Autore: LadyInDark
Titolo della storia: Friendship
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot
Sfera evocata: Crilin, sfera bordò.
Friendship
Il sole
splendeva in alto in tutta la sua maestosità e il cielo, di
un intenso azzurro, era privo di nuvole. Peccato dover guardare questo
spettacolo dalla finestra, pensò Gohan volgendo lo sguardo
per l’ennesima volta al libro che aveva davanti, dove
un’equazione di secondo grado sembrava aspettare
impazientemente di essere risolta. Una farfalla dalle ali variopinte si
posò sul bordo della finestra, distogliendo nuovamente
l’attenzione del ragazzo dal libro. Quel giorno Gohan proprio
non aveva voglia di studiare, si distraeva per ogni piccola cosa. Sua
madre, però, era stata chiara: doveva risolvere ben venti
esercizi prima del suo ritorno, che sarebbe stato circa per
l’ora di pranzo. Sbuffò rassegnato e
impugnò la matita, deciso a finire di studiare il
più presto possibile, per poi uscire e rilassarsi
all’aria aperta. Ma una nuova distrazione lo interruppe dai
suoi buoni propositi: questa volta aveva forma umana, e bussava alla
porta. Gohan lasciò cadere la matita a terra, precipitandosi
in soggiorno. Quando aprì la porta, si ritrovò
davanti una figura familiare, e automaticamente, li rivolse uno dei
suoi sorrisi più belli e spontanei.
“Ehilà Gohan!”, disse
l’ospite, sorridendo a sua volta.
“Crilin! Che piacere vederti!”.
“Mi trovavo a volare da queste parti, e così ho
pensato di farti visita”. Gohan sorrise ancora. Dalla
sconfitta di Cell, avvenuta qualche settimana prima, non
l’aveva più rivisto.
“Ottima idea! Dai entra…”.
“Che ne dici se invece andiamo a fare una
passeggiata?”. Crilin indicò il bosco che si
trovava alle sue spalle. “O forse stavi facendo
altro…”, aggiunse dopo, vedendo il ragazzo
indeciso.
“A dire il vero stavo studiando, ma non importa. È
una giornata così bella, sarebbe un peccato sprecarla sui
libri”. Sorrise grattandosi la nuca in un gesto tipicamente
familiare. Dopo aver chiuso la porta dietro di se, si avviò
verso un piccolo sentiero, che s’inoltrava nel cuore del
bosco. Crilin lo seguì. Il vento accarezzava le foglie degli
alberi, provocando un delicato fruscio, accompagnato dal cinguettio di
un’infinità di uccellini, dando
l’impressione che la vegetazione fosse viva. In lontananza,
le acque di un ruscello scrosciavano tra i ciottoli, dove un cervo
beveva tranquillamente. All’avvicinarsi dei due amici,
fuggì spaventato fra gli alberi. Crilin si bloccò
di colpo.
“Wow”, sussurrò, timoroso che il suono
della sua voce potesse contaminare quello spettacolo della natura.
“In tutti questi anni, non mi ero mai accorto di quanto
questo posto fosse meraviglioso”, continuò, senza
distogliere lo sguardo dal paesaggio.
“Si apprezza il valore delle cose solo quando si sta per
perderle, o peggio ancora, quando le si ha già
perse”.
Crilin si voltò verso Gohan. I suoi occhi erano persi nel
vuoto e un velo di tristezza aveva offuscato il nero così
vivace e spensierato di sempre. Sapeva a cosa si stesse riferendo, ma
preferì non dire nulla a proposito. Si limitò a
poggiare una mano sulla spalla del ragazzo, che a quel contatto
sembrò riemergere dall’abisso di dolore in cui era
appena sprofondato. Crilin gli sorrise comprensivo, poi
ricominciò a camminare.
“Se non fosse stato per te, a questo punto Cell avrebbe
rovinato questo posto, insieme al resto del pianeta”.
Cambiò discorso come se niente fosse e il ragazzo
sembrò apprezzare.
“Non ho fatto niente di eccezionale”, sorrise
imbarazzato.
“Come no!”, urlò Crilin. Enfatizzando la
sua voce, vedendo l’amico meno triste. “A
quest’ora saremmo stati tutti
all’aldilà! E francamente, ci sono già
stato un sacco di volte e preferirei tornarci il più tardi
possibile”. Gohan scoppiò a ridere, seguito dallo
stesso Crilin, che più per la battuta appena fatta, rideva
per aver fatto tornare il sorriso sul volto dell’amico.
“Grazie”, disse Gohan, smettendo improvvisamente di
ridere. Crilin lo fissò confuso, nella attesa di una
spiegazione che non tardò ad arrivare.
