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Autore: Kai04    03/01/2012    5 recensioni
"Accendo la radio, se non sbaglio dentro deve esserci ancora il mio CD dei Linkin Park...e infatti, ecco che parte la prima traccia. The end.
Muovo la testa a ritmo di musica, svoltando in una salita alta e stretta. Mio nonno abita in una zona piuttosto isolata, il che mi fa innervosire parecchio, e non solo a me.
In questo periodo non sta molto bene con la salute, lo scorso mese ha avuto un infarto. Nel caso in cui si sentisse di nuovo male, chi lo porterebbe in ospedale?
Non faccio in tempo a formulare un altro pensiero, che la mia attenzione viene catturata da una figura china, per terra, sul marciapiede"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo non è dei migliori. Beh, forse faccio prima a dire che fa davvero schifo. Ciò nonostante, sono costretto a uscire
con questo tempo del cazzo.
E tutto perchè? Perchè mio nonno ha dei problemi con la tv, e siccome senza di lei non riesce a stare, ha chiamato mia madre chiedendo se suo marito, mio padre, potesse andare da lui a dare un occhiata. E siccome mio padre non è in città, come lei del resto, lo ha chiesto a me.
Che di elettronica capisco poco e nulla, a essere sinceri.
Esco di casa infilandomi il giubbino di pelle con le borchie,e mi dirigo a passi svelti verso l'auto, una semplice fiat.
La pioggia non ha pietà di me, e io mi ritrovo bagnato fradicio quando sbatto la portiera della macchina, irritato.
Bestemmiando, metto in moto e in breve sono fuori dalla mia zona. Il tempo fa ancora più schifo, adesso. La pioggia scende violentemente, anzi, se mi concentro posso sentire anche la grandine che sbatte contro l'auto.
Accendo la radio, se non sbaglio dentro deve esserci ancora il mio CD dei Linkin Park...e infatti, ecco che parte la prima traccia. The end.
Muovo la testa a ritmo di musica, svoltando in una salita alta e stretta. Mio nonno abita in una zona piuttosto isolata, il che mi fa innervosire parecchio, e non solo me.
In questo periodo non sta molto bene con la salute, lo scorso mese ha avuto un infarto. Nel caso in cui si sentisse di nuovo male, chi lo porterebbe in ospedale?
Non faccio in tempo a formulare un altro pensiero, che la mia attenzione viene catturata da una figura china, per terra, sul marciapiede.
Freno poco più avanti, guardando perplesso la figura seduta poco più indietro. Con questo tempaccio non riesco bene a indentificare i suoi lineamenti, ma noto che trema, e che si stringe fra le braccia. E ovviamente è bagnato fradicio, dalla testa ai piedi.
Non so che fare. Infondo chi lo conosce? Posso sempre far finta di non averlo notato e tornare a guidare. Però.. in questo momento alza lo sguardo verso la mia auto.
Okkei, sono fregato. Non ho altra scelta che scendere e andare a dargli un occhiata,chissà, forse gli o le è successo qualcosa. Non ho ancora ben indentificato se è un ragazzo o una ragazza.
Sembra piccolo, noto mentre scendo dalla auto, ha una corporatura minuta, femminile.
Mi avvicino, rammaricanto di non essermi portato un ombrello con me. Fra l'altro, è sceso un ventaccio gelido. Siamo ad un passo di distanza.
E' un ragazzo, comunque. Di struttura piccola, si abbraccia e  trema. Il suo viso, dai tratti delicati e dolci, è puntato sul mio. Ha degli occhi meravigliosi, noto in una circostanza del genere, di un azzurro mare. I capelli mi sembrano neri ,anche se sono bagnati e gli si appiccicano al viso.
Deve essere più piccolo di me, di qualche anno, forse soltanto uno, e addosso non ha nient'altro che una  maglia leggera e un jeans per essere inverno.
All'improvviso mi sento a disagio.
-Emh..- faccio, impacciato. - E' tutto okay?-
Lui mi fissa, sbattendo le palpebre, infastidito dalla pioggia. Rimane a fissarmi così, con quello sguardo timido. No, anzi. Non timido.
