BUONI PROPOSITI PER L’ANNO NUOVO:
*Meglio sette. Lo sanno tutti che
il troppo stroppia, no?
**Nei limiti del possibile,
ovviamente. Mi rifiuto di indossare di nuovo quel costume con le corna da renna
e le ali d’angelo. Dove cavolo l’ha trovato, poi?
***Non so se ci avete mai
provato… è impossibile! Quando finalmente riesci a prendere il boccone, non fai
in tempo a portarlo in bocca che quello cade, si rompe, scivola.. insomma, un
vero incubo.
Rileggo il mio elenco, abbastanza
soddisfatta. Bene. Sono piuttosto sicura di riuscire a fare abbastanza
facilmente tutte le cose che mi sono proposta. Tranne, forse, la numero due. E
la numero quattro. Ce n’è solo una che farò veramente fatica a fare. L’ho messa
per ultima. Lo so, è strano, perché di solito le cose più importanti vanno
messe per prime, ma questa… questa è veramente difficile. Sospiro e guardo il
panorama mozzafiato che posso ammirare dalla mia finestra.
La mia famiglia ed io siamo
venuti a passare le vacanze di Natale in montagna. Grazie al lavoro di mia
mamma, alloggiamo in un albergo super lussuoso; è praticamente un Grand Hotel!!
La mamma è un’organizzatrice di eventi, quindi è impegnata tutto il giorno a
preparare la festa di Capodanno. Per lei non si può parlare di vacanza,
poveretta. Anche se sono sicura che si diverte un mondo a comandare tutti a
bacchetta. Sorriso tra me e me, guardando tutti quegli uomini che si affannano
per rendere la festa indimenticabile: chi sistema le luci, chi spala la neve, chi
appende le decorazioni: questo è tutto quello che posso vedere da fuori, perché
la mamma mi ha proibito categoricamente di andare a curiosare nella sala grande.
“Imbranata come sei, faresti di sicuro qualche disastro!” Grazie per la
fiducia, mamma. Imbrociata, comincio a vestirmi.
Chissà cosa starà facendo adesso
Lui.. No. Amu, frena. Stavi andando così bene! Non ci stavi nemmeno pensando!!
Su, veloce, pensa a qualcos’altro.
Cosa mi metto? Mmm… dove sono i
jeans blu? Quelli scuri? Mi metto a frugare per l’armadio e nella valigia, ma
non trovo niente. Il che mi porta ad unica soluzione. Ami. Giuro che l’ammazzo.
Ma non ce li ha i suoi vestiti?!? Grr… aspetta che ti trovi e vedi. Per
vendicarmi, prendo i suoi jeans neri. Mi metto un camicia bianca e mi guardo
allo specchio. Niente male, ma mi serve qualcosa di pesante, siamo in dicembre!
Mi guardo intorno e prendo un pullover rosso. Lo indosso soddisfatta. Così sono
pure natalizia!! Prendo il cellulare e il portafogli, ma ad un tratto vedo
qualcosa che mi blocca il respiro. La mia sciarpa. La mia preziosa sciarpa
verde pallido, quella che mi ha regalato Lui, il pomeriggio di quella stessa
sera. Ricordo ancora il momento in cui me l’ha regalata. La mia mano vola
autonoma a toccarsi il collo e nella mia testa risuona nitida la sua voce,
morbida e calda come la sciarpa che tengo in mano “Ogni volta che la
indosserai, ti terrà caldo e penserai a me. Sono felice di essere io a
scaldarti”
Come se ci fosse stato bisogno di
una sciarpa!! Non appena aveva detto quelle parole, mi ero sciolta come un
gelato al sole. Come facevo a resistergli? Semplice. Non lo facevo. E, infatti,
si è visto come è andata a finire. Anche se è successo più di due settimane fa,
lo ricordo ancora come se fosse ieri.
Tadase mi aveva letteralmente
obbligata ad uscire con lui quella sera, anche se non ne avevo per niente
voglia.
- Dai Amu, andiamo!!! È da una vita che non usciamo insieme noi due!
- No grazie, Tadase, non ne ho molta voglia – dico io, intenta a fare le
acrobazie per indossare i jeans e a tenere incastrato il telefono tra la testa
e la spalla. Dall’altra parte del telefono sento un sospiro imbrociato. Sorrido
pensando alla faccia di Tadase.
- Uffa! Da quando stai con lui non usciamo praticamente più insieme!! –
sbotta.
- Ma che dici?!? – esclamo io, punta sul vivo.
- Dico dico – dice lui – quand’è stata l’ultima volta che ci siamo usciti
insieme? Io e te da soli?
- È stato.. – comincio io, sicura – è stato.. ehm.. scusa, ho un piccolo
vuoto..
- È stato il 31 ottobre!! – esclama lui, esasperato – quando siamo andati
a prendere le cose per la festa di Halloween!
- Oh! Ehm.. forse hai ragione – dico io, presa in contropiede – però oggi
non ne ho proprio voglia, scusami.
- Dici sempre così – mormora lui.
- Dai, sarà per un’altra volta – cerco di ammansirlo.
- Okay – replica lui, con lo stesso tono che ha un bambino a cui hanno
appena rifiutato un grosso regalo – ci vediamo.
- Sì, ci vediamo – dico io.
Ma ha già riappeso.
Ovviamente, due minuti dopo mi sento malissimo. Avete presente quei
vermi schifosi che usano i pescatori? Beh, io mi sentivo come qualsiasi cosa
faccia schifo a quei vermi.
Ci penso un po’ su e poi decido. Ma sì dai, tanto non ho niente da
fare.. e Lui mi ha detto che stasera deve studiare, quindi non potremmo uscire
comunque. Prendo il cellulare e compongo velocemente il numero di Tadase. Non
fa in tempo a suonare una volta che ha già risposto:
- Sììì??? Chi parla??? – esclama, con una voce che è tutto un programma.
- Ho come l’impressione che mi abbia fregata.
L’impressione si trasforma in certezza quando si presenta davanti a
casa mia dopo appena cinque minuti.
- Tadase? Come mai sei qui così presto? – esclama Ami, stupita almeno
quanto me, aprendogli la porta.
