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Autore: YKnow_Girl    30/12/2011    4 recensioni
Storia senza senso ma vabbè. Entrate e leggete, di questa storia dove la protagonista prova... Una... Emh... Sensazione nuova.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Forever in debt to your priceless advice, Kurt.

Eccovi qui ragazzi miei. Ecco un'altra storia un po' senza senso, ecco perchè non l'ho fatta betare dalla ex Megan86, cioè Socialtoolwithoutause. Scusa ma non merita di essere betata da te 'sta storia T-T vabbè, eniuei non vi dico altro perchè è appunto senza senso e quindi non posso anticiparvi nulla. Recensite, recensite, leggete e recensite, perchè ho una mezza idea di continuare a capitoli questa storia, ma se succede come la storia precedente (cioè non cagata da nessuno ._.) vi sognate i prossimi capitoli ù_ù tzè. Detto questo vi lascio alla lettura :3 un abbraccio da YKnow_Girl <3

È mattina.
Mi sono appena alzata e ho quella faccia che ho sempre quando sono reduce da sogni disturbati.
Il fatto è che lui era li. Io con lui, ma qualcosa mi bloccava anche se cercavo di tendergli la mano.
Mano, che adesso è fredda.
Vado a sedermi davanti al camino.
Il mio pigiama si surriscalda subito e io provo una cosí forte senzazione di benessere tale da farmi sussultare.
Fottuto inverno, l'ho sempre odiato.
Quando ero piccola e giungeva il periodo in cui le foglie iniziavano a cadere, gli alberi si denudavano e i cieli diventavano di color metallo, dicevo a mio padre "Papà, è arrivato l'inferno!" e lui mi correggeva subito, dicendo che si chiamava 'Inverno' e non 'Inferno'.
Ma per me lo era lo stesso un merdoso e insignifiante Inferno freddo.
I miei soliti pensieri mattutini, rivolti alla mia infanzia direi durata poco.
Così presa da quel fuoco che si diramava e si contorceva dentro il camino, non mi sono accorta dell'inquietante silenzio in casa.
Mi balena subito in mente di andare a controllare le camere, ma non c'e nessuno. Mia sorella? Mia madre? Dov'erano? Ero davvero sola in casa, e non riuscivo a capire perchè.
Passano le ore, e cerco di accendere la TV, ma non funziona.
Allora decido di andare a suonare la mia Donnie Blue, la Fender Stratocaster ricevuta pochi giorni prima.
Ma era letteralmente sparita. Sparite tutte le mie chitarre classiche.
Il cellulare. Cazzo che scema, posso chiamare mamma.
Ma i soldi non ci sono. Non c'è nemmeno campo. È sparita la foto dei Green Day sullo sfondo.
Cerco disperatamente il mio iPad, ma non c'è nemmeno quello, non c'è vicino al mio letto dove di solito lo metto prima di andare a dormire.
Non c'è il computer. Non c'è nessuno, e per un attimo ho quasi la certezza di non esserci nemmeno io.
In un momento di disperazione spontanea urlo "NON C'È NESSUNO CAZZO, NESSUNO!", ormai sono in lacrime.
Le mie urla colme di fottuta tristezza e di abbandono, riecheggiano nella casa, e si fanno strada fino a quando l'eco non viene coperto da un altro urlo.
"IO, IO CI SONO!"
Non sapevo chi fosse, e non oso immaginarmelo. Provo un immenso terrore.
Passai per il lungo corridoio dove le luci lampeggiano, forse perchè stanno per spegnersi del tutto.
"Si stanno spegnendo, proprio come te, tesoro."
Quella voce la conoscevo.
Entro in cucina e passo successivamente al soggiorno, che con mio stupore è vuoto e bianco.
Seduto, per terra, a gambe incrociate lui: capelli dorati illuminati ancor di più dalla luce accecante che veniva dalla finestra accanto al camino, occhi azzurri e profondi come il mare.
Mi guarda sorridente e tiene stretta la sua chitarra acustica dove troneggia scritta vicino alla buca la sua firma. "Ku...Ku-Kur... Kurt."
"In persona."- mi tende la mano, io la stringo, è freddo come il ghiaccio ma non importa, non lo sento perchè sono fredda anche io.
"Tu... Io... Cosa ci fai tu qui?"
"Io? E da quando ho ventisette anni che sto qui. Piuttosto, te perchè arrivata?"
