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Autore: miseichan    29/12/2011    13 recensioni
- Non riesci mai a sorprendermi.
...
- Che c’è, Andrea? Sono riuscita a sorprenderti?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorpresa!

 

- Mi stai lasciando?

- No… cioè, sì.

- Perché?

- Non sei tu… sono io.

- Oh, ti prego! Non sperare di cavartela con una stronzata del genere!

- Preferisci la verità?

- Sì! Cos’è, ti vedi con un’altra?

- Certo che no.

- E allora?

- E allora sei tu. Non mi piaci più.

- …come sarebbe?

- Credo di non… di non provare più niente. Mi dispiace.

- Sei sicuro?

 

 

- Sei sicura, Cristina?

Sussultai, rischiando di inciampare nei miei stessi piedi:

- Come?

- Secondo me è un errore – borbottò Pamela, guardandomi con apprensione – Sicura di voler andare? –

- E’ solo una cena, Pam – sussurrai, stringendomi nelle spalle.

- No! – esclamò lei – E’ una dannatissima cena con il tuo fottuto ex! –

- Tu sì che sei un fiore delicato –

- Non scherzo, Cri – continuò, seria – Ti farai del male, ragazza –

- So badare a me stessa – tentai di rassicurarla, stringendomi meglio nella giacca nera.

- Oh, lo so – annuì lei – Come so che ce l’hai ancora a morte con lui –

- Vedi? Non è per me che devi preoccuparti –

- E’ un modo come un altro per dirmi che lo farai fuori? –

- Potrebbe essere –

Pamela si fermò, sorridendo incerta:

- E’ così che ti voglio! – mormorò, poggiandomi le mani sulle spalle – Fatti vedere, su -

Mi aggiustò i capelli, controllò il trucco e infine diede un’ultima occhiata al vestito, soddisfatta:

- Oh, sì – commentò – Aderente e scollato al punto giusto -

- Non fa un po’ troppo puttanella? –

- Assolutamente no! Aiuterà lo stronzo a capire che grande cazzata ha fatto! –

- Faresti arrossire uno scaricatore di porto, Pam –

- E ne vado fiera! – bisbigliò, baciandomi sulla guancia – Chiama per qualsiasi cosa, okay? –

Annuii, guardandola andare via.

E fu solo quando ebbe girato l’angolo, lasciandomi sola davanti al pub, che cominciai a chiedermi se avessi deciso per il meglio. Stavo sbagliando? Era davvero un errore?

 

- Cos’è… cos’è che non ti piace di me?

- Non è che ci sia qualcosa in particolare, Cri…

- C’è qualcosa di me che ti da’ fastidio?

- Non fare così, dai.

- Cosa?

- Perché fai così?

- Cosa?!

- Non riesci mai a sorprendermi.

- …sorprenderti?

- Sei prevedibile, Cri. Mi sono stancato, capisci? Mi piacerebbe qualche novità, qualcosa di diverso.

- Qualcosa di sorprendente.

- Esatto! Vedi che mi capisci?

 

E sia.

Entrai nel pub, una folata di aria calda che mi investiva in pieno. Mi guardai attorno, cercando lui nella folla.

Non riuscii a trovarlo, il battito che decelerava: non era ancora arrivato; un’occhiata veloce all’orologio e  notai di essere in anticipo di ben dieci minuti: lui, eterno ritardatario, non si era smentito neanche questa volta.

Mi avvicinai al bancone, leggermente traballante sui tacchi: presi posto sul primo sgabello libero e respirai, cercando di allentare la tensione, sperando di calmarmi.

- Posso offrirti qualcosa da bere? -

Mi girai sorpresa verso destra, il capo leggermente inclinato: una ragazza mi stava sorridendo, un bicchiere fra le dita. Mora, decisamente bellissima: un vestito nero, corto e stretto nei punti giusti; i denti così bianchi da sembrare quelli degli spot per dentifrici. E il sorriso, il sorriso era contagioso.

- No, grazie – risposi, tentennante – Sto aspettando una persona -

Lei annuì, sorridendo ancora. Mi porse la mano, dei bracciali d’argento che le tintinnavano al polso:

- Ashakiran – si presentò – Puoi chiamarmi Asha -

Mi ritrovai a sorridere, stringendole la mano:

- Cristina – sussurrai – E’ un bel nome -

- Sono di origini indiane – disse, stringendosi impercettibilmente nelle spalle.

Girai di qualche grado su me stessa, posizionandomi in modo da riuscire a vedere la porta. Era in ritardo.

- Sembri nervosa – ridacchiò Asha senza smettere di guardarmi.

