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Autore: katherineheat    03/01/2012    5 recensioni
Una semplice oneshot sui pensieri di Sherlock in seguito alla morte di Irene, alla quale, a parer mio, è stata data troppa poca importanza. Potranno i pensieri di un uomo esprimere tutto il suo dolore per la morte della donna che ama?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era così che Sherlock Holmes si ritrovava: solo. Per l’ennesima volta.                                           

«Ti mancherò, Sherlock.»

Quelle parole ritornavano nella sua mente senza alcuna possibilità di replica. Più si sforzava di non pensarci, e più il volto diafano di Irene gli appariva davanti agli occhi. La cosa che si chiedeva era: come aveva potuto permettere che lei morisse? In che modo Moriarty era riuscito ad essere più astuto di lui, come era riuscito a precederlo nelle sue mosse? Mentre quest’ultimo attendeva la morte della donna seduto al tavolino di un bar, lui era intento a percorrere una strada falsa, l’ennesima, che per la dannata ennesima volta non lo aveva condotto a nulla se non alla perdita dell’unica donna che era stato capace di amare. Era così che poteva definire il sentimento che provava nei confronti di Irene? Amore? Un termine difficile che non avrebbe mai usato, eppure si trovava costretto a farlo. Amore era un termine che doveva essere usato con il misurino, con cautela, altrimenti poteva essere causa di disguidi ed incomprensioni. Ma lui ne era certo. Finalmente, anche se troppo tardi, aveva compreso di amare Irene Adler, una donna astuta e sfuggevole che lo aveva rapito con i suoi modi persuasivi e provocanti. Irene lo amava? Sì, no, forse, non ne era sicuro. In quel momento non era sicuro di nulla, neanche della sua identità. Irene era stata l’unica donna in grado di saperlo prendere, raggirare come un calzino per poi gettarlo altrove, lasciandolo inerme e con il cuore in pezzi. Era una donna meschina, scaltra, ma anche ricca di sorprese. E Sherlock si domandava come aveva fatto ad essere aggirata da Moriarty. Tutto riconduceva a quel maledetto professore, lavorando per il quale la donna aveva firmato la sua condanna a morte. E ne era consapevole, era quello l’aspetto più grave. Ogni volta che ne aveva avuto la possibilità aveva provato ad aiutarla, chiedendole di più sul professore, ed ogni tale lei aveva negato, dicendogli che era una questione troppo grande perché lui potesse affrontarla. E si sentiva maledettamente stupido per non aver insistito, per averla lasciata da sola a lottare contro qualcosa di troppo pericoloso. Per colpa del suo egoismo Irene aveva pagato con la sua vita. Una vita strappata violentemente ad un corpo troppo giovane come il suo, ancora privo di esperienze. Strinse la mano a pugno, fino a far diventare le nocche bianche, e anche quando sentì il dolore invadergli l’arto non allentò la presa. Dopodichè quel pugno andò ad infrangersi violentemente sul tavolo da lavoro al quale sedeva, e la boccetta con l’inchiostro si ribaltò, facendo fuoriuscire il suo contenuto che impregnò tutta la superficie di legno del tavolo. Ma non vi badò molto, poiché la sua mente era offuscata dalla rabbia. Raccolse solo i fogli sparsi su un angolo del tavolo per non far impregnare anche quelli, lanciandoli sul letto alle sue spalle. Quei fogli erano il misero frutto del lavoro di mesi interi, passati ad analizzare ogni particolare della morte di Irene Adler. Tra di essi vi erano anche fogli di giornale, foto, lettere, appunti, raccolti nei vari posti in cui la donna era stata. Tutto pur di scoprire cosa aveva voluto ottenere lavorando per Moriarty, pur di sapere perché aveva mantenuto quella segretezza per tutto il tempo. E mille domande attanagliavano la sua mente: era riuscita nel suo intento? No? Oltre alla sua morte cosa gliel’aveva impedito? Lei era consapevole della sua imminente morte? Perché Mortiarty aveva voluto sbarazzarsi di lei? E a nessuna di queste domande vi era una risposta plausibile, solo altri dubbi e altre domande.

«Ti mancherò, Sherlock.»

Ancora una volta quella frase si impossessò della sua mente, provocandogli una fitta alla tempia.

«Purtroppo sì.»

Così le aveva risposto, consapevole che sì, le sarebbe mancata, fortemente ed irrimediabilmente, anche se non sarebbe passato molto tempo prima di un loro futuro incontro. Quel pomeriggio, sul ponte di Londra, le aveva voltato le spalle, ma senza rimpianti, perché l’avrebbe rivista. E attualmente? Le mancava, da morire. Vi erano giorni in cui neanche l’assidua presenza di Watson al suo fianco era sufficiente, giorni in cui credeva di impazzire. Gli ritornò alla mente il giorno in cui, mentre era chiuso nel suo ufficio, Mrs. Hudson aveva fatto irruzione nella stanza con una boccetta di cristallo roseo, enunciando che non apparteneva né a lei ne a nessun’altro in quella casa. E quando aveva avvicinato il suo naso per sentirne il profumo si era reso conto che apparteneva ad Irene. Ricordava che si alzò di scatto dalla sedia, e dopo aver lanciato la boccetta fuori dalla finestra aveva urlato alla domestica di non disturbarlo più quando era chiuso nella sua camera. Risentire quel profumo aveva risvegliato in lui il ricordo vivido della figura di Irene, in ogni sua sfaccettatura. E a poche settimane dalla sua morte era stato un colpo davvero basso. E anche attualmente, se solo si soffermava un attimo in più a ripensare a lei, ai suoi sorrisi o alla sua voce dolce e pacata, si sentiva un verme, per averla abbandonata pur sapendola in pericolo. Ma lui non riusciva a capire nulla, per quanto scaltro fosse, nulla che riguardasse Irene. Di lei aveva sempre saputo poco e niente, eppure non si era mai soffermato a farle qualche domanda in più, perché non gliene importava. Il risultato che aveva ricevuto era quello del suo stato attuale. Perché nonostante la presenza di Watson, di Mary, e di tutta Londra attorno a lui, di lui rimaneva ormai un uomo solo, lasciato al suo triste destino, un uomo che aveva perso i suoi saldi principi morali con la morte della donna che amava.

 

Angolo dell'autrice: Buona sera a tutti, torno dopo una lunga pausa, con questa one shot su Sherlock Holmes, uno dei film più belli che abbia mai visto. Dopo aver visto il secondo capitolo, sono rimasta un pò delusa dallo spazio che hanno dedicato alla morte di Irene, che secondo me meritava qualcosa in più. Beh, in mancanza di ciò nel film, ho deciso di scrivere qualcosa sui pensieri di Sherlock riguardo alla sua morte. Spero sia di vostro gradimento :3

  
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