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Autore: LadyInDark    31/12/2011    3 recensioni
[Storia partecipante al contest di Lady Nazzumi "Gohan and the Others"]
Una Slice of Life, in cui ho cercato di mettere in evidenza l'amicizia tra Crilin e Gohan, troppo spesso trascurata. Spero sia di vostro gradimento ^^
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Crilin, Gohan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: LadyInDark

Titolo della storia: Friendship

Rating: Verde

Avvertimenti: One-shot

Sfera evocata: Crilin, sfera bordò.

 

                                                                                      Friendship

Il sole splendeva in alto in tutta la sua maestosità e il cielo, di un intenso azzurro, era privo di nuvole. Peccato dover guardare questo spettacolo dalla finestra, pensò Gohan volgendo lo sguardo per l’ennesima volta al libro che aveva davanti, dove un’equazione di secondo grado sembrava aspettare impazientemente di essere risolta. Una farfalla dalle ali variopinte si posò sul bordo della finestra, distogliendo nuovamente l’attenzione del ragazzo dal libro. Quel giorno Gohan proprio non aveva voglia di studiare, si distraeva per ogni piccola cosa. Sua madre, però, era stata chiara: doveva risolvere ben venti esercizi prima del suo ritorno, che sarebbe stato circa per l’ora di pranzo. Sbuffò rassegnato e impugnò la matita, deciso a finire di studiare il più presto possibile, per poi uscire e rilassarsi all’aria aperta. Ma una nuova distrazione lo interruppe dai suoi buoni propositi: questa volta aveva forma umana, e bussava alla porta. Gohan lasciò cadere la matita a terra, precipitandosi in soggiorno. Quando aprì la porta, si ritrovò davanti una figura familiare, e automaticamente, li rivolse uno dei suoi sorrisi più belli e spontanei.
“Ehilà Gohan!”, disse l’ospite, sorridendo a sua volta.
“Crilin! Che piacere vederti!”.
“Mi trovavo a volare da queste parti, e così ho pensato di farti visita”. Gohan sorrise ancora. Dalla sconfitta di Cell, avvenuta qualche settimana prima, non l’aveva più rivisto.
“Ottima idea! Dai entra…”.
“Che ne dici se invece andiamo a fare una passeggiata?”. Crilin indicò il bosco che si trovava alle sue spalle. “O forse stavi facendo altro…”, aggiunse dopo, vedendo il ragazzo indeciso.
“A dire il vero stavo studiando, ma non importa. È una giornata così bella, sarebbe un peccato sprecarla sui libri”. Sorrise grattandosi la nuca in un gesto tipicamente familiare. Dopo aver chiuso la porta dietro di se, si avviò verso un piccolo sentiero, che s’inoltrava nel cuore del bosco. Crilin lo seguì. Il vento accarezzava le foglie degli alberi, provocando un delicato fruscio, accompagnato dal cinguettio di un’infinità di uccellini, dando l’impressione che la vegetazione fosse viva. In lontananza, le acque di un ruscello scrosciavano tra i ciottoli, dove un cervo beveva tranquillamente. All’avvicinarsi dei due amici, fuggì spaventato fra gli alberi. Crilin si bloccò di colpo.
“Wow”, sussurrò, timoroso che il suono della sua voce potesse contaminare quello spettacolo della natura. “In tutti questi anni, non mi ero mai accorto di quanto questo posto fosse meraviglioso”, continuò, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio.
“Si apprezza il valore delle cose solo quando si sta per perderle, o peggio ancora, quando le si ha già perse”.
Crilin si voltò verso Gohan. I suoi occhi erano persi nel vuoto e un velo di tristezza aveva offuscato il nero così vivace e spensierato di sempre. Sapeva a cosa si stesse riferendo, ma preferì non dire nulla a proposito. Si limitò a poggiare una mano sulla spalla del ragazzo, che a quel contatto sembrò riemergere dall’abisso di dolore in cui era appena sprofondato. Crilin gli sorrise comprensivo, poi ricominciò a camminare.
“Se non fosse stato per te, a questo punto Cell avrebbe rovinato questo posto, insieme al resto del pianeta”. Cambiò discorso come se niente fosse e il ragazzo sembrò apprezzare.
“Non ho fatto niente di eccezionale”, sorrise imbarazzato.
“Come no!”, urlò Crilin. Enfatizzando la sua voce, vedendo l’amico meno triste. “A quest’ora saremmo stati tutti all’aldilà! E francamente, ci sono già stato un sacco di volte e preferirei tornarci il più tardi possibile”. Gohan scoppiò a ridere, seguito dallo stesso Crilin, che più per la battuta appena fatta, rideva per aver fatto tornare il sorriso sul volto dell’amico.
