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Autore: MaikoxMilo    02/01/2012    10 recensioni
Svegliarsi da un coma non è facile, né per chi si trova in quella particolare situazione in prima persona, né per chi vi è fuori... No, non esiste "essere fuori" per chi sta rischiando di perdere una persona cara, perché il senso di perdita è così opprimente da toglierti il tuo stesso respiro, da spingerti a fare di tutto per salvarla...
E poi il risveglio, doppio, se possiamo dire... Perché non puoi mai sapere cosa ti riserverà il futuro, perché non puoi mai sapere cosa accade se le vite del passato e del presente si incontrano...
Seguito de "La guerra per il dominio del mondo" della quale è necessaria la lettura. Personaggi Lost Canvas e serie originale.
(Fanfic in fase di riscrittura)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Aquarius Degel, Nuovo Personaggio, Scorpion Kardia, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 12

 

QUELLO CHE IL PASSATO DICE DI NOI

 

Sento qualcosa di tiepido e rassicurante invadermi le membra stanche e logore. E' così strano... prima il caldo soffocante, poi il dolce gelo che tutto abbraccia con il suo manto bianco, ora questo... Apro lentamente gli occhi, sorridendo leggermente nel distinguere la figura del ragazzo accanto a me. Mi sta tenendo la mano destra con una dolcezza assai apprensiva. Quel suo volto niveo, la sua espressione... sembra stare abbastanza bene anche se, come al solito, anche questa notte è stata dura per lui. Sono consapevole dello sforzo che compie ogni volta per svegliarsi ed essere ancora sé stesso, lo fiacca fin nello spirito. Ma sei qui, Camus... mi sei così caro!

Nobile Seraphina! - mi chiama, sollevato, dopo essersi accorto del mio risveglio. la sua stretta sulla mia mano aumenta di intensità, e i suoi occhi brillano di una nuova speranza - Per fortuna state bene ora, non... non ero sicuro che funzionasse e... mi avete terrorizzato con il vostro malessere!"

Mi alzo lentamente a sedere, accorgendomi di stare molto meglio del solito. Mi guardo allibita le mani, tastandomi poi la fronte fresca. Più nessun malessere, neanche il più piccolo. Non ho tosse, non fatico più a respirare, il mio corpo non è più logorato né vessato dalla malattia che lentamente mi sta portando alla morte. Come...?

Un atroce dubbio invade la mia mente.

Camus! Cosa hai fatto?!” esclamo, preoccupata, spalancando le iridi.

Il giovane uomo esita qualche attimo prima di rispondere. Lo vedo abbassare lo sguardo quasi spaurito, come se non sapesse la strada giusta da intraprendere. la giornata di ieri... è stata meravigliosa, non credo di essere mai stata così felice in vita mia, c'eravamo solo noi due; noi due e il respiro degli alberi, la pioggia... era una sorta di regalo di addio, questo avevo percepito, ma oggi mi sveglio e sono nel pieno delle forze, come non succedeva da mesi. Non c'è che un'unica spiegazione.

Io... non vi lascerò morire, Madamigella Seraphina! Non permetterò che quello che mi avete raccontato possa accadere!” ammette infatti lui, fremendo visibilmente.

Ed io non posso permettere che tu cambi i fatti futuri! Ne va anche della tua vita, Camus, lo capisci? SOPRATTUTTO della tua vita!” ribatto, testarda.

Siamo nel 1741 ora, nessuno ha ancora deciso alcunché, quindi noi, in quanto essere umani dotati di libero arbitrio, possiamo scegliere!” afferma Camus, risoluto. I suoi occhi brillano di una strana luce; una luce che non ho mai visto in Dègel. Lo fisso quasi spaventata, non capendo pienamente l'entità di quello che ho davanti e che, con ogni probabilità, si cova dentro il futuro Acquario.

Sospiro impercettibilmente, prendendogli delicatamente le mani tra le mie. E' così difficile parlare con lui, è molto più irraggiungibile di Dégel, come un animaletto ferito, non dovrei meravigliarmi visto quello che ha dovuto passare...

Quello che dici è vero, ma difetta di un particolare: voi non dovreste essere qui e non dovreste essere in grado di interagire con questo tempo. Tu... hai usato il tuo cosmo per farmi stare meglio, vero? Sei gentile, proprio come Dègel, infatti sono sicura che anche lui, se sapesse della mia situazione, farebbe di tutto per salvarmi... ma non ne è consapevole e continuerà ad ignorarlo fino a quando non arriverà QUEL giorno... Camus, anche tu, lasciami andare... permetti al destino di compiersi...”

Camus abbassa lo sguardo, incapace di proferire anche solo una sillaba in seguito alle mie parole, tuttavia capisco dalla sua espressione che non è intenzionato a desistere dai suoi propositi.

Sei un uomo molto intelligente e sicuramente capisci quello che voglio dire: non impuntarti più su questo, lascia che le cose vadano come devono andare e vivi anche per me, puoi farlo?” insisto, ferma nei miei propositi, posandogli due dita sotto il mento e voltandolo gentilmente nella mia direzione.

Oh, Camus... ieri abbiamo avuto finalmente il coraggio di toccarci, non più solo sfiorarci, come successo per troppo tempo in vita. La mia pelle rabbrividisce al solo pensiero della tue mani su di me, del tuo farmi appoggiare sulla tua spalla, mentre mi stringevi a te e mi baciavi teneramente la fronte, come a volermi proteggere da tutto e tutti, persino dalla malattia, che è dentro di me, mentre le mie dita, prima con riluttanza, poi con sempre maggior forza, quasi ingordigia, avevano trovato finalmente il coraggio di scendere sul tuo addome, tracciandone con delicatezza le dolci colline, i solchi, gli avvallamenti per poi addormentarci l'uno tra le braccia dell'altro. La morbidezza della tua pelle, il tuo respiro un poco accelerato, i tuoi meravigliosi occhi che mi guardavano con tenerezza, sebbene fossi tanto, troppo, stanco... se solo ci penso mi sento permeare da un calore invincibile e sovrumano. E' stato tutto meravigliosamente intenso, come la brevissima primavera, proprio per questo non si ripeterà più. E' stato il nostro ennesimo addio...

V-voi come diavolo fate ad essere così tranquilla con quello che avete visto del vostro futuro?! Come fate ad... arrendervi, semplicemente?! Non ci pensate a D-Dègel, o alle altre persone a cui tenete?! No, io non riesco a fare come voi, una soluzione ci deve essere e io la troverò, a qualunque prezzo!” ribatte lui, deciso.

