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Autore: Candidate    04/01/2012    8 recensioni
Sesshomaru e Moriko hanno finalmente visto realizzato il sogno per il quale avevano tanto tribolato; la foresta sembra il luogo ideale per ospitare la loro semplice quotidianità spensierata. Il loro legame è così forte che permette loro di affrontare anche le prove più ardue. Ma i nemici di Sesshomaru non sono mai stati pochi: che cosa accade nel mondo quando gli astri imperturbabili si rifiutano di osservare? Alcuni riescono a scorgere la trama del destino, ma solo pochissimi arrivano a intravedere anche l'ordito. Riuscirà Moriko a sorreggere l'enorme peso che il destino le ha gettato sulle spalle? Sulle note delle sue canzoni, un bardo ve lo narrerà.
Sequel di Sigillo, prima storia storia della trilogia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I canti di Realtà, racconti sul destino circolare.'
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Quando gli astri chiudono gli occhi

 

Prologo

Quel giorno un giovane comparve in città.

Doveva essere un viandante, a giudicare dal suo mantello cencioso e scuro di polvere, dalle sue mani callose per aver troppo sfregato contro il fedele bastone e dal sacco che portava in spalla. I suoi occhi erano blu, scuri come il mare in una notte di bufera, opachi come l'acqua salata... o come l'ombra della foresta più profonda, dove abitano creature dimenticate. Se vi si posa lo sguardo, esse sanno togliere lucentezza agli occhi mortali per infondere consapevolezza e saggezza, li rendono talmente saturi che nessuno possa più rispecchiarsi nelle iridi. Tali erano gli occhi di quel viandante, eppure all'apparenza era solo un ragazzo, il suo viso non recava i segni del tempo.

Teneva per mano una fanciulla vestita altrettanto umilmente e dall'aspetto altrettanto giovane. Occhi verdi come l'edera bagnata da fresca pioggia delicata, luminosi nella scintilla di chi pratica la magia, profondi come gli occhi di coloro che conoscono la sofferenza, le privazioni e le umiliazioni, di coloro che hanno provato sulla pelle la schiavitù. Vitali e grintosi come quelli di chi ha saputo aggrapparsi con tutte le sue forze all'amore.

I giovani si portarono al centro della grande piazza, silenziosi come spiriti, resi quasi invisibili dai cappucci calati. Dal sacco fu estratto un tamburo e una chitarra.

Una strana melodia avvolse le orecchie dei passanti, sembrava si insinuasse al di sotto della baraonda del mercato, che oltrepassasse le barriere di chi è abituato a sentire senza ascoltare, sibillina e inquietante, faceva tremare di incertezza il cuore di ciascuno. La ragazza svolse la testa dal cappuccio regalando al sole dei meravigliosi capelli rosso fuoco, boccolosi e soffici, che parevano esistere con l'unico scopo di risplendere alla luce di un tramonto d'autunno. E il verde profondo di quegli occhi si turbava come acqua torbida per la magia che le sfuggiva dalle labbra, parole di una canzone. Il timbro profondo, unito al tamburo, scuoteva i corpi facendo vibrare la cassa toracica di chi le passava vicino. E la potenza e l'energia di quelle parole. Chi non avrebbe provato il desiderio di coprirsi le orecchie per non rendersi conto della loro veridicità? Eppure, chi voleva sapere, chi voleva davvero conoscere, doveva ascoltare quella voce. Doveva. Ne era rapito. La gente si fermava attorno alla coppia, aspettando qualcosa, nemmeno sapendo cosa. La donna cantava e l'energia e la potenza della sua persona si esplicavano rendendola tremenda e fatale, irresistibile. Così la sua voce declinava:

Chi vò m’barà s’addà fermare e chesta voce addà capire
Vann ‘a cercà miezz a na vija fin’ a truvare chell’ armunia
E chill a vita ma vò m’barare argent e oro anna llasar’
Co’ chesta voce m’ po strillar e la miseria m’ po cacciar’
Chi vo m’parà saddà fermare e chesta voce addà capire.
*1

Il ragazzo la divorava con lo sguardo, stravolto dall'amore che provava per quella voce così prorompente e melodica, abbacinato dallo splendore di quei capelli rame sinuoso, incantato dai movimenti della bocca sensuale e “frappé” colpito, sì, tremendamente colpito dall'energia quasi arrogante del verde euforico che regnava in quegli occhi.

La canzone sfumò nei tamburi che lui stesso dirigeva, lasciando i già numerosi spettatori sospesi in attesa. Era il suo turno, la testa si affollava di parole confuse, miliardi di parole e di racconti appresi, sentiti, tradotti, persi in tutte le lingue del mondo, tutte parole che avrebbe messo insieme sull'istante. Una sola storia era degna di quel giorno. Si levò di dosso cappuccio e mantello con un solo gesto. Allargo le braccia e cantilenò a voce alta:

E che suonino trombe e tamburi!

Si preparino a festa le piazze!

Per le strade devo cantare

dell'indomabile destino circolare!*2

Sorrise, e la gente vide IL cantastorie.

 

 

 

ATTENZIONE!