- Si nota, eh? – confermai – Non è una serata esattamente… piacevole. E tu, aspetti qualcuno? –

- Sì – annuì – Delle amiche –

Non aveva neanche finito di dirlo che la porta si aprì, lasciando entrare un gruppo di ragazze. Sorrisi, lanciando un’occhiata ad Asha che si alzò elegantemente:

- Sono loro – sorrise, sfiorandomi il braccio con la mano – E’ stato un piacere -

- Anche per me – risposi, sottovoce, mentre lei si allontanava.

Le osservai prendere posto a un tavolo, ridenti ed effervescenti come solo il venerdì sera si riesce a essere.

Al diavolo, possibile che fossero tutte bellissime? Era proprio necessario farmi venire i complessi d’inferiorità?

- Cristina? -

Scattai, scivolando giù dallo sgabello e finendogli contro. Ottimo inizio.

- Andrea! – esclamai, arretrando come scottata e poggiandomi al bancone – Sei arrivato! -

- Scusa il ritardo – mormorò, sfregandosi le mani – Questa volta però non è colpa mia, giuro! –

Sorrisi automaticamente, gli occhi che lo studiavano avidamente: sembrava non essere cambiato affatto.

I capelli spettinati come sempre, lo sguardo dolce da cucciolo, il ghigno impertinente. Andrea, semplicemente.

Non riuscii neanche a fingere di essere arrabbiata per il ritardo:

- Ah, sì? – chiesi, le mani sui fianchi – E di chi sarebbe la colpa? -

- Di Camilla – rispose lui, il tono ovvio – Non è vero, tesoro? –

E in quel momento ringraziai di avere un bancone a cui appoggiarmi: una ragazza minuta spuntò da dietro le sue spalle, un basco sulla testa. I capelli rossi, mossi, sembrava una brutta copia di Rachel Hurd-Wood.

- Colpa mia – arrossì lei, prendendolo a braccetto – Non trovavo le chiavi della macchina –

Andrea ridacchiò, pizzicandole un fianco e sussurrandole qualcosa all’orecchio.

Strinsi la mano a pugno, le unghie che entravano nella carne e sorrisi:

- Ci sediamo? – proposi, il bisogno urgente di mettere qualcosa nello stomaco.

Non avrei dato una buona impressione svenendo prima del dolce, sai com’è.

- Certo – approvò Andrea, dirigendosi verso un tavolo libero. Prendemmo posto: loro affiancati, vicini vicini e io di fronte, una sedia tutta per il cappotto. Perfetto, decisamente perfetto.

- Ti trovo benissimo, Cri – mormorò, la mano stretta in quella di Camilla.

Cosa successe poi, non saprei dirlo con certezza.

Ricordo le chiacchiere sconclusionate, le risatine false, la birra, i menù e il dolore: quella piccola spina cocente che sembrava perforarmi il cuore. Annuii, annuii tanto, troppo probabilmente. Ma la cosa peggiore, quella più tragica, era che ancora non avevamo cominciato a parlare di loro. Di loro due in quanto coppia.

Avevamo divagato, riferendoci al passato, al tempo, a tutto fuorché a loro.

E la verità? Tremavo pensando a quando quel momento sarebbe arrivato.

- Siete pronti per ordinare? –

Tornai in me, alla realtà, fissando stranita la cameriera: al diavolo, no, dovevo trovare una soluzione.

Mi alzai in piedi di scatto, rischiando di urtare la povera ragazza:

- No, scusatemi, devo correre un attimo in bagno! – esclamai, allontanandomi.

Mi precipitai verso la porta in legno, il cuore che mi batteva nelle orecchie.

Fu con sollievo che mi poggiai al ripiano in marmo, le mani tremanti che correvano ad aprire l’acqua: e ora?

Mi lasciai scivolare, la schiena contro il muro, gli occhi che si chiudevano. Presi il cellulare, il dito già pronto a comporre il numero di Pamela: ci avrebbe pensato lei a salvarmi, vero? Vero?!

Stavo per premere il tasto di chiamato quando sentii la porta aprirsi e una voce chiamare il mio nome:

- Cristina? -

Dischiusi gli occhi, fissando l’indiana con aria assente, persa:

- Io… io ho dimenticato il tuo nome – borbottai, la gola in fiamme.

- Asha – mormorò lei, sorridente come al solito – Va tutto bene? –

E scossi la testa, chiudendo di nuovo gli occhi per bloccare le lacrime calde che premevano per uscire.

- No – piagnucolai – Va da schifo –

- Posso… posso fare qualcosa? – chiese, il tono dolce, sedendosi accanto a me.

- No – sussurrai sconsolata – Perché lui, da stronzo qual è, si è presentato con una ragazza. E io? Che cosa posso fare, io? –

Ashakiran restò in silenzio per qualche attimo, poi mi sollevò il volto con due dita e rispose, tranquilla:

- Presentati anche tu con una ragazza -

Non mi mossi, inumidendomi le labbra confusa:

- Come, scusa? -

- Hai capito – sorrise lei, alzandosi e guardando il proprio riflesso nello specchio.