No, Camus, non c’è, questo non è volersi arrendere ma prendere atto che un intervento simile risulterebbe fatale! Perché tu sai che, se Dègel ed io sopravvivessimo, la tua stessa esistenza verrà cancellata dall'intero corso temporale!” esclamo ancora, seria. Mi sto cominciando ad irritare, cosa alquanto rara per me, ma mi sembra di avere a che fare con un ostacolo troppo arduo e troppo difficile da attraversare. Lui non si vuole arrendere, non è nella sua natura farlo, ma rischia la vita, ed io non posso accettarlo. Non posso accettare... di perderlo un'altra volta!

Attimi di silenzio, solo le ventate alla finestra si odono in questa situazione quasi irreale. Per un unico istante, vivo nella speranza di averlo convinto.

Quello che dite... è solo una delle ipotesi possibili. Io ho la speranza che si possa creare un cosiddetto 'futuro alternativo', inoltre...” mormora Camus, sempre con quella strana luce negli occhi. Purtroppo non ce la faccio più a tacere...

NON ESISTE UN FUTURO ALTERNATIVO IN QUESTA DIMENSIONE, LO VUOI CAPIRE?!? - urlo, disperata, le lacrime e il peso delle parole taciute che si fanno sempre più strada in me, non posso continuare così, mi mancano le forze... decido di giocare l'ultima carta - E poi, non mi hai forse detto che hai una sorellina più piccola alla quale tieni tantissimo?! Pensa almeno a lei, te ne prego...” concludo, con la voce mozzata. Camus tace, sbalordito e un po' preoccupato dal tono che ho usato. Non era mia intenzione essere così rude, e non è assolutamente nella mia natura, ma sono così disperata... conoscere i fatti futuri ed essere impotente è semplicemente devastante!

Lei... lei sta bene ora, sapete, è con... no, non ha importanza, ma è felice, questo conta. Ho potuto percepire le sue emozioni, qualche giorno fa, si sta rimettendo, anche se le ferite le fanno ancora male. Meglio quindi per lei mantenere le distanze da me, dalla mia presenza. Non voglio più... rischiare di perderla, non voglio più che stia male per colpa mia!” riprende tristemente Camus, stringendo con forza la coperta del letto. Decido di continuare su questo discorso, consapevole dei forti sentimenti emotivi che lo stanno attanagliando in questo momento. Sua sorella... forse è l'unica cosa che può farlo desistere dai suoi folli progetti, unico baluardo, unico sentimento in grado di soppiantare quello provato per me e che si è risvegliato con la sua venuta qui. Non deve! Non posso permettere che sacrifichi la sua sorellina per me... devo fermarlo!

Quello che dici non ha senso, Camus! Può anche darsi che lei si trovi in mille pericoli ANCHE in seguito alla tua presenza, ma è comunque tua sorella! Sicuramente farebbe di tutto per stare al tuo fianco e inoltre sentirà certamente la tua mancanza! Io so... come ci si sente!" lo rimprovero, cercando di soppesare bene le parole.

Avete pienamente ragione, Madamigella, anche a me... anche a me manca da morire, da togliermi il fiato, però... Però anche voi avete bisogno di me, non vi lascerò affrontare da sola questo terribile momento! Ieri siete stata molto male, ma il mio intervento è riuscito a migliorare tempestivamente le vostre condizioni. Se io rimanessi qui, forse... ne gioverebbe pure la vostra salute precaria!” biascica ancora Camus, in un singulto, soverchiato da emozioni che non può più controllare. Gli sorrido grata, mentre alcune lacrime capricciose si fanno strada sul mio volto. So a cosa ho rinunciato, so per quale ragione combatto, affogare oggi per risplendere un domani, non ho altra scelta che questo, ma... è così doloroso!

Camus, io... ringrazio gli dei nivei per avermi dato l'occasione di poterti incontrare ancora una volta, prima di morire, grazie per la bellissima giornata di ieri, e... sono felice, voglio che tu lo sappia! Il destino ha voluto così, ma non mi arrenderò davanti a tutto questo. Io... sono impossibilitata a muovermi in questo momento presente, ma ti prometto che... che sarò al tuo fianco, SEMPRE!” mormoro, con la voce rotta dal pianto, posando la mia fronte con la sua, in un gesto che lo meraviglia e lo sconvolge al tempo stesso. Sono consapevole che non può comprendere pienamente questo mio messaggio, non ancora, anche se probabilmente ci sta arrivando per via induttiva ed è vicino al risolvimento, ma davvero avevo bisogno di dirglielo con tutto il cuore. La strada che ho scelto di intraprendere nella possibilità di arrivare a QUEL mondo in cui tutti sorridiamo, è irta di difficoltà, ma la proseguirò con tutte forze in mio possesso.

Avverto le braccia di Camus cingermi le spalle con foga, in un gesto che racchiude un desiderio ricolmo e inespresso, il mio volto si posa automaticamente contro la sua spalla, mentre le mie iridi sembrano quasi abbracciare il cielo. E' calda e accogliente la sua stretta, proprio come quella di Dègel. Tutto ciò che vorrei è qui, sono spaventata, ma ho più di una ragione per non arrendermi.

Io non posso fare niente, avete scelto di lottare da sola ed io non posso raggiungervi là dove volete andare. Ho una paura folle adesso; paura di perdervi di nuovo, come è già successo... - mi sussurra dolcemente Camus, in tono tremante, poco prima di prendere un respiro profondo e continuare, stringendomi con ancora più forza a sé - I-io, ieri, desidero lo sappiate, mi sentivo protetto e al sicuro al vostro fianco, persino durante le vertigini del sonno, attorniate dagli incubi... eravate lì, vicino a me, mi accarezzavate l'addome e i fianchi, cingendomi la vita, come a non volermi lasciare andare, mentre mi sussurravate parole di conforto all'orecchio e le vostre dita tracciavano il mio profilo. E poi... poi ancora I vostri baci, che scacciavano le tenebre dentro di me. Non... non mi sono mai sentito così, bramerei e bramerei ancora il vostro tocco sulla mia pelle, riuscite a farmi sentire vivo persino in mezzo alla sofferenza più atroce. Ho bisogno di voi, ho sempre avuto bisogno di voi, perché..."

Ingoia a vuoto nel tentativo di sbloccare il magone crescente. Anche lui in vistosa difficoltà con le parole. Capisco quello che vorrebbe dirmi, lo percepisco dai suoi occhi languidi, eppure esita. Come esito anche io. Mi asciugo velocemente le lacrime, devo smettere di piangere, non voglio più farmi vedere così, e non lo vorrebbe neanche Dègel, il piccolo fiocco di neve che ha reso la mia vita degna di essere vissuta. Sospiro, prendendogli il volto tra le mani e avvicinando il mio al suo. Avverto il suo corpo palpitare.

