiti.”le dice prima di alzarsi e andarsene nell’altra stanza. Si sente sola, si sente perduta, vuole andarsene.
In ogni essere umano, anche quelli con un forte carattere c’è una paura che si impadronisce della sua persona. In ognuno di noi c’è un luogo oscuro, dove s’impastano gli incubi dell’infanzia, le ansie. Quella di Georgia è l’abbandono, ha il terrore di essere abbandonata da tutti: dal fratello, dal fidanzato e dagli amici. Nella sua infanzia fu abbandonata dai suoi genitori, che erano negligenti oltre che tossicodipendenti a quindici anni suo fratello dovette abbandonare gli studi e curarla.
Si alza e appena poggia i piedi sul pavimento gelido un brivido percorre la sua schiena, cammina a passi lenti ma concisi fino al piccolo salotto/soggiorno dove sdraiato sul divano c’è Roy; fuma una sigaretta, mentre è a torso nudo con solo un paio di boxer addosso.
“Ti amo” la sua voce è dolce e piena di calore; gli rivolge un sorriso pieno d’amore.
“Sshh...”il ragazzo spegne la sigaretta contro il pavimento.
Roy si alza, la sovrasta con la sua altezza e la guarda dall’alto con i suoi occhi color nocciola. L’abbraccia e la bacia con passione, facendo passare i suoi capelli biondi tra le sue dita.
“Domani andiamo al mare” le soffia sul collo, lei sorride timidamente.
“E’ dicembre”
“Allora ?”domanda ovvio, lei lo guarda negli occhi profondi e ci si perde come in un buco nero.
“Giusto. Torniamo a letto”nella sua voce non si percepisce gioia, non si percepisce dolore, non si percepisce nulla se non una totale malinconia.
Inerme distesa sul letto vede Roy, coperto da solo un lenzuolo dormire beatamente, anche, se lei non lo ama realmente, perchè lei è consapevole dell’idea di amare l’amore e non lui, di amare il fatto di avere qualcuno da cercare di amare.
Si alza e va verso il suo nascondiglio segreto e prende un piumino d’oca, ma mentre rivede quel buio le torna in mente quando si nascondeva da bambina in un armadio accoccolata al fratello maggiore, Carter, che le diceva che sarebbe andato tutto bene; a quando sentiva il rumore secco dei tacchi della madre e sentiva il rumore assordante di quando le tiravano dei ceffoni in pieno viso.
Una lacrima le riga il volto, ma lei è nata e cresciuta a Brooklyn, nei quartieri malfamati di Brooklyn e non si farà certo abbattere dai ricordi di persone, che ormai sono già belle che morte. Come diceva sua nonna Yolanda, quella che le regalava le caramelle e dieci dollari a Natale “Si deve aver paura dei vivi, non dei morti” e poi le tirava un buffetto sulla schiena.
Ritorna nel letto, si sente mancare il respiro quando vede Roy con gli occhi spalancati che le vede il viso rigato da quella singola lacrima. Lui, che mai avrebbe dovuto vederla piangere. Lei, che non voleva farsi considerare debole ai suoi occhi.
“Sono andata a prendere una coperta pesante.”annuncia cercando di sembrare il più naturale possibile, lui la prende tra le sue braccia coperte da tatuaggi e le bacia la nuca.
“E’ tardi. Domani dobbiamo andare al mare, hai detto.”
“Non c’è nessun impegno che ci leghi, G.”
Non c’è nessun impegno che li lega a quell’appartamento con la muffa sulle pareti, ma lei sente di appartenere a quel quartiere a quella vita e a quello squallore, ormai, fa parte della sua vita e della sua quotidianità.
La culla dolcemente, fin troppo per essere il Roy che lei conosce e che, purtroppo, ha imparato ad amare; o almeno così crede.

-

Il mattino seguente si alza, si sente infreddolita si gira su un fianco e si stropiccia gli occhi non trova più Roy, vede solo la piazza del letto disfatto.
Scende dal letto, ma prima si guarda intorno e corre tempestivamente verso il cassetto delle magliette del ragazzo. Vuoto.
Agitata come mai, corre verso l’armadio e lo trova ancora vuoto. Il cuore le batte a mille. Abbandonata. Lasciata. Scaricata. Ci sarebbero tanti termini per descrivere la situazione in cui si trova, ma lei non vuole pensarci. Con le mani tra i capelli è seduta davanti al tavolo, appoggia i gomiti sopra la superficie in legno e tamburella il piede nudo sul pavimento.
