The
first day, again
Era una
mattinata come le altre in casa Hummel-Hudson.
Burt e
Carole erano sposati da una settimana e per Kurt e Finn
la convivenza non era poi così traumatica come pensavano.
Era
sufficiente che ognuno rispettasse le stranezze e le ossessioni dell’altro e
tutto sarebbe andato per il meglio: Kurt doveva solo far finta di niente quando
passava di fronte al televisore e notava con disgusto il fratellastro
ingurgitare hamburger e patatine cospargendo il pavimento di briciole che poi avrebbe
dovuto pulire lui stesso. D’altro canto, Finn non
avrebbe criticato lo strano modo di vestire di Kurt, definito “alla moda” dal diretto
interessato, e avrebbe ignorato le numerose confezioni di crema idratante che
affollavano il loro bagno e lo costringevano a dover aspettare che il
fratellastro finisse la sua sessione serale di pulizia del viso prima di poter
sperare di entrare.
A queste
condizioni, tutto sembrava andare a meraviglia.
Proprio
quella mattina Kurt non avrebbe neanche sprecato le sue forze per litigare con Finn visto che aveva qualcosa di molto più importante di
cui occuparsi, come continuare a fissare con insistenza la divisa della Dalton
appesa nel suo armadio e stirata con molta cura da Carole la sera precedente.
Dopo un
quarto d’ora buono che era in quella stessa posizione Finn
si affacciò alla porta della sua stanza e lo fissò confuso vedendo che
indossava ancora il pigiama e le pantofole e sembrava come ipnotizzato da una
forza oscura.
“ Kurt, ha
detto Burt che dovresti scendere per la colazione o farete tardi a scuola”
disse Finn per andare poi di corsa a lavarsi i denti,
altrimenti il professor Schuester lo avrebbe ripreso
per essere di nuovo arrivato tardi al corso di spagnolo.
Quella
mattina Kurt non sarebbe andato al McKinley con i suoi compagni di sempre, non
avrebbe percorso quei corridoi di cui conservava dei bellissimi ricordi ma
anche bruttissimi incubi che, purtroppo, erano stati reali.
Tutto
sarebbe cambiato da quella mattina in poi e Kurt non era pronto per affrontare
uno stravolgimento della sua routine quotidiana. D’altra parte quella era stata
la scelta migliore: Burt e Carole avevano deciso di utilizzare i soldi della
loro luna di miele per pagare l’ingente tassa della Dalton e rendere la vita di
Kurt più tranquilla, senza la costante paura di essere aggredito da ragazzi che
pensavano di avere il diritto di spingere altri studenti contro gli armadietti
solo perché si ritenevano superiori.
Non appena
Kurt riuscì a convincersi che quella era la soluzione giusta per lui si vestì
velocemente e corse giù per le scale fino in cucina, dove Carole stava servendo
uova e bacon a suo marito. Quando vide Kurt entrare nella stanza con
un’espressione incerta lo accolse con un enorme sorriso per tentare di
tranquillizzarlo.
“Mettiti
pure comodo, tesoro” gli disse riempiendo anche il suo piatto. Burt, intanto,
cominciò a mangiare le sue uova rivolgendogli un tenero sorriso: non era mai
stato bravissimo con le parole ed in quel momento non riuscì a trovare la frase
giusta da dire.
Kurt si
sedette e cominciò a giocherellare con la forchetta, fissando il piatto, senza
essere davvero interessato a ciò che stava facendo. Burt e Carole si
scambiarono uno sguardo preoccupato, ma fu Carole la prima ad intervenire.
“Kurt, caro,
dovresti mangiare qualcosa o non avrai le forze necessarie per affrontare tutte
le ore di lezione”.
Kurt alzò
lentamente lo sguardo e disse:”Non ho fame. Mi si è chiuso lo stomaco e non so
proprio per quale motivo”. Pronunciò
l’ultima frase con un tono leggermente ironico e con un amaro sorriso: in realtà,
conosceva benissimo la causa del suo nervosismo ma, per carattere, tendeva
spesso a fare dell’ironia senza riuscire a trattenersi.
“Vorrà dire
che ti incarto un panino, così se avrai fame potrai mangiarlo più tardi” disse
Carole, prima di incontrare lo sguardo del marito con evidente preoccupazione.