"Non occorre dirlo, Camus... l'ho capito, ho capito il tuo messaggio e... anche per me è così. Ti ho... sempre amato, e continuerò a farlo fino alla fine del tempo!" affermo, guardandolo un'ultima volta negli occhi, prima di azzerare la distanza tra me e lui. Dischiudo le labbra e lui fa altrettanto, permettendo alla mia lingua di partire all'esplorazione della sua bocca. Il ritmo lo do io, ma lui lo segue pedissequamente, traendomi ancora più contro di sé, la mano destra che si stringe tra i miei capelli, la sinistra che mi accarezza ritmicamente la schiena. Mi rendo conto appena di avere solo una sottilissima camicia da notte a dividere le sue dita dalla mia pelle, questo mi rende ancora più frenetica. Fremo vistosamente, mentre cedo al desiderio. Con la mano tremante, gli scopro lentamente la schiena, tracciando con decisione la sua colonna vertebrale fino alle scapole, lì mi viene da stringergli la pelle, desiderando ardentemente continuare, andare oltre, ancora... Basterebbe sfilargli la maglietta che tiene indosso, adagiarlo su questo letto e bandire nuovamente la ragione, i doveri, ma qualcosa mi blocca di nuovo: la consapevolezza che il suo fisico, vessato dalle ferite e dalla spossatezza, non possa reggere un ulteriore, simile, pressione. Mi stacco a malincuore da lui, domandomi, come è successo ieri, sebbene lui desidererebbe proseguire. Sono ancora trafelata, respiro a scatti, mentre una famigliare sensazione di bagnato mi scivola tra le gambe, ma... Ho fatto bene! Lo guardo intensamente, sì, ho fatto bene a reprimere il grande balzo, perché Camus sembra davvero stremato, respira più irregolarmente di me, le guance arrossate e... sudate.

"Perdonatemi, I-io..." sussurra, rauco. Diniego con la testa, cercando di sorridergli.

Ti passo una mano tra i capelli per rassicurarti, ti sollevo i ciuffi sulla fronte, prima di soffiarti delicatamente sopra. Nello Sciamanesimo è un augurio di lunga vita. Sei così fragile... eppure proprio adesso sfavilli come non mai, covando dentro di te l'ideale di proteggere tutte le persone a te care. Le tue labbra fremono, alla ricerca delle parole perdute, mentre, del tutto stremato, ti accasci al mio fianco, serrando dolorosamente gli occhi nel tentare di trattenere gli spasmi incontrollabili del tuo torace. Percepisco che ti senti in colpa per non riuscire ad essere 'forte', come un tempo, qualunque sforzo al di là della tua portata ti fiacca irrimediabilmente. Vorresti chiedermi scusa, vedo le tue intenzioni passare nelle tue iridi, ora di nuovo aperte, prima che sulle tua labbra, ma io, posando i due indici sulla tua bocca, nego con la testa un'altra volta. Non occorrono più parole. Poso così la mia fronte contro la tua, adagiandomi al tuo fianco e accarezzandoti la guance così tiepide e delicate, sorridendo malinconicamente, mentre le lacrime permeano le mie palpebre. Cerchi di sorridermi ancora una volta, stremato, ringraziandomi tacitamente per non avercela con te per questa tua debolezza. Non posso avercela con te in alcun modo, amore mio, ma con l'essere che ti fa stare così male. Infine chiudi gli occhi cedendo alla stanchezza, il tuo respiro non tarda a farsi più profondo, vittima di una spossatezza colossale: hai usato quasi tutte le tue forze per prenderti cura di me, lo so, sei sempre il solito!

"Non ti lascerò mai più da solo, Camus... te lo prometto!" ti sussurro all'orecchio, mentre, con la mano destra, scostandoti ancora di più la maglietta per scoprirti interamente il ventre, disegno un percorso immaginario sulla tua pelle morbida come piume di cigno. Tu ti rannicchi istintivamente contro di me, mostrandomi letteralmente la pancia come in un tacito desiderio di coccole e rassicurazioni. Ti sorrido sempre più intenerita, continuando a farti percepire la mia presenza tramite il tocco. Mi acquieto a mia volta socchiudendo, e poi chiudendo, le palpebre, stanca. Mi accorgo appena di star cadendo a mia volta in un sonno sempre più profondo, la mia mano è ancora sotto la tua maglietta, il mio palmo posto sopra il tuo diaframma, mi fa percepire il tuo respiro sempre più ritmato. Sorrido, mentre vengo cullata fino alle nebbie dell'incoscienza.

 

*********

“Marta, destati! Cosa ti sta succedendo?! EHI!”

Sento la voce di Dègel, solitamente gentile, farsi sempre più preoccupata, nello stesso momento qualcosa si strofina delicatamente sulla mia guancia, come alla ricerca di una reazione che non si manifesta.

Mi muovo leggermente, accorgendomi di essere sollevata da due forti braccia che mi sorreggono da dietro la schiena.

Apro a fatica gli occhi, non riconoscendo subito la figura che mi sta abbracciando, ancora del tutto presa dal sogno dove non ero io. E' come se fossi sconnessa dal mio cervello, ma fortunatamente la coscienza è piuttosto veloce a tornare a galla.

“Per fortuna sembri stare meglio, che sollievo! Producevi mormorii sconnessi e verseggiavi, mi hai fatto angustiare! esclama una voce dall'accento francese che riconosco come Dégel. Sobbalzo, quasi cozzando la mia fronte contro la sua.

Senza aver razionalizzato completamente la faccenda, scatto immediatamente in piedi in direzione della finestra, il volto sudato e accaldato come non mai. Quasi ci sbatto dentro, mentre, con gesto piuttosto imbranato. la spalanco. Aria, aria, aria! Ho bisogno di respirare, accidenti!

"M-Marta, stai...?"

“STO BENONE, UNA FAVOLA! Non c’è bisogno che ti preoccupi per me!” strepito, non guardandolo negli occhi. Sì, una favola, mi ripeto mentalmente, mi sono solo sognata di... di... mio fratello... oddio, non riesco neanche a pensarlo! C'è qualcosa che non va in me, qualcosa enormemente sbagliato!

“Va bene... solo... cerca di non sforzarti troppo per oggi, hai avuto la febbre alta stanotte. Perdonami se ti ho disturbata, torno alle mie faccende” mormora, sinceramente preoccupato, alzandosi e dirigendosi verso la porta.

 

Avevo... avevo la febbre alta allo stesso modo in cui l'aveva Seraphina nel mio sogno?! Come... come è possibile?!

 

Mi mordo il labbro, sentendomi in colpa per il trattamento che gli ho riservato quando si era solo preoccupato per me. Sì, è vero, lui e Seraphina si amano, e Camus, essendo a sua volta reincarnazione di Dégel, non può che amarla a sua volta, m-ma io cosa ci incastro in questo circolo? Perché ho provato le stesse sensazioni della giovane figlia del Governatore di Bluegrad, ormai è lampante che siamo collegate in qualche modo, ma... esattamente come è possibile, questo?!