Va verso la cucina, apre il secondo sportello a sinistra e estrai un pacchetto di farina, anche, se non pare che sia realmente farina. Piuttosto della polvere bianca, chiamata più comunemente come cocaina.
Ne versa un po' sul tavolo e prende la sua borsa posata ai piedi della sedia, dal portafoglio estrae una banconota da un dollaro ed inizia a fare un paio di strisce davanti a se. Sono cinque. Una per una le aspira. Dopo si prude il naso e starnutisce. Un urlo strozzato esce dalla sua bocca carnosa, ma non si sente del tutto calma e così inizia ad urlare e piangere invocando il nome di Roy.
La porta dell’appartamento si apre e lei si mette subito sulla difensiva, ma appena vede il suo ragazzo si calma e ritorna se stessa.
“Piccola, ero andato a prendere le sigarette”spiega lui posando un sacchetto contenente due stecche di Camel, lei si alza dalla posa scomoda assunta prima e lo stringe a se.
Lui stringe la sua testa al suo petto, mentre lei si inebria del suo profumo così mascolino.
“Ti sei fatta un paio di strisce, a quanto vedo. Ora vatti a preparare, partiamo. Ho già fatto le valigie”
Cammina diritta verso il piccolo bagno, lercio e squallido proprio come la sua vita. Prende il mascara, il kajal ed un rossetto. Guardandosi frettolosamente allo specchio : si vela le labbra di rosso, delinea il contorno occhi di nero e si nasconde dietro una maschera, che fa penare che lei sia felice della sua vita che la porta a drogarsi e a bere come se della morte non gliene importasse molto; non vede il suo viso, ma quello di una povera infelice pazza.
Una maglietta di Roy, dei Ramones la calza e dei mini-jeans le coprono le gambe quel poco che basta, delle calze di lana nera le proteggono le gambe dal rigido inverno degli anfibi le consentono di fare mille e mille passi senza stancarsi.
Prima di uscire definitivamente da quell’appartamento prende la giacca di pelle nera e la sua borsa leopardata, che le da un’aria ancora più squallida.
Entra nel pick-up blu, che il suo ragazzo ha preso in prestito dal migliore amico, Randy, che adesso si starà scopando la sua amica Angelin.
Butta la borsa sul sedile, si sede e cerca subito una buona stazione radio dove possa ascoltare una buona canzone, che le faccia tornare il buon’umore.
“We found love in a hopeless place... We found love in a hopeless place...” canticchia come se nell’auto non ci fosse nessuno, ma poi vede Roy che la guarda come se quasi le piacesse sentirla. Lei, che si considerava la ragazza più stonata di tutta Brooklyn.
“Sei stupenda...”sussurra dolcemente tenendole la mano, lei sorride timidamente. ”Prendimi una birra”lei si guarda un secondo in giro, e nota che ai suoi piedi c’è una cassetta di Heineken.
Gliene porge una, lui le sorride e ne beve un goccio per poi posarla.
Per tutto il viaggio Georgia rimane in un silenzio religioso, anche, se quando sente una canzone di Rihanna la canticchia. All’improvviso, si sente male, si sente la bocca completamente acida.
“Ferma!Ferma!” urla, poi scende di fretta dal pick-up e vomita anche l’anima.
“Georgia stai bene ?”domanda andando dalla ragazza ed abbracciandola, lei si gira e lo guarda negli occhi sentendo le guance diventare rosse.
“Non guardarmi. Devo lavarmi i denti oppure prendere una cicca”lui le sorride amorevole, poi va verso il pick-up e prende la borsa leopardata di Georgia e un pacchetto di vigorsol.
“Ecco la tua borsa dove hai lo spazzolino e un pacchetto di vigorsol. Adesso posso guardarti ?”le cinge i fianchi, mentre lei si sottrai al suo sguardo e gli prende dalle mani le cicche.
Si allontana e dalla borsa estrae il suo spazzolino e un collutorio; si fa qualche sciacquo e si spazzola per bene i denti, dopo mastica due cicche.
“Ora puoi baciarmi ?”
“No... Meglio di no, forza prima che si metta a diluviare” corro nel pick-up lasciando Roy impalato, come un povero sciocco.
Entra sbattendo la portiera e rimanendo fermo davanti al volante.
“Perchè cazzo sei sempre una fottuta stronza!?”domanda adirato, lei non proferisce parola e guarda diritto a se come incantata. Prende una sigaretta ed un accendino, anche, se non riesce ad accenderla ed allora si arrabbia ancora di più.