- Ehm… sai, non volevo che Amu cambiasse idea! – esclama lui, un po’
troppo in fretta per apparire credibile.
- Sì, certo – dico io, le mani sui fianchi – avevi programmato tutto!
- Sì, lo ammetto – confessa lui, senza la minima traccia di rimorso –
avevo troppa voglia di uscire stasera per farmi scrupoli.
- Sbuffo. In effetti però, ha ragione. Chissà perché, ma da quando sto
con Lui, non sono più uscita con i miei amici. Non da sola, almeno – Allora, andiamo o no? – chiedo,
passandogli il casco.
- Sì, certo – fa Tadase, un po’ sulle spine – di ad Hermès di andare
piano, okay?
- Quante volte devo dirtelo che si chiama Ermes e non Hermès?! – sbotto
io, esasperata – Oh! Aspetta un attimo! Ho dimenticato una cosa.
Velocissima, torno in casa e salgo le scale. Sulla scrivania, insieme
al suo incarto (sì, ho conservato anche quello. Ma non sono pazza. Credo. I
pazzi sanno di essere pazzi?) c’è la sciarpa che Lui mi ha regalato. La indosso
mentre torno alla moto e Tadase la nota immediatamente:
- Sciarpa nuova? Che traditrice, sei andata a fare shopping senza di me?
Fammela vedere! – esclama. Praticamente mi strozza nel cercare di sfilarmela
dal collo.
- Ehi ehi ehi!! Piano che è nuova! Tieni – dico, passandogliela.
- Niente male! Davvero, niente male – borbotta, esaminandola con la
stessa minuzia che userebbe un archeologo nell’osservare un reperto antico.
- Solo niente male? – faccio io, un po’ delusa. Per Tadase, niente male
significa: Che schifezza, come ti è venuto in mente di comprare una roba del
genere? È per questo che dovresti sempre venire a fare shopping con me.
- Sì, insomma… non mi sembra proprio il tuo stile e poi non è che questo
colore ti stia molto bene. Non mi piace molto, ecco. Però si vede che è di
ottima qualità- esclama in tutta fretta, quasi temesse di avermi insultato –
non ti arrabbiare, per favore – aggiunge, guardandomi timoroso.
- Ahahah! Ma dai Tadase! A volte ho l’impressione che tu non mi conosca
affatto! Sono il tipo da prendersela per una cosa del genere? – lo rassicuro.
Anche se un po’ di ragione ce l’ha. Non è proprio il mio stile e non è che mi
stia poi tanto bene. Comunque. Me l’ha regalata Lui ed è questo che la rende
stupenda – e comunque, non ti ho tradito – aggiungo – me l’ha regalata..
- No, non dirmelo – mi interrompe Tadase – te l’ha regalata
Come-si-chiama?
- Tadase!! – esclamo, scocciata – ti ho detto di smetterla di chiamarlo
così. Ho come l’impressione che Lui non gli piaccia. Diventa sempre scuro in
volto quando parlo di lui e non partecipa molto alla conversazione.
- Ma.. ti piace proprio così tanto? – fa lui, dopo un po’ che siamo in
viaggio – non mi sembra che ti piaccia granché.
- Scherzi?! – dico – Mi piace un
sacco!
- Ma non è che state insieme da molto, no?
- Va beh, ma che c’entra? È stato un colpo di fulmine, per tutti e due! –
dico io, sognante. Dio mio, ma che cavolo dico? Sono ridicola!!
- Sì certo, per tutti e due – quasi ringhia Tadase, rafforzando la presa.
- Cosa intendi? – chiedo io, confusa.
- Niente niente.. andiamo alla pizzeria sul lago, stasera? – propone lui,
di sicuro per cambiare argomento.
- Cosa? Ma tu odi quel posto! – esclamo io, stupita.
- Si cambia – replica Tadase, in un tono definitorio non da lui.
- Vabbè – dico io, facendo praticamente un’inversione a U. Tadase fa un
gemito strozzato e io scoppio a ridere, mentre sfrecciamo veloci nell’oscurità.
Arriviamo al ristorante verso le otto. Ascolto pazientemente la solita
predica di Tadase sulla mia guida spericolata mentre ci accomodiamo ad un
tavolo. Dopo aver ordinato chiacchieriamo per un po’, quando Tadase esclama
all’improvviso:
- Ooooh! Guarda che la gonna di quella ragazza! Divina! Ti starebbe benissimo!!
- Dov’è? Chiedo, spaesata,
guardandomi intorno.
- Quella ragazza bionda che sta tornando dal bagno – Tadase mi indica con
un cenno discreto la direzione, e io mi volto con nonchalance.
In effetti, la gonna non è per niente male e anche la ragazza è molto
carina. La osservo sedersi ad un tavolo, di fronte ad un ragazzo. Probabilmente
sono una coppia. Mi rigiro per tornare alla conversazione, ma c’è qualcosa che
non mi torna.. ho una strana sensazione, come se non mi fossi accorta di
qualcosa di essenziale.
- Amu? Ci sei? – mi chiede Tadase, incuriosito dal mio silenzio – cosa
c’è?
Non rispondo. I capelli di quel ragazzo. Quei capelli, così simili ai
Suoi. Mi volto di nuovo, con il respiro affannoso e l’assurda speranza che non
sia vero, che sia solo un brutto sogno.. ma la verità mi colpisce, brutale. È
proprio Lui, che ride e scherza con naturalezza sconcertante con un’altra
ragazza. Anche se è troppo lontano e non potrei sentire la sua risata, mi
sembra che questa mi arrivi forte e chiara alle orecchie, ferendomi quasi
fisicamente. Sembra così felice e rilassato.. come può esserlo con un’altra, se
solo questo pomeriggio è stato così dolce con me?
Lentamente, mi rigiro di nuovo verso Tadase. Senza volerlo, mi esce un
gemito strozzato dalle labbra.
- Amu, che hai? Stai male? – mi chiede Tadase, sempre più preoccupato.
Non riesco a parlare, non riesco a dire ad alta voce quella realtà così
dolorosa. Non so perché, ma il fatto di non dirlo mi fa sembrare tutto quasi
irreale, etereo.