E' uno sguardo triste quello che mi rivolge, è uno sguardo che... mi supplica aiuto.
Vengo preso da una voglia di donargli protezione, sicurezza.
Mi chiedo se abbia sentito la domanda, con sto tempo. Allora la ripeto, alzando la voce. Ma, come prima, non mi risponde, si limita a osservarmi.
Mi inchino. Ora sono davanti a lui, i nostri sguardi non si sono mollati un attimo.
-Beh senti non so cosa ti sia successo, ma non mi pare una buona idea che te ne stia sotto la pioggia. Vestito così poi rischierai senz'altro un febbrone-
Ancora una volta non mi degna di una risposta, e io inizio ad irritarmi. Ma chi me lo fa fare, infondo? Chi lo conosce?
E' libero di fare quello che vuole questo tipo. Anche di starsene vestito così leggero sotto un tempo di merda.
Mentre pensavo questo mi sarei dovuto alzare e andarmene in macchina, per risultare coerente con i miei pensieri. Ma sono ancora qui, davanti a lui.
I miei occhi verdi fissi nei suoi azzurri.
-...Ho capito. Se non è successo nulla, tipo un incidente, allora io me ne vado. Ciao ciao!- mento. Mi rialzo e mi riavvicino alla macchina.
Lo guardo con la coda dell'occhio, cercando di vedere alla meglio se reagisce in qualche modo. Niente. Rimane lì seduto a fissarmi.
Apro la portiera, e non riesco più a trattenermi. Mi giro verso di lui, rimanendo la portiera aperta e fregandomene della pioggia. Anzi, a dire il vero non la sento nemmeno più colpirmi.
Non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Dovrei andarmene e lasciarlo lì, nulla mi dice che abbia tutte le rotelle a posto, però..
Non devo. Non posso. Non voglio.
Improvvisamente lo vedo alzarsi e dirigersi a passi lenti verso di me. Noto subito che zoppica, e quando rischia di inciampare lo prendo al volo, per le braccia.
Mi ricade sul petto, così grande rispetto a lui. Mi viene una voglia matta di abbracciarlo. Sono pazzo, lo so.
-Ma tu sei ferito- mormoro, stupito, quando mi accorgo, da quella vicinanza così intima, che ha dei lividi freschi sulla guancia e sul collo. E poi quel modo di zoppicare?
Si, deve essergli successo qualcosa.
Alza lo sguardo verso di me. I nostri visi sono terribilmente vicini. Le labbra gli tremano mentre prova a sussurrarmi qualcosa.
-Non parlare- lo interrompo, deciso. -  Ti porto in ospedale-
E al diavolo la televisione di mio nonno.Con sto tempo, anche se gliela aggiustassi, tornerebbe a rompersi  in fretta.
A quella mia affermazione il ragazzo scuote la testa con veemenza, improvvisamente spaventato.
-N...No! No!-
Stupefatto da quella reazione, cerco di tranquillizzarlo, ma inutilmente. Sembra odiare, anzi, sembra avere una paura tremenda degli ospedali.
-D'accordo non ti porterò in ospedale, ma non ti posso lasciare qui in questo stato!-
...Perchè non posso? Mi sembra abbastanza grande da potersela cavare da solo, e poi.... dove dovrei portarlo?
Non lo so, e non lo so nemmeno quando lo faccio entrare in macchina, accanto al mio posto. Faccio per richiudere la portiera al suo lato quando noto che trema e si stringe ancora, allora non ci penso su due volte prima di sbottonarmi il giubbino di pelle, anche se bagnato, e porgerglielo.
Inizialmente, quando il ragazzo lo fissa senza far cenno di prenderlo, faccio per metterglielo io, ma poi lo prende e lo indossa, ringraziandomi con un lieve sorriso.
Un sorriso che mi fa trasalire, dunque mi affretto a salire anche io, scosso.
..Ma che accidenti mi prende?
