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Autore: Erisachan    30/12/2011    2 recensioni
Ci sono momenti malati in ogni epoca.
Capitarci in mezzo o meno è solo questione di un calcolo delle probabilità.
Io in matematica faccio schifo, ma è abbastanza palese che le mie probabilità di non finirci in mezzo con le chiappe all'aria e le ginocchia infangate sono state meno di zero.
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Nuovo personaggio, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo. 2 The Cave



"Papà non capisce…"
"Già, ma non mi pare un buon motivo per venire a nascondersi qui"
"Ha un buon profumo"
"Cosa?"
"Questo posto"
"E' solo un ammasso di terra Eliza, sa di quello, di terra"
"Già…"
"A papà passerà, ora vieni fuori, mamma ha fatto una torta"


Da piccole io e Sara avevamo costruito una casa in giardino, un nascondiglio segreto solo per noi.
Forse chiamarla casa è un pò eccessivo, alla fine sembrava decisamente più un buco in mezzo a del terreno rialzato alla bell'è meglio; ci avevamo fatto su un sacco di progetti, addirittura delle stanze! Un tavolino per Sara, per scrivere il suo diario e fare i compiti, un divano dove ci saremmo potute sedere a prendere un the insieme. Alla fine avevamo dovuto cedere davanti alla realtà dei fatti e accontentarci di quattro muri di legno e due sedie, eppure per noi restava il posto perfetto.
Aveva tutto quello di cui un nascondiglio aveva bisogno, il respiro caldo dell'unica persona che vuoi accanto quando ti sembra che il mondo intero sia contro di te, una mano da stringere forte quando di appigli non ne riesci più a trovare da nessuna parte.

"Ho deciso che sarò una cantante"

Di posti per rifugiarsi ora, non ce n'è nemmeno uno. A Londra sono rimasti solo palazzi vecchi e consumati dal tempo, fumo grigio di nebbia inquinata, una pioggia che ferisce la pelle e l'animo di chi una volta, anche bagnato dalla testa ai piedi, rideva correndo per la strada.
A Londra però, c'è una radio che fa vanto del suo titolo di pirata.
A Londra c'è ancora la musica.
A Londra c'è un posto che non è per nascondersi ma per urlare e farti sentire, una volta ancora.

"Vorrà dire che ti farò da manager"

Svegliarsi fa schifo.
Che i tuoi occhi si aprano fuggendo da un bel sogno o da un incubo non fa differenza.
La realtà, ti si piazza di fronte in ogni caso, come un pugno in faccia.
D'improvviso ti ricordi com'era la sera prima, quando ti eri appena coricata e avevi le coperte tirate su fino alle orecchie e ti dici che vorresti tornare così. Sotto le coperte alla fine, sembrava tutto più bello e al calduccio ci stavi sicuramente meglio. Invece scosti le lenzuola, ti infili le ciabatte che ti aspettano esattamente dove le avevi lasciate e sgusci in bagno.