- Guarda là – sussuro.
Tadase si sporge per vedere e di colpo realizza anche lui:
- No!!! Ma quello è… Omioddio, Amu, mi dispiace così tanto!! – Tadase mi
guarda preoccupato, sinceramente dispiaciuto – Che bastardo. Doveva studiare,
eh? – aggiunge, rabbioso.
Un singhiozzo mi sfugge dalle labbra e una lacrima mi rotola lungo la
guancia. Dondola un po’ sul mio mento, quasi fosse indecisa, prima di lasciarsi
cadere sulla tovaglia immacolata.
- Oh Amu.. – Tadase mi stringe le mani tra le sue – Non piangere. Non ne
vale la pena, per uno così. È solo un cretino. Quando gli ricapita più, una
come te, eh? Tesoro, dammi retta. Voglio dire, anche la ragazza si è andato a
pescare! Hai visto che gonna orrenda? Non ha proprio idea di che cosa sia il
buongusto. È molto meglio così. Visto che la sciarpa che ti ha comprato, direi
che nemmeno lui sia molto ferrato nella moda. È molto meglio così, no? Quelli
che sanno vestire con quelli che sanno vestire, e quelli che non sanno vestire
– fa un’espressione sprezzante verso il tavolo dietro di me – con quelli che
non sanno vestire. Credimi Amuccia, ci sarà la fila per te fuori dalla porta.
LA FI-LA! E quel verme schifoso potrà pure rodersi il fegato per essersi
lasciato sfuggire un bocconcino come te!!
Scoppio a ridere, una risata mista a un singhiozzo. Tadase è il
migliore amico che si possa trovare. Solo due secondi fa aveva definito divina
la gonna di quella ragazza e adesso che la situazione è degenerata in questo
modo la gonna da “divina” è stata degradata ad “orrenda”.
- Grazie - gli dico, riconoscente, stringendogli con più forza la mano.
- Per cosa? – chiede Tadase, confuso.
- Per esserci sempre. Per non aver detto “Te l’avevo detto”. Per essere
il migliore amico che si possa volere.
- Oh tesoro! – singhiozza Tadase – così fai piangere anche a me!
- Preciso: per essere il migliore amico GAY che si possa volere –
puntualizzo, sorridendo.
Tadase scoppia a ridere e mi fa alzare dal tavolo:
- Dai, andiamo. È giunta l’ora della vendetta.
- Vendetta? Non vorrai mica rigargli la moto? – chiedo. A dire il vero,
non mi dispiacerebbe… fa così male. Mi chiedo per quanto tempo starò ancora
così, se cambierà mai. Al momento mi sembra impossibile.
- Ma assolutamente no, tesoro, che dici! Il mio piano è molto, moolto
meglio. Vieni, andiamo in bagno!
- Come? – chiedo, certa di non aver sentito bene.
- Andiamo in bagno! Devo rimetterti in sesto!
Venti minuti dopo mi guardo allo specchio, strabiliata. Tadase mi ha
completamente trasformata. Ha chiamato una sua cugina, che a quanto pare abita
li vicino (e di cui non conoscevo l’esistenza, stranamente), e si è fatto
portare un vestito e dei trucchi. Il risultato ottenuto è stupefacente, io per
prima non mi riconosco. Voglio dire, le mie gambe sono sempre state così
lunghe? E i miei occhi così grandi? Eppure, il trucco non si vede nemmeno.
Sembro quasi al naturale! Come diamine avrà fatto?
- Wow, tesoro, sei uno schianto assoluto!! – esclama Tadase,
soddisfattissimo della sua opera – se non fossi gay, cadrei letteralmente ai
tuoi piedi (non vi preoccupate, non vi preoccupate, resta gay! ndw)
Scoppio a ridere divertita. Il mio livello di autostima è decisamente
molto più alto rispetto a quello di mezz’ora fa – Scusa Tadase, ma perché mi hai
fatta mettere tutta in tiro?
- Semplice! Adesso noi rientriamo nel ristorante come se niente fosse.
Passi accanto a quello schifoso e fai in modo che si accorga di te – questo
sarà facile, credimi – ma tu devi fingere di NON accorgerti di lui. Poi andiamo
a sederci e mangiamo – Tadase si ferma e mi guarda.
- E dopo? – chiedo, spronandolo a continuare.
- Come e dopo? Basta! È finita così! Lui si
accorgerà di quello che si è perso e si maledirà per sempre! – spiega Tadase,
trionfante.
Silenzio.
- Beh? Che c’è? Non ti va questo piano? –
chiede Tadase, un po’ deluso.
- Ma è ovvio che non mi va! Che razza di
vendetta è, scusa? E poi, se fingo di non vederlo, lui non penserà che non mi
sia accorta di lui e di averla scampata? – esplodo. Mi viene quasi da ridere.
Solo a Tadase possono venire in mente simili “vendette”.
- Oh. È vero. Non ci avevo pensato. Ma allora,
che facciamo? – chiede.
- Beh, io un’idea ce l’avrei…
Due minuti dopo, Tadase ed io camminiamo con
apparente disinvoltura per il ristorante. Man mano che ci avviciniamo a quel
tavolo, rafforzo sempre più di più la stretta al braccio di Tadase e guardo
dritto davanti a me. Con la coda dell’occhio, vedo Lui irrigidirsi. Trattengo
un sorriso di soddisfazione e passo oltre.
- Una pizza con i funghi e un frappè alla banana,
per favore – ordino al cameriere, non appena mi siedo.
- Per me una pizza Baffo e due coche, per
cortesia – aggiunge Tadase.
- Certo, ragazzi. Arriva subito – replica
cortesemente il cameriere, che non fa nemmeno una piega di fronte alle nostre
strampalate richieste. Ho un improvviso moto di ammirazione verso di lui.
- Sai, per quanto non sia per niente una
vendetta fine, mi piace molto – commenta Tadase – bella idea.
- Grazie – replico, con un sorriso nervoso –
ecco che arriva il cameriere con il bere!
- Allora.. un frappè per la signorina e due
coche per lei, signorino. Ecco a voi – si inserisce, discreto, posando le
bevande sul tavolo.