“Figliolo, è
ora di andare. Prendi tutte le tue cose e aspettami in macchina” disse Burt al
figlio, dandogli una leggera pacca sulla spalla per convincerlo ad alzarsi
dalla sedia.
Kurt prese
la sua borsa e si diresse verso l’uscita salutando Carole con un cenno del capo
ed un sommesso: “Ciao”.
Lungo
l’intero tragitto in macchina calò il silenzio totale e Kurt accese la radio
per distrarsi un po’ con la musica, prima di affrontare quella nuova avventura
che lo rassicurava e spaventava allo stesso momento.
Ad un tratto
la Dalton cominciò ad intravedersi da lontano e, non appena arrivarono di
fronte al maestoso edificio che non assomigliava neanche lontanamente al
McKinley, Burt accostò da un lato della strada e spense la radio, intenzionato
a dire qualcosa a suo figlio.
“Kurt, tu
sai perché io e Carole abbiamo preso questa decisione, vero?” disse Burt,
scegliendo con cura ogni parola. “Abbiamo pensato che questa fosse la cosa
giusta da fare, per il tuo bene e la tua serenità”.
“Lo so,
papà” rispose Kurt, alzando lo sguardo triste verso il padre, sforzandosi di
dimostrarsi un po’ più felice per lui. “Non posso nemmeno pensare come avrei
fatto a trascorrere altri giorni infernali come gli ultimi che ho passato al
McKinley. E non smetterò mai di ringraziarvi per tutti i sacrifici che state
facendo per me”.
“Spero
proprio che le cose in questa scuola vadano diversamente” continuò Kurt
gettando uno sguardo alla Dalton e agli studenti che chiacchieravano
allegramente di fronte all’entrata.
“Lo spero
tanto anch’io” disse Burt, con gli occhi leggermente lucidi posando una mano
sulla spalla del figlio che l’afferrò saldamente e rivolse al padre un sorriso
pieno di affetto.
“Ti voglio
bene, papà” disse improvvisamente Kurt, abbracciando Burt che si trovò
impreparato ma accolse con gioia quel gesto d’affetto del figlio nei suoi
confronti.
“Ti voglio
bene anch’io, figliolo. E non immagini quanto”. I due rimasero così per qualche
istante, quando Burt sciolse l’abbraccio e disse, asciugandosi velocemente gli
occhi:”Dovresti sbrigarti ad entrare. Non vorrai fare tardi il primo giorno?”.
Dopodiché
Kurt lasciò un dolce bacio sulla guancia del padre, di nuovo colto alla
sprovvista, prese la sua borsa ed uscì dalla macchina. Rimase per un po’ a
fissare la Dalton, quella che sarebbe diventata la sua nuova casa, dove si
sarebbe fatto dei nuovi amici. Alla fine prese un lungo respiro e si decise ad
entrare.
In realtà
non era la prima volta che Kurt si aggirava per i corridoi di quella scuola.
Poco tempo prima era stato inviato come spia dai suoi compagni delle “Nuove
Direzioni” per controllare i loro avversari alle Provinciali, gli “Usignoli”,
ed aveva assistito ad una loro performance che lo aveva lasciato senza parole.
Inoltre, sempre in quell’occasione, aveva conosciuto alcuni di loro ed era
rimasto colpito da un ragazzo in particolare, Blaine
Anderson, con cui aveva condiviso il racconto della sua brutta esperienza con i
bulli al McKinley. Per una volta si era sentito compreso da qualcuno pronto
soltanto ad ascoltarlo senza giudicarlo e, proprio per questo, aveva cominciato
ad uscire con lui scoprendo di avere molte passioni in comune.
Uno dei
motivi che lo rendevano felice per il trasferimento alla Dalton era proprio la
presenza di Blaine che lo aveva aiutato tantissimo
nell’ultimo periodo.
Nel momento
in cui Kurt si accingeva a raggiungere le scale sentì il proprio cellulare
vibrare nella borsa. Quando lo prese vide che aveva ricevuto un messaggio da Blaine.
“Pronto per il tuo primo giorno alla Dalton? Io sono già in
classe, ho lezione di storia. Mi raccomando, ti aspetto all’incontro degli
Usignoli alle due. Ci conto!”.
Kurt si
lasciò sfuggire un lieve sorriso, poi il suono della campanella che annunciava
l’inizio delle lezioni lo fece tornare alla realtà e, riposto il cellulare in
tasca, si affrettò verso la classe di francese, la sua prima lezione quella
mattina.