La testa mi sibila sinistramente, ricordandomi di non essere ancora pronta ad arguire la realtà e portandomi così a chiudere la questione nell'immediato.

“Aspettaaaa!!!” gli urlo improvvisamente per bloccarlo, correndogli appresso e abbracciandolo istintivamente da dietro. Seraphina... me... Camus... Dégel... non ha importanza tutto questo ora, non voglio fare gli stessi errori fatti in passato, non voglio perdere la mia nuova occasione di passare del tempo con l'antico Acquario. Stavolta non seguirò i doveri, ma le mie emozioni!

Dègel, ancora girato di spalle, quasi si sbilancia e rischia di cadere, fortunatamente è lesto ad appoggiarsi al muro davanti a lui. La mia stretta aumenta d'intensità. Mi avrà presa per pazza, poco ma sicuro, e non può ricambiare il sentimento, questo l'ho capito. A me basta camminare al suo fianco, non chiedo altro.

“M-Marta, cosa?” mi chiede, stranito dal mio comportamento.

“Mi dispiace... non volevo trattarti così, è che ero tremendamente sconvolta dal sogno!” dico, dispiaciuta, chiudendo gli occhi e tremando un poco.

Dègel, mi fa cenno di permettergli di voltarsi verso di me, dopo averlo fatto, mi tiene contro il suo petto, un lieve sorriso a permeagli il viso delicato. Sembra a suo agio in queste effusioni, malgrado il dialogo avuto ieri con Cardia. Non riesco a non pensare che lui sia comunque, in qualche modo, interessato a me, checché si rifiuti di ammetterlo. Mi crogiolo in questa pallida speranza.

“Non è successo nulla, davvero! Devi aver fatto un terribile incubo per esserti così agitata!” mi rassicura, accarezzandomi i capelli con dolcezza.

Così cullata tra le sue braccia, non ribatto niente, ripensando invece al sogno, più probabilmente un'altra visione, stavolta nei panni di Seraphina. Tralasciando questo particolare, assolutamente non trascurabile, ma che se mi ci lambicco, mi fa impazzire, c'è un'altra cosa, nel loro dialogo, che mi ha fatto preoccupare enormemente: Camus ha detto di sapere che mi trovo in un luogo sicuro, come può esserne certo?! Mi ha forse... vista... in un sogno?! No, non può essere! Io posso vedere i suoi ricordi, a volte, perché gli ho donato il mio sangue; questo potere unico è possibile tra due semidei notevolmente affiatati tra loro, tuttavia richiede particolari requisiti che Camus non dovrebbe possedere, a meno che... NO, TUTTO MA NON QUELLO!

“Marta, ti sento profondamente scossa, vuoi parlare?” mi domanda ad un certo punto Dègel, scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte e interrompendo così il mio ragionamento.

“Del sogno? No, scusa... non me la sento proprio!” farfuglio, abbassando lo sguardo e arrossendo.

La visione è stata abbastanza... particolareggiata... non credo riuscirò più a vedere Camus sotto la stessa luce, da ora in poi, senza contare che non posso certo riferirla a lui, che dovrei dire? Cose tipo: 'ehi, Deg, ma lo sai che la tua reincarnazione ci sta dando dentro con la persona che ami, in barba alle tue pippe sulla fedeltà?!'

Sospiro, augurandomi di scacciare il prima possibile quelle immagini dalla mia testa. Certo che quella Seraphina non se ne fa proprio di problemi, eh, qui c' è Degel che si strugge per lei e quella... Mi censuro, cercando di seppellire l'ondata di biasimo che ho appena provato. Tuttavia sorrido anche tra me e me: la luce che emanava mio fratello era sfavillante, non credo di averlo mai visto così, e mi fa tanta tenerezza, insieme al senso di protezione.

Fratellino... sembravi così felice, anche se stremato. Ora capisco perché non sei ancora giunto qui, sei... innamorato, ed io... io... se questa è la tua decisione, non posso far altro che assecondarla!

“Allora, puoi parlarmi di te? O anche d-di Camus, è così che si chiama la mia prossima vita, giusto? Ovviamente nei limiti di quello che mi è dato conoscere!” riprova lui poco dopo, curioso.

“E’ davvero una lunga storia...” sussurro, interdetta, un poco rattristata al pensiero che rischio di non vedere più mio fratello. Voglio che lui sia felice, eppure... mi manca da impazzire, non sono in vena di chiacchiere, al momento.

Ma è destino, si vede, che Dègel riesca a raggiungermi con naturalezza dovunque io mi nasconda, perché infatti mi solleva delicatamente il viso per scrutarmi a fondo con quei due meravigliosi occhi che si ritrova, trasmettendomi così una naturale sensazione di benessere.

“Beh, sono un lettore accanito, più il libro è lungo più mi incuriosisce, vale anche per le storie personali!” ribatte lui, sorridendomi genuinamente per poi sedersi sul bordo letto e farmi spazio.

Ancora lievemente a disagio, ma con umore migliore, compio il suo stesso gesto, poi prendo un profondo respiro e mi appresto ad iniziare il racconto.

Così gli parlo di come Michela, Francesca ed io siamo venute a contatto con il mondo del Cavalieri; del nostro incontro con Sonia, allieva di Milo dello Scorpione; dei nostri allenamenti con Camus; della battaglia contro Crono... In verità ometto un sacco di particolari, in primo luogo di essere una semidea, in secundis del sacrificio di mio fratello per salvarmi dal nemico, persino nel parlare di lui esito, non sapendo ben identificare il limite del conoscibile.

“Quindi le ferite impresse sul tuo corpo sono state causate da... CRONO?!?” mi chiede Dègel, improvvisamente apprensivo.

Annuisco in segno di assenso, prima di avvertire un brivido solcarmi la schiena. Di nuovo il mio cervello ripensa alla visione che ho avuto su Camus e Seraphina, mentre una vocina si fa sempre più strada nella mia testa, diventando consapevolezza: io non dovrei essere qui, costituisco un abominio contro la natura medesima, il mio posto dovrebbe essere sotto qualche metro di terra, perché so, in fondo so, di averla persa questa vita, eppure sono qui, respiro...

“Marta, che succede? Stai tremando... - mi domanda ancora Dègel, notando i miei occhi lucidi e movimenti involontari del mio petto - Perdonami, non è stata una buona idea rinvangare quella battaglia, quando sei giunta qui avevi ferite terribili, e ora capisco perché..."

"N-no, non è per quello che sto così, è per... per quello che temo abbia fatto mio fratello per salvarmi..."

"Tuo fratello?"

