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Autore: Pancake_    03/01/2012    2 recensioni
Questa è la storia di Helena, ragazza ventiduenne che dall'Italia si trasferisce a Londra per cercare il suo posto nel mondo, vivendo ogni traguardo come se fosse il primo. Non era in cerca di un'amore, di un marito, dopo una vita piena di negazioni, cercava il successo economico.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Friday Night


Capitolo 1




Erano le sette passate, quando uscì dal lavoro al'Hotel Waldorf, per prendere la metropolitana, quella sera, ero particolarmente allegra, era il mio primo venerdì libero da quasi quattro mesi, ovvero da quando avevo iniziato a fare il secondo lavoro al pub.


Arrivai a casa erano già le otto e un quarto, scesa dall'autobus, quei dieci passi dalla fermata dell'autobus fino all'angolo di casa mia a Hackney, mi sembrava infinito. Avevo una fretta tremenda, avevo passato i trentadue minuti di tragitto a calcolare il tempo che avrei impiegato nel fare tutto per uscire puntuale di casa alle dieci;


Mi sarei catapultata velocemente sotto la doccia, dove avrei trascorso quindici minuti, poi mi sarei asciugata i capelli e truccata nei quaranta minuti successivi, messo in forno una pizza surgelata che sarebbe stata pronta in dieci minuti, contando anche il quarto d'ora che ci avrei messo a mangiarla e lavare il piatto e il bicchiere... Avrei avuto ben quaranta minuti per scegliere cosa indossare, niente poteva andare storto !!


Infatti così successe, uscii di casa alle dieci meno cinque, questo mi dava il vantaggio fantastico di non dover correre con i tacchi alti dodici centimetri dietro all'autobus delle dieci e cinque, come una pazza.


Ed eccomi lì, uscendo dal mio condominio di mattoni in “tenuta da caccia” ; collant neri velati con grandi fiori neri ricamati, tronchetti neri a zeppa, vestitino nero semplice con manica a tre quarti e un cappotto rosso scozzese e guanti in pelle rossi.


Salii sull'autobus e mi sedetti a metà, era semi vuoto ancora.


Viaggiare in mezzi pubblici per andare in discoteca mi è sempre piaciuto, sin dai tempi di Milano, dove prendevo il treno da Romano, spesso da sola, per tutti i cinquanta minuti di viaggio, mi piaceva pensare a come sarebbe andata la serata, chi avrei conosciuto, cosa sarebbe successo... Adoravo quei cinquanta minuti adolescenziali del sabato sera.


Dopo un quarto d'ora circa, scesi a Kingsland, dove mi incontrai con le ragazze vicino alla fermata della metropolitana, camminai per qualche centinaia di metri, finché vidi le mie amiche Cristina e Rhonda , fuori dal Dalston Superstore a fumarsi le loro sigarette. Erano entrambe vestite bene, Cristina aveva uno stile più giovane, più casual, mentre Rhonda era già un po' più simile a me, le piaceva sembrare una di quelle ragazze di Chelsea, si atteggiava anche come loro certe volte, parlando sempre di soldi e marche.


<< Ciao ladies, come siete belle ! >> dissi a entrambe appena arrivata.


Cristina buttò la sigaretta e si avvicnò per salutarmi.


<< Guardala vamp.. >> scherzò.


<< Ciao Lenny, giacca stupenda.. E' Topshop? >> chiese Rhonda mentre mi salutava.


<< No, è arrivata due giorni fa, l'ho presa da Boohoo, ho pagato … Trenta sterline, carino vero? >> le risposi.


<< Boohoo?? Quando imparerai a comprare le cose in un negozio vero? >>


<< Magari quando sarò più ricca.. Chi lo sa? >> dissi mentre entravamo nel locale.


Ci sedemmo sul bancone, il locale era pieno di universitari e ragazzi del quartiere, ordinai un Daiquiri Frozen alla Fragola, ho sempre adorato i drink alla frutta. Il barman, carinissimo, mi aveva persino riempito il calice di fragoline.


<< Quanto tempo non uscivamo insieme noi tre.. Abbiamo tutta la serata per raccontarci tutto... >> disse Cristina prima di sorseggiare il suo Mojito.


<< Beh Lenny è sempre al lavoro, non ha mai tempo per noi.. >> borbottò Rhonda.


<< Ragazze, mi dispiace.. Ma io devo lavorare, ne ho bisogno.. >> risposi.


<< No, figurati se noi abbiamo qualcosa da ridire, tranquilla.. >> disse Cristina.


<< Ma ti sei già stabilizzata, e poi non ti sembra inutile lavorare come una matta, e non avere nemmeno tempo di spendere i tuoi soldi? >> chiese Rhonda.


<< Possiamo cambiare argomento per favore? >> dissi.


<< Ok, parliamo di ragazzi... Vi ho raccontato di quel ragazzo con dovevo uscire, Vic? >> iniziò Rhonda


<< Sì, quello che studia Economia... ? >> chiese Cristina.