“Mi sei sempre stato vicino nei momenti di
difficoltà, e non ho mai avuto la possibilità di
ringraziarti per bene. Quindi… grazie”. Crilin
sorrise.
“Non c’è assolutamente bisogno di
ringraziare, Gohan! Gli amici servono a questo”, e gli porse
una mano. Il ragazzo guardò negli occhi l’amico
che gli sorrideva, poi gli strinse la mano.
“Certo che ne abbiamo passate davvero tante
insieme”, continuò Crilin, riprendendo a
passeggiare.
“Già. Ti ricordi del viaggio che abbiamo fatto
insieme su Namek?”.
“E come potrei dimenticarmi!”, urlò
entusiasta. ”Un’altra delle tante avventure in cui
sono morto!”, continuò, sarcastico.
“Ah, giusto”. Gohan rise nervosamente.
“Ciò nonostante, sei un combattente
fortissimo!”. Cercava disperatamente di rimediare a
ciò che aveva appena detto. Crilin sorrise sotto i baffi,
vedendo come il giovane amico si sforzava di risollevargli il morale.
“Mai quanto te!”.
“Ma io sono un sayan!”, affermò il
ragazzo. Crilin non pote fare a meno di notare la punta
d’orgoglio con il quale l’amico aveva pronunciato
la frase. “È naturale che sia più
forte! Ma tu, sei l’essere umano più
potente!”. Il diretto interessato incrociò le
braccia al petto, assumendo un’aria presuntuosa che non gli
era mai appartenuta. Gohan sorrise, sollevato di essere uscito
vittorioso dall’imbarazzante situazione che lui stesso aveva
creato.
“Oh, guarda!”, disse improvvisamente Gohan. Crilin
spostò lo sguardo nella direzione in cui il ragazzo si era
precipitato. Osservava le radici di un albero che un tempo doveva
essere stato grandissimo. Ci si accomodò sopra, sorridendo
allegramente, facendo segno all’amico di avvicinarsi.
“Quand’ero piccolo venivo sempre a studiare su
questo tronco”, disse dando dei colpetti sul legno ruvido.
“Davvero?”. Crilin si sedette a sua volta. Gohan
annuì, senza smettere di sorridere gioiosamente. Crilin non
pote fare a meno di paragonare l’allegria che in quel momento
albergava nel ragazzo, alla rabbia che lo aveva invaso durante lo
scontro con Cell. Lo conosceva fin da quando era piccolino, ma mai lo
aveva visto così furioso; il corpo avvolto da una compatta
aura dorata, con spruzzi di energia qua e la, il volto così
severo da farlo sembrare più maturo di quanto già
non fosse. La mascella serrata, le labbra piegate in un sorriso
omicida, gli occhi profondi e minacciosi. Il tutto unito a formare un
inarrestabile guerriero.
“Ehi Crilin, mi stai ascoltando?”.
“Eh?”. Sbatte le palpebre, fin quando i suoi occhi
misero a fuoco la mano che il giovane amico gli sventolava in faccia
nella speranza di farlo ritornare alla realtà.
“Ho detto che dovresti venire a farmi visita più
spesso!”, borbottò.
“Hai ragione!”, cominciò Crilin, poi
ridusse gli occhi a due fessure, falsamente imbronciato. “Ma
potresti venire anche tu qualche volta”.
“Lo farei, se mia madre smettesse di torturarmi con lo
studio!”, sospirò rassegnato.
“A proposito, non credi sia meglio rientrare? Non vorrei che
tua madre si arrabbi con te”.
Gohan annuì e con un balzo, si rimise in piedi. Non
riuscirono a fare nemmeno un passo, che un urlo disumano
squarciò la pace nel bosco. Il canto degli uccellini
s’interruppe, il vento smise di sfiorare le foglie e per un
attimo, sembrò che anche il ruscello avesse smesso di
scorrere. I due amici non impiegarono molto a capire a chi appartenesse
quella voce. Gohan sbiancò all’istante. Sua madre.
Era tornata. E lui non aveva risolto nemmeno un esercizio.
“Si è fatto tardi, e meglio che vada!”,
si affretto a dire Crilin, sorridendo nervosamente.
“No aspetta, vieni anche tu, così mia madre non se
la prenderà solo con me!”, supplicò il
ragazzo, ma Crilin aveva già spiccato il volo.
“Eh eh, spiacente amico, se si fosse trattato di annientare
un nemico, ti avrei aiutato volentieri!”. Lo
salutò con un cenno, prima di sparire definitivamente.
Bell’amico, pensò Gohan, poi, con la
stessa andatura afflitta con la quale un condannato a morte si dirigeva
al patibolo, s’incamminò verso casa.