“I-io credo che Camus abbia fatto qualcosa per salvarmi dopo la battaglia contro Crono, altrimenti non sarei qui, viva! Ho paura, Dègel, paura per lui, per quello che può aver fatto, e per le ripercussioni che certamente subirà. - quasi boccheggio, il cerchio alla testa si fa più forte - I-io forse non dovrei essere qui... lui, non lo so con sicurezza, ma qualcosa deve aver fatto, qualcosa di brutto, altrimenti sarei morta... anzi, sono sicuramente morta. Ho percepito distintamente il mio cuore smettere di battere, s-sono sicura di aver smesso di respirare, e... e poi il b-buio...” balbetto, coprendomi gli occhi con le mani. E' da quando mi sono svegliata accanto a mio fratello, preda di una sofferenza tangibile, che ho questo sospetto, è da quando ho riaperto gli occhi che ho avvertito il sangue riprendere a defluire, il respiro tornare a riempirmi i polmoni. E' stato davvero terribile... non... non...

Ancora una volta sento due braccia forti cingermi le spalle in una stretta aperta e sincera. Questo, da solo, è in grado di riportarmi alla realtà, il malessere che mi aveva pervaso, si dilegua come era venuto, tutto grazie al calore che percepisco provenire da lui. Sa davvero come raggiungermi sempre e comunque, quasi fosse... la mia metà!

“Non pensarlo neanche per scherzo, Marta, che non dovresti essere qui! La vita è meravigliosa e a te è stata data la possibilità di viverla di nuovo, non può essere peccato questo! Camus, lui, deve averti molto a cuore, è normale che abbia rischiato il tutto e per tutto per salvarti. Sei parte della sua anima e lo sarai sempre, non dimenticarlo mai!” mi dice con voce dolce e rassicurante.

"Sono... parte della sua anima?" chiedo conferma, gli occhi lucidi.

"Sempre, malgrado la distanza e il tempo, non può cambiare, questo! Coraggio!"

Sorrido lievemente, chiedendomi come faccia sempre Dègel, con semplici parole, a riuscire a tranquillizzarmi e a farmi sentire meglio. E' davvero un uomo eccezionale, meriterebbe di vivere in eterno. Sono parte dell'anima di mio fratello, ha detto, lo sono, è vero, questo mi riscalda il cuore; e lui fa parte della mia, questo non potrà togliermelo nessuno!

“Lui... come è?” riprende poco dopo Dègel, rompendo il silenzio. Mi stacco un poco da lui per guardarlo negli occhi caldi e avvolgenti. Mi fa davvero bene parlare con lui.

“Beh, è molto diverso da te, su questo non ci piove. Cioè, di aspetto siete praticamente identici, a parte il colore e la lunghezza dei capelli, tanto che potreste sembrare quasi fratelli gemelli, ma il suo carattere si differenzia notevolmente dal tuo” spiego, ripensando ai due diversi temperamenti.

“In che cosa si discosta così' tanto da me?” continua a domandarmi, sempre più curioso.

“Lui tende a nascondere di più le sue emozioni, agli altri appare freddo e scostante, quasi superbo. E' davvero difficile capire cosa gli frulli per la testa, a volte, perché tende a non parlare mai dei suoi problemi. In verità, se lo si conosce bene, si capisce che cela un grande cuore. La sua sensibilità è talmente elevata da rassomigliare ad uno sparuto fiocco di neve, e tu sai quanto è fragile la neve, se presa singolarmente. Penso che sia per questo che tende a celarsi al mondo. Io... gli voglio un bene dell'anima, è la persona più importante della mia vita!”

Sbatto tre volte le palpebre, ripensando a quell'ultima frase. E' vero, non lo conosco che da poco più di un mese, eppure mi è entrato dentro con naturalezza e spontaneità, come acqua che scorre. Davvero mi sento legata a lui come a nessun altro, è un sentimento traboccante, che faccio fatica a catalogare nel giusto modo. So solo che è immenso il bene che gli voglio, e che farei di tutto per lui. Non avrei mai pensato di provare un sentimento così... oltre... un po' ne sono spaventata.

“Un fiocco di neve... quanto è bella questa metafora, Marta! - commenta Dègel, sorridendo, mentre gli occhi, lo vedo, si inumidiscono per un solo istante – Tuttavia non sembra così diverso da me, mi riconosco molto in questa descrizione! Vorrei tanto conoscerlo, sembra una personalità interessante!”

Annuisco in maniera non molto convinta, sono sicura che c’è una differenza abissale tra i due Acquari, ma non riesco a capire quale sia in questo momento.

“Marta, mi hai detto che tuo fratello è anche il tuo maestro, quindi ti ha insegnato a combattere. Io non credo di essere alla sua altezza, ma se vuoi imparare qualcosa non hai che da chiedere!” afferma Dègel, lievemente imbarazzato. Probabilmente desidera essere degno ai miei occhi, ma gli sfugge che lo è ampiamente già, sotto ogni punto di vista!

“Mi piacerebbe aiutare gli altri quanto stanno male, per esempio quando hanno la febbre o un osso rotto. Per farlo devo, però, migliorare la mia padronanza del ghiaccio!” asserisco, decisa, stringendo la mano a pugno. Guardo fuori dalla finestra, è già mattino, meglio non perdere ulteriore tempo e buttarci sugli allenamenti. Devo diventare più forte!

“Ti capisco perfettamente, e ciò mi dimostra, una volta in più, la tua sensibilità, Marta! - si alza in piedi anche Dégel, intuendo i miei pensieri - Dovresti quindi imparare ad usare il ‘Gran Koliso’, perché io mi baso su quello per saldare le fratture. Ricordati: servono temperatura e pressione giustamente dosate per essere d'aiuto senza mettere in pericolo la vita che vogliamo salvare. Il ghiaccio, purtroppo, se non correttamente controllato, è tremendo, perché può arrivare a fermare gli atomi e... oltre..."

Abbasso lo sguardo, leggermente demotivata. Di esercitare il controllo e il distacco me lo diceva pure Camus per i medesimi motivi, ma non è per niente facile, nella pratica. Io immetto tutta me stessa nei colpi, tutta la mia anima, i miei ideali, i sentimenti... e forse, questo, per loro, è uno sbaglio che un Cavaliere dei Ghiacci non dovrebbe fare!

Sento la mano di Dègel scompigliarmi dolcemente i capelli, torno così ad arrossire a quella nuova manifestazione di affetto.

“Tu ce la farai, ne sono sicuro! Sei sorella di un Cavaliere d'Oro, nonché... un prodigio!” mi rincuora, sorridermi con dolcezza.

"Ancora questa storia del prodigio?! Sonia esagera, non..."

"No, Sonia è esperta e lo ha capito. Hai una dote naturale, Marta, per le tecniche che convergono sul ghiaccio, in breve tempo tu vedi una tecnica e riesci a farla tua, sei davvero... un portento, credimi!"

 

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8 Agosto 1741, sera.