*
Kurt non era
abituato a frequentare delle lezioni così pesanti ed impegnative.
Di solito,
al McKinley, in classe gli studenti non facevano altro che passarsi
bigliettini, parlare – a voce alta – tra di loro e tirare gessetti ai
professori; le ragazze si mettevano lo smalto e si truccavano tranquillamente e
i ragazzi parlavano tra di loro vantandosi delle loro ultime conquiste.
Kurt, in
effetti, si era stupito di quanto i suoi nuovi compagni alla Dalton fossero
disciplinati ed attenti: le lezioni che aveva seguito non erano mai state
interrotte da atti vandalici o sonori sbadigli anzi, tutti sembravano prestare
moltissima attenzione alle parole dei professori. Forse perché, come aveva
sentito dire in giro, gli esami erano molto difficili quindi non era molto
conveniente perdere tempo in classe.
Dopo due ore
molto intense di francese e una di geografia Kurt aveva già il mal di testa e
non aveva neanche la forza di camminare. Per fortuna c’era una pausa prima
della lezione di storia dell’arte, che lui adorava ma che in quel momento stava
perdendo il suo fascino, visto che il ragazzo era piuttosto provato da quel
primo giorno.
Si ricordò
del panino che gli aveva preparato Carole e pensò che fosse il caso di mangiare
qualcosa prima di svenire di fronte a tutti, considerato che non aveva neanche
fatto colazione.
Allora andò
alla ricerca di un posto dove potersi sedere per riprendere le forze e si
affacciò alla porta aperta della prima stanza che si trovò di fronte. Era una
piccola sala con pochi tavolini e delle sedie intorno: alle pareti erano appesi
numerosi quadri e premi che appartenevano agli studenti più meritevoli della
Dalton, un’enorme finestra si affacciava sul vasto giardino della scuola e la
luce soffusa delle lampade poggiate sui tavoli rendeva l’ambiente piuttosto
intimo.
Kurt fu attratto
dall’atmosfera accogliente di quella piccola stanza e si avviò verso uno dei
tavolini liberi, proprio accanto ad un tavolo dove sedeva un ragazzo, intento a
ricopiare con attenzione gli appunti in bella copia, che appena lo vide
avvicinarsi lo guardò e mostrò un ghigno sul volto.
Kurt decise
di ignorarlo perché forse era stata solo una sua impressione, si sedette, prese
il suo amato panino e cominciò a mangiare come se fosse la prima volta dopo
interi mesi di digiuno. Mentre Kurt si gustava la sua merenda l’altro ragazzo
che era nella stanza si avvicinò, cercando il suo sguardo, per poi rivolgergli
inaspettatamente la parola.
Era piuttosto
alto, con i capelli castani sistemati accuratamente con il gel ed un sorrisetto
di sfida.
“Ciao” gli
disse, e Kurt, sorpreso, gli rispose con un incerto: “Ciao”.
“Mi hanno
detto che anche tu sei nuovo qui alla Dalton. Ho saputo della tua triste storia… mi dispiace, davvero” disse quel ragazzo e Kurt,
che non sapeva come potesse essere venuto a conoscenza delle sue vicende
personali, non seppe come interpretare quel sorriso che aveva stampato in
faccia che, in realtà, appariva esageratamente forzato per essere veramente
triste. Anche perché non si conoscevano per niente. Di solito, prima di
invadere la vita privata degli altri ci si presenta, almeno.
“Comunque mi
chiamo Sebastian” – appunto – “E tu devi essere Kurt”.
Kurt
continuava a chiedersi come potesse aver acquisito tutte quelle informazioni su
di lui se era arrivato da appena mezza giornata e non ebbe neanche il tempo di
ribattere che Sebastian aggiunse:”Ti ho visto prima a lezione di francese. Il
tuo intervento è stato molto bello anche se un tantino lungo. Non ho potuto
trattenere uno sbadiglio”.
A quel punto
Kurt non seppe proprio cosa dire di fronte a quelle affermazioni. Chi era mai
questo Sebastian che si permetteva di criticare le sue doti nella lingua francese?
Decise
quindi di fare finta di niente e continuare la conversazione ignorando gli
ultimi interventi del ragazzo.
“Sei nuovo
anche tu, immagino?” disse Kurt con tono falsamente interessato.