- E chi… chi sarebbe questa ragazza? – balbettai, cercando di alzarmi a mia volta, invano.

Ashakiran mi porse una mano, tirandomi in piedi agilmente e aprendo subito dopo la borsetta argentata:

- Io – rispose, cominciando a rifarsi il trucco già sublime.

- Tu? –

- Non ti piaccio? – domandò, lanciandomi un’occhiata divertita.

- Certo… certo che mi piaci – balbettai – Ma… tu stai scherzando! –

- No – sussurrò lei, girandosi verso di me, un sopracciglio inarcato e le braccia incrociate al petto.

- Non puoi essere seria –

- Lo sorprenderesti – si strinse nelle spalle, chiudendo la borsetta.

 

 - Non riesci mai a sorprendermi. Sei prevedibile, Cri.

 

- Guardate chi è arrivata! -

Andrea e Camilla si voltarono in contemporanea, un’uguale espressione di stupore.

- Lei è Ashakiran – mormorai, scostando la sedia e facendola sedere – Asha, loro sono Andrea e Camilla -

- E’ un piacere – sorrise lei, stringendo la mano a entrambi – Scusate il mio ritardo, non era previsto –

- Oh, non preoccuparti – sfiatò Andrea, gli occhi fissi su di lei – Anche io sono sempre in ritardo –

- Sì – soffiai, sistemandomi il fazzoletto sulle gambe – E’ più forte di lui –

Asha si girò appena verso di me, una mano che si poggiava sul mio ginocchio:

- Allora – sussurrò – Andrea, tu sei il famoso ex di Rì? -

Sussultai, guardandola basita: lei mi fece l’occhiolino e mi riempì il bicchiere quasi vuoto:

- Ho avuto modo di sentir parlare di te, una volta o due -

- Sì – biascicò Andrea – Sono io, l’ex di… Rì –

- Come mai non state più assieme? – domandò Asha, l’espressione angelica mentre aggiungeva – Non che la cosa mi dispiaccia, sia chiaro

- Noi… è stata una decisione comune –

Strinsi la mano di Asha, assottigliando lo sguardo:

- Davvero? – chiesi candidamente – Credevo fosse stata principalmente tua -

- Non esattamente… -

- A me avevi detto che eri stato tu a lasciarla – s’intromise Camilla, fissandolo duramente.

- Quindi? – diede il colpo di grazia Ashakiran, sorridendo interrogativa.

- Ecco – sfiatò Andrea – C’erano cose di Cristina che non mi andavano più tanto a genio –

- Capisco – annuì Asha, poggiando la mano sul tavolo, la mie dita ancora intrecciate alle sue – Ad esempio? –

- Non saprei… non credo sia il caso di… -

- Dai, Andrea – mormorai, tranquilla – Stiamo solo chiacchierando –

Lui si passò le mani sul viso, prendendo diversi profondi respiri:

- Canticchiava sotto la doccia… -

- Piace farlo anche a me – sussurrò subito Asha, ammiccando chiaramente – Duettiamo –

- … e lasciava sempre le olive nel piatto… - biascicò il povero ragazzo, l’espressione sempre più persa.

- Fortunatamente io le adoro, invece –

- … e a letto era sempre fredda – balbettò, trasalendo immediatamente per ciò che aveva appena detto – Nel senso di mani e piedi non… -

- Strano – lo interruppe Asha – Non posso concordare su ques… -

Si bloccò, il cellulare che suonava nella borsetta: si sporse per recuperarlo, gli occhi che scorrevano il numero.

Si voltò un attimo verso di me, il capo inclinato.

E fu questione di un secondo: poggiò una mano sulla mia guancia e mi baciò.

Le labbra che sembravano modellarsi perfettamente con le mie, dolci e morbide. Calde.

- Fragola? – sussurrai quando si allontanò di qualche centimetro.

- Fragola – annuì Asha, leccandosi le labbra – Torno subito – aggiunse, rivolgendosi a tutti.

La guardai alzarsi e allontanarsi di qualche passo, il telefono all’orecchio.

Sorrisi, leccandomi le labbra istintivamente, come per conservare quel nuovo gusto. Quel sapore di fragola.

- Cristina? – mi chiamò Andrea, balbettante.

E mi girai con il sorriso, il cuore più leggero. Oh, sì: la sua espressione era impagabile.

 

Sei prevedibile, Cri.

 

Urtai la sua gamba con il piede, ammiccandogli:

- Che c’è, Andrea? – domandai, innocente – Sono riuscita a sorprenderti? -

 


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