Parto con la macchina, e in breve ci ritroviamo avvolti  fra le canzoni dei Linkin Park. Ma non so manco che traccia sia, sono troppo distratto.
Okay, me lo sono messo in macchina, e ora? Non so nemmeno se è maggiorenne o minorenne!
Sento che finirò nei guai, merda.
Lo guardo di sott'ecchi. Non trema più, e il suo viso bellissimo sembra pensieroso. Ha dei brutti lividi in faccia, anzi, a notarlo adesso vedo che ha un graffio che gli sanguina lungo il collo. Superficiale, per fortuna.
Mi irrigidisco, tutto ad un tratto preoccupato di ciò che possa essergli successo. Chi è stato il bastardo a mettergli le mani addosso? E perchè?
In quell'istante si gira verso di me, guardandomi con i suoi occhioni dolci. Io mi muovo a disagio sul sedile, svoltando con l'auto verso destra.
-..Dove stiamo andando?- mi chiede, ritrovando un tono di voce calmo. Sembra tranquillo, nonostante sia in macchina con un perfetto sconosciuto.
Bella domanda. E ora che gli dico?
-..Emh... veramente dovrei andare un attimo a fare una cosa..- rispondo, nervoso.  E quando mi accorgo di ciò che dico mi arrabbio con me stesso ancora di più.
Detto in modo così ambiguo, lo farò allarmare di sicuro!
Con grossa mia sorpresa invece no. Rimane ancora una volta tranquillo. Sembra rilassato.
-E poi?-
-..Poi...beh ti porterò a casa mia e vedrò di fare qualcosa per quelle ferite che hai addosso- rispondo, velocemente.
Giusto.  A casa mia.Perchè non ci ho pensato prima? I miei mancheranno per una settimana intera, sono all'estero per lavoro, dunque
ho la casa a mia disposizione per un bel pezzo.
Lui annuisce, tornando a guardare davanti a sè. Ne approfitto per guardarlo di sott'ecchi.
Comunque ormai la casa di mio nonno è nelle vicinanze. Nel giro di dieci minuti fermo la macchina davanti ad una casa modesta, dotata di fattoria e tutto il resto.
Mi giro nella direzione del ragazzo.
-Senti, devo fare una cosa. Ci metterò poco, tu resta qui, okay?-
Annuisce senza aggiungere altro, nascondendo metà viso nel mio giubbino, chiudendo gli occhi. Notò che lo annusa, e mi ritrovo
ad arrossire. Sembra piacergli il mio profumo.
Con un formicolio al ventre che non dice nulla di buono, esco dalla macchina e mi avvio velocemente alla porta di ingresso.
Busso, e mio nonno ci mette un paio di minuti, minuti che a me sembrano ORE,  per aprirmi.
-Oh, finalmente! Pensavo ti fossi perso per strada- gracchia con la sua voce aspra., fissandomi con il suo viso rugoso. Ha circa una sessantina d'anni, e li porta molto ma molto male. Sarà anche per il suo carattere scontroso e acido, ci scommetto.
-Allora, qual'è il problema?- mi informo, ignorando la sua provocazione ed entrando. O almeno, faccio per farlo, ma lui mi blocca con il lungo bastone marrone che ha nella mano destra.
-Dove credi di andare in quello stato?Mi bagnerai tutta la casa!-
"Scusa tanto se sono uscito a posta per TE con questo tempo" penso, sarcastico, ma mi trattengo dal dirlo ad alta voce.
-Non è colpa mia- gli rispondo - Mi dai qualcosa per asciugarmi, allora?- gli chiedo, con tono impaziente. Voglio tornare in macchina.
Ora. Adesso.
-Aspetta qui- dice, e lentamente si allontana dall'ingresso. Io prendo l'occasione al volo per voltarmi verso la macchina, pareccheggiata davanti a me.
Lui ( a proposito, chissà come si chiama) ha ancora gli occhi chiusi, metà viso nascosto nella mia giacca nera. E' adorabile.