 

“Gran... Koliso!” esclamo con una punta di rabbia nella voce. Ho come obiettivo un'altra roccia proprio di fronte a me, tuttavia non sembra scalfita dal patetico anello di ghiaccio che ha prodotto il mio dito. Sembra che la pressione non la senta neanche, forse nemmeno c'è.

Mi siedo sconsolata per terra, guardando la mia amica Sonia che sta producendo un forte vortice d’aria dall'altra parte dell’arena. Dègel osserva i suoi allenamenti con aria soddisfatta e le braccia conserte, ormai totalmente a suo agio nel suo ruolo di maestro.

“Uff, beata lei che riesce a controllare il suo potere con così tanta maestria. Io invece, o rendo il mio colpo troppo potente o, al contrario, troppo debole!” sbuffo, giocherellando con un sassolino per smaltire la rabbia per non riuscire a dosare il gelo. Ora mi sto allenando con una roccia inanimata, ma cosa potrebbe succedere se, per esempio, Michela o Francesca avessero un osso rotto ed io non riuscissi a controllare il potere?! Rabbrividisco alla sola idea.

Tamburello le dita al suolo, sempre più frustrata. Sia Sonia che Dègel hanno piena fiducia nelle mie capacità, vorrei che me ne cedessero un po', perché io non lo riesco a trovare tutto questo entusiasmo. Mi chiamano 'prodigio', io sono scettica a riguardo. Mio fratello lo è, non di certo io... Cercando di reprimere di nuovo la sensazione di mancanza che provo nel pensare a lui, mi alzo in piedi di scatto, del tutto intenzionata a non arrendermi.

“Ooooohh!!! Al diavolo! Ci voglio riprovare!” sbotto, accorgendomi di aver appena detto un’espressione tipicamente cardiana, o meglio, di Cardia Magno. Ridacchio divertita, pensando che 'chi va con lo zoppo impara a zoppicare', prima di prepararmi per un nuovo assalto.

Fisso con sguardo truce la roccia di fronte a me, cercando di scacciare i futili pensieri, poi mi concentro e sparo, letteralmente, il colpo che frantuma in mille pezzi l’obiettivo appena lo raggiunge.

“Santi numi! Ho usato troppo potere!” impreco, facendo un salto indietro.

Solo ora capisco appieno quello che Camus mi ha sempre detto, nonché le parole medesime di Dègel. Per un Cavaliere delle energie fredde è indispensabile mantenere l’autocontrollo in modo da soppesare il proprio potere. E ci credo! l'aria congelante è una tecnica terribile, se chi la padroneggia prova sentimenti forti, rischia di perdere il controllo e far del male anche alle persone care che gli stanno intorno.

Sarò mai in grado di padroneggiare un potere così tremendo?

“Pssss... ehi!”

Un mormorio dietro ad una colonna mi fa attirare l’attenzione, portandomi a raddrizzare la schiena.

Avvicinandomi cautamente verso la fonte sonora, scorgo una figura sin troppo familiare, coperta da una sorta di mantello con il cappuccio, neanche facesse parte degli 007.

“Cardia... che fai qui?” gli chiedo, ridacchiando divertita nello scorgerlo.

“Sssshh! Non ridere, matta! Dègel ha un udito sin troppo fine...” mi rimprovera lui, agitando la braccia. e guardando terrorizzato in direzione del Cavaliere dell'Acquario, il quale però sembra del tutto preso dalla spiegazione che sta dando a Sonia a proposito del potere dell'aere.

“Non hai di meglio da fare che vedere i miei allenamenti?” gli domando, sempre più divertita dal suo modo di fare. Vederlo è come prendere una boccata d'aria dopo essere stati tanto sott'acqua, non avrei mai immaginato di legarmi così a qualcuno in un così breve lasso di tempo.

“Mi piace... guardarti” sussurra lui, mentre le sue guance diventano rosse e gli indici picchiettano uno contro l'altro, ritmicamente.

Abbasso lo sguardo, imbarazzata, ricordandomi della sera precedente. Sono legata a lui, ma non in quel particolare senso. Non vorrei dargli false speranze con i miei modi di fare, eppure non mi va neanche di chiudere così i nostri rapporti. Decido di cambiare argomento.

"Pensavo... che dopo aver appurato che fossi la sorella della reincarnazione di Dégel, tu mi potessi vedere sotto tutt'altra luce..." gli confido, un poco imbarazzata. Lui produce un verso strano, come di pernacchia, prima di sollevare un sopracciglio.

"Pensi che sia un problema per me?"

"B-beh, non sono cose che capitano tutti i giorni..."

"Uhmpf, in tutta franchezza, sin dal primo giorno ho notato una certa somiglianza con Dègel, ricordi? Poi... beh, non sei sua sorella diretta, ma è come se lo fossi e... suppongo che il tipo problematico, tuo fratello, sia piuttosto simile a lui!"

"Tipo problematico?" ripeto, sbigottita.

"Massì, nel sonno parli spesso di lui, ti deve far tribolare un casino, oltre ad essere senza speranza!" continua, come se niente fosse.

"Oh..." riesco solo a mormorare, sentendomi sfasata dall'intuito del mio amico, anche se ci dovrei essere abituata. Non dico altro, ma è di nuovo Cardia a prendere parola con una certa urgenza.

“Ehi, non è posto adatto questo, per parlare! - mi dice, rompendo il silenzio e dandomi una gomitata ben poco gentile tra le costole – Volevo portarti in un altro posto...”

“Cardia, ti ringrazio per l'offerta, ma mi sto allenando, devo diventare assolutamente più forte!” esclamo, un poco contrariata.

“Eddai, cosa ti costa?! Non ci metteremo molto, dai, dai!” continua imperterrito lui, ostinato come al solito.

"Ma Dègel..."

"Quello, quando spiega, perde il controllo del tempo e tira fino a notte, vedrai che facciamo in tempo ad andare e tornare!" mi rassicura, sporgendosi un po' e indicandomelo. Effettivamente è tutto intento a discorrere con una meravigliata Sonia che pende dalle sue labbra, non sembra accorgersi di nient'altro.

"Poveraccia... lo starà ascoltando per pietà..."

"Non mi sembra, Cardia, anzi, è più che interessata!" ribatto, un poco infastidita.

"Ad ogni modo, vieni?" mi chiede ancora, come se niente fosse. Si è proprio fissato, eh...

“Cardia... uff, allora va bene!” sospiro alla fine, non riuscendo a dirgli di no quando mi fissa con quell'espressione da cucciolo bisognoso di attenzioni.

“GRANDE!!!” prorompe lui, saltandomi letteralmente addosso, portarmi dietro la colonna e abbracciarmi; peccato solo che il movimento sia stato talmente repentino da non permettermi di riparare la mia faccia dallo scontro a tu per tu con la sua armatura dorata.

“Ahia!” dico solo, massaggiandomi il naso e la fronte.