“Grazie”, disse Gohan, smettendo improvvisamente di ridere. Crilin lo fissò confuso, nella attesa di una spiegazione che non tardò ad arrivare.
“Mi sei sempre stato vicino nei momenti di difficoltà, e non ho mai avuto la possibilità di ringraziarti per bene. Quindi… grazie”. Crilin sorrise.
“Non c’è assolutamente bisogno di ringraziare, Gohan! Gli amici servono a questo”, e gli porse una mano. Il ragazzo guardò negli occhi l’amico che gli sorrideva, poi gli strinse la mano.
“Certo che ne abbiamo passate davvero tante insieme”, continuò Crilin, riprendendo a passeggiare.
“Già. Ti ricordi del viaggio che abbiamo fatto insieme su Namek?”.
“E come potrei dimenticarmi!”, urlò entusiasta. ”Un’altra delle tante avventure in cui sono morto!”, continuò, sarcastico.
“Ah, giusto”. Gohan rise nervosamente. “Ciò nonostante, sei un combattente fortissimo!”. Cercava disperatamente di rimediare a ciò che aveva appena detto. Crilin sorrise sotto i baffi, vedendo come il giovane amico si sforzava di risollevargli il morale.
“Mai quanto te!”.
“Ma io sono un sayan!”, affermò il ragazzo. Crilin non pote fare a meno di notare la punta d’orgoglio con il quale l’amico aveva pronunciato la frase. “È naturale che sia più forte! Ma tu, sei l’essere umano più potente!”. Il diretto interessato incrociò le braccia al petto, assumendo un’aria presuntuosa che non gli era mai appartenuta. Gohan sorrise, sollevato di essere uscito vittorioso dall’imbarazzante situazione che lui stesso aveva creato.
“Oh, guarda!”, disse improvvisamente Gohan. Crilin spostò lo sguardo nella direzione in cui il ragazzo si era precipitato. Osservava le radici di un albero che un tempo doveva essere stato grandissimo. Ci si accomodò sopra, sorridendo allegramente, facendo segno all’amico di avvicinarsi.
“Quand’ero piccolo venivo sempre a studiare su questo tronco”, disse dando dei colpetti sul legno ruvido.
“Davvero?”. Crilin si sedette a sua volta. Gohan annuì, senza smettere di sorridere gioiosamente. Crilin non pote fare a meno di paragonare l’allegria che in quel momento albergava nel ragazzo, alla rabbia che lo aveva invaso durante lo scontro con Cell. Lo conosceva fin da quando era piccolino, ma mai lo aveva visto così furioso; il corpo avvolto da una compatta aura dorata, con spruzzi di energia qua e la, il volto così severo da farlo sembrare più maturo di quanto già non fosse. La mascella serrata, le labbra piegate in un sorriso omicida, gli occhi profondi e minacciosi. Il tutto unito a formare un inarrestabile guerriero.
“Ehi Crilin, mi stai ascoltando?”.
“Eh?”. Sbatte le palpebre, fin quando i suoi occhi misero a fuoco la mano che il giovane amico gli sventolava in faccia nella speranza di farlo ritornare alla realtà.
“Ho detto che dovresti venire a farmi visita più spesso!”, borbottò.
“Hai ragione!”, cominciò Crilin, poi ridusse gli occhi a due fessure, falsamente imbronciato. “Ma potresti venire anche tu qualche volta”.
“Lo farei, se mia madre smettesse di torturarmi con lo studio!”, sospirò rassegnato.
“A proposito, non credi sia meglio rientrare? Non vorrei che tua madre si arrabbi con te”.
Gohan annuì e con un balzo, si rimise in piedi. Non riuscirono a fare nemmeno un passo, che un urlo disumano squarciò la pace nel bosco. Il canto degli uccellini s’interruppe, il vento smise di sfiorare le foglie e per un attimo, sembrò che anche il ruscello avesse smesso di scorrere. I due amici non impiegarono molto a capire a chi appartenesse quella voce. Gohan sbiancò all’istante. Sua madre. Era tornata. E lui non aveva risolto nemmeno un esercizio.
“Si è fatto tardi, e meglio che vada!”, si affretto a dire Crilin, sorridendo nervosamente.
“No aspetta, vieni anche tu, così mia madre non se la prenderà solo con me!”, supplicò il ragazzo, ma Crilin aveva già spiccato il volo.
“Eh eh, spiacente amico, se si fosse trattato di annientare un nemico, ti avrei aiutato volentieri!”. Lo salutò con un cenno, prima di sparire definitivamente.
 Bell’amico, pensò Gohan, poi, con la stessa andatura afflitta con la quale un condannato a morte si dirigeva al patibolo, s’incamminò verso casa.

  
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