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Autore: SoloDolo    01/01/2012    1 recensioni
E' una raccolta di storielle che mi vengono in mente piano piano, con l'intento di appassionare ai racconti brevi e di farvi, per l'appunto, riflettere tra le righe dei brani.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno, il cane del signor Nelson esplose.
Harry, un beagle di dieci anni che il signor Nelson aveva adottato dal canile comunale di una piccola cittadina scozzese, scoppiò nel salotto mentre abbaiava al padrone per segnalargli che aveva fame.
Il signor Nelson, che leggeva il giornale, sobbalzò sulla poltrona.
Il sangue di Harry schizzò su tutte le pareti, sul’intonaco ocra, sui mobili pregiati d’ebano, i suoi organi si riversarono per tutto il pavimento, sul tappeto indiano, sul parquet. Le sue zampe schizzarono agli angoli della stanza, la sua testa volteggiò per qualche secondo in aria per poi fracassarsi contro il lampadario e piombare fragorosamente a terra. L’espressione del suo muso era ancora quello dell’Harry affamato di pochi secondi prima, tanto da non fare impressione, ma simpatia.
Il signor Nelson decise di non muoversi dalla poltrona per un minuto, e così fece: le mani sui braccioli, aveva teso le orecchie in modo da sentire qualsiasi altro rumore proveniente dalla sala, ma non ne seguirono. Respirava pesantemente, cercando di frenare qualsiasi sussulto. Poi, lentamente, tremando -già aveva il Parkinson, ma non era questo il caso- si fece forza e si prostrò alla destra dello schienale per poter vedere quello che era successo.
A prima vista, tutto ciò che riuscì a distinguere furono le chiazze di sangue sulla parete, e allora non gli venne in mente del cane. Provò un forte senso di paura. Pensò che qualcuno fosse stato ucciso in casa sua. Deglutì, prese due secondi per prepararsi e per sentire se c’era qualcuno in sala, poi scattò, corse fino alla porta, la aprì e si recò correndo come un folle dai vicini, chiedendogli di chiamare la polizia.
La polizia venne a comunicargli cos’era successo mentre era ancora rintanato nella cucina dei vicini. Avevano già raccolto tutti i pezzi di Harry e li avevano chiusi in dei sacchetti.
Quando il signor Nelson venne a sapere l’accaduto, si rammaricò in cuor suo. Il primo pensiero era “meglio un cane che un uomo”, ma preferiva scacciarlo, gli dava fastidio pensarci. Così si rattristò della morte del cane come della perdita di un vecchio amico, e niente più. Non si chiuse nel suo dolore, né visse passivamente il lutto di Harry. Insomma, la reazione che desiderava.
Le prime ipotesi furono di tentato omicidio. L’ipotesi più banale era che qualcuno avesse in qualche modo fatto ingoiare una bomba al cane per far saltare in aria anche il padrone. Questa prospettiva fece riflettere il signor Nelson a lungo. Si interrogò, se avesse dei nemici, o se ne fosse creati durante il lavoro come giornalista. Pensò a quei politici sui quali aveva scritto con spirito critico e con severità, ma arrivò alla conclusione che nessuno dei suoi articoli aveva fatto abbastanza scalpore da farli indignare a tal punto da volerlo morto. Povero Harry, strumentalizzato da un assassino.
Dopo qualche mese il caso fu ripreso in analisi; alcuni investigatori dimostrarono l’inconsistenza dell’ipotesi basandosi su delle prove molto schiette: l’esplosione era stata talmente contenuta che non sarebbe riuscita ad uccidere anche il padrone. Assassini inesperti? Difficile che avessero usato questo mezzo. Si pensò quindi a Harry come la vittima designata. Anche pensandoci e ripensandoci, il signor Nelson non si riuscì a spiegare chi avrebbe potuto voler assassinare il suo cane. Dopotutto, era educato; un po’ chiassoso forse, ma educato. Non dava fastidio ai vicini, non aveva mai fatto i propri bisogni senza che il padrone non li avesse raccolti, e non andava in giro a minacciare gatti o a sedurre piccole cagnette. Povero Harry, vittima innocente di un assassino.
Il caso fu riaperto un’ultima volta quattro anni dopo: non era stata presa in considerazione la prova più banale, ossia che non c’era traccia dell’esplosione di un ordigno. Il cane non era esploso per colpa di una bomba.
Il signor Nelson era morto da un anno, quando fu analizzata quest’ultima situazione, così l’indagine andò affievolendosi fino a spegnersi. Gli investigatori archiviarono definitivamente il caso giudicandolo irrisolvibile. La cartella fu sepolta in una gigantesca libreria di ferro stipata in questura.
La verità, cari lettori, è che il cane non era stato fatto esplodere, ma era esploso da sé. Povero Harry, suicida animale! Ma perché l’aveva fatto? Probabilmente per divertirsi un po’ alle spalle della gente, per sghignazzare in segreto della stupidità umana. Ma non possiamo essere completamente sicuri del perché; dopotutto, era solo un cane. 
  
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