Carissimi lettori e ancor più carissimi recensori! Sono tornata, come avevo promesso. Spero di non averci messo troppo. Ora sono abbastanza avanti nella stesura da sentirmi un briciolino sicura di riuscire a non venire raggiunta dal ritmo di pubblicazione. Ora mi permetto di annoiarvi un po' con alcune spiegazioni.

Ho deciso di far rimanere Sigillo una storia a sé stante, auto conclusiva, come è nata e come in effetti è. Questa storia è il seguito di Sigillo, ma è anche la prima storia della trilogia, perché mi sono resa conto che inserire Sigillo nella trilogia e concentrare questa vicenda che mi appresto a pubblicare in sole due storie avrebbe creato uno squilibrio quantitativo e tematico di capitoli, cosa che mi innervosisce non poco. Quindi “Quando gli astri chiudono gli occhi” inizia la trilogia. Le tre storie saranno in realtà un'unica storia, una la continuazione dell'altra, strettamente alla stregua de “Il Signore degli anelli”.

Ora passiamo alla nuova storia. Sembrerà strano ma, se sono stata proprio io a raccontarvi Sigillo, questa volta io mi limito a riportare per voi il racconto che questo cantastorie che vi ho appena presentato nel prologo. Perciò vi prego di prestare attenzione al layout della storia, in quanto il corsivo indica il mio intervento in mezzo alla narrazione del cantastorie, esattamente come il prologo.

La trilogia sarà cosparsa di canzoni che accompagneranno i momenti più importanti della vicenda. Saranno talvolta il cantastorie, talvolta la sua compagna, a cantarvi le canzoni, ma la voce di entrambi, quella che io immagino e che io gli attribuisco, si trova solo in alcuni casi e mi premurerò di indicarveli. Vi pregherei di ascoltare le canzoni che vi propongo poiché i capitoli sono stati ideati spesso e volentieri in base ai testi e alle musiche, se non ascoltaste perdereste gran parte del significato che mi ingegno a trasmettervi. Per facilitarvi il compito mi preoccuperò di fornirvi link vari che vi permetteranno di raggiungere agevolmente le fonti. Lasciatevi cullare da questo mondo che tanto faticosamente ho creato per voi, al massimo potrete dire che le canzoni non erano di vostro gradimento.

Per chiudere: spero vivamente che questa trilogia possa piacervi, cullare la vostra fantasia e trasportarvi in un altro mondo per qualche tempo. Ho messo tutta me stessa per scrivere, per voi che mi seguite, tanto sforzo e tanto sonno perso. Ogni commento e ogni critica saranno sempre, sempre sempre accolti a braccia aperte. Non abbiate paura di criticare perché solo attraverso gli occhi scontenti di un lettore posso capire cosa c'è che non va e tentare di porre rimedio. Mi piacerebbe riuscire a ricreare quello scambio costruttivo e magico che ha animato il dietro le quinte di Sigillo.

Ultima cosa: ho iniziato oggi la pubblicazione per un felice allineamento di date e anniversari. Oggi è 4 gennaio: esattamente l'anno scorso mi sono iscritta in questo fantastico sito! Festeggeremo insieme la data più importante, che non vi svelo ora.

Detto ciò vi affido alle parole del nostro cantastorie. Prossimo aggiornamento sabato 7 gennaio, poi si continua con l'appuntamento del sabato mattina, come mia consuetudine.

 

Note:

*1

CO’ CHESTA VOCE (Da: “La via dei Romei” di Ambrogio Sparagna. Altre canzoni di questo spettacolo saranno utilizzate nel corso della trilogia. Ecco a voi il link per scaricare l'album, dato che non è semplice trovare tutte le canzoni per altre vie: http://italianfolkmusic.blogspot.com/2008/01/ambrogio-sparagna-la-via-dei-romei.html )
TESTO Ringrazio rossanadaipensaciunpotu per aver sbobinato e tradotto per me dal napoletano questa canzone.
Chi vò m’barà s’addà fermare e chesta voce addà capire
Vann ‘a cercà miezz a na vija fin’ a truvare chell’ armunia
E chill a vita ma vò m’barare argent e oro anna llasar’
Co’ chesta voce m’ po strillar e la miseria m’ po cacciar’
Chi vo m’parà saddà fermare e chesta voce addà capire.
Sussurrato: và, và.

TRADUZIONE
Chi vuole imparare si deve fermare e questa voce deve capire.
Vanno a cercare in mezzo alla strada fino a trovare quella armonia.
E quello (inteso come persona) la vita me la vuole insegnare e argento ed oro devono lasciare.
Con questa voce mi può strillare e la miseria mi può cacciare (o scacciare).
Chi vuole imparare si deve fermare e questa voce deve capire.
Sussurrato: vai, vai.

 

 

*2

Ambrogio Sparagna, cantato da Francesco De Gregori: E CHE SUONINO TROMBE E TAMBURI. Ho modificato l'ultimo verso alle mie esigenze. La vera canzone recita:

E che suonino trombe e tamburi!

Si preparino a festa le piazze!

Per le strade devo cantare

di Procopio e Crispino il sognare.

   
 
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