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Autore: Root    02/01/2012    2 recensioni
Yamamoto dietro di lui, con le mani attorno alle sue che stringevano una mazza da baseball. Ecco, la stranezza di quel momento era tale che anche chi la viveva in prima persona, non poteva capacitarsene. E nonostante tutto erano proprio lì, in un campo da baseball, con quel maledetto affare che continuava a sparare palle ogni minuto.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Your Prize
Fandom: Katekyo Hitman Reborn!
Personaggi/Paring: Yamamoto Takeshi; Gokudera Hayato; 8059
NOTE: Premetto che mi ero ripromessa di non scrivere mai su questo fandom, per paura di distruggere i personaggi v.v Poi giunse, una bella mattina, una mia amica che mi dice: "Mi scrivi una fic su Yamamoto e Gokudera, su quella immagine stupenda?" --->this one. Eio le ho detto di si LOL Non l'avessi mai fatto. Vabbè, con ogni probabilità sarà l'ultima volta, quindi sopportatemi solo per oggi XD E' stata scritta un bel pò di tempo fa, ma ho deciso chel'avrei postata comunque anche qui.Non sono certa dell'IC, magari mi fate sapere voi se serve l'avviso OOC e... ah! nella fic, Hayato e Takeshi stanno già insieme ^^ Dunque... spero vi piaccia! ^^

Your Prize



Gokudera non capiva; per quanto accidenti si sforzasse non era in grado di comprendere come si fosse arrivati a quella situazione. Yamamoto dietro di lui, con le mani attorno alle sue che stringevano una mazza da baseball. Ecco, la stranezza di quel momento era tale che anche chi la viveva in prima persona, non poteva capacitarsene. E nonostante tutto erano proprio lì, in un campo da baseball, con quel maledetto affare che continuava a sparare palle ogni minuto.
Non aveva mai provato alcun interesse in quello sport, Hayato. Da quando aveva conosciuto lui, poi, era passato dall'indifferenza più totale al considerarlo un gioco solo per stupidi.
Mai si era preoccupato di colmare quella lacuna così vasta; fino a quel momento, ovviamente. Perchè Gokudera si sfidava da solo e non sopportava di perdere; dunque, come avrebbe mai fatto a presentarsi nuovamente al cospetto del Decimo, se Yamamoto Takeshi lo avesse battuto anche solo in quel campo? Era una cosa imperdonabile, lui era il braccio destro del Decimo e doveva dimostrare di esser degno di quel compito.
Era andata circa così.
Hayato voleva ovviamente andare da solo ma quell'idiota del baseball lo aveva seguito scodinzolando come se quella fosse la cosa più bella che potesse capitargli, guadagnandosi non poche occhiatacce e rimbrotti da parte dell'altro.
Fatto sta che erano lì, e da quando erano arrivati, Gokudera non era riuscito a colpire neanche una volta le palline, lamentandosi, ogni qual volta falliva, di quel maledetto aggeggio che di certo doveva esser rotto, perchè non poteva lanciare così male. Takeshi, quindi, il suo sorriso perennemente stampato sul viso, il comportamento sereno di chi non ha alcun pensiero in testa -o, per lo meno, nessun pensiero serio-, si era sentito in obbligo di intervenire in aiuto dell'amico che, evidentemente, neanche sapeva come si teneva in mano, una mazza da baseball. Si era messo dietro di lui, gli aveva preso le mani iniziando a guidare i movimenti delle sue braccia, accompagnandosi con sonori ed eccitati "swishh", "pam", ed altre cose simili.
Hayato poteva sentire il calore di quelle mani, grandi in confronto alle sue, che lo stringevano, decise a non farlo sgusciare via. Gli piacevano le mani di Yamamoto, mai e poi mai lo avrebbe ammesso, neanche con se stesso, ma in fondo era proprio così. Erano belle così come lo era la sensazione di averle attorno alle proprie.
Gokudera non seguiva più quanto gli accadeva attorno, non sentiva le stupide chiacchiere dell'altro, concentrato com'era su quel calore che Yamamoto gli trasmetteva, si lasciava guidare, quasi una marionetta in suo potere. Takeshi lo fece rinvenire con una sonora risata esultante, una di quelle allegre e cristalline che solo lui era in grado di fare, una di quelle capaci di liberarti per un attimo da qualsivoglia pensiero perchè, in una parola, era una risata stupida. L'avevano finalmente colpita quella palla che veloce era arrivata verso di loro e non era potuta sfuggire all'innato talento dell'idiota del baseball.
-Aahaha! Visto Gokudera? Alla fine ce l'hai fatta! Ti meriti proprio un bel premio per questo!
Così dicendo si fece pericolosamente vicino al viso di Hayato, e prima che questi avesse anche solo il tempo di rendersene conto, annullò la distanza tra di loro, portando le sue labbra a congiungersi con le sue. Gokudera non ce la fece, non riuscì a farlo saltare in aria con uno dei suoi fedeli candelotti; invece, come sempre accadeva, schiuse le labbra quel tanto che bastava per permettergli di incontrare la lingua di Takeshi e si lasciò andare, sentendo sulle sue il sapore fin troppo conosciuto dell'altro. Per un'istante, il suo io più profondo -o forse non così tanto- desiderò che quel contatto non si interrompesse.
Si separarono, gli occhi castani dell'uno persi in quelli verdi dell altro.
Poi Yamamoto si abbandonò ad uno di quei suoi sorrisi, uno di quelli che fece immediatamente ritornare Gokudera padrone di sè, ricordandosi qual era il suo compito, a quel punto.
-Era un premio, eh?
Liberò una mano dalla stretta di cui ancora era prigioniero e pescò da chissà dove la sua arma. Uno dei suoi fidati candelotti si accese, minaccioso.
Adesso anche Yamamoto avrebbe avuto il suo premio.












  
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