Unknown

365 giorni, 12 mesi, 54 settimane, 8765 ore, 525 948 minuti, 31536000 secondi, 12 costellazioni, 4 stagioni…è di questo che è fatto un anno.
 
Certo tutti sanno queste cose, sono cose piuttosto ovvie. Com’è ovvio che basti considerare un anno bisestile per fare saltare almeno cinque di questi calcoli, perché come dice un antico proverbio cinese “basta un singolo ficco di neve a piegare un bambù” quindi questo vuol dire che tutto ha la sua importanza, nulla e nessuno sono inutili, ogni cosa ha il suo compito, ognuno ha la sua vita e il suo destino. Ma è davvero così? Realmente ognuno di noi ha uno scopo nella vita? Se così fosse allora le persone che decidono di suicidarsi, qual è il loro compito, contribuire forse con i loro resti ad incrementare la produzione di idrocarburi?
Allora la teoria iniziale sarebbe falsa, tutto ciò è contraddittorio come può una persona essere al mondo per il solo scopo di suicidarsi per produrre della semplice benzina, può mai essere questo il destino di una persona? O forse il destino non esiste e siamo noi a scegliere il nostro scopo nella vita, a scegliere le nostre strade…quella giusta o quella sbagliata, che poi alla fine qualunque sia la nostra scelta per me come dice il detto “tutte le strade portano a Roma” alla fine tutte le nostre scelte per quanto possano essere diverse, ci porteranno sempre ad un obbiettivo comune. Qual è quest’obiettivo? Beh forse la morte o la felicità a voi la scelta.
 

Un piccione in una gabbia con uno sportello per il cibo associa velocemente l’apertura dello sportello al cibo. Se gli dai il cibo ogni 20 secondi però, lui si chiede “Cosa ho fatto per meritarmi questo?” e se mentre sbatte le ali lo sportello si apre, si autoconvincerà che se continuerà a farlo succederà qualcosa, questo singolare fenomeno viene chiamato “la superstizione del piccione”.
Va bene, i piccioni saranno anche volatili intelligenti, ma secondo il mio parere questo particolare fenomeno riguarda anche e soprattutto noi esseri umani. I bambini piccoli, infatti, associano il buio alla “nanna”, la canzoncina al cibo, essi ripetono i gesti della madre inconsapevolmente ma che in qualche modo è legato a un qualcosa. Più avanti crescendo, il bambino si ricorderà di tutte le esperienze fatte, se per esempio da piccolo ha toccato il fuoco e si è scottato, da grande si ricorderà di questo e non lo rifarà ricordandosi del dolore provato.
In età ancora più adulta, durante l’adolescenza, il ragazzo associa spesso all’innamorarsi la sofferenza, avendo avuto una delusione d’amore egli non prova più a innamorarsi e si chiude in sé, trasformando la sua giovinezza in un’apocalisse di sofferenza, dolore e delusioni; cose che a quest’età non dovrebbero pesare così tanto. E mi fermo a quest’età essendo anch’io un adolescente e non avendo ancora provato cosa succeda in età maggiori.
Abbiamo però informazioni a sufficienza da capire che la vita di ognuno di noi è condizionata in bene e in male da qualcosa che sia la perdita di un genitore da piccoli, oppure brutte esperienze…arriveremo a un’età in cui ci domanderemo anche noi “Cosa ho fatto per meritarmi questo?” che siano dottori, avvocati, disoccupati o barboni.

Allora, ritornando al discorso di prima è vero che le nostre scelte contribuiscono al nostro futuro? Sì, in parte credo sia verissimo, ma secondo il mio parere c’è un fattore che influenza le nostre vite, è il Fato. Il Fato era considerato dagli antichi greci una divinità, esso era tra le più venerate, i greci avevano, infatti, capito che nella vita ci vuole anche fortuna e senza di quella difficilmente si va avanti. Chi è, infatti, che nasce per essere un barbone? Credo nessuno, noi tutti aspiriamo al massimo per la nostra vita, vogliamo ciò che di migliore ci può offrire ed è giusto, ma spesso noi siamo condizionati dal Fato, la sorte ha deciso che cosi deve andare e così va, non c’è modo di cambiare le cose.