<< Sì, alla London School of Economics !! L'altro giorno mi ha telefonato, voleva vedermi, e così mi ha portato fuori a cena... >> continuò.



Penserete che sono un'egoista, una lunatica a cui non interessa la vita delle proprie amiche... Non era proprio così, magari un po'... E' solo che ascoltare Rhonda che parlava di ragazzi, era la cosa più noiosa del mondo, non fa altro che ripetere quanto siano carini, dove studino.. Che posti frequentino, è interessante, ma dopo un po', parlare di questo diventa insopportabile. Era quasi mezzanotte, e ci eravamo già fatte due o tre drink a testa, almeno io e Cristina, forse perché non ne potevamo più di sentire Rhonda, per più che le volessimo bene.... La cosa peggiore è farle una domanda personale, non la smette di parlare.


Dopo quei due o tre drink, decidemmo quindi di andare via dal Dalston e spostarci verso il centro, in un posto più affollato, così ci affidammo a Rhonda, decise di andare a Chelsea , ovviamente, così salimmo sulla metropolitana e poi prendemmo un autobus che ci lasciò a dieci minuti a piedi dal locale, il Kitts, uno di quei locali dove era facilissimo trovarsi davanti gente come Cheryl Cole o il Principe Henry.


Per molti anni, ho sempre avuto paura di andare in posti dove avrei potuto incontrare persone importante, ricche, mi sono sempre sentita inferiore, perché non avevo mai avuto soldi abbastanza da potermi permettere ciò che si potevano permettere loro. Ma quella volta era diverso, certo, avevo un po' l'ansia di essere rimbalzata, o di sentirmi a disagio perché qualche ragazza aristocratica mi avrebbe squadrato dalla testa ai piedi.


<< Eccoci arrivate, vedrete ci divertiremo tantissimo !! >> disse Cristina.


<< A guardare da fuori non sembra un granché... >> dissi.


Rhonda mi guardò e ride.


<< Ragazze, ricordiamoci che qua dentro, dobbiamo rimorchiare per forza, i migliori partiti della città sono lì dentro... >> disse Rhonda con aria di rivoluzionaria.


<< Rhon, ti sembra che i ragazzi dell'alta società inglese, il sabato sera vadano in un locale a ricerca di una dolce donzella da portare nei loro castelli nel Kent? >> chiesi sarcasticamente.


<< No.. Ma ne vale la pena tentare.. Giusto donne? >> disse Cristina.


<< Giusto!! >> rispondemmo insiee io e Rhonda.


Così ci avvicinammo all'ingresso, non c'era una fila esagerata giusto una decina di ragazzi e ragazze come noi.


All'improvviso un taxi si ferma davanti al locale e scendono tre modelle dalle gambe chilometriche, erano sicuramente di passerella, dopo di loro scese un tizio bassettino, vestito un po' radical chic, con un cappello di quelli da nonno, che nascondeva dei ricci biondi. Non si misero in fila, salutarono il pr all'ingresso e di corsa entrarono, con la tipica posa finta di chi evita i paparazzi.


Non mi sembrava vero, ere lui, James Brown, uno dei maestri con cui potrei mai sognare di lavorare, il grande parrucchiere che con il suo show televisivo, mi ha spinto a trasferirmi a Londra. Proprio lì, davanti a me... Non avevo intenzione di andare a parlargli e chiedergli di fare una foto con me... Volevo di più, volevo quella


entrata, quel successo, quella reputazione e quei soldi, mi ha rinfrescato immediatamente la memoria, il perché dei miei sacrifici, tutto quel lavoro , quel poco tempo libero e quella inesistente vita privata... La vittoria, l'arrivo.


Una volta entrate, lasciammo i nostri cappotti nel guardaroba e andammo in pista a scatenarci un po' e perché no, rimorchiare!


Ho sempre amato il weekend, andare andare a ballare.... Tutta la settimana sgobbando, studiando senza nessuna minima distrazione, quei bagel mangiati al volo in biblioteca, gli esami da preparare e persino la tesi da scrivere... Il lavoro sempre più pensate, da un alto i clienti sgarbati dell'Hotel e dall'altro gli ubriaconi del pub... Tutto quello ne valeva la pena, la discoteca, era il mio modo di essere felice, ballare, fino a sanguinarmi i piedi, avere i capelli bagnati, il trucco che cola, la guaina e i collant che ti fanno il culo a spicchi, tutto quello, era una mia piccola vittoria, una mia felicità... Potevo persino piangere e ridere contemporaneamente, per quanto ero soddisfatta di me stessa in quel momento, era strano come solo varcare la porta di una discoteca e io già mi sentivo una diva.


Verso le due, mi allontanai dalla pista e andare al bar a prendermi un drink, cercavo di decidere cosa prendere, e il barista,che non mi considerava nemmeno, una voce maschile mi disse qualcosa all'orecchio.