“Sì, sono
arrivato ieri, anche se i professori già mi considerano uno studente modello. Come
contraddirli?”.
Kurt, che
era sempre più sconvolto, non aveva più voglia di perdere tempo con quel
Sebastian.
“Scusami, ma
devo andare o arriverò in ritardo alla prossima lezione” disse Kurt, prima di
raccogliere tutte le sue cose e dirigersi verso il corridoio principale, ora
affollatissimo, quando le parole di Sebastian lo costrinsero a fermarsi di
colpo.
“Sai, Kurt.
Spero proprio che nessuno qui ti metta i bastoni tra le ruote”. Il tono che
aveva usato non era per niente confortante, anzi, Kurt ebbe un cattivo
presentimento.
“In bocca al
lupo” aggiunse infine Sebastian con un sussurro, avvicinandosi e superandolo
per poi confondersi tra la folla.
Kurt sentì
improvvisamente la rabbia invadere ogni centimetro del suo corpo.
Quel ragazzo
non solo era presuntuoso e arrogante, ma anche maleducato ed invadente. A Kurt
era bastato quell’incontro per capire che tipo fosse quel Sebastian.
D’altronde,
sarebbe stato sufficiente non avvicinarsi a lui a lezione ed evitarlo nelle
altre occasioni. C’erano un sacco di
ragazzi simpatici alla Dalton e Kurt avrebbe fatto in modo di non incrociare
più il suo sguardo. Per fortuna, poi, che aveva gli incontri con gli Usignoli
per stare tranquillo.
Almeno lì
non avrebbe dovuto preoccuparsi di quel maledetto Sebastian.
Con tutti
questi pensieri in testa si avviò anche lui verso il corridoio in direzione
dell’aula della lezione successiva, intenzionato a non sprecare energie fisiche
e mentali nei confronti di quel ragazzo che lo aveva tanto irritato.
Quando
arrivò nei pressi dell’aula che cercava vide un ragazzo - un bellissimo ragazzo
– moro, dal sorriso magnetico che chiacchierava animatamente con i suoi amici e
stava per entrare in un’altra classe. Kurt rimase per un po’ a fissarlo con un
sorriso sghembo quando capì che doveva muoversi se voleva riuscire a parlare
con lui. Così, tentando in tutti i modi di non apparire troppo emozionato per
quel fortuito incontro, si avvicinò velocemente al suo amico Blaine, arrivando alle sue spalle, quando notò che uno dei
ragazzi con cui stava parlando era Sebastian. Naturalmente non se ne era
accorto prima perché era troppo preso da Blaine per
poter capire precisamente chi fossero gli altri. Di colpo il suo sorriso svanì
e Kurt rimase pietrificato, quando Sebastian si accorse della sua presenza e lo
salutò con finto entusiasmo.
“Kurt!”
disse il ragazzo, con un ampio sorriso. “Chi si rivede!”.
Subito Blaine si voltò verso Kurt, che si stava trattenendo per
evitare di rispondergli male, e lo abbracciò, felice di rivedere il suo amico.
“Kurt, non
pensavo di vederti prima di oggi pomeriggio” disse Blaine,
sciogliendo l’abbraccio, per poi assumere un’espressione perplessa ed
aggiungere: “Un momento. Ma voi vi conoscete?”.
“Ci siamo
incontrati durante la pausa ed abbiamo subito fatto amicizia” disse Sebastian
sfoggiando uno dei suoi migliori finti sorrisi. “Kurt è davvero un ragazzo
eccezionale”.
Mentre Blaine annuiva confermando l’ultima affermazione di
Sebastian, Kurt lo fulminò con lo sguardo, pensando a quanto quel ragazzo fosse
falso ed ipocrita.
“Come sta andando il primo giorno?” domandò il
leader degli Usignoli, mostrando un sorriso che incantò letteralmente il povero
Kurt che, intanto, si stava impegnando per mantenere un atteggiamento adeguato
e non farsi prendere troppo dalla dolcezza dell’amico.
“Alla
grande! In effetti sono stato piuttosto impegnato questa mattina, tra lezioni
ed incontri più o meno piacevoli” rispose Kurt, spostando il proprio sguardo
verso Sebastian che ricambiò con il suo solito sorriso.
