Un ombra mi perseguitava. Era tutta la notte che non riuscivo a chiudere occhio.
Mi stringeva il cuore ogni volta che quell’incubo mi seguiva.
Ogni volta che riaprivo gli occhi faticavo a respirare.
Non è bello per niente rivivere ogni notte la morte del proprio padre.
Era tremendo risentire quel dolore opprimente e soffocante.
L’unica cosa che mi calmava un po’ era sentire il respiro calmo e regolare di Adrienne. Solo la sua presenza riusciva a tranquillizzarmi, e darmi l’impressione che tutto fosse a posto.
Quella sera particolare io e lei avevamo litigato, molto di più delle altre volte, la cosa stupida era che il nostro litigio era qualcosa di assolutamente di incoerente e privo di fondamento.
Adie si era arrabbiata parecchio, si era trasferita in camera con Joey e Jakob. I bambini erano perplessi per il fatto che la loro madre dormisse con loro anziché con me.
io ero furioso e dispiaciuto, detestavo litigare con lei, mi faceva sentire uno straccio.

Mi coricai nel letto vuoto e lasciai liberi i pensieri, una piccola lacrima di rabbia colò dai miei occhi, la sfregai via velocemente. Non dovevo piangere, avevo versato fin troppe lacrime in passato. Un passato che continuava a perseguitarmi, non mi abbandonava mai, mi faceva male come una pugnalata.
Mi addormentai dopo circa tre ore, caddi in un sonno agitato, come al solito.
Il mio incubo tornò come ogni fottuta sera. Quella volta fu più realistico del solito. I miei ricordi che cercavo di dimenticare, tutti quelli che erano più dolorosi mi tornavano in mente.
La stanza d’ospedale di mio padre, bianca e puzzolente di medicinali era davanti a me, il corpo immobile del mio eroe era li, davanti ai miei occhi.
Scoppiai a piangere, ad urlare disperato. Volevo andarmene, ma ero bloccato li, costretto a rivivere tutto quel dolore e quella angoscia.

Quando riaprii gli occhi ero sudato e faticavo a calmare il mio respiro.
Piansi tutte le lacrime che mi annegavano l’animo. Dov’era Adie? La mia musa, mia moglie, perché non è accanto a me??
Urlai il suo nome in un urlo disperato: “ADRIENNE”, piansi ancora di più.
Mi sentivo malissimo, faticavo a respirare, deglutivo in cerca d’aria, con la mano stringevo il lenzuolo, sperando che la mia Adie fosse li.

La porta si spalancò e mia moglie entrò. C’era buio nella stanza e non mi vide tra le lacrime, mi disse con voce dura: “Billie cosa diamine vuoi??”  sussurrai tra le lacrime “ Adie aiutami per favore, Fallo smettere!” “Far smettere cosa?” non le risposi, ma mi fiondai tra le sue braccia, mi strinsi al suo corpo caldo.
Adrienne all’inizio cercò di opporsi, ma quando si accorse delle mie lacrime, mi strinse forse. Mi accarezzò i capelli madidi di sudore “Billie amore, che ti succede?” “La morte di mio padre mi perseguita. Mi fa male Adie, tantissimo.”
Le raccontai tutto, mia moglie mi ascoltò e quando finì di dirle tutto, mi baciò la guancia bagnata.

“Adie non lasciarmi da solo. Sono un fottuto nano del cazzo, ti chiedo scusa per il litigio.” Lei in tutta risposta mi baciò, c’erano tanto amore e dolcezza in esso. La sua bocca sulla mia mi calmò, riuscii a tranquillizzare il mio respiro.
Il suo sorriso mi diede l’impressione di essere al sicuro, in quel momento mi sembrò un angelo, un angelo che mi aveva rapito il cuore e che era sempre pronto ad aiutarmi.
“Amore adesso dovresti dormire, resto con te, non ti lascio da solo” “Grazie Adie, ti amo”
Mi addormentai sereno, con Adrienne appoggiata al mio petto.