“Cazzo! Cazzo! Cazzo! Rispondimi!” urla, poi prende il viso di Georgia tra le mani stringendolo, lei lo guarda negli occhi, mentre, cerca di nascondere i suoi.
“Perchè tu per primo sei un fottuto stronzo!”si sfoga, ma trattiene le lacrime anche se sente pizzicarsi gli occhi.
“Io non sono stronzo, perchè io ti amo. Ti amo. Ti amo!”
Roy preme le le proprie labbra su quelle di lei. Stringe le braccia intorno alla vita di Georgia e l’attira con un gesto di possesso. Lei lo schiaccia contro di sé, lui poi si allontana e poi mette Georgia sul suo grembo. Si toglie in fretta i mini-jeans e divarica le gambe, ormai, solo il pizzo nero delle sue mutandine e i jeans di lui separano la loro pelle. Georgia passa le braccia intorno al collo di lui e ci si aggrappa, perchè non vuole allontanarsi da lui. Con una mano stringe la curva morbida di un seno e percepisce il cuore che batte forte sotto le sua dita, veloce come quello di un puledro. Abbassa la testa e sostituisce le dita con le labbra, preme la bocca contro la pelle porcellana, che ha scoperto dopo aver tolto la maglia dei Ramones e il reggiseno in pizzo. Georgia reagisce gemendo e intrecciando le dita tra i suoi capelli mori e tende le braccia per avvicinare ancora di più a sé la bocca di lui.
Il gemito di soddisfazione che le sfugge al tocco della lingua che assaggia delicatamente la pelle lo spinge a stringere la presa sui fianchi. Tutto questo aumenta la pressione dei jeans contro le mutandine di pizzo nero. Si stacca con forza dal suo seno e cerca di togliere le mutandine in pizzo di Georgia, me sul più bello sente bussare sul vetro del finestrino del pick-up.
“Hei! Pervertiti, mi date uno strappo?!”uno strillo acuto li interrompe è Malika, una delle amiche più fidate di Georgia che qualche volta bazzica nel loro appartamento.
“Malika, cazzo!”si lamenta Roy, mentre Georgia ride e cerca di rimettersi la maglietta dei Ramones.
“Entra, M.”si apre la portiera e Georgia si mette di fianco a Roy, ancora a torso nudo.
“Cosa vi porta così lontani da Randy e dalla vostra favelas ?”domanda chiudendo la portiera, e tossendo per un attimo.
“Mare. Sai volevamo farci una settimana da soli, magari a farci senza alcune amiche.”infierisce annoiato, mentre la ragazza si prende una Heineken e de la scola. Georgia è piuttosto affascinata dalla figura tranquilla di Malika, che è semplicemente sconclusionata e le tre cose più importanti per lei sono: alcol, droga, sesso e da qualche mese si è trasferita nel South Bronx.
“Come ve la passate ?”chiede dopo aver buttato fuori dal finestrino la bottiglia della birra, ormai, vuota.
“Bene, anche se prima G. ha vomitato anche l’anima”l’informa, mentre lei si intreccia i lunghi capelli mossi.
“Georgia non è che ha furia di fare ginnastica sotto le coperte aspetti un baby Stymest ?”
“Assolutamente no! Prendo la pillola, io. Piuttosto devi essere attenta tu a non rimanere fregata”lo sguardo di Roy è puntato verso Georgia, che parla tranquillamente.
“Ma che cazzo! Ti costa tanto non essere una stronza del cazzo per cinque minuti! E’ così tanto brutto stare con me, porca puttana.”
“Wo-wo-wo CALMA!”dice Malika, che è in mezzo ai due litiganti.”Lei dice che si rimane fregati ad avere un marmocchio a quest’età”
“Sai Roy, se ogni volta che dico qualcosa tu mi dici stronza forse sarebbe meglio che io e te ci molliamo, no ?”sputa tra i denti Georgia, mentre lui blocca la macchina.
“Malika puoi scendere dalla macchina ?“la sua non sembra una domanda, ma una pretesa e Malika non lo contraddice uscendo e salutando con la mano.
“Georgia è davvero questo quello che vuoi ?”chiede tendendole i fianchi con le mani e guardandola negli occhi.
“No,no, ma mi scoccia che tu mi dica sempre che sono una stronza”
“Hai ragione, ma non è belle nemmeno per me sentirmi dire che sono un fottuto impiastro per te”
“Non lo sei. Ora andiamo al mare, sono stanca dell’aria di New York” 
  
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