“Scusa,
Kurt, ma devo assolutamente entrare in classe per discutere con Jeff del nostro
progetto di scienze prima che arrivi il professore” disse Blaine,
dispiaciuto. “Ci vediamo più tardi. Non mancare!”. Le ultime parole furono
accompagnate da un occhiolino in direzione di Kurt che lo fece sciogliere.
“Sebastian?”
disse Kurt, fermando il ragazzo che stava seguendo Blaine
in classe. “Dovrei chiederti una cosa sulla lezione di francese di oggi.
Potresti aspettare un attimo?”.
Sebastian si
fermò di colpo, dicendo:”Certamente”.
Non appena Blaine sparì dietro la porta Kurt mutò espressione: tutta
la dolcezza di un attimo prima era svanita per lasciare posto ad una,
giustificata, rabbia. Quel ragazzo, in due minuti di conversazione, lo aveva
preso in giro ed era arrivato quasi a spaventarlo, senza un motivo preciso. O
almeno Kurt non ne era a conoscenza.
“Cosa vuoi?
Avrei una lezione che sta per cominciare, non posso perdere tempo!” disse
Sebastian, con tono scontroso, cambiando completamente atteggiamento.
“Dimmi solo
perché. Dammi un valido motivo che giustifichi il tuo comportamento nei miei
confronti e me ne farò una ragione” disse Kurt tutto d’un fiato, esprimendo a
parole tutto ciò che gli frullava in testa in quel momento.
“Con te mi
comporto esattamente come con tutti gli altri. Cosa ti fa pensare di essere
così speciale da spingermi a trattarti in modo differente?” disse Sebastian con
tono schietto.
“Beh, da
quanto ho potuto vedere non mi sembra che con Blaine
tu assuma quest’aria da ‘io sono tutto e
tu non sei niente’ “ disse Kurt incrociando le braccia e cominciando ad arrabbiarsi
sul serio.
“Non capisco
che cosa ho fatto per aver scatenato questa tua rabbia contro di me” aggiunse
Kurt sconcertato. “Ci siamo visti per la prima volta soltanto due ore fa”.
“Ti dico
solo una cosa, mio caro Kurt” disse Sebastian in un sussurro, avvicinandosi.
“La battaglia è aperta. Mi dispiace, però, comunicarti che sarai tu a perdere.
Non ho dubbi a riguardo”.
Note dell’autore
Preparatevi
a delle note leggermente lunghe, che sono d’obbligo per questo primo capitolo!
Chi mi segue
o ha semplicemente letto qualcosa di mio in questi mesi sa che ho sempre
scritto one shot. Infatti,
questo è il mio primo tentativo di long che si concentra su Kurt, Blaine e Sebastian.
Ho pensato a
come sarebbero andate le cose se Sebastian fosse entrato alla Dalton un giorno
prima di Kurt, condividendo con lui le avventure degli Usignoli, che adoro.
Volevo un po’ immaginarmi cosa sarebbe successo, vista la gelosia di Kurt e l’atteggiamento
di superiorità e da snob di Sebastian. Poi, però, ammetto di essermi un po’
distratta guardando le foto di Grant Gustin (per chi
non lo sapesse, è l’attore che interpreta Sebastian) che è troppo dolce e
tenero, quindi mi sono dovuta concentrare per immaginarmelo più cattivo!
Comunque ho
deciso di pubblicare ora il primo capitolo anche se, in verità, non ho ancora
finito di scrivere la storia. Il finale c’è, qualche capitolo anche. Però non
resistevo e ho pubblicato per vedere se l’idea potesse interessare o meno, per
avere lo stimolo a portarla avanti. Quindi, se vi va, fatemi sapere se è decente
o proprio da buttare!
Ho un
assoluto bisogno di consigli!
A proposito
di consigli, devo assolutamente ringraziare due persone in particolare che mi
stanno aiutando tantissimo e sono Medea00 e SeleneLightwood
che, la prima tramite il web e l’altra in carne ed ossa, mi supportano (e
sopportano) in questi giorni!
Non so
quando pubblicherò il secondo capitolo, già pronto ma da rivedere, in quanto mi
serve ancora qualche giorno per rivedere tutta la trama e definirla. Poi ci
sono gli impegni quotidiani che mi impediscono di scrivere durante il giorno,
quindi potrò combinare qualcosa solo in tarda serata.
Ringrazio
chi ha letto il capitolo e tutte le note!
Alla
prossima,
Ilaryf90