- Grazie – dice Tadase.
- Le pizze arrivano subito – si congeda,
allontanandosi.
- Bene. Vado – esclamo, risoluta.
- Vai Amu!! – mi incoraggia Tadase.
Prendo il mio frappè e mi dirigo velocemente
verso il Suo tavolo, prima di avere dei ripensamenti.
- Ehi! Che coincidenza trovarsi qui, non è
vero? – esclamo vivace – spostati un po’, per favore – aggiungo, rivolta alla
ragazza – non ce l’ho con te e non voglio vittime innocenti.
- Ma che… - dice la ragazza, confusa.
- Amu, ascolt.. – comincia Lui.
- E questo è per te, spero che tu ci possa
annegare! – esclamo, rovesciandogli in testa il bicchiere. Il frappè cola lungo
la sua testa e il ristorante esplode in un applauso fragoroso. Mi allontano dal
tavolo senza degnarLo di un solo sguardo e, seguita dai commenti divertiti dei
presenti e l’aria sbalordita della ragazza, esco dal ristorante tenendo Tadase
a braccetto.
- Sei stata fantastica, Amu – mi dice Tadase,
una volta arrivati davanti e casa
sua – Amu? – mi chiama, vedendo che non
rispondo ma rimango voltata di spalle – Amu!
Tadase mi volta con forza senza che io
riesca ad impedirlo. Fredde lacrime mi solcano il volto.
- Oh tesoro.. vieni qui – mi sussura Tadase,
abbracciandomi.
- N-non è niente – singhiozzo – è solo che ho
guidato troppo veloce e adesso i lacrimano gli occhi. Ci vediamo domani, okay?
Tadase annuisce e, per una volta, non
insiste: sembra capire il io bisogno di star sola, così mi saluta ed entra in
casa. Lentamente, molto lentamente, accendo la moto e mi dirigo verso casa mia.
Piano piano il dolore sta arrivando: era come se prima, nel ristorante, fossi
sotto anestesia mentre ora il dolore si sta manifestando pienamente. Non posso
credere che mi abbia fatto una cosa simile. È sempre stato così dolce.. com’è
possibile che abbia finto per tutto questo tempo? E come ho fatto a non
accorgermi di niente? Avrei dovuto notare qualcosa, di sicuro. Come può un
amore finire in questo modo? Come possono i bei momenti passati insieme, le
parole che ci siamo detti, i sorrisi e gli sguardi che ci siamo scambiati
essere stati spazzati via così? E perché lui non è stato sincero con me? Perché
devo soffrire così tanto ora? Non ho alcuna colpa io, se non aver amato. Entro
in casa silenziosamente, in modo che nessuno mi veda; salgo le scale, mi metto
in pigiama e sto per infilarmi a letto quando mi qrriva un messaggio di Tadase.
È un mms. Incuriosita, lo apro. Strabuzzo gli occhi e scoppio a ridere: non ci
posso credere! Quel pazzo ha filmato tutto! Come commento ha scritto:
Sembra che qualcuno gli abbia rotto un uovo
in testa, vero? Questa è la fine di Kyota Midori! Buonanotte paladina della
giustizia! Chiamami se hai bisogno, a qualsiasi ora.
Ti voglio un mondo di bene <3 <3 <3
Tadase xoxo
Sorrido, mio malgrado. Tadase, che grande
amico. Ha sempre avuto ragione, fin dall’inizio. Se non fosse voluto andare in quella pizzeria,
a quest’ora non saprei nulla: sarei ancora felice nel mio piccolo mondo di
bugie ed illusioni. A volte il destino è davvero misterioso, mette fine ai
sogni, ai progetti, alle convinzioni e a volte perfino le vite delle persone
come il vento fa crollare un castello fatto con le carte da gioco. È proprio
vero che quando si è tristi e malinconici ci mettiamo a filosofeggiare.
Oggi il destino ha messo fine alla mia prima
storia d’amore.
Delle voci mi
riscuotono dai miei pensieri. Degli uomini imprecano contro dei bambini che,
ridendo, fuggono da tutte le parti. Probabilmente i bambini li hanno fatto uno
scherzo ma loro non l’hanno presa molto bene. Sto ancora guardando fuori dalla
finestra quando noto qualcosa che attira la mia attenzione. È arrivata
l’orchestra! Evviva! Affascinata, osservo le persone scaricare cautamente tutti
gli strumenti sotto la direzione di un uomo dai capelli blu, probabilmente il
direttore d’orchestra. Certo che è ancora molto giovane.. la suoneria che
avverte l’arrivo di un messaggio interrompe le mie riflessioni. È un altro
messaggio di Tadase. Sospiro. Da quando sono partita me ne avrà mandati almeno
un centinaio e sono quasi tutti messaggi inutili. Questo dice:
Il tuo oroscopo dice che questa sera, sarà
una serata magica! E che incontrerai qualcuno di molto speciale! :D Vedi Amu?
Stai per dimenticare quello schifoso di
Kyota! Ti auguro un anno fantastico tesoro (ma non può essere altrimenti, visto
che saremo insieme!)
Xoxo
Tadase <3
Scoppio a
ridere. I messaggi di Tadase saranno anche un po’ scemi, ma sono troppo
divertenti. È ovvio che l’oroscopo non mi dirà “avrai una serata orribile,
farai meglio a startene a letto.” La sera di Capodanno! Riguardo l’incontro
magico, ho forti dubbi. Comunque, sarà meglio andare. Sto per uscire quando
vengo praticamente risbattuta dentro la stanza da quel ciclone di mia madre e da
quei centinaia di pacchetti che tiene in mano.
- Oh scusa,
tesoro – esclama, scaraventando tutti quei pacchetti sul MIO letto – ecco qua.
- Ecco qua cosa?
– chiedo, massaggiandomi il naso.
- Come cosa! Le
cose per stasera! Per la festa! – risponde lei, guardandomi con aria stupita.
- Ma ce le ho
già le cose per stasera – replico, aprendo l’armadio – guarda – indico la mia
gonna nera con maglietta abbinata.
