Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: goomez    29/12/2011    8 recensioni
-sei la cosa migliore che sia mai stata mia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'orologio ticchettava rumorosamente nell'aula A12 della scuola superiore di Stratford.
"Per mercoledì voglio che mi portiate un modellino di DNA" la professoressa battè euforica le mani. "Lavorerete a coppie, sulla bacheca ci sono i nomi"
La bionda volse il capo verso l'elenco e strizzò gli occhi, cercando di leggerci qualcosa.
"Bene, la lezione è finita" sorrise e si avvicinò alla ragazza, che si passava una mano sudata sui jeans a scacchi.
"Dylan, posso parlarti?" la bionda si voltò immediatamente, la voce acuta della professoressa le rimbombava nelle orecchie.
"Mi dica, prof" girò un po' con lo sgabello, finchè la mano della rossa le si appoggiò sulla spalla.
"Dylan hai due materie sotto"
Che cazzo ti aspetti, che mi mette a piangere?
"Quindi? C'è tempo per recuperare" alzò le spalle alzandosi: i suoi compagni erano già usciti da un pezzo.
"Dylan, apprezzo la tua visione positiva delle cose, ma dovresti davvero recuperare presto. Entro due settimane"
La risata sprezzante della bionda bucò l'aria.
"Due settimane? Nah" scosse la testa; una ciocca di capelli rosa le scivolò dalla coda.
"Dylan..."
"La smetta di ripetere il mio nome" stese le dita delle mani con rabbia verso il viso delle professoressa.
"Va bene. Senti, lo dico per il tuo bene. Provaci" annuì. "Sei molto intelligente, ma non ti applichi. Ce la puoi fare. Potresti entrare in un gruppo di studio, che ne pensi?"
"Io il mio gruppo ce l'ho già" sfiorò la boccetta contenente una strana miscela blu.
"Di studio?" scetticamente, la rossa le rivolse l'ennesima domanda.
"A volte studiamo" alzò le sopracciglia chiare.
"E cosa studiate?" un'altra domanda.
I cazzi suoi mai, eh?
"Affari nostri" prese il suo libro verde e si avvicinò alla porta beige.
"Dylan" le unghie rosso fuoco della professoressa le bucarono la maglia; o almeno alla bionda pareva così. "Pensaci"
La bionda annuì e si avvicinò alla classe di francese: l'unica materia che per lei aveva senso.
"Ah, prof!" tornò verso la classe di scienze e si fermò davanti alla minuta professoressa, che sistemava le fialette. "Con chi sono in coppia?"
La rossa si avvicinò alla bacheca e passò in rassegna tutti i nomi con quel suo ditino magro e pallido, coperto da anelli.
"Bieber"
"Merda" bisbigliò schioccando le dita affusolate.
"Cosa?" finse di non capire e la guardò da sopra gli occhiali.
"Niente, arrivederci" i suoi stivaletti gialli erano già fuori dalla porta quando la rossa la fermò ancora.
"Che c'è ancora?" domandò guardandola dall'alto in basso.
"Justin è un gran ragazzo, è molto intelligente. So che ti aiuterà"
"Va bene, grazie mille" sbuffò bussando alla porta di francese.
"Avanti,  Dylan" la voce mielosa della prof. di francese la fece tornare sulla terra.
"Scusi il ritardo, la Smith ha voluto parlarmi" spiegò sedendosi al suo posto: ultima fila, banco a destra.
Appoggiò il mento sul banco, sforzandosi di ascoltare, e cercando di non dare importanza al ragazzo di fianco a lui, che canticchiava esasperato.
"Taci, frocio" lo intimò dopo i primi due minuti di canzone.
"Non rompere i coglioni" il biondo appoggiò i piedi sulla sedia vuota di fronte a lui.
"Stronzo" lo guardò ridere di profilo.
Il suo migliore amico.

Home, h 15.45


"Stasera usciamo?" la bionda si buttò sul divano blu con le scarpe slacciate ai piedi.
"Dipende" il biondo scosse la testa, sbuffando.
"E da cosa?" domandò alzando la testa per guardarlo aprire un ghiacciolo.
"Dipende da Cait" sospirò.
"Ah, i Beadles" si avvicinò a lui e staccò un pezzo di ghiacciolo.
"Che cazzo fai?" il biondo la spinse indietro per gioco.
"Esagerato" scherzò l'amica indietreggiando. "Justin siamo una coppia"
"Eh? Io e te non siamo insieme"
"No, per scienze, il progetto" storse il naso.
"Che due palle" si sedette di fianco a lei. "Avevo pensato di pagare un secchione per farcelo fare"
"Bell'idea" battè il cinque all'amico, mentre le cingeva le spalle con un braccio e accendeva la televisione.
Erano uguali, quei due.
Due metà dello stesso puzzle, e niente avrebbe potuto separarli.

 





  
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