In quel momento apre gli occhi, e mi fissa. Mi lancia uno sguardo penetrante che mi fa sussultare, allora mi volto di scatto verso l'ingresso, con il cuore in gola.
Per la seconda volta mi chiedo che accidenti mi prende tutto all'improvviso.
Mio nonno torna dopo diversi minuti, un asciugamano in mano. Me la porge, scrutandomi con severità.
Mi asciugo di fretta e in furia, poi finalmente entro. Quando il nonno chiude la porta alle mie spalle, mi sento improvvisamente in colpa nei confronti del ragazzo.
Chissà perchè..?
Faccio per entrare nel soggiorno dove, da quel che ricordi, deve esserci la tv.
- Ehi ragazzone!- squittì a quel punto il nonno - La televisione l'ho spostata da un bel pezzo! Ah, vedi cosa succede quando non mi vieni a trovare?-
Eh, grazie al cazzo. Se magari mi trattassi più gentilmente risparmiandoti parole come "ragazzone" o "omaccione" ( spesso e volentieri lo usa!)  qualche volta magari riuscirei pure a passare.
Ovviamente, anche in questo caso,  mi astengo dal dirglielo in faccia.
Insieme ci dirigiamo verso la camera da letto, ormai utilizzata soltanto da mio nonno, vedovo da diversi anni.
Con il bastone mi indica una piccola tv appoggiata su un mobile davanti al letto matrimoniale.
-Io vado a preparare il thè. Vedi di far in fretta, e soprattutto, non toccare ciò che non è necessario esser toccato!-
Ignoro l'ultima affermazione, rimanendo imbambolato. Preparare il thè? Cioè, vuole farmi perdere altro tempo?
Ma io ho un ragazzo che mi aspetta in macchina!
-Bhe?- mi scuote con una mano, guardandomi di traverso. Poi mi volta la schiena e si allontana.
Sospiro, trattenendo una bestemmia. Mio nonno religioso com'è, è meglio non correre rischi.
Mi avvicino alla televisione, con un unico desiderio: finire in fretta. Ma che parte iniziare?
Provo ad accenderla, ma niente da fare.
Con stizza, provo ad accenderla con il telecomando, ma niente. Non si tratta di un errore del nonno , dunque.
Alla fine, rigirando e rigirando, trascorrono diversi minuti. Sento mio nonno che mi grida dall'altra stanza
-Qui il thè è pronto! Ma finisci prima il tuo dovere.-
Passarono altri minuti che a me sembrano ANNI, e no, non è un esagerazione.
Quando mi accorgo che è il filo principale che trasmette la corrente alla tv è stato staccato, ne sono passati altri.
Velocemente lo metto a posto e ... voilà! La tv funziona perfettamente.
E' ho perso tutto questo tempo per una cosa così banale! Perchè non ci ho pensato prima?
Ma la cosa che mi angoscia di più e che non ho ancora finito. Devo prendere il thè con mio nonno. E guai a rifiutare! Si prende collera, e non è tutto.
Se rifiuto, mio nonno lo andrà a riferire a mia madre, che mi farà una rimproverata come non me ne fa mai. E io di certo non ho tutta questa voglia di sorbirmela.
Ah, vecchie tradizioni di famiglia... vi odio!
Vado in soggiorno. Lui mi aspetta seduto sulla vecchia poltrona dai colori sbiaditi, in mano una tazza, in cui soffia.
-E' andato tutto bene?- mi chiede appena mi siedo e mi verso il thè.
-Si, si era soltanto scollegato il filo principale-
-"Soltanto"!  Sottovaluti troppo le cose, ragazzone-
-Davvero? Non lo faccio a posta-
Lui scuote la testa, borbottando qualcosa del tipo "I ragazzi di oggi... ma dove sono finiti quelli dei miei tempi?"
Mi bevo il thè in fretta in furia, rischiando di scottarmi di brutto la lingua, cosa che accade, però per fortuna niente di grave.
-Come mai tutta questa fretta?- mi chiede il nonno, dopo un pò, con tono sospetto.
