Undici Minuti Premessa Tratto liberamente dal romanzo omonimo di Paulo Coelho, ecco a voi una fanfiction moooolto alternativa che tratterà di un argomento particolare che non ha niente a che vedere con “L’Alba Rosa”. Ora non mi resta altro che dirvi buona lettura e consigliarvi vivamente tutti i romanzi di Coelho, in particolare l’ “Alchimista”, “Il Cammino di Santiago” e “Sulla sponda del fiume pietra mi sono seduta e ho pianto”. Questa è soltanto una prima parte, diciamo un assaggino prima che torni dalle vacanze e comunque ricalca molto l’inizio del libro che mi ha ispirato, in seguito però prenderà una piega diversa. C’era una volta una prostituta di nome Kaori. Come tutte le prostitute era nata vergine e innocente e aveva sognato di incontrare l’uomo della sua vita con il quale si sarebbe sposata in abito bianco e dal quale avrebbe avuto tanti bambini. Il padre non lo aveva mai conosciuto, mentre la madre lavorava giorno e notte. Viveva in una casa, se si poteva definirla tale, sperduta nella periferia di Okinawa e sognava il momento nel quale sarebbe venuto il suo principe azzurro a portarla via da quella vita fatta di stenti. Era una ragazza molto intelligente nonostante avesse concluso a mala pena le scuole superiori. S’innamorò per la prima volta a sedici anni – prima di allora tra il lavoro al ristorante nel quale lavorava la madre e lo studio non aveva mai avuto l’occasione di notare un qualsiasi ragazzo della sua età -, fu un amore silenzioso e univoco dal momento che il ragazzo in questione era il figlio del proprietari della catena di ristoranti nel quale lavorava e quando aveva provato a fare amicizia con quel ragazzo era subito stata allontanata dalla madre, con la paura di perdere il posto fisso, l’unica sicurezza nella sua vita, e anche dai genitori del ragazzo che le avevano detto che lui aveva un futuro. Lui aveva un futuro. E lei? Se quelle parole inizialmente le avevano causato un moto di rabbia, in un secondo momento l’avevano riportata alla realtà della sua misera vita. Quale futuro si prospettava per lei? Tempo dopo, la madre dopo una delle tante relazioni che aveva avuto, si mise a bere sempre più frequentemente e non riuscì più a fermarsi. All’età di diciotto anni andò via di casa alla ricerca di un luogo lontano nel quale avrebbe potuto costruirsi una vita. Le sue amiche le avevano sempre parlato di Tokyo, la capitale, come una città incredibile e la voleva vedere. Voleva provare a costruirsi un futuro lì, il più possibile lontano dal luogo di nascita. L’amore aveva deciso, dopo quella cocente delusione che non sarebbe più rientrato nei suoi piani, nel suo futuro. Con questo non voleva dire che non aveva avuto o non avrebbe più avuto relazioni, o meglio, ‘avventure’. Aveva perso la verginità con un ragazzo che neanche conosceva bene e non aveva provato assolutamente niente di tutto quello che i libri e i film descrivevano come momento di sublime piacere. Il suo primo bacio, non c’era mai stato. Nell’ingenuità della sua età e nella mancanza di qualcuno che l’avesse istruita almeno un poco alla vita e soprattutto all’amore, aveva creduto alle parole di quel giovane e aveva aperto le gambe lasciandolo entrare. Era stato solo questo. Undici minuto di ‘sesso’.