Non so se adesso ho cambiato preferenza.
Ero rimasta colpita dalla somiglianza dei loro modi di fare, del loro passato, anche, sotto i caratteri così diversi.
Vederli, nel manga, sdraiati a terra a fumare assieme, sembravano così in sintonia, mi ha fatto venire in mente, se non proprio questa, una storia molto dolce.
Quella qui sotto non si avvicina minimamente a quella che avevo in testa, anche perché alla prima stesura, quei due avevano finito con lo sbranarsi Ps: Languido vuol dire lento, leggero e tenero! Una parola bellissima
Bambini Negli Occhi
Un altro stanco, caldo giorno stava per finire,
fortunatamente.
‘Giornate di merda. Queste sono davvero giornate di
merda.’
Sanzo si leggeva il giornale, gli occhiali appannati e la veste
cerimoniale sostituita da più pratici jeans e camicia, rigorosamente slacciata,
per non crepare davvero con quel caldo, appollaiato sul davanzale della larga
finestra, poggiato allo stipite per prendersi ogni minimo soffio di
vento.
Gojyo se ne stava sdraiato sul letto, a patire e fumare, vestito non
dissimile dal bonzo. Anche lui ovviamente scalzo.
- Per nuotare meglio!-
aveva detto la stupida scimmia, visto che il loro appartamentino, subaffittato,
era molto vicino alla spiaggia del lago. Ovvero avevano la sabbia in
casa.
Lui però non era in casa a sciogliersi e cuocere. Avevano avuto delle
giornate piuttosto pesanti, e Goku era quello che ne aveva sofferto di più,
anche se aveva imparato a starsene zitto, quando qualcosa non gli andava. Quasi
una settimana di viaggio ininterrotto lo avevano sfinito in tutti i sensi,
soprattutto perché subito dopo quella lunga e difficile battaglia.
Così
Hakkai, quel pomeriggio, aveva detto:- Vado a fare le spese. Goku, vieni con
me?-, e probabilmente ora lo stava trascinando in giro bancarella per
bancarella, o a mangiare un gelato sul bagnasciuga.
Erano quasi le sei e
mezza, e loro due, come fessi, lessavano in casa. Uno con niente di meglio da
fare, l’altro ancora provato dal viaggio.
‘Davvero giornate difficili, non
c’è che dire.’
Gojyo tentò per l’ennesima volta di far andare quel
maledetto accendino.
- Uhm…Maledizione!- Lo scagliò per terra, senza più
pazienza, maciullando con i denti la sigaretta che aveva in bocca.
- Uffa… ma
dove sono Hakkai e la stupida scimmia?- S’alzò e s’avvicinò alla finestra, dove
il bonzo era seduto a leggersi il giornale, per guardare fuori alla ricerca dei
compagni. Niente, dispersi in missione “spese”.
Una fiammella brillò a pochi
centimetri dal suo volto. Gojyo avvicinò l’estremità e tirò.
- …
Grazie.-
- Uhmpf.-
Una nuvoletta di fumo s’alzò da oltre la pagina
sportiva.
- Goku avrà convinto Hakkai a compragli da mangiare, immagino.-
borbottò Sanzo.- Hakkai è troppo buono.-
- Cos’è, sei geloso?-
Il rumore
del caricatore rimbombò nella stanza semi vuota
- Ok, ok, scusa… non
prendertela tanto.- Si sedette sul davanzale. In fondo, c’era spazio per
entrambi.
Stettero un po’ così, zitti, a fumare.
L’odore acre e allo
stesso tempo dolciastro delle sigarette, il fumo che invadeva i polmoni, la
nicotina nel sangue. Calma, tranquillità, silenzio.
Il loro ambiente
naturale.
Sanzo riprese la pagina di cronaca, poi ci ripensò e la lasciò
cadere sulle altre. Appoggiò la testa allo stipite, si tolse gli occhiali e si
sfregò gli occhi.