Mia madre
lancia uno sguardo di disprezzo ai miei abiti e dice:
- Non vanno
assolutamente bene! Guarda qui – mia madre tira fuori un lungo abito da sera –
ti ricordi quando ieri Ami ed io siamo andate a fare shopping e tu non sei
voluta venire? Beh, ho provveduto io!
- Grazie ma.. a
cosa serve, di preciso, una maschera? – chiedo, sollevando titubante una
maschera azzurra decorata.
- A volte mi
chiedo se ci sei o ci fai! Non te l’avevo detto che per voi giovani c’è un
ballo in maschera? – esclama mia madre.
- No che non me
l’hai detto! Sarebbe questa la tua idea strepitosa? – sbotto.
- Fantastica,
non trovi? – cinguetta allegramente lei.
Non provo
nemmeno a discutere. Tanto, cosa potrei dire? Mi obbligherà ad andarci, lo so.
- Sì, favolosa –
commento, celando a malapena il sarcasmo nella mia voce.
-Ottimo!
Tesoro, adesso devo andare.. ci vediamo dopo! – esclama, correndo fuori dalla
porta con la stessa velocità con cui vi è entrata. Mentre si allontana la sento
elencare tra sé e sé tutte le cose che deve fare:
- Finire le
decorazioni nei corridoi.. il tecnico delle luci.. disporre l’orchestra.. –
borbotta, allontanandosi.
Beh, sarà
meglio andare. Scendo le scale e mi dirigo nella hall, dove c’è un gran
fermento. Un sacco di gente corre di qua e di là, tutti quanti concentrati per
rendere la festa di stasera indimenticabile. Vado nella sala da pranzo, dove mi
aspetta Ami.
- Amu, omioddio,
non sai cosa ti sei persa!! – esclama, non appena mi siedo.
- No, cosa? –
chiedo.
- È arrivata
l’orchestra e.. credo che fra loro ci fosse pure Utau Hoshina!! Stava tutta
appiccicata ad un ragazzo che era davvero.. beh, mozzafiato, ti giuro, uno da
sbavarci dietro per almeno un anno! Dev’essere il suo ragazzo.. però, sai la
cosa strana, lui sembrava un po’.. boh, non saprei.. mi viene da dire
esasperato. Aveva quest’espressione scocciata in faccia, ma, wow, quanto era
bello!
- Ah sì? – commento
distrattamente. In realtà, non è che me ne importi granchè. Utau Hoshina non è
la mia cantante preferita, sebbene non mi dispiaccia e riguardo al ragazzo..
beh, sinceramente Ami trova un sacco di ragazzi a suo parere “da urlo” che in
realtà non lo sono. Anzi, alcuno lo sono ma nel senso letterale della parola:
cioè, ti fanno scappare a gambe levate. In più, questo ragazzo sembra già
felicemente fidanzato quindi è meglio che Ami si metta l’animo in pace.
- Ti immagini
che bello se vedessimo Utau Hoshina? – strilla Ami, eccitata.
- Eh già.. ehi,
ma non è quella? – chiedo, indicando una bella ragazza bionda appena entrata
che sembra stia cercando qualcuno.
Ami quasi si
strozza:
- Gasp!!
Omioddio, è proprio lei! Vado! – esclama, alzandosi.
- Buona fortuna!
– le grido dietro – io vado a fare una passeggiata.
Dieci minuti
dopo, infagottata fino ai capelli con sciarpa, guanti e berretto, cammino per
il piccolo bosco adiacente l’hotel. Mi piace proprio tanto, questo boschetto. È
così silenzioso. La neve ricopre ogni cosa e il freddo mette a tacere tutti i
suoni del bosco, rendendo tutto incredibilmente silenzioso, quasi come se io
fossi l’ultima abitante rimasta sulla Terra. Il ghiaccio ricopre gli alberi,
immergendomi in un mondo scintillante completamente nuovo, quasi una terra sconosciuta
che deve ancora essere scoperta. Ho sempre pensato che la neve abbia qualcosa
di magico. È come se ripulisse il mondo da tutte le sue impurità,
permettendogli di ricominciare da capo. Mi è sempre sembrato che portasse con
sé qualcosa di speciale, di straordinario. Mi sembra quasi di sentire il suo
profumo, fresco e frizzante che mi arriva ai polmoni. Anche adesso, se ascolto
attentamente, mi sembra quasi di sentire della musica.
No, frena. Io sto sentendo della musica. È un violino,
ne sono certa, la neve e il vento ne trasporta le note, lasciandole inalterate.
È una melodia così bella, così calda; sembra quasi che mi stia avvolgendo per
proteggermi dal freddo. Incantata da quel suono, bello e puro come la neve,
seguo il suono delle note come il marinaio segue il canto ammaliatrice di una
sirena. Giungo in una radura e vedo un ragazzo alto che, di spalle, suona il
violino. Rimango immobile, trattenendo il fiato, per paura di rovinare quella
melodia così magica, che per me è quasi come il tappeto di Aladin: mi fa
viaggiare, scoprire mondi e posti nuovi. Chiudo gli occhi e ascolto, beandomi
di quelle note che scivolano l’una accanto all’altra, come anelli di una catena
perfetta. La melodia non sembra finire, ma piuttosto svanisce gradualmente,
come se qualcuno mi stesse svegliando con delicatezza da un sogno. Apro gli
occhi e vedo che il ragazzo ha riposto il violino nella sua custodia. Faccio un
passo avanti, cercando di fare il più piano possibile, ma calpesto un rametto
che si spezza con un sonoro “crack” che risuona nitido nella radura. Il ragazzo
si volta di scatto e, prima che io riesca a dire una sola parola, è già
scappato via. Avanzo fino al centro della radura e rimango ad osservare le orme
di quello strano, ma intrigante ragazzo. Dopo un po’ mi riscuoto dal torpore in
cui sono caduta e guardo l’orologio. Cavoli, sono già le quattro! Devo andare a
prepararmi. Appena tornata in albergo, mi faccio un bagno caldo e mi rilasso,
anche se continua a tornarmi in mente la melodia suonata da quel ragazzo. Farà
parte dell’orchestra? Mi chiedo, pensierosa. No, non è possibile.. sembrava
troppo giovane, gli avrei dato al massimo un paio d’anni in più di me.
