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Autore: itsmorgana    02/01/2012    8 recensioni
(tate/violet) « Sei m-mo.. » Chiese, non riuscendo a dire quella parola.
« Morto? » La aiutai io. « Sì, 18 anni fa, proprio in questa stanza.. »
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tate, Langdon, Violet, Harmon, Violet, Harmon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Hi, I'm Tate. I'm dead. Wanna hook up?
Autore: xskumfuks

Note dell'autore: ebbene gente, rieccomi ancora qua! quando inizio a scrivere non mi ferma più nessuno lol oggi vi posto un'altra one-shot sulla mia coppia preferita, ovvero tate e violet di american horror story ♥ amo quel telefilm, alla follia! questa one shot si potrebbe interpretare in due modi diversi: o come un inizio differente della storia tra tate e violet, oppure come una storia completamente differente a quella di american horror story. interpretatela voi come più vi piace :3 detto questo spero che vi piaccia, e ringrazia già tutti quelli che leggeranno e recensiranno ♥

 



hi, i'm tate. i'm dead. wanna hook up?


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Per la terza notte di fila mi ritrovavo qui, in piedi davanti a quel letto di ferro a fissarla incostantemente. Non avevo mai visto niente di così bello. La sua espressione mentre dormiva era serena e confortante. Sicuramente stava sognando qualcosa di bello, o semplicemente pensava al fatto della sua nuova vita che stava per iniziare. Qui, in questa casa che ormai era diventata la mia dimora eterna, con me.
A dire la verità non sapevo niente su di lei, solo il suo nome:Violet.
Ma sapevo già, sin dal primo momento in cui la vidi in tutto il suo splendore, che sarebbe diventata il mio tutto, il centro del mio universo. La mia ragione per migliorare, per diventare quella persona che ho sempre voluto essere.
« Mmmh.. » Dei piccoli lamenti uscirono dalle sue labbra. Mi avvicinai un po’ di più per godermi al meglio quel momento, dato che era la prima notte che succedeva una cosa del genere. « ..no mamma.. quella non la voglio.. » Dio, amavo la sua voce. Debole, ma squillante. Capace di farti venire le farfalle nello stomaco, per quanto bella fosse.
Mi sembrava stranissimo pensarlo, ma sì.. mi stavo innamorando sul serio. Non credevo fosse possibile per uno come me, per uno nelle mie condizioni, ma stava succedendo e questo mi faceva sentire bene, finalmente era presente in me un pizzico di speranza per essere di nuovo felice. In tutta la mia vita, se si può definire tale, quello era il primo momento in cui avevo la mente libera da tutti gli orrori che mi perseguitavano da sempre, mia madre, le visioni, la solitudine, la morte. E questo solamente grazie a.. lei. A quella figura divina distesa sul letto, impegnata a lamentarsi con la madre per non so cosa. Era così buffa, si girava e rigirava nel letto in continuazione e non faceva altro che parlare a vanvera, con i genitori e con una certa Leah.
Continuavo a fissarla incostantemente, quasi incantato, avanzando lentamente verso il bordo del letto, attento a non fare alcun tipo di rumore. La voglia di toccarla, accarezzarle lentamente una guancia, era troppa.
Appena poggiai delicatamente la mia mano sui suo capelli castani lucenti, lisci come la seta, spalancò immediatamente gli occhi. Ancora assonnata cominciò a guardarsi intorno, spaesata. Non appena si girò verso di me e mi vide rimase paralizzata, la sua espressione era totalmente diversa; di paura, di terrore.
Aprì la bocca, evidentemente per urlare, ma non appena si mosse il primo muscolo facciale scattai subito nella sua direzione, e le misi un mano sulla bocca. Lo feci violentemente, ma non volevo ciò. Il suono dell’urlo che uscì era debole, nessuno l’avrebbe sentita. I suoi occhi erano spaventati, colmi di spavento e terrore, e posso giurare di aver visto anche quale lacrima. Non volevo fare quest’effetto alla ragazza che amavo.
« Tolgo la mano, mi prometti di non urlare? Non ti preoccupare, non voglio farti del male » Dissi, lei mi guardò negli occhi e fece un lieve cenno con la testa. Delicatamente feci scivolare la mia mano, che ancora stava facendo pressione sulla sua bocca.