Mi girai di colpo e lo affrontai.


<< Come prego ? >>


<< Ho chiesto se hai bisogno di aiuto.. >> disse il ragazzo.


Era molto bello, alto, chiaro, elegante, il tipico ragazzo inglese, non per vantarmi, ma assomigliava un po' a Robert Pattinson, con quei capelli strani..... Indossava una camicia bianca e una giacca bordeaux in velluto con un fiore bianco all'occhiello.


<< Beh, mi piacerebbe un Kir Royale... >> dissi con aria di finta snob.


Sorrise e in un colpo mi prese alzo e mi mise sul bancone. Il barman arrivò talmente veloce che credo che abbia fatto alzare persino polvere.


<< Che ti faccio , girl? >> chiese il barman con un sorriso malizioso.


<< Un Passion Fruit Mojito, grazie … >> risposi.


<< Eccotene due, bellezza.. Ed io, sono James, a tua disposizione ogni venerdì e sabato... >> disse e poi mi fece l'occhiolino.


Con due drink in mano, su un bancone alto quasi quanto me, mi girai verso il ragazzo che mi aveva messa “in quella situazione “, gli sbattei le mie fantastiche ciglia finte in modo sarcastico , lui si avvicinò, mi mise le mani attorno alla vita e mi mise giù.


<< Uno, è per te.. >> dissi mentre gli consegnavo un drink.


<< Grazie, ma credo che te l'abbia dato perché lo offrissi a una tua amica.. >> rispose sorpreso e leggermente imbarazzato.


<< Ma grazie a te, sono riuscita a non collassare a terra, disidratata nel disperato tentativo di prendermi un drink.. >> scherzai.


Scosse la testa e rise.


<< Sei fantastica... >> disse ridendo.


<< Lo so, me lo dicono in tanti... >> scherzai.


<< Io sono Charles >> disse.


<< Helena.. >> risposi.


<< Helena..? Sei per caso,... >> prima che finisse, risposi.


<< Brasiliana. >>


<< Ora capisco, questo tuo lato... >>


<< Ironico? >>


<< No , B! >> rise mentre fingeva di squadrarmi il sedere.


Mi misi a ridere, mi sembrava incredibile parlavo con un ragazzo da tre minuti e già stava facendo il porco.


<< Scherzo, non stavo guardando quello.. Cioè, sì.. Ma non solo … >> cercò di spiegarsi.


<< Non possiamo spostarci da questo passaggio, ancora uno spintone e sarò costretta ad ammazzare qualcuno.. >> dissi.


<< Certo! Tu fumi? >> chiese mentre metteva la mano nella tasca interna della giacca cercando forse, delle sigarette.


<< No.. >> risposi.


Mi guardò con uno sguardo un po' confuso, ma prima che parlasse continuai.


<< Ma se vuoi, possiamo andare verso la zona fumatori che non è cosi piena .. >> dissi.


<< Perfetto ! >> rispose.


Ci sedemmo in uno divanetti in pelle dell'ala fumatori, e comiciammo a chiacchierare sulle nostre vite, su quello che che facevamo... Senza entrare in dettagli precisi, ad un certo punto, un silenzio calò tra noi, ci guardammo un po' imbarazzati, lui accavallò le gambe, guardò dentro il suo bicchiere e prese un sorso del drink.


<< Kir Royale, eh? Che c'è dentro? >> mi chiese.


<< Veramente è un Passion Fruit Mojito.. >> risposi.


<< Ah, ti chiedo di scusarmi, ho capito male... >> si scusò, timidamente poggiando il bicchiere su un tavolino davanti a noi.


<< Scusa di cosa ? Figurati,avevi capito benissimo, io che sono estremamente vollubile .. >> ironizzai.


Era carinissimo il suo modo di imbarazzarsi; accavallava una gamba sopra l'altra , poggiando la caviglia sopra la coscia, e poi con la mano teneva la caviglia. Mentre parlavo, teneva quella posizione e mi guardava, ascoltando attentamente quello che dicevo, ma mi bastava fare una piccola pausa, e lui abbassava lo sguardo, lanciava un sorriso timido e sorseggiava il suo drink, dopodiché poggiava il bicchiere, annuiva attentamente, sorrideva e tornava alla “ posizione di ascoltatore”, mentre parlava invece, gesticolava in un modo molto controllato; con le mani appena poggiate al polpaccio. Ho sempre adorato, leggere il linguaggio del corpo delle persone, non riesco certo a capire quello che stanno pensando, ma mi aiuta sicuramente a farmi un'idea sulle persone, e l'idea che mi stava dando Charles, era di un tipo di quelli a cui piace riflettere prima di rispondere, ascoltare, insomma un ragazzo giudizioso.. E la cosa, lo rendeva assolutamente sexy ai miei occhi.

  
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