Ho sempre fatto delle ottime considerazioni durante la pipì mattutina, ormai sono arrivata alla conclusione che il bagno sia una sorta di mio posto catartico. Mi ci infilo diretta appena decido che sì, è proprio vero che devo alzarmi e no, rimettermi a dormire non è un'opzione attuabile; schivo lo specchio come se ne andasse della mia vita e mi metto lì, seduta sul water cercando di aggiustarmi i capelli con le dita - giusto per diminuire lo shock quando mi devo alzare e lavare i denti - e penso a quello che devo fare durante la giornata, quanto tempo mi resta per prepararmi e se per una volta riuscirò a fare davvero colazione. Un rito insomma.
Rito che negli ultimi mesi mi è stato rovinato da una presenza nefasta - AKA Matt Bellamy - in casa mia. Lui ha una routine tutta sua, ovvero: si sveglia, gironzola per casa annusando le magliette che ha sparso in giro, ne sceglie una che secondo lui non puzza poi troppo, se la infila, va in bagno e sistematicamente ci trova me dentro che altrettanto sistematicamente lo sbatto fuori a calci. Non sono brava a condividere.
Il lato positivo è che mentre quello aspetta, per non annoiarsi mi fa il caffè e va a ritirare il giornale, si rende vagamente utile diciamo.
"Certo che la potresti pure chiudere a chiave la porta del bagno, non sei un bello spettacolo appena alzata"
"In alternativa tu potresti bussare e ad ogni modo, è reciproco Bellamy, fidati, non è la tua la faccia che vorrei vedere appena alzata"
"Ci sono donne che farebbero la fila perché io fossi la prima cosa che vedono la mattina"
"Perfetto, trasferisciti da loro"
"Acida stamattina eh"
"Passami il caffè invece di dire stronzate e comunque, è colpa di Steve"
"Ci tieni davvero al tuo piano eh"
"Le radio pirata non hanno mai distrutto le dittature Bellamy"
Possono essere la colonna sonora della sua dipartita ma non saranno mai la canna della pistola che vi ha messo fine.
"Però Steve ha ragione su una cosa"
"Sarebbe?" sorseggiai il caffè e pensai che facesse davvero schifo, era come se di acido ormai non ci fosse solo la pioggia ma anche l'acqua, era come se tutto ormai avesse sapore di marcio.
"Quello che ti anima è il desiderio di vendetta"
"Già, ma credo che ormai non importi neanche più sai? Alla fine, vendetta o meno, a questa città serve un bel colpo di spugna che la ripulisca da tutta la merda che ci è finita sopra, non è forse così anche per te?"
Matt sembrò pensarci un po' sopra, si rigirò la sua tazza tra le mani indeciso se portarsela alle labbra o continuare semplicemente a giocarci, roteando il liquido scuro che stava all'interno, sfidando se stesso a non rovesciarlo. "No. A me non frega un cazzo di questa città - un sorso alla fine - non mi importa un accidenti se c'è merda per le strade, se le persone muoiono, se sono costrette a una dittatura, tutto quello che voglio io è trovare l'uomo che ha premuto il grilletto alla testa di Brian, sputargli addosso tutto il veleno che ho in corpo e poi godermi lo spettacolo dei suoi occhi mentre muore. Il resto non ha la minima rilevanza"
Mentre guardavo le sue spalle avvicinarsi al lavello pensai che Brian doveva essere davvero cieco per aver pensato che spalle così magre avrebbero sorretto il fardello che aveva deciso di imporgli, Matt era troppo magro, troppo poco avvezzo alla vita vera per poter convivere col senso di concretezza che gli si era parato di fronte nell'esatto momento in cui aveva rimesso piede in casa.
Matt era troppo magro ed io mi resi conto di quanto fosse stupida la domanda che stavo per fargli nell'esatto momento in cui la formulai nella mia mente, eppure "E dopo che ti sarei vendicato che farai Matt?"
Versò quello che restava del suo caffè nel lavello, sciacquò la tazza e si girò a guardarmi dritto negli occhi "Non credo che ci sarà un dopo sai Sym?".
Avrei voluto dirgli che era un coglione, che sapeva benissimo che quella che voleva fare era un'azione suicida e ci si stava buttando in mezzo comunque. Ma dopotutto chi ero io per dire a qualcuno che quello che stava facendo era sbagliato? Se dovessi trovarmi di fronte l'uomo che ha ucciso Sara gli strapperei il cuore con le mie stesse mani, e non proverei rimorso neppure per un secondo. Perciò me ne restai zitta e finii il mio caffè nonostante lo trovassi orribile, perché non ero nessuno per dire a qualcun altro come vivere la sua vita.

Lo scorrere del tempo varia in base a come stai vivendo la tua vita, se le tue giornate passano una uguale all’altra, senza mai un cambiamento, una novità che arrivi a movimentarle sembra che il domani non arrivi mai, quantomeno il domani che stai aspettando. Vi assicuro però che se invece stai organizzando un colpo di stato con un manipolo di uomini neanche sufficiente a svaligiare una banca - e forse ancora meno addestrati di un ladro - al tuo fianco, beh, le giornate passano fottutamente alla svelta. Ricordo quando a Matt arrivò la lettera che comunicava l’arrivo di Dominic e Christopher a darci man forte - se così si può dire. La volta in cui mi aveva presentato Dom l’unico commento che mi era venuto in mente era che forse era meglio se se ne stava a casa gracile com’era, che ci avrebbe rimesso le penne sicuro; lui mi aveva risposto di pensare ai fatti miei e che una donna non aveva nessun diritto di parlargli così - terribilmente sessista ma dopotutto non erano fatti miei davvero, se voleva farsi ammazzare era una sua scelta e a noi serviva tutto l’aiuto possibile, fare gli schizzinosi non era proprio nelle nostre possibilità.

