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Autore: Daequan    30/12/2011    1 recensioni
La vendetta è uno strumento bellissimo, ma pur sempre uno strumento: va usato con le persone giuste.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Passami quel disco e fa' silenzio!"

"Stronzo, quale?"

 

Alvise indica lo scaffale dietro il televisore e Sonia aggrotta le sopracciglia, sdegnata dalla polvere.

Allunga la mano verso il dvd come dovesse afferrare una tarantola per poi consegnarlo all'amico, che nel frattempo si è distratto.

Deficit d'attenzione. Succede.

Mentre lei gli sta offrendo il disco, e vorrebbe liberarsene in fretta per andare enfaticamente a lavarsi le mani, la mente di lui lo ha già preso in ostaggio e trasferito altrove, precisamente in una lancinante pista da discoteca. A onor del vero, questo "altrove" andrebbe ulteriormente eviscerato, bisognerebbe dire che siamo tornati indietro di un mese e che quella pista da discoteca si trova a Milano.

Ma poi dovremmo anche dire che c'è una festa, che Alvise è lì e non è lì (deficit d'attenzione, certo, ma anche noia mortale), che i suoi occhi castani e stanchi incontrano quelli verdi e profondi di Sonia, che i due ragazzi vengono calamitati l'uno accanto all'altro da impensate forze magnetiche per l'intera serata...

Soffermiamoci invece sul particolare più importante: dopo un dialogo senza pause d'inspirazione andato avanti circa due ore, Alvise si allontana per andare in bagno, fa quel che deve fare nel minor tempo possibile in una toilette da discoteca, giusto una mezz'oretta, torna e David, il figaccione della sua compagnia che si chiama Davide ma ha fatto mettere in giro dalla madre voci che lo vedrebbero come una fotocopia di Beckham, l'ha già stesa sul divanetto e la bacia mimando col basso ventre uno scomodissimo rapporto sessuale.

Non proprio una scena da lucciconi agli occhi, ma ancor di più punge il fatto che quella era, per il povero Alvise, già diventata "la sua Sonia".

 

"Oh, lo prendi 'sto disco o no?"

"Eh, sì, scusa."

 

Ritorno al presente. Mentre lei è in bagno, lui mette il disco nella Xbox e torna a sedersi con un ghigno.

Lui, quella sera, l'aveva vista come una presenza non completamente terrena, una semidea scesa per cambiargli quella e tante altre notti: il modo in cui lo guardava, col viso reclinato sulla mano, il modo in cui gli sorrideva all'improvviso anche quando non stavano dicendo nulla di rilevante, le gambe lunghe e snelle piegate sul divanetto...era tutto perfetto.

Poi, puff!

Il ghigno era rimasto in questi pensieri malinconici perché stava preparandosi a sfidarla a un gioco di guerra di quelli buoni per sfogare la rabbia contro qualche povero indifeso.

Mentre assaporava l'idea di sterminargli un intero plotone nella finzione videoludica, di fatto ammetteva che qualora ci fosse stata una sfida reale l'aveva certamente perduta. Lei era entrata nella compagnia a tempo record, sì, ma come ragazza di David.

Oddio, di uno dei tanti David di quella compagnia, in effetti; ciò perché...be', lo vedremo meglio dopo, ora sta arrivando Sonia.

 

"Di nuovo? Ma sono una sega a questo gioco!"

"Cazzi tuoi, stronzetta."

 

Sonia gli sorride con occhi vispi e, in fondo, buoni. Alvise chiaramente preferirebbe scorticarsi piuttosto che ammetterlo ma, a differenza di quanto faccia lui, lei gli vuole bene e si vede. Si vede talmente tanto che lo ha notato persino uno degli altri due David della compagnia, un ragazzo di colore che si chiama Prince ma prende il soprannome da una presunta somiglianza con David Suazo, misconosciuto carneade honduregno di un'Inter datata 2008.

Per non parlare del terzo David, un ragazzo gracile e sardonico di nome Alessandro che tuttora ignora il motivo per cui venga chiamato sempre David ma ha fatto l'abitudine a presentarsi così: si è messo a dire pubblicamente che Sonia in realtà era interessata ad Alvise ma se non si fosse messa col David che aveva baciato non l'avrebbe mai più rivisto. Risate generali.

 

"Ah ah, colpita in testa!"

"...Alvi, ti volevo chiedere una..."

"Colpita in testa di nuovo! Ah ah!"

"...ok, ma..."

"Colpita ancora! Ma sei proprio una sega!"

"Be', te l'avevo detto!"

"Non credevo così tanto, però. Colpita ancora! Non ci credo!"

Sonia si alza e stacca la spina dell'Xbox. 

"Possiamo parlare, Alvi?"

 

Alvise ricade di nuovo nell'elucubrazione: perché parlare con Sonia? L'ultima volta è finita com'è finita, e tutte quelle cose sincere e profonde che si son dette sono scivolate via dai fogli della memoria come un inchiostro troppo annacquato.

