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Autore: Chiaretta    21/08/2006    2 recensioni
PICCOLE DONNE: Jo e Laurie. Lontani, ma inseparabili. Una conclusione diversa alla loro storia d'amore che la Alcott non ha voluto raccontare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Laurie

Laurie & Jo

 

 

 

2- In soffitta

 

 

Non era cambiato niente.

Theodore Lorence guardava rapito le strade e i negozi, le case, e anche le persone, ma tutto gli sembrava uguale a come lo aveva lasciato, tanto tempo addietro.

Doveva essere un sogno.

Non era assolutamente possibile che nulla fosse cambiato: tutto cambia, è una legge di natura, ma ogni cosa pareva al suo posto.

 

 

Eccola.

 

Poteva già vederla,  la residenza dei Laurence, nonostante fosse abbastanza lontano.

Il cuore iniziò a battergli più forte al pensiero che casa March, anche se non era ancora possibile vederla, si trovava proprio lì, vicino al suo grande palazzo…

 

Fece fermare la carrozza prima di essere arrivato a destinazione, pagò e salutò il cocchiere, e respirò lentamente.

 

Ok. Il momento era arrivato. Calma.

 

Iniziò a camminare e, come secondo il piano, pensò ad una canzoncina da fischiettare, ma in primo luogo non gli veniva nessuna idea, in secondo luogo, la voce non aveva la minima intenzione di uscire dalla sua gola.

 

Andiamo… niente. Cercare di fischiare era impossibile.

 

Non importava. Ormai era veramente vicinissimo.

 

Le finestre di casa March erano tutte aperte: buon segno, evidentemente c’è qualcuno in casa… qualcuno che sperava si chiamasse Jo…

 

Le tende della finestra del salotto erano aperte anch’esse, mosse dal lieve vento.

Era da lì che le guardava.

Quando era più giovane, gli bastava sbirciare un po’ attraverso quel vetro per vedere le quattro sorelle March intorno a loro madre, intente a cucire e chiacchierare amabilmente.

Gli trasmettevano serenità.

Poi anche lui era entrato a far parte del gruppo, ma adesso, da quella finestra che una volta era un quadro, si leggeva solo la desolazione.

Non si era ancora propriamente avvicinato, ma poteva vedere la sedia della signora March vuota, e nessuno dei radiosi visi delle ragazze.

Beth era morta.

Meg si era sposata.

Amy era partita.

Jo era rimasta sola.

Tutto sembrava essere andato per il verso sbagliato, eppure era il normale corso della vita.

Non si può fermare il tempo. Era logico che i bei tempi che aveva trascorso con la famiglia March sarebbero passati, prima o poi, lasciando cosa?

 

Tristezza.

 

Laurie si fermò un istante, lo sguardo sicuro.

 

Adesso era tornato lui. Sarebbe riuscito a renderli felici.  Era questo che aveva sempre cercato di fare. Aveva esaudito il desiderio del nonno di vederlo al suo posto, aveva cercato di accontentare in tutto Jo, si era fatto in quattro per Meg e John, era stato un amico per Amy ed un fratello per Beth.

 

Anche se il risultato sembrava deludente, non tutto era perduto.

 

Non tutto era perduto.

 

Si avvicinò velocemente allo steccato per saltarlo, ma all’ultimo momento le gambe lo tradirono e si fermarono davanti al cancelletto accostato.

 

Era immerso nei suoi pensieri quando una voce femminile lo chiamò.

 

“Laurie?”

 

Teddy alzò di scatto la testa: la mamma!

 

Due braccia lo circondarono ed due baci sulle guance gli trasmisero tutto l’affetto della signora March.

 

“Caro Laurie, sei tornato adesso? Come mai non ci hai avvisati del tuo arrivo? Hai fatto un buon viaggio?” domandò la donna, tenendo il volto del giovane Laurence tra le mani e guardandolo con dolcezza.

 

Laurie la baciò a sua volta sulla fronte.

 

“Il viaggio è andato bene e non vi ho avvertiti perché volevo farvi una sorpresa.”

 

“Entra, il  signor March sarà felice di vederti.”

 

“Mamma, Jo? Dov’è?”

 

Gli occhi della signora si rabbuiarono un po’ al sentire quella domanda:

 

“Adesso non c’è, è andata a fare delle commissioni per Meg, sai com’è impegnata con i gemelli, non ha un attimo di pace!”