Sono ancora
immersa nell’acqua quando Ami spalanca la porta e, in modo del tutto simile a
quello di mia madre, entra nella stanza.
- Amu! Ma si può
sapere dov’eri finita? E cosa ci fai ancora nella vasca? Sbrigati, dobbiamo
prepararci! – mi abbaia contro, inferocita.
Mmm. Qualcosa
mi dice che non è riuscita ad incontrare Utau Hoshina. Sarà meglio obbedire o
mi sa che mi sbrana viva. Esco in fretta dalla vasca e comincio ad asciugarmi,
mentre Ami mi dice cosa fare:
- Allora Amu,
asciugati i capelli e vestiti. Al tuo trucco e alla tua acconciatura penso io,
visto che sei un disatro totale – esclama, roteando gli occhi e facendo
un’espressione tipo guarda-che-razza-di-sorella-mi-doveva-capitare.
Un’ora e mezza
dopo oso fare un respiro di sollievo. Finalmente! Credo che Ami abbia sfogato
tutta la sua delusione e frustrazione nel non essere riuscita a vedere Utau
Hoshina sui miei capelli. Anche se devo dire che ha fatto davvero un ottimo
lavoro: sono raccolti in un elaborato chignon, a parte qualche ciocca lasciata
ad incorniciarmi il viso, coperto dalla maschera azzurra che mi hanno comprato
ieri e in tinta con il vestito, anch’esso azzurro. Quest’ultimo è davvero
favoloso, devo ammetterlo: ha una scollatura a V (non troppo esagerata per
fortuna, altrimenti non sarei riuscita ad uscire), mi stringe delicatamente in
vita e poi si allarga verso le gambe, non come quei vestiti del Settecento che
ti fanno sembrare un pasticcino, ma quel tanto che basta a sollevarsi se giro
su me stessa.
- Wow, Amu, sei
una favola! – esclama Ami, compiaciuta della sua opera. A volte ho
l’impressione che sia la mamma, che Tadase, che Ami mi scambino per la loro
bambola tridimensionale.
- Parla l’altra!
– esclamo, ridendo.
Ami è di un
incanto assoluto. Il suo vestito è rosa, come la maschera e i suoi capelli
sembrano dei fili di seta dorati. Sembra la principessa delle fate, tanto è
bella.
- Amu, sarà una
serata fantastica, lo sento! – esclama Ami, eccitata.
Dopodichè mi
trascina con lei giù dalle scale.
Non appena
entro nella sala grande la mia bocca si spalanca. È.. straordinario. Il marmo
sembra uno specchi da tanto è lucido, e il tavolo del buffet è ricoperto di
ogni manicaretto possibile e immaginabile. Ovunque mazzi di rose bianche
inebriano chi vi passa accanto e drappi
rossi sono appesi tutt’intorno alla stanza, illuminata da un enorme candelabro di
cristallo di Boemia appeso all’alto soffitto affrescato. Ogni volta che mi
giro, noto un nuovo particolare. La mamma questa volta ha davvero superato se
stessa. In un angolo, l’orchestra sta suonando musica d’atmosfera. Non riesco
ad impedirmi di avvicinarmi, per vedere se tra i musicisti c’è quel ragazzo di oggi. Non
lo vedo. Provo un piccolo moto di delusione e mi dirigo verso il buffet per
prendere qualcosa da bere.
- Sei impegnata
stasera, Cenerentola? – chiede una voce. Mi giro e vedo un ragazzo in smoking.
È alto e biondo e mi sorride sicuro. Troppo sicuro.
- Sì, mi
dispiace – rispondo con un sorriso. Faccio per andarmene, ma lui mi trattiene:
-
Oh, andiamo!
Non hai tempo neanche per un ballo? – mi sorride, stringendomi la
mano. "Assolutamente no, tanto meno con un tipo che mi chiama
Cenerentola senza avermi mai vista in vita sua e ha dei modi come i
tuoi" penso, imbufalita. Ma mi impongo di trattenermi.
- No, mi
dispiace – esclamo, sottraendo la mia mano alla sua presa. Tanto per essere
educata aggiungo: - sarà per un’altra volta.
- Dai, vieni!
Perché non adesso? Tanto, un ballo non è lungo – poi mi sorride allusivo –
magari dopo facciamo una passeggiata, eh?
- Scusa, hai
ragione, mi sono espressa male. Non voglio ballare con te – sibilo, guardandolo
duramente.
. Okay okay!
Tanto sei tu quella che ci perde! – esclama il ragazzo, alzando le mani in
segno di resa – ci si vede – aggiunge, allontanandosi.
Stringo
i pugni, tanto forte che le nocche diventano bianche. Che cafone. Sto cercando
Ami, quando una ragazza sorridente mi si pare davanti e mi chiede:
- Hai
preso il numero?
- Ehm,
veramente non voglio partecipare a nessuna lotteria.. – dico – grazie lo
stesso.
La
ragazza scoppia a ridere:
- Ma
non è una lotteria! Non lo sai? Devi pescare un numero da qui dentro –
spiega, scuotendo leggermente la boccia
di vetro che tiene fra le mani – e trovare il partner che ha il tuo stesso
numero. Verranno sorteggiati cinque numeri cui corrispondono cinque ragazze e
cinque ragazzi che balleranno un lento insieme. È una bellissima occasione per
conoscere nuove persone e magari, chissà, trovare l’anima gemella!
- Grazie,
ma non..
- Tutti
sono obbligati a partecipare – mi interrompe la ragazza, la voce
improvvisamente tagliente.
- Oh. Ehm, d’accordo, allora – pesco un foglietto
dalla boccia.
- Grazie
mille! – esclama la ragazza. Il sorriso è magicamente ricomparso sul suo volto
– e buona fortuna!
- Grazie
– mormoro, aprendo il biglietto. Tiro un sospiro di sollievo: è il numero
quattro. Ottimo, di solito è raro che escano i primi nove numeri.
- Amu!
Ehi Amu!! – grida Ami, raggiungendomi – che numero hai?
- Il
numero quattro . dico, mostrandole il biglietto – tu?