Per poco non rischio di roversciarmi addosso quel che rimane del thè. Nervoso, provo a sorridere.
 -Non vado di fretta, nonno. Ti sbagli-
-Ah certo certo! Siamo sempre noi vecchi a sbagliarci!- tacque, apparentemente offeso.
Caro nonno, scusa ma hai rotto le...
Ah, devo calmarmi. Io non lo odio a mio nonno, anzi, tutto sommato gli voglio bene, e solo che in questo momento...
In questo momento ho solo una cosa in mente, e francamente voglio liberarmi di te, nonno, il prima possibile!
Senza offesa.
Quando mi lascia andare, una decina di minuti dopo, mi sento come se avessi appena concluso un esame importante. Esatto, lo stesso sollievo.
E no. Nemmeno questa è un esagerazione.
Mi catapulto letteralmente in macchina, aprendo la portiera quasi con affanno.
-Scu..- mi interrompo, guardando il ragazzo a fianco a me con meraviglia.
Dorme. E, cristo, è bellissimo. Il viso dai tratti ora rilassati, è steso verso la mia direzione. Le labbra sottili sono leggermente socchiuse, e nell'insieme.. beh nell'insieme quella immagine mi da una tenerezza unica!
Mio malgrado, sono costretto a fare marcia indietro e a dirigermi con l'auto verso casa mia.
In tutto questo, non so ancora che farmene di lui. Lo porto a casa mia, lo curo, e poi? Dovrei sapere almeno che gli è successo.
Ma me lo dirà?
La pioggia batte sul tetto dell'auto con meno violenza, non sento nemmeno più la grandine. Buon segno.
Quando stiamo a poca distanza da casa mia incontro un pò di traffico, ma che si libera in fretta.
Cinque minuti, e ho parcheggiato la macchina nel garage. E ora sto qui a fissare il ragazzo a fianco a me, profondamente addormentato.
Purtroppo mi tocca svegliarlo. Nonostante sia piccolo di struttura, non credo sia così leggero che mi permetta di salire con tutta tranquillità i trenta scalini.
Gli appoggiò una mano sulla spalla, scuotendolo con delicatezza.
-Siamo arrivati- gli dico, quando lui apre gli occhi assonnati.Batte le palpebre un paio di volte, poi sobbalza.
-Mi sono addormentato?- mi  chiede, ansioso.
-Beh, si-
Lui si sbatte una mano contro la fronte, scuotendo il capo ma non aggiungendo altro. Scendiamo dalla macchina.
-C'è la fai ad arrivare su?- gli chiedo, preoccupato, vedendolo zoppicare.
Titubante mi annuisce. - Il peggio è passato- mormora, con un filo di voce.
Improvvisamente innervosito, mi chiedo cosa significa quel "peggio è passato"  ma non faccio altre domande. Per il momento.
Riusciamo ad entrare in casa senza difficoltà, o meglio, il ragazzo non ha altri problemi. Le luci sono tutte spente, e una volta dentro lui si guarda in giro, circospetto.
-Abiti da solo..?-
-No. Ma i miei saranno via per un pò- rispondo, accendendo le luci.
Ci ritroviamo in un soggiorno non molto grande, ma confortevole. Il soggiorno ha due porte, una che porta al bagno e una alla cucina. Poi ci sono delle
scale che portano sopra, dove ci sono le camere da letto e lo studio personale di papà, e un altro bagno.
-Per prima cosa dobbiamo cambiarci. Siamo troppo bagnati per poter conversare in questo stato- gli dico, facendogli cenno di seguirmi.
Salgo le scale, seguito da lui.
-Ti darò una mia tuta, anche se temo che ti andrà un pò larga- aggiungo dopo una pausa.
Entriamo nella mia stanza. E' grande, e il letto non è nemmeno singolo. Non so perchè, ma i miei mi hanno fatto sempre tenere un matrimoniale.
Boh. Chi li capisce.
C'è un armadio nero e una scrivania con un pc ultimo modello, ad un angolo una chitarra elettrica rossa. Sulle pareti, numerosi poster dei Sex Pistols, Pink Floyd e dei Nirvana ( il mio gruppo preferito in assoluto).