"Io... Io non lo so, merda. Non so cosa stia succedendo. Mia madre dov'è? Mia sorella? Dov'è la mia famiglia!?"
"Calma non ti agitare... Ma non ti sei accorta proprio di nulla? La vista si appanna, il sangue ti si gela nelle vene... Tu... Bhè, penso proprio che tu sia morta, cara."
Io. Morta. Di cosa? E poi... Come faccio? Senza quel piccolo pezzo di famiglia che mi è rimasto, senza i Green Day, Billie, Mike e Trè, senza la mia migliore amica, senza la mia Donnie... Come? Sarei impazzita, di certo. E sarei morta un'altra volta.
"Perchè... Vorrei piangere. Ma non ci riesco... Kurt aiutami. Non so davvero come fare.."- mi lascio cadere su di lui piangendo, senza lacrime.
"Hey, hey hey, andrà tutto bene! Potrai vedere lo stesso la tua famiglia! Inoltre puoi scegliere due persone con cui parlare..."
"Ma... Qui siamo in paradiso?"
"Ahah... E ti pare che uno come me, uno che ha scritto "Dio è gay" sui muri di città potrebbe andare in paradiso? Nah, ma poi non c'è da porsi questo problema, non esiste nemmeno. Nemmeno l'inferno. Esiste solo il cielo. E basta."
"Ma allora.. Come faccio a... Insomma, a parlare con due persone...?"
"Mm... Ti fidi di me?!"
"Con te... Sai potrei camminare ad occhi chiusi se sei al mio fianco"- ma che minchia dico? Cioè è il mio mito, ma non l'ho mai visto, non c'ho nemmeno mai parlato, non potevo perchè lui era... Morto? Eppure accanto a lui mi sento fottutamente protetta. "Protetta da quel drogato" direbbe mamma. Mamma... Mammina cara...
"Oh... Un'altra fan. In effetti l'istinto non mi ha portato qui a caso."- si sta alzando e mi tiene per mano.
Nel frattempo siamo scesi giù bruscamente, e camminiamo lungo una strada sterrata.
Lui mi cammina a fianco, mi ha lasciato la mano e usa la chitarra come un bastone da vecchiaia, e certe volte se la mette sulla spalla. Ha un'aria così rilassata, non è il solito Kurt depresso di "In Utero", precedente alla morte, ma il Kurt bambino precedente al divorzio dei suoi genitori, quello che possedeva ancora una famiglia normale.
"Mai sentito parlare di.. Emh... Fantasmi?"
"Si ma... Cosa c'entra?"
"Ecco, tu puoi fare questo. Io l'ho fatto con Frances e con Krist..."
"Ah... Non con Courtney?"
Avendo pronunciato il nome "Courtney" lui sgrana gli occhi e farfuglia parolaccie sconnesse, sottovoce.
"Non ci penso nemmeno. Quella puttana. Mi ha rubato l'anima e poi me l'ha tolta definitivamente. Altro che fucilata. Me l'ha data al cuore la fucilata, e poi anche alla testa, ma quelli sono solo particolari."- e adesso tace, silenzioso osserva il mio tatuaggio nascosto da dei bracciali, sul polso. Voglio chiedergli qualcosa in più su Courtney che, descritta da lui, sembra proprio l'artefice del finto suicidio.
"Re... Rendu... Oh, fermati cazzo!"- smettiamo di camminare e mi blocca il braccio, mi scosta i braccialetti, poi mi fa ricadere pesantemente il braccio a fianco a sè. Fa una pausa, assorto, e poi mi dice:
  "Rendundant."
"Si... È una storia lunga... L'ho fatto da poco sai? E di nascosto... Mia madre non me l'avrebbe mai permesso... Ho solo... Tredici anni. Ho dovuto corrompere il tatuatore..."
"Ohw, piccola fottuta ragazzina ribelle e tremendamente punk."- io lo guardo male, e lui mi scompiglia i capelli ridacchiando.
"Insomma, hai già scelto le persone a cui... Apparire?"
"Credo di si... Mia sorella e la mia migliore amica..."
"Non al tuo Billie Joe? Mm..."
"Non ho intenzione di spaventarlo... Loro due... Sono sicura che capiranno, invece."
"Bene... Punk sì, ma sai fare le scelte giuste, credo..."
"Grazie.... Grazie Kurt."
"E di che? È dal '94 che sono qui, posso permettermi di spiegare qualcosa ai 'novellini'."
"Posso... Potrei... Mm, no dai, nulla."
"Tranquilla, dimmi!"
"Posso... Abbracciarti?"- orribile, bisogno di affetto.
Adesso poggia la chitarra per terra e si piega i capelli dietro le orecchie. E mi abbraccia.
"Scusa se sono freddo."
"Ormai non sento più nulla."
   
 
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