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Autore: piuma_rosaEbianca    04/01/2012    3 recensioni
Storia di uno schermidore che aveva paura.
Una storia comune, comunque.
Un fioretto e due paure.
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mens sana in corpore sano.
In una città come tante, in un secolo qualsiasi, c'era un uomo qualunque.
Quest'uomo era senza ombra di dubbio un brav'uomo.
Onesto lavoratore, figlio rispettoso, marito premuroso, padre affettuoso, e dopo una certa età perfino saggio e amatissimo nonno.
Quest'uomo aveva cominciato a lavorare in un comunissimo ufficio all'età di ventun anni.
Il primo giorno di lavoro il suo vicino di scrivania interruppe l'accesa conversazione con il suo amico immaginario (che, per chi interessasse, era un banalissimo amico immaginario) e gli disse che quel lavoro l'avrebbe portato lentamente alla follia.
Il nostro uomo, come qualsiasi uomo avrebbe fatto, gli diede del pazzo e non lo ascoltò.
Dopo qualche mese di lavoro monotono, quest'uomo iniziò ad accusare i colpi dello stress.
I pavimenti a scacchi dell'ufficio gli balenavano sul soffitto quando cercava di dormire.
Le urla del suo capo, che era una persona di quelle che si dimenticano facilmente, erano diventate la colonna sonora fissa dei suoi incubi ricorrenti.
Un'ansia terribile lo assaliva, adesso, ogni volta che passava anche solo a fianco all'edificio ove era locato il suo ufficio.
Ebbe paura, ma non sapeva come rimediare a tutto questo.
Lasciò perdere la cosa, aiutato dall'amore della sua famiglia, fin quando il suo vicino di scrivania non venne brutalmente assassinato dal suo amico immaginario.
Allora, il terrore della follia gli infettò il cervello, e credette davvero di star per diventare pazzo.
Un giorno, alla televisione, sentì un dottore famoso dire che l'esercizio fisico costante aiutava, oltre che a mantenere la linea, a rimanere sani di mente.
La mente un po' annebbiata del nostro uomo fu rischiarata dalla luce di un'idea geniale.
Quest'uomo, per una fortunata coincidenza, era stato, negli anni d'oro della sua giovinezza, un campione di scherma.
Suo padre, campione a livello internazionale, l'aveva portato a conoscere, praticare ed in seguito amare quella disciplina.
Ritrovò il suo vecchio fioretto e riprese ad allenarsi.
Senza dire niente a nessuno sul perché lo facesse, neanche alla sua amatissima moglie, che, pur appoggiandolo in tutte le sue scelte, lo osservava con una certa perplessità.
Quando si fu assicurato di essere ancora molto bravo, iniziò ogni mattina ad alzarsi un po' prima e a tirar di scherma contro un nemico invisibile.
La moglie poteva trovare mediamente normale la sua passione ritrovata, ma quello proprio non riusciva a spiegarselo.
Ebbe paura che la follia avesse davvero preso il suo caro marito, ma lui continuava a dire che non aveva assolutamente nessunissimo problema.
E in effetti, a parte quegli episodi mattutini, quest'uomo si comportava normalmente.
Recuperò la linea perduta nei diversi anni di abbandono, e si mantenne lucido per anni.
Un giorno del suo sessantaduesimo anno andò finalmente in pensione.
Non perse però quell'abitudine, che per tanti anni l'aveva fatto stare bene, e che era convinto avrebbe continuato a mantenerlo in forma.
Passarono altri dieci anni, e nel frattempo l'agilità e le capacità dell'uomo si erano ridotte di tanto per gli acciacchi, seppur attenuati dal costante esercizio e una dieta sana, dell'età.
Un giorno la sua nipotina lo vide combattere con incredibile ardore, e volle chiedergli chi fosse questo suo acerrimo nemico, sconosciuto e invisibile a tutti.
Aspettò che ebbe finito, e mentre l'uomo si sedeva per far placare l'affanno, si avvicinò timidamente e con delicatezza gli domandò contro chi combattesse.
L'uomo aveva tenuto nascosta l'identità del suo avversario per anni, per paura che l'essere pensato da altri gli avrebbe dato più forza.
Ma quel giorno decise che ormai poteva cominciare ad arrendersi, e rivelò il suo segreto alla nipote.
Lei rimase molto colpita dalla saggezza del nonno, e rispettò sempre la promessa di non dirlo a nessuno.
Come aveva sospettato, negli scontri successivi l'uomo notò che l'avversario aveva guadagnato un po' più di forza, e non riusciva più a sconfiggerlo con la stessa facilità di un tempo.
Col passare degli anni, osservando parte dei suoi amici morire, o ammalarsi terribilmente, fu preso dal timore della morte.
Cominciava a notare che dopo ogni scontro era sempre più stanco, e che aveva sempre meno forza per sconfiggere il suo nemico, ma non smetteva di combattere ogni giorno.
Un giorno del suo ottantanovesimo anno, improvvisamente ai margini dell'immaginario campo di battaglia apparve un'altra figura.
Distratto ad osservarla, il suo nemico riuscì a rompere la sua difesa e finalmente, dopo anni, a colpirlo al braccio sinistro.
Lanciò un grido, cadendo sul pavimento.
Il braccio gli formicolava, il respiro gli mancava e sentiva il cuore come scoppiare per il dolore.
La moglie accorse in suo aiuto, ma fu inutile.
Negli ultimi istanti della sua vita capì che il suo avversario non era stato altro che un secondo, e che il vero nemico contro cui combatteva da sempre non si poteva sconfiggere.
Riuscì a dirlo alla moglie, che piangeva al suo fianco guardandolo impotente, e le disse che l'amava, mentre il suo nemico lo prendeva la sua anima e la portava via come un trofeo.

~
Buongiorno.
Tutto questo mi è venuto in mente mentre facevo colazione con latte e riso soffiato al cioccolato. (#nobodycares)
Dovrei studiare, ma se non l'avessi scritta subito me la sarei dimenticata, quindi here I am.
Spero vi sia piaciuta.
In ogni caso, mi farebbe davvero tanto piacere ricevere una recensione.
Anche di quelle da meno di 10 parole che diventano messaggi privati, tipo "Che bella." o "Che schifo.".
Dai su.
Buon anno in ritardo  :D
Au revoir,
votre Piuma_







   
 
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