Gojyo spense la sua sigaretta.- Vuoi una birra?-
-…
Sì.-
- Vai a prenderle tu?-
- Scordatelo.-
- Tsè, bonzo
corrotto.-
Scese e prese le birre dal frigo, staccandone due dalla
confezione. Se le appoggiò in fronte, prima di dividerle.
Faceva caldo, il
cielo era una cupola azzurra di nuvole che non faceva passare l’aria né il buio.
Un attimo fossilizzato alle sei e mezza di sera.
Sanzo lo raggiunse e gli
prese una lattina, mentre piccole gocce di sudore scivolavano sul suo collo
bianco.
La birra era fredda, la schiuma riempiva la bocca, il suo sapore
dolciastro e la latta ghiacciata contro la mano.
Erano le piccole cose che
due ragazzi così diversi si permettevano di condividere, anche se erano
vizi.
‘Giornate del cazzo, va tutto in malora. Il mondo e i suoi problemi,
vada tutto a farsi fottere.’
- Hei, kappa, ma quei due si sono
dispersi.-
- Ma sentiti… che c’hai, oggi?-
- Giornata del cazzo solita,
idiota. Mi faccio un’altra birra.- Lo superò e così chiuse il discorso.
-
Guarda che se le cose vanno per il verso sbagliato, non è colpa mia.-
- Sta
zitto.- ‘Vai a fanculo anche te, con tutti gli altri ipocriti, me
compreso.’
- Un corno.- Gli si avvicinò e lo placcò al muro. Buona parte
della bevanda finì a terra.
- Se hai le tue rogne, razza di bonzo degenere,
non è colpa di nessuno, se non tua.-
Sanzo gli rubò una sigaretta dal
taschino della camicia e se la infilò tra i denti. Lo fissò con gli occhi viola
dall’espressione incazzosa e rassegnata. Atipica.
Gli sfilò la sigaretta di
bocca.- Che ti prende, eh?-
Il bonzo lo allontanò con uno spintone e si
spostò, bevendo un gran sorso.
- Questo mondo va a puttane.- disse con la
gola ancora chiusa per la birra.
Gojyo lo segui, tirandosi indietro i capelli
sudati.
- E da quand’è una novità?- Ma lo comprendeva, in fondo. Dopo mesi e
migliaia di cadaveri, finisci per sentirti una nullità. Ma se lo mostrava Sanzo,
era davvero la fine. Tensione. Ecco cosa li aveva tenuti in piedi negli ultimi
giorni.
- È tutto una merda.- fece a tempo a ribattergli prima di riportarsi
la birra alle labbra.
Gojyo gli tolse anche quella.- Ma parli con me o con la
lattina?-
Sanzo si girò di scatto. Solo che Gojyo era ancora a pochi
centimetri da lui, la testa chinata in avanti. Vicinissimi.
‘ E' la forza di gravità ’, fu l’unica spiegazione che
Gojyo trovò per il movimento del suo viso.
Le labbra si sfiorarono leggere,
mentre i proprietari si guardavano con gli occhi spalancati e sbigottiti.
Un
tocco di lingue appena accennato e si staccarono.
Gojyo terminò la birra in
una volta. Sia la lattina che la sigaretta finirono per terra. Ad Hakkai non
sarebbe piaciuto. Ma tanto lui non c’era.
Si squadrarono.
- Ma che vadano
tutti a morire.- Sbottò Sanzo prima di lanciarsi sulla sua bocca, prendendogli i
fianchi.
Gojyo rispose subito, d’impulso; come d’impulso lo trasse a
se.
Un bacio a bocca aperta, lento e profondo. Il sapore, dolce amaro,
l’odore. Così familiari…
Separati, si guardarono negli occhi, mentre le mani,
all'inizio titubanti, si infilavano sotto le camicie slacciate – che poi
finirono a terra, quando Gojyo capì quanto voleva da Sanzo.
Occhi e
mani caldi, rossi, che avevano accarezzato mille amanti, in notti sempre
uguali.
Occhi e mani che avevano stretto solo qualcosa di freddo, come
fantasmi.
Mani che avevano toccato sangue, se ne erano intrise e poi
lavate.