“Merda! – esclama lui, accorgendosi di avermi fatto male - Aha, scusa, ero talmente felice della tua risposta che ho agito senza pensarci”

“Non ti preoccupare, non è niente di grave!” lo rassicuro, sorridendo e abbassando il braccio in modo da scoprire il volto.

“Ahahahaha!!! Sembri un pagliaccio con il naso e la fronte di quel colore rosso” ridacchia, ancora più divertito.

Arrossisco mio malgrado, guardando istintivamente dietro alle mie spalle per vedere se Dègel e Sonia si sono accorti del baccano creato da Cardia. Niente da fare, l'antico Acquario è proprio in un altro mondo quando spiega, la sua passione si percepisce fin da qua.

“Allora? Andiamo?” mi domanda lo Scorpione, afferrandomi la mano destra.

Al mio cenno di assenso mi ritrovo, praticamente, trascinata da lui che si è messo a correre. Non è la velocità della luce, no, ma comunque stiamo procedendo assai repentinamente, quasi non riesco a distinguere l’ambiente circostante.

“Occhio ai rami!” mi avverte Cardia nel vento.

Non ho il tempo di ribattere nulla che, per evitare uno dei suddetti, sono costretta ad abbassare la testa.

Mi guardo confusa intorno, distinguendo solo uno sfondo verde e il rumore di passi in corsa che schiacciano le foglie. Molto probabilmente siamo nel bosco vicino al Santuario, quello in cui abbiamo recuperato Sonia; quello stesso bosco in cui Francesca e Michela hanno scoperto il loro potere, o forse dovrei dire 'scopriranno', trattandosi di un avvenimento futuro. Mi stupisce il fatto di non stancarmi minimamente, nonostante le ferite, ma forse il cosmo di Cardia, brillante d'oro, mi protegge, per questo che, al momento, non so nemmeno cosa sia la stanchezza.

Nel giro di pochi minuti gli alberi e i cespugli lasciano il posto al cielo che si sta cominciando a far rosato: dovremo essere vicini al tramonto, che sia proprio questo ciò che mi vuole far vedere?

“Dobbiamo sbrigarci! Stavolta il sole non me la farà sotto gli occhi!” mi incita Cardia, confermando così la mia teoria, poi, con un rapido movimento, mi prende in braccio senza nemmeno avvisare. Mi ritrovo così sbilanciata, sono costretta a reggermi a lui, al suo collo e a socchiudere gli occhi.

Nel giro di un secondo o poco meno, mi sento finalmente posare per terra con delicatezza.

Mi affaccio istintivamente alla sporgenza a pochi metri da me e quello che vedo mi fa spalancare la bocca per lo stupore.

Cardia mi ha portato su una altura da dove si vede il blu sgargiante dell’Egeo in violenta antitesi con il cielo che va tingendosi di rosso. Una piacevole brezza giocherella con i miei capelli, rendendo tutto ancora più magico e unico. Non so bene dove mi trovi, né quanto ci siamo distanziati dal Tempio, ma è come se non mi importasse.

Sono semplicemente meravigliose le diverse tonalità che assume il mare a seconda della profondità, il bosco sotto di noi, colpito dai raggi perpendicoli del sole, ha preso a colorarsi di bagliori di un dorato scarlatto; come se non bastasse, i cirrostrati, ormai arancioni per effetto del tramonto, creano un'atmosfera da sogno.

Sono... totalmente senza parole!

“Ho notato che ti piacciono i paesaggi naturali, quindi ho pensato di portarti qui” mi spiega Cardia avvicinandosi a me per contemplare lo spettacolo davanti ai nostri occhi.

“E’... è bellissimo, non vedevo un tramonto così magnifico da un sacco di tempo, i cirrostrati sono proprio al posto giusto!” riesco solo a biascicare, quasi commossa. Per tutta risposta Cardia ridacchia, producendo un sonoro sbuffo.

“Certo che anche tu parli in maniera strana come quella piaga di Dègel, eh! - commenta, prima di avvicinarsi ulteriormente e indicarmi il sole che tocca l'orizzonte del mare - Ero sicuro che avresti apprezzato, ho aspettato proprio che si palesassero le condizioni propizie!”

Rimango incantata ad osservare piano piano la stella del Sistema Solare manguire sul mare, colorando il cielo di riflessi gialli, arancioni e rossi. Continuo a fissarlo mentre scende sempre di più... ormai è quasi scomparso, quindi significa che sta per arrivare quel preciso fenomeno, è solo questione di attimi.

“Ah! Ah! Dalla tua espressione deduco che ti pia...”

Cardia non ha però il tempo di finire la frase che subito gli salto addosso, contenta come non mai e desiderosa di vedere con lui quello che succederà da qui a poco.

“Grazie! Grazie, Car! Ora però guarda, guarda che bello...” continuo a ripetere frenetica, stritolandolo in un poderoso abbraccio.

Cardia arrossisce ulteriormente, facendo a gara con il rossore del cielo sull'orizzonte, tuttavia docilmente segue le mie indicazioni e dirige i suoi occhi nella mia stessa direzione. Ed eccolo lì, il quasi leggendario fenomeno del raggio verde. Non dura che pochi istanti, ma è ben nitido verso l'orizzonte e risplende dei colori dello smeraldo.

“I-incredibile, quello è il famoso raggio verde che si può vedere sul mare al tramonto?!” esclama, meravigliato, colpito da quello strano fenomeno. Annuisco senza proferire parola, gli occhi ancora avvolti dalla luce rossa del tramonto che mi porta, per l'ennesima volta, lontano da qui. Così concentrata sull'orizzonte, quasi non mi accorgo che Cardia mi ha stretto la mano con forza.

"Sei straordinaria... volevo io farti vedere una cosa meravigliosa, ma tu mi hai mostrato il leggendario raggio verde..."

“C-Cardia...?” mi risveglio dal torpore, rendendomi conto di essere vicina al volto del mio amico, troppo vicina...

“Sai, non so cosa mi succede, e non sono bravo con le parole, eppure ti posso dire che mi sento... frenetico... quando sono con te. Perché succede questo?!" si chiede, un poco rattristato. Io mi blocco seduta stante, ingoiando a vuoto, nell'avvertire la sua mano premere sulla mia schiena. Rabbrividisco. Non c'è che il peplo a dividere me da lui, questo mi fa sentire inaspettatamente fragile.

"Ehm, C-Cardia?"

"Perché?! perché la tua sola figura è capace di eccitarmi come se fossi un vero e proprio nemico da abbattere? Perché?! Che razza di poteri hai... Marta?" dice, traendomi ancora di più a sé. Io istintivamente mi puntello con le braccia, non so so neanche io perché, non ho occasione di capirlo, né il tempo per comprendere.