- Io
ho il ventuno! Wow, pensa che bello se ci chiamano!
- Mmm
– borbotto.
La
festa trascorre piacevolmente e ben presto arrivano le undici e mezza.
- Mezz’ora
a all’anno nuovo, ragazzi! – esclama allegro il presentatore della serata- è
giunto il momento tanto atteso! L’estrazione dei numeri!
Oh
no. Speravo che ci fosse stato un problema, o qualcosa del genere.
- Allora..
– dice il presentatore, pescando il primo biglietto da un sacchetto che una
valletta tiene in mano – il primo numero è… trentasette!
- Auuf
– sospiro di sollievo. Il primo è andato.
- Il
secondo numero è.. ventitrè! – esclama il presentatore, sorridente.
Accanto
a me, un ragazzo si lascia sfuggire un gemito. Poveretto. Mi dispiace per lui.
I primi numeri si sono già trasformati in persone reali, che si fissano al centro della pista da
ballo: lo sguardo delle ragazze è eccitato, quello dei ragazzi un tantino
disperato. Sto cercando di non scoppiare a ridere guardando i tentativi di fuga
di un ragazzo, bloccati prontamente dalla ragazza che mi ha fatto pescare il
biglietto.
- Amu!
Amu!! – mi urla Ami nell’orecchio.
- Cosa
c’è? – sbotto irritata – e smettila di fracassarmi i timpani, grazie!
- Ti
hanno chiamata! Hanno chiamato il tuo numero!
- C-cosa?
– impallidisco di colpo. Oh
no. Oh no, oh no, oh no, oh no!! Non è possibile! Non è giusto! Si può sapere perchè l’unica volta
che chiamano il mio numero dev’essere in occasioni come questa? Non poteva
essere il biglietto della lotteria? No eh?
- Non
ci vado – dico, incrociando le braccia.
- Cosa?!?
Sei cretina? Sbrigati, ti stanno già chiamando! – grida Ami, strattonandomi per
un braccio, ma io punto i piedi come una bambina capricciosa.
- No,
io non ci voglio andare! Prendi tu il mio biglietto – protesto, allungandogli
il foglietto.
- Amu,
non essere idiota! Lo sai che non si può fare! Così si perde tutto il
romanticismo! – esclama, scioccata dalla mia proposta, che le deve essere
sembrata quasi oltraggiosa. Accidenti ad Ami e al suo romanticismo convinto! È
Tadase che le ha messo in testa tutte queste stupidaggini!
- Dov’è
la ragazza numero quattro? – chiama il presentatore, con un sorriso lievemente
forzato – venga avanti, per favore.
Oddio.
Non ho proprio nessuna via d’uscita. Rassegnata, raggiungo la pista da ballo e
do il mio biglietto alla stessa ragazza di prima:
- Ah,
ma sei tu! – esclama, riconoscendomi – vedi allora che sei stata fortunata?
Non
provo nemmeno a sorridere, ma la ragazza non sembra accorgersi delle mie
vibrazioni negative perché mi bisbiglia all’orecchio, in tono confidenziale:
- Ti
sei pure beccata il più bello di tutti! Sei proprio fortunata!
Mi
giro, pregando intensamente che il mio partner non sia il tizio biondo, ma,
grazie al cielo, è un ragazzo con i capelli scuri, imbronciato almeno quanto
me. Ottimo. Probabilmente non mi dovrò nemmeno sforzare di fare conversazione.
Mi avvicino a lui, che mi fa un lieve in chino prima di porgermi la mano. Beh,
almeno è educato. Rispondo all’inchino e afferro la sua mano. Immediatamente,
sento il sangue ribollirmi nelle vene e ritraggo la mano, quasi come se avessi
preso la scossa. Imbarazzata, chino il capo. Cavoli, ma che diavolo mi è preso?
- Scusa
– mormoro, rivolta al mio cavaliere.
- Non
ti preoccupare – mi rassicura, cingendomi la vita e causandomi un immediato batticuore.
Che
bella voce. Calda e profonda. Alzo lo sguardo e due paia di occhi viola mi
fissano di rimando. Sono gli occhi più belli che abbia mai visto in vita mia.
Il resto del viso del ragazzo è coperto dalla maschera, ma intuisco che anche
il resto dei suoi lineamenti deve essere bellissimo.
- Che
bella questa musica, vero? – dico, chiudendo gli occhi e lasciandomi guidare da
lui.
- Già
–concorda il ragazzo – è Danubio Blu, di Strauss. La suona mio padre –
aggiunge, facendo un cenno del capo verso l’orchestra.
Spalanco
gli occhi, sorpresa:
- Davvero? Caspita, ma è bravissimo!
Il
ragazzo sorride in risposta – è vero. Spero di diventare anch’io come lui, un
giorno.
- Anche
tu suoni? – chiedo, sorridendo.
- Sì,
suono il violino.
- Wow,
che bello – commento, sincera.
Suona
il violino. È possibile che sia.. no, dai, sarebbe impossibile.. voglio dire,
le probabilità che sia lui sono una su cento miliardi.. ma chiederlo non costa
niente, no?
- Scusa..
so che ti sembrerà strana come domanda ma.. per caso oggi hai suonato in una
radura?
- Come?
– il ragazzo mi guarda stupito.
- No,
niente. Dimentica. Devo averti scambiato per qualcuno altro – esclamo in tutta
fretta, mentre sento le mie guance imporporarsi.
- Veramente
sì, ero io. Ma tu come fai a saperlo? – continua il ragazzo. Dal suo tono di
voce direi che è a metà tra il sorpreso e il divertito.
- Ti
ho sentito. C’ero anch’io in quella radura. Non l’ho fatto apposta, non ti
volevo spiare o che. Stavo passeggiando e ti ho sentito. Mi dispiace che tu sia
fuggito così, non volevo darti fastidio.
Con
mia grande sorpresa, il ragazzo scoppia a ridere:
- Eri
tu? E io che pensavo che fosse.. niente, lascia perdere.
- Comunque,
anche se non mi intendo molto di musica, mi sembra che tu abbia già raggiunto
tuo padre, se non addirittura superato. Non ho mai sentito niente di simile
prima d’ora. La tua musica è la più bella che abbia mai sentito in tutta la mia
vita.