"Che c'è, Sonia?"

"Non trovi che le cose siano cambiate?"

"...hai cambiato David?"

"Scemo. Siamo cambiati noi, ricordi il nostro primo incontro?"

"No, non c'ero, e poi ero ubriaco."

"...non te lo ricordi, non c'eri o eri ubriaco?"

Alvise deglutisce a fatica: ha detto una stupidaggine. Anzi tre.

"Ehm...non so, vuoi...vuoi scegliere tu?"

"Ok, te lo ricordi. Non eravamo diversi? Voglio dire, tu mi parlavi in modo dolce, mi sorridevi, ad un certo punto mi hai perfino accarezzato i capelli."

"Mah, non ricordo, mi spiace."

"Cos'è successo dopo? Voglio dire, io e te siamo amici, è normale giocare ai videogame, insultarsi, eccetera. E fin qui sembra tutto concesso. Ma se provo a dirti una cosa carina, a darti un bacio sulla guancia, ad appoggiare la testa sulla tua spalla, tutto si interrompe e tu ti irrigidisci. Perché?"

"Tu mi vedi dire cose carine, baciare sulla guancia o appoggiar la testa sulla spalla dei miei amici? Hai mai visto me e David scambiarci amorevoli carezze?"

Sonia abbassa gli occhi verdi. La postura è esattamente quella della prima sera, ma probabilmente è l'inconscio.

Alvise nota come lei provi a dominarsi nell'istinto di guardarlo: si gira altrove, magari a scrutare qualcosa alla propria destra, aspetta che lui si volti e lo guarda; lui si gira, lei si rigira. Poi riprende a guardare qualcosa di diverso da un'altra parte e rifa lo stesso giochino.

"Devi farmi venire per forza il torcicollo?", sbotta lui, chiedendosi mentalmente come faccia lei a non capire che la sua rabbia viene da quel bacio in discoteca.

"Che David intendevi?", chiede lei.

"In che senso?"

"Hai detto che tu non sei tenero con David. Quale David?"

"Alessandro."

"Ah, non..."

"No, non quello che ti ha scopato sul divano della discoteca la sera in cui io e te - quanta tenerezza! - ci siamo conosciuti."

Anche Alvise ora nota come la situazione sia simile, fisicamente, a quella della prima sera, con loro due sul divano che si guardano e parlano. Ma avverte questa somiglianza come un elemento di riscatto, per farle capire che non cederà alla sua dolcezza e a quegli occhioni.

"Sono le 7, è meglio che tu vada da David!", la apostrofa ulteriormente.

Sonia non lo guarda più negli occhi, ma si limita a tenere la testa bassa e andar via, per la gioia di lui.

 

Gioia di breve durata: Alvise torna a dilettarsi alla console, immaginando tante piccole Sonie farsi sbriciolare da granate o bucherellare da proiettili, mentre si culla nel godimento di avergliela fatta pagare.

Ma quanto, poi? Intanto, anche se non le ha fatto cenno della cosa, David-ragazzo di Sonia si è offeso per l'insinuazione, risalente a qualche giorno prima e fatta in presenza di tutti gli interessati, di David-Alessandro che lo vorrebbe semplice mezzo per arrivare al vero obiettivo di lei, Alvise stesso. Meglio, non lo ha offeso l'insinuazione in sé, quanto lo scoprirsi incapace di dimostrarne l'inveridicità. Ad ogni modo, per rassicurarsi ha chiesto di non far più uscire Alvise con la compagnia.

David-Alessandro, gracile di fisico ma non di testa, ha protestato. Gli altri no.

 

La vendetta, pensa Alvise, è uno strumento bellissimo ma pur sempre uno strumento: va usato con le persone giuste. Così fa passare la sera, aspettando che Sonia si accorga della sua assenza in compagnia e sentendo smaltire la rabbia nei suoi confronti.

Gli arriva un sms, e senza nemmeno guardarlo lui le scrive "mi dispiace". Pochi minuti dopo un altro messaggio.

"Devo prenderlo come un 'non ho voglia di farlo'? xD"

Con un dubbio in testa, va a rileggere il messaggio arrivato in precedenza. E' ancora di Sonia, e recita "Puoi dire a David (o Alessandro, se preferisci) una cosa?".

La testa si riempie di confusione. E come se non bastasse suonano alla porta. Alvise si dà al multitasking: mentre va ad aprire alla porta, le risponde "Cosa devo dirgli?" per messaggio.

 

Alla porta è David. Quello che si fa Sonia, pensa Alvise.

David, invece, non pensa a niente. Gli tira un pugno, lo guarda cadere a terra e se ne va senza nemmeno chiudere la porta di casa.

Mentre Alvise si riprende dal pugno, fortunatamente non così terribile, arriva un altro messaggio di lei.

"Che ha ragione lui. Uscivo con David solo per arrivare a te. Che fai stasera?"

   
 
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