Autore: Nihila di Elanor
Titolo: Questo piccolo dolore
Opening/Ending: A little pain
Anime da cui è tratta la frase scelta: Nana
Genere: Malinconico, Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Missing Moment
Note (facoltativo): Non ho mostrato molta fantasia per quanto riguarda il titolo e penso di essermi sbilanciata con le parole, 506 esattamente (il massimo per una flash fic è 500, spero sia accettabile!), non contando la parte dell’ending^^

Personaggi e opera appartengono solo e unicamente al gran sensei Akira Toriyama.

Ennesimo parto della mia mente colpita da un’improvvisa ispirazione deprimente, e non riesco a spiegarmi il perché. Sono super felice del nuovo anno, del Natale trascorso, anche se ci sono stati avvenimenti di vita privata che forse hanno influito sullo stato d’animo un po’ tumultuoso; colgo finalmente l’occasione per fare gli auguri a tutti non tramite recensione ma proprio con un altro mio scritto. Ci tengo a precisare che non ho risposto a tutti coloro che sono stati così gentili da aver lasciato un parere positivo, ma conto di farlo quando aggiornerò finalmente le longfic.

EOAE (sembra un grido di battaglia XD =End of an Era) è in fase di sviluppo, sono a buon punto e credo che prima del fine settimana riuscirò ad aggiornare!

Intanto spero che questa storia vi piaccia^^

Inserisco qui un particolare ringraziamento a Yori e Girl in Blue per avermi assegnato il primo premio al Contest Christmas Comedy! Non mi aspettavo affatto un simile risultato! Grazie davvero.

Buona lettura^^

A little pain

Un pianto rotto da sonori singhiozzi la destò dall’oscuro limbo in cui era piombata; un riposo privo di sogni sereni, paragonabile soltanto alle dense nubi dell’orizzonte che parevano averle attanagliato il cuore in una gelida morsa. Gridò il suo nome balzando tra le coltri, il fluire del sangue ancora udibile ai suoi timpani in quel pacifico silenzio. Portandosi una mano al volto, simulando un muto rimprovero, impose a sé stessa di non tracciare nella mente quei lineamenti così familiari, così disperatamente desiderati ed infine odiati. L’ennesimo richiamo la riportò a spalancare le pupille sulla propria camera da letto avvolta nel buio della notte, seppur mancassero soli cinquanta o quaranta minuti per una nuova alba. Spostò velocemente le coperte, accogliendo con le palme dei piedi il freddo pavimento su cui ritmicamente muoveva passi sicuri nella camera attigua e lo scenario quasi identico al giorno in cui lui aveva abbandonato la Capsule Corporation, non destava più lo stesso malumore che per interi giorni, settimane, forse mesi, le aveva causato. Adesso quella camera aveva qualcosa di nuovo, perfino l’aria sembrava essere satura di un odore predominante, diverso da ciò che durante le ore notturne si era ritrovata a respirare e sfiorare con le proprie, esili dita sul corpo di quel saiyan. Osservò il bambino dimenarsi nella culla, prendendolo subito tra le proprie braccia e, cominciando a mormorare parole cariche di conforto, sorrise.

Un’espressione da tempo perduta, riaffiorata nel momento in cui Trunks aprì gli occhi sul mondo.

Kidzuite

I’m here waiting for you
Ima to wa chigau mirai ga attemo I'm here waiting for you

Sakebitsuzukete
ano koro no watashi me o samasu you ni

Travel in silence
Te wo nobaseba fureru noni kimi wa tooi
Sore wa omoide no naka no koto

koe ga kikoeru me o tojireba chiisana itami sae itoshikute

Accorgitene,
sono qui che ti aspetto
Anche se ci fosse un futuro diverso da adesso sono qui che ti aspetto

Continuerò a gridarlo.

Come se la me di quel tempo si fosse svegliata
Viaggio in silenzio, se allungassi le mani potrei toccarti
ma sei lontano, questo è solo un ricordo
Sento una voce se chiudo gli occhi
Anche questo piccolo dolore mi è caro.

“Aspetto un figlio, Vegeta.”

Era stata una sciocca; irrimediabilmente stupida a dirgli ciò che lui aveva fin da subito deciso di ignorare.

Cosa credeva?

Guardando le ampie spalle ostinatamente voltate nella sua direzione percepì gli spasmi di una ferita che le scavava il petto con forza. Aveva stretto le nocche, trattenendo le lacrime.

Quale sarebbe stato il futuro di un figlio nato da un sentimento impossibile da ricambiare?

“E cosa dovrei farci? Il mondo è pieno di bastardi mezzosangue.”

Credé di averlo visto abbassare le palpebre una volta di troppo, quando gli si era parata dinanzi, interrompendo il suo estenuante allenamento. Ma la rabbia aveva preso il sopravvento, il suo istinto la spinse a posare una mano sul ventre ancora piatto per difendere una creatura che lei stessa non desiderava… Non in quel modo. Ma non aveva mai considerato un errore lasciare Yamcha per quel guerriero: era riuscita a provare un sentimento più profondo e maturo, unico e disperato, nonostante fosse certa che Vegeta non avrebbe mai mutato la sua indole malvagia, essendo il Principe dei Saiyan, prima che il padre di suo figlio.

***

Cullandolo fino a donargli di nuovo il sonno da cui si era bruscamente destato, Bulma raggiunse la finestra prestando attenzione alla volta celeste: infine la splendente alba era sopraggiunta, rischiarando i suoi tratti nivei nuovamente caratterizzati dalla melanconia degli istanti in cui si concedeva tale debolezza e inondò di luce quella stanza avvolta da una perenne oscurità.

“Sei una debole, ancora non hai abbandonato la speranza!”

La donna chiuse le palpebre, sprofondando nel silenzio del suo piccolo dolore.

Fine