Il
ragazzo mi fissa e sembra cogliere la sincerità delle mie parole. Continua a
fissarmi e io non posso fare a meno di fare lo stesso: i suoi occhi sono
magnetici, quasi come una calamita.
- Grazie
– dice infine, e sorride. Di colpo, tutto il suo viso sembra illuminato da quel
sorriso – credo che sia il più bel complimento che mi abbiano mai fatto.
- Oh
– esclamo, rossissima – f-figurati.
Il
ragazzo sorride di nuovo e mi stringe un po’ di più a sé. Il mio cuore aumenta
pericolosamente i battiti.
- Dieci
secondi a mezzanotte, ragazzi! – esclama il presentatore – via con il conto
alla rovescia!
10..
9..
8..
7..
6..
5..
4..
Il
ragazzo continua a sorridermi, e io rispondo al sorriso, felice. Non penso
nemmeno per un secondo a Kyota, non penso a nulla se non a quanto siano belli
gli occhi di quel ragazzo.
3..
Il
ragazzo si china verso di me con chiare intenzioni e il mio cuore ricomincia a
battere furiosamente.
2..
Penso
che probabilmente sta per baciarmi e che probabilmente lo lascerò fare..
1..
La
folla esplode in un boato nello stesso momento in cui le nostre labbra si
incontrano per un breve, intenso istante e io ho appena il tempo di pensare che
quest’attimo mi sembra il più bello e il più giusto di tutti.
Dopodichè
una furia bionda si avventa su di lui e comincia a trascinarlo via.
- Ferma!
Smettila! Utau, vuoi darci un taglio?!? – sbotta il ragazzo, cercando invano di
scrollarsi di dosso una ragazza che lo porta in mezzo alla massa.
- Come
ti chiami? – grido, per farmi sentire.
- I…uto!
– mi grida lui in risposta, prima di essere inghiottito dalla folla festante.
Come
ha detto che si chiama? Imbuto? Che razza di nome è?
- Amu!
Tanti auguri!! – grida Ami, saltandomi addosso, ubriaca.
- Anche
a te. Non mi dire che ti sei già ubriacata! – la rimprovero.
- No
no! Bevi questo! – esclama.
- No,
Ami, ferm.. – non faccio in tempo a bloccarla che già mi ha ficcato in gola
mezzo contenuto del bicchiere. Per non soffocare sono costretta a mandarlo giù.
Comincio a tossire. L’alcool mi bruci a la gola. Mi lacrimano gli occhi e non
riesco a smettere di tossire.
- Ami..
– dico, tra un colpo di tosse e l’altro - .. sei un’idiota.
Oddio.
Che mal di testa. Cercando di non fare movimenti bruschi, mi alzo dal letto. Ma
che cos’è successo l’altra sera? Mi sforzo di ricordare. Buio. Zero totale.
Oddio. Questa deve essere quella che è chiamata sbornia. Ma com’è possibile? Io
non bevo, non mi è mai piaciuto.
- Ehi
Amu? – esclama Ami, entrando nella mia stanza – senti.. mi dispiace per ieri
sera.
- Ieri
sera? – mormoro, massaggiandomi la testa – perché, cos’è successo?
- Ehm..
beh, in pratica ti ho fatto ubriacare! Oddio, non ti ricordavi nulla?
- No – ringhio – ma grazie per avermelo ricordato.
Inizio a
rincorrerla per tutta la stanza, finchè un rumore di clacson non ci fa guardare
fuoridalla finestra. È l’orchestra che se ne va.
- Omioddio
Amu, guarda! È Utau Hoshina!- esclama Ami, il naso incollato al vetro – è quello
il ragazzo di cui ti parlavo!
Guardo
anch’io fuori dalla finestra e vedo un ragazzo dai capelli blu che ripone con
attenzione un violino in macchina. Ha un’aria familiare.. dove l’ho già visto? Cerco
di ricordare qualcosa, ma è come cercare di vedere attraverso una coltre di
nebbia: certo che mi sono ubriacata per bene ieri sera.. il che mi riporta una
cosa:
- Ami..
– sibilo, avanzando minacciosa verso di lei.
- Aaargh!
Amu, ferma! Posso spiegartiii!! – squittisce lei, scappando via.
E
io la inseguo, a metà tra l’arrabbiato e il divertito.
La
tradizione dice che se fai una cosa il primo dell’anno poi la fai per tutto l’anno.
Beh,
le tradizioni devono essere rispettate, giusto?
Allooora!!!
Che ve ne pare? Vi dico subito che questa one-shot è collegata alla storia Next
Door Neighbour (se non la conoscete, è sul mio profilo) per la caratterizzazione
dei personaggi, ma come potete vedere si può leggere tranquillamente questa
one-shot senza conoscere la storia. Tranne il fatto – che forse sarà sembrato
un po’ strano per chi non ha letto l’altra fic – che Tadase è gay. Io personalmente
lo adoro!
A
chi invece ha letto l’altra fic, sarà sembrato strano che non si siano
riconosciuti tra loro, ma adesso vi spiego tutto: Amu non si ricorda nulla perché
era ubriaca, Utau non aveva fatto granchè caso ad Amu, si era concetrata (some
al solito) sul fratello, Ami, anche se aveva notato Ikuto tende a considerare
carini un sacco di ragazzi (come Amu stessa fa notare) e quindi non li ricorda
tutti, mentre Ikuto.. beh, chi può dirlo? Sapete com’è fatto quel ragazzo, è
così misterioso! Non si capisce mai che cosa pensa realmente, è troppo
imprevedibile! Se ne sarà dimenticato oppure ricorda tutto perfettamente? O magari
sta ricordando pian piano? Chissà!
Comunque,
ho scritto questa one-shot sperando davvero che si via piaciuta e per
augurarvi..
BUON
ANNO!!! :D :D :D
Spero che trascorriate un anno fantastico, pieno di
avvenimenti belli, eccitanti e magici come accadono nei libri! Dopottutto,
siamo giovani no? Sognare non costa niente ed è così bello farlo.. quindi,
buona fortuna a tutti!
Baci
watereyes