Occhi che erano rimasti quelli di sempre.
Occhi di bambini.
Bambini rimasti soli.
Sanzo si leccò gli angoli della bocca, Gojyo si chinò
di nuovo sulle sue labbra.
Le mani andarono alle cinture, abbassarono le
cerniere…
Lentamente, senza fretta, perchè per una volta quei bambini
stavano dormendo e non si dovevano svegliare, piano, senza rumore.
Nel
silenzio della sera, il rumore dei loro sospiri, dei loro baci, il fruscio della
soffa sul pavimento, e le urla di prima erano state chiuse da qualche
parte lontano.
Finché una mano maliziosa di Gojyo, infilatasi sotto i boxer
di Sanzo, non andò a stuzzicare troppo a fondo.
- Che tu sia
maledetto, razza di…- Le parole gli morirono in gola, quando il kappa gliel’
addentò.
Il bonzo buttò la testa all’indietro, lasciando il collo a completa
disposizione, ma andò a torcergli le natiche, restituendogli lo scherzo.
-
Prete deviato…- Gli sussurrò nell’orecchio. Sanzo gli morsicò la spalla.
Era
un gioco il loro voler prevalere, sensuale, eccitante.
Gojyo lo sdraiò sul
letto, senza staccarsi da lui, facendosi donare un respiro rumoroso.
Gli
prese le mani, intrecciando le dita con le sue, mentre gli morsicava il labbro
inferiore.
L’ennesimo bacio, lascivo, poi languido, poi dolce.
Sanzo lo
spinse sotto di se, aggredendogli i capezzoli.
Scese verso l’ombelico, lo
tormentò, poi seguì la sottile striscia di peli neri, con lievi morsi. Liberò le
mani e gli sfilò i boxer.
Il kappa gli prese i polsi e lo tirò su di
se.
Con una mano lo tenne giù, premendogli la schiena, con l’altra lo
spogliò, visto che collaborava piegando le gambe.
Tornò su di lui.
- Io
non sono mai stato ne starò sotto, amico.-
- Zitto o
t’ammazzo-
Si sussurrarono.
Chiuse gli occhi, quando gli sollevò le gambe,
preparandosi a riceverlo.
Lo penetrò con irruenza, urgenza, spingendosi a
fondo in lui, che lo circondò con le gambe, poi entrambi cercarono di imporre il
proprio ritmo, prima di capire che era lo stesso.
La stessa foga di quando
combattevano per la propria vita.
- Sanzo…-
Il biondino aveva recuperato un pacchetto
di sigarette. Gliene cacciò in bocca una.
- Zitto.-
Gojyo la sputò, gli
prese il mento e gli voltò il viso.
- Da qui è più buono- soffiò sulle sue
labbra.
- Saaanzo! Gooojyo! Eccoci! Scusate per il
ritardo!-
Goku entrò come una furia, pieno di borse, seguito da Hakkai,
anch’esso stracarico, entrambi con un grande sorriso sulle labbra.
La scimmia
continuava imperterrita a parlare di quello che avevano fatto, senza notare che
né il bonzo né il kappa gli rispondevano, ma se ne stavano buoni buoni nei loro
angolini, uno da un lato, l’altro dall’altro della stanza, a fumare.
Hakkai
lanciava loro piccole occhiatine penetranti, che ovviamente ignorarono.
- Ma!
Sanzo?! Cos’hai di rosso sul collo?-
- Mi ha… morso un insetto.- guardò di
sfuggita il viso del rosso.
- Davvero? Ma che insetto è?- e continuò a
parlare, troppo allegro.
I due amanti si scambiarono un’occhiata, mentre
Hakkai si fiondava fuori dalla stanza, scosso da un eccesso di risa.
AhAh! Dubito che Gojyo non sia mai stato sotto (o che
ci siano posizioni - squisitamente etero, che non abbia provato), ma di
certo non lo è mai stato nel senso che si intendeva sopra! (Anche se io non sono
onnisciente e non posso saperlo)