La notte prima della fine del mondo, o almeno, del mondo come lo conoscevamo noi, il nostro mondo. C’era il caminetto acceso, Steve se ne stava seduto al tavolo di legno nell’angolo, rivedeva la piantina del Parlamento insieme agli altri ragazzi, io e Dominic ci stavamo punzecchiando in un tentativo vano di rilasciare la tensione, Matthew guardava fuori dalla finestra probabilmente cercando di immaginarsi la sua battaglia personale, Chris fissava le foto dei suoi figli con tanta intensità che avrei voluto prenderlo a calci nel culo tanto forte da rispedirlo dalla sua famiglia, perché aveva ancora le persone che amava al suo fianco e non era giusto che fosse quì a morire, non era giusto perché conoscevo il dolore di chi restava e niente valeva la pena di far soffrire così le persone che ci amano.

“Eliza...”
“Sara è notte fonda che ci fai nella mia stanza?”
“Ho fatto un incubo...”
“Avanti, vieni sotto, però te ne devi andare prima che papà si svegli, che lo sai che poi si arrabbia”
“...Grazie...”
Un bacio sulla fronte.


Dio, darei qualunque cosa per sentire di nuovo il respiro di Sara mentre mi dorme contro.

“Pensavo…considerato che domani potremmo non essere più qui…stasera dovremmo concederci tutto quello che avremmo sempre voluto.”
Dominic stava sorseggiando una birra, il fondoschiena appoggiato al davanzale e un gomito sul mobile della cucina lì vicino.
-…non posso credere che tu ti stia giocando la carta “ultima notte sulla Terra”
“Nah - bevve un lungo sorso dalla bottiglia che teneva in mano e poi mi guardò di sottecchi come un bambino che sta per fare una marachella ma spera comunque che la madre non lo punisca - ma se lo stessi facendo funzionerebbe...?”
Pensai: “che faccia da culo!” Lo pensai, però risposi con un sorriso, uno di quelli che possono stare solo sulle labbra di una donna.
Mi voltai ancora una volta a guardare Chris che ora stava parlando con Matthew seduto sul divano, nella mia mente volevo credere che parlassero di musica, di arrangiamenti, di quando far uscire il nuovo cd, di come Dominic si sarebbe incazzato mentre Matthew decideva finalmente quale sarebbe stata la linea di batteria definitiva o in che birreria andare a sfinirsi per la serata...avevamo tutti bisogno di calore quella notte e forse il corpo di Dominic e l’immagine quotidiana di quei due me ne avrebbe dato abbastanza per sopravvivere alla notte prima della fine del mondo.

“Aspettami su, io devo fare una cosa prima”

Annuì senza fare domande e mi precedette in camera mia. Io mi diressi nella stanza della radio per l’ultima volta.

“Spero che siate tutti in ascolto gente, quì è radio Killjoys e a trasmettere è Urban Symphony, questa è l’ultima volta che vi parlerò, l’ultima volta che vi inciterò a cambiare la Nostra nazione e la prima in cui vi parlerò come Eliza e non come la rivoluzionaria speaker di una radio pirata. Domani ci servirà tutto il vostro aiuto. Domani scenderemo in piazza e faremo sentire la nostra voce a questo Governo che troppo spesso si è preoccupato di far sentire solo la sua. Domani il Parlamento crollerà sotto i nostri passi. Domani, si fa la rivoluzione. Perciò vi chiedo, una volta ancora popolo di Londra: MAKE SOME NOISE!”




Note dell’autrice...Sono in ritardo dite? Non so di cosa stiate parlando! *fa finta di non sentire* *c’ha la faccia come il culo*
Passiamo alle cose importanti io amo questa storia, però è difficile da scrivere, sì, anche se è uno spinoff ‘zzo volete?! Tsk! Ergo il prossimo capitolo (e ultimo) potrebbe arrivare subito come potrebbero volerci mesi, non si mette fretta all’ispirazione \O/ (ho già detto che è uno spinoff? XD)
Passerei a ringraziare prima di dire altre minchiate, si ringrazia come sempre chi ha letto, messo nei preferiti, nelle seguite, nelle ricordate (@@) e in particolar modo chi ha trovato il tempo di commentare! Ricordandovi che con me le minacce di morte non funzionano si fa un ringraziamento speciale a nainai per Anno Zero e per tutto il sostegno \O/
   
 
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