Mi giro verso il ragazzo.Si guarda intorno intimorito.Notò, con dolcezza, che le sue guance si sono colorite di rosso.
-..Non per qualcosa... ma potrei sapere il tuo nome?- gli riesco a chiedere infine, tornando a concentrarmi sull'armadio. Mi avvio a prendere delle tute.
Sento il suo sguardo su di me, e istintivamente mi blocco, rimanendo a fissare gli abiti che ho in mano. Si è creata una strana atmosfera, tutto ad un tratto.
-..Tom- scandì infine -  Il mio nome è Tom-
Annuisco, riprendendo a respirare normalmente. Quella strana atmosfera è passata, per fortuna.
-Io sono Rayan-
Mentre parlo, mi chiedo da dove sia uscita tutta la sicurezza che in macchina non avevo. Non che sia un male.
Anzi, meglio così. Il vecchio Rayan sta tornando sul pianeta Terra.
Lo guardo, mentre esito a dargli i panni. Dovrei prima controllare le sue ferite.
-...Okay spogliati- dico infine, con un nodo alla gola. Con imbarazzo lo vedo sussultare.
-C.. cosa?-
-Beh, devo controllare le tue condizioni. Visto che non vuoi andare in ospedale- gli ricordo, deglutendo.  Perchè mi sento così strano al pensiero che Tom da qui a poco si spoglia?
E' un maschio, cavolo. Non dovrebbe farmi un certo effetto un pensiero del genere.
Mi fissa con i suoi occhioni sgranati, poi annuisce.
I miei occhi non possono fare a meno di seguire i suoi movimenti mentre si priva del jeans e della maglia, rimanendo soltanto con un paio di boxer bianchi.
Rimango senza fiato. E non perchè ho un corpo bellissimo davanti a me. Quello, strano a dirsi, va in secondo piano.
Altro che corpo femminile, e un perfetto corpo maschile. Snello, è muscoloso, e la sua pelle è di un bel pallido. Ma, come ho già detto, il suo corpo perfetto passa in secondo piano, e non è quello che mi ha fatto mozzare il fiato.
E' completamente rivestito di lividi e graffi. Sulle gambe, ci sono solo numerosi lividi violacei, ma che non sembrano molto freschi, eccetto per due o al massimo tre, grandi, purtroppo.
Ecco spiegato il motivo per cui non riusciva a camminare bene.
Sul petto, invece, i lividi erano molti di più, e molto più recenti.  C'erano anche numerose cicatrici, e alcuni graffi che ancora sanguinavano, come quello al collo che però si era cicatrizzato.
-Cristo- mormoro, sconvolto. I miei occhi di scatto cercano i suoi. - Tom, ma che diavolo ti è successo?-
Mi guarda con tristezza. Deglutisce. Tace. Abbassa lo sguardo.
-...Non avevi detto che mi avresti curato? Limitati a quello- dice infine, con una freddezza che mi sorprende.
Lo guardo, e sento una preoccupazione molto più forte e intensa rispetto a quella che chiunque avrebbe provato nei confronti di un estraneo.
Vado a prendere il kit dell'emergenza, e poco dopo le mie mani gli accarezzano il corpo con della crema medicinale.
In silenzio gli applico i cerotti e un altro tipo di crema per alleviare i dolori ai lividi, mentre gli occhi di Tom non smettono di osservare i miei gesti.
Dopodichè gli porgo i panni, che lui accetta in silenzio.
Si veste in assoluto mutismo. Non gli propongo nemmeno di farsi una doccia, sono troppo sconvolto, troppo frastornato, per dire qualcosa di sensato.
Ora dovrei cambiarmi anche io. Eh, appunto. Dovrei. E dovrei anche dare un fono a Tom con cui asciugarsi i capelli.
Non so quanto tempo passa quando io riesco a dire qualcosa di sensato.
-Tom, per favore. Dimmi che diavolo hai passato-

   
 
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