« Chi-chi sei? » Avanzò lei con timore, dopo un piccolo momento di silenzio.
« Sono Tate » Dissi io, con molta tranquillità. Non volevo che si agitasse, e nemmeno che avesse paura di me. Ero stanco di suscitare questa emozione a chiunque mi stava vicino.
« Ta-te chi? » Domandò lei, ancora scossa e spaventata.
« Hey, stai calma! Non ti voglio fare del male, non devi avere paura di me » Dissi, per tranquillizzarla. « Comunque sono Tate, io.. io abito qui » Continuai, rispondendo alla sua domanda.
« Come fai ad abitare qui? Tu non abiti qui! Io abito qui, non tu! » Rispose lei, mettendosi a sedere in posizione eretta. Sembrava un po’ perplessa, stranita e anche un po’ spaventata da quella affermazione detta pochi secondi fa. Del resto, come biasimarla?
« Abitavo qui prima di te. Ora sono costretto a stare qui. Io.. io sono un f-fantasma.. » Confessai. Non sapevo il perché di quell’azione, mi venne così, di getto. Forse perché non volevo mentirle, forse perché credevo di amarla troppo, o forse semplicemente perché non volevo più essere quel tipo di persona.
« C-co.. i-io sto sognando.. » Pensò, ad alta voce.
Ci fu un interminabile momento di silenzio. La sua espressione era impossibile da non notare. Perplessità, incredulità e spavento nello stesso momento. Forse ero stato troppo impulsivo nel dirgli una cosa del genere con una tranquillità sbalorditiva, ma non sentivo di doverlo nascondere.. era quello che ero, ormai non ci si poteva fare niente.
« Sei m-mo.. » Chiese, non riuscendo a dire quella parola. Non era poi così turbata come sembrava, anzi, sembrava quasi incuriosita.
« Morto? » La aiutai io. « Sì, 18 anni fa, proprio in questa stanza.. » Dissi. Finii la frase girandomi intorno, scrutando quella camera, e immaginandola ancora come era 18 anni fa. La mia camera.. con le pareti azzurre e con quel grande letto bianco al centro della stanza, completamente ricoperto di sangue, con il mio corpo inerme accanto, steso al suolo.
« Come? » Chiese lei, ancora più incuriosita. La sua espressione era cambiata, totalmente. Adesso sembrava più calma e più a suo agio, come giusto doveva essere.
« Dei poliziotti mi hanno sparato » Risposi, abbassando la testa. « Non mi chiedere il motivo perché tanto non ti risponderei, non me lo ricordo » Continuai. In un certo senso mi mancava la mia vita. Soprattutto la mia infanzia, non la mia adolescenza. Mio padre mi abbandonò quando avevo sei anni, e da lì in poi ero sempre in conflitto con mia madre. Ho sempre pensato che fosse stata lei ad uccidere mio padre, che non fosse mai scappato, ma non avevo nessuno prove contro di lei. Quindi mi limitavo a non considerarla, a sfogare la mia rabbia con qualsiasi cosa mi capitasse tra le mani. Anche l’arma più violenta. « Credo di aver fatto qualcosa di brutto. Ma sono cambiato adesso » Dissi, infine.
« Mi dispiace » Si limitò a dire.
Mi accorsi che stava avanzando lentamente verso di me. Era sicura di se, non aveva paura o cose del genere. Allungò la mano e delicatamente la posò sulla mia guancia sinistra. Era un tocco soffice, caldissimo a contatto con la mia pelle ghiacciata. « Come fai ad essere un fantasma? Io.. io riesco a toccarti, io ti sento » Disse lei.
Io mi limitai a sorridere, in realtà non sapevo nemmeno io il perché. E a dire la verità non me ne interessavo nemmeno. In quel momento riuscivo a pensare solamente al suo tocco caldo e soffice che riuscivo a percepire sulla mia guancia sinistra. Avevo aspettato tanto per questo momento.
« Sai, è da un po’ di notti che vengo sempre a vederti dormire.. » Dissi, imbarazzato. Non avevo mai avuto il modo di dichiararmi ad una ragazza prima d’ora, chi avrebbe mai pensato che dopo la mia morte avrei avuto la possibilità di farlo? « Ti trovo molto b-bella.. » Sarei arrossito, se solo avessi potuto farlo..
Sfoderò un sorriso a 32 denti, e quel sorriso mi fece venire le farfalle nello stomaco. « Anche tu » Rispose lei, sempre sorridente, quasi imbarazzata.
Quella notte, in quel momento mi sentii di nuovo vivo, proprio come anni fa, quando ero ancora un bambino. Mi limitai a sorridere, un sorriso felice, sincero e stracolmo di vita.
« Vuoi stare con me? » Chiesi.
   
 
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