La temperatura infatti cala bruscamente di parecchie decine di gradi, tanto da farmi tremare violentemente, malgrado il mio potere si basi proprio sul gelo. Immediatamente sia Cardia che io ci allontaniamo bruscamente l'un l'altro. Toccando di riflesso il suolo con la mano, avverto nitidamente della brina sul terreno, di certo non un fenomeno normale in questo periodo dell'anno!

Lo sguardo terrorizzato di Cardia è una risposta più che sufficiente...

Lentamente mi volto verso la direzione da cui siamo venuti, scorgendo la figura di un indignato Dègel fissarlo con intensità crescente. Rabbrividisco ulteriormente, ma non più per il freddo, bensì per la sua espressione così truce. Non l'ho mai visto così, fa davvero paura! Accanto a lui c'è una più che sorpresa Sonia che guarda a sua volta Cardia, come si fissa un malintenzionato. Che abbiano udito le ultime parole dello Scorpione, per questo sono così protettivi?!

“Ma guarda chi si vede, il ghiacc...”

“Non sono in vena di scherzi, Cardia!!! Cosa stavi facendo a Marta?! Ti... ti sembra il caso di... di toccarla in quella maniera?!” esclama Dègel ad altissima voce, tanto che un gruppo di rondini montane vola via tra acuti garriti.

"Dimmi... - si rivolge a me, una strana scintilla negli occhi - Ti ho spaventata con i miei modi?"

Ingoio a vuoto, sempre più terrorizzata da quello che sta succedendo: "N-no, sono più... più scombussolata adesso che..." ma non riesco a finire la frase.

“Vedi? La fanciulla non è rimasta traumatizzata dai miei modi, non so cosa tu abbia visto, ma vatti a fare un bagno fresco, non si sa mai che smetti di dire cazzate!" ribatte Cardia, stizzito.

“Lei si stava allenando all'arena e tu hai pensato bene di distoglierla dai suoi obiettivi per... per condurla qui e approfittare della sua ingenuità?! Sei un villano, Cardia!” persevera Dègel, sempre più furibondo.

Davvero, ma che cavolo ha visto?! Oppure sono io a non aver compreso correttamente la gestualità dello Scorpione? Sono sempre più confusa.

A questo punto, anche Cardia sembra esplodere davanti all'ultima illazione dell'amico, si imporpora, e la luce nei suoi occhi muta ancora una volta, in una molto più furente: "Pensi che io possa essere così bieco con lei?! Ho difficoltà a controllarmi, è vero, ma non le farei MAI del male! -strepita, fuori di sé - Era triste, è da un po' di giorni che è molto triste, probabilmente sente la mancanza di suo fratello, volevo semplicemente farle vedere una cosa bella, che sapevo le sarebbe piaciuta, nella speranza di scorgere sulle sue guance un autentico sorriso, non di quelli di circostanza che si sforza di regalare a tutti!" palesa le sue reali intenzioni, con enfasi.

Lo fisso incredula, lo stesso fa Sonia, ma per me è diverso: davvero Cardia è riuscito a capire tutto questo dal mio sguardo? Per questo, prima, si è riferito a mio fratello? Per questo mi ha portato qui?! Oh, Cardia... non lo avevo affatto compreso... ero convinta di essere stata impenetrabile!

Dègel abbassa lo sguardo contrito, la luce del giorno sta ormai scemando ma si vede con distinzione il rossore delle sue gote. Sembra sinceramente pentito di aver attaccato l'amico, la discussione potrebbe anche terminare qui, VORREI che terminasse qui, ma il mio amico ormai è partito lancia in resta.

“E menomale che non te ne fregava niente, vero? Sei peggio di una moglie gelosa!” continua Cardia, pestando un piede per terra con impeto. Ha difficoltà a controllarsi, aveva detto... è dannatamente vero!

“C-cosa stai insinuando?!” esclama Dègel, afferrando malamente Cardia per un braccio. Un azione esorbitante non da lui, che da l'idea del suo profondo dissidio interiore. Vorrebbe che tacesse, solo quello.

La situazione sta degenerando, ed è tutta colpa mia, se solo non avessi seguito Cardia...

“B-basta, vi prego... Siete amici, non potete fare così!!!” li imploro, cercando di spostare il baricentro su me stessa, ma nessuno mi ascolta, ad eccezione di Sonia che mi guarda mestamente, borbottando un "Maschi..."

“Che fai?! Vuoi picchiarmi adesso?! Non è da te, Signor Dègel, non sei mai stato un tipo violento, ma l'amore, si sa, ti fa cambiare...” lo stuzzica il Cavaliere di Scorpio, con un ghigno.

“TACI! Tu non sai niente, Cardia, quindi fatti una bella barcata di affari tuoi, intesi?!” ringhia Dègel, mollando violentemente la presa e dandogli le spalle. Cardia tuttavia si oppone a quel gesto, prendendolo a sua volta da sotto il braccio e imprimendo la sua espressione in quella dell'amico.

"Stai sottintendendo di farmi da parte quando tu stesso hai detto che non ti interessa?! Fino a tal punto sei egoista?!"

"Esatto, stai lontano da lei, non ti appartiene, e non è destinata a te!"

"Non è...?!? Oh, pensi che sia destinata a te, allora?!?"

"..."

"Rispondi, pezzo d'idiota, o io..."

"HO DETTO BASTA!!!"

Il mio urlo viscerale ferma il proposito di Cardia di dare un pugno a Dégel, portando così l'attenzione dei due su me, i quali, nello scorgere la mia espressione, si bloccano seduta stante. Avverto con distinzione lacrime uscire fatalmente dai miei occhi. Non vorrei piangere qui, non con loro che mi vedono, ma non riesco a controllarmi. Q-questo non dovrebbe proprio succedere: Cardia e Dègel sono migliori amici, proprio come Milo e Camus, eppure ora stanno litigando a causa mia!

"Non ha alcun senso che vi prendiate come aquile per me, non dovrei neanche essere qui, non ci saremmo mai dovuti incontrare. Smettetela, vi prego!!!" enfatizzo, stringendo i pugni e serrando le palpebre.

"Marta..." mi chiamano all'unisono, non sapendo più come approcciarsi. La palla passa quindi a Sonia.

“Bravi!!! Perché non era già abbastanza sconvolta in questi giorni, ci mancavate voi due con le vostre beghe sentimentali!” mi difende la mia amica, preoccupata per la mia reazione, posizionandosi davanti a me. Né Dégel né Cardia trovano modo per ribattere, limitandosi a fissarmi tristemente nell'incertezza sul da farsi.

Rimango ferma immobile, incapace di parlare, tuttavia poco dopo non riesco più a sopportare il peso di quegli sguardi su di me e, desiderando solo rifugiarmi da qualche parte, al sicuro, mi volto e scappo via in direzione delle dodici case, senza più voltarmi.

  
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