 

Anche l’interno della casa sembrava uguale: l’unica differenza era l’assenza di Beth, in genere seduta a cucire o a suonare. C’era uno strano silenzio e, anche se l’accoglienza dei signori March era stata come sempre molto affettuosa,  l’atmosfera triste e la mancanza di Jo, in quel momento fecero pentire Laurie di essere tornato: aveva abbandonato la tristezza dei dubbi e della malinconia, per trovare altro dolore?

 

Però, l’aveva promesso a se stesso: far tornare l’allegria in quella casa era adesso il suo unico obiettivo.

 

Quella sera parlò molto con il signor March di come aveva trascorso il periodo passato in Europa e si fece raccontare l’esperienze vissute da loro, durante la sua assenza.

John e Meg avevano alcuni problemi e, a quanto pareva, avevano litigato per la prima volta dopo il loro felice matrimonio; Jo era sempre abbattuta e da qualche tempo non ricevevano notizie di Amy.

 

Durante la cena furono silenziosi e Laurie glissò meglio che potè l’argomento del suo improvviso ritorno, soprattutto davanti alla mamma.

 

Sapeva bene che alla signora March non era mai andato a genio il sentimento che lui provava per Jo, quindi, perché farla rattristare? Ancora non l’aveva neppure vista… ma che fine aveva fatto? Perché non tornava a casa per cena?

 

“Mamma, scusa, ma Jo non doveva fare solo delle commissioni per Meg?” domandò dopo dieci minuti, un poco ansioso.

 

“Bè, mi aveva anche avvertita che probabilmente si sarebbe fermata a mangiare con sua sorella, non te l’avevo detto?”

 

“Non mi sembra…”

 

“Dunque, mi stavi dicendo”  lo interruppe il signor March “che hai conosciuto un professore tedesco?”

 

“Proprio così. Ha detto che insegna a New York.” Rispose Theodore, bevendo un sorso dal suo bicchiere pieno.

 

“Oh, come Jo.”

 

“Si, è quello che gli ho detto anch’io!”

 

“Come si chiamava?”

 

“Non ne ho la minima idea.” Affermò tranquillamente il giovane, tra le occhiate stupite dei due signori. Si affrettò ad aggiungere:

 

“Parlavamo con tanta confidenza ed educazione, che mi è parso fuori luogo chiedergli il nome. Comunque si trova in paese, molto probabilmente lo vedrò ancora, così ve lo presenterò, è una persona così gentile, vedrete!”

 

A fine pasto, il signor March andò a dormire presto e la signora si mise a sistemare insieme ad Annah, così che Laurie rimase solo nel salotto a contemplare la “salsiccia”, il famoso cuscino che Jo utilizzava come muro tra loro due, quando erano entrambi seduti sul divano, o come arma, per colpirlo durante i giochi.

 

Si sedette sul divano, con le gambe distese e le braccia appoggiate allo schienale, come suo solito, e chiuse un momento gli occhi: la stanchezza del viaggio si faceva sentire e il “motivo” del ritorno non si trovava lì.

 

Si annoiava.

 

Improvvisamente si alzò e prese a salire velocemente le scale, diretto in soffitta.

Gli era venuta voglia di stare un po’ lassù, nell’angolo di Jo.

La soffitta era buia, con la sola luce della luna che entrava indirettamente dalla finestra chiusa creando delle linee argentate sulle assi del pavimento ligneo e disegnando curiosi ghirigori sul piccolo divano a tre gambe dove la secondogenita delle sorelle March usava sedersi per leggere.

Al suo ingresso, il topino Sgranocchio squittì rivelando la sua presenza, e Laurie vide delle mele su un piattino sul divano ed un libro, riposto freddolosamente su un vecchio mobile.

 

Il giovane si sedette un momento sul sofà sgualcito e guardò fuori dalla finestra.

 

Com’era silenziosa quella stanza… si stava davvero bene, anche se, man mano che i secondi passavano in quella semi-oscurità, Laurie sentiva che la tristezza e la malinconia si impossessavano del suo cuore.

Sapeva che spesso Jo piangeva in soffitta, commossa dai libri, o addolorata per la vita reale, ma solo adesso si accorgeva di quanto fossero desolanti quella stanza e quella casa in generale, nonostante un tempo le considerasse un po’ come i contenitori dell’allegria e la felicità.

 

Com’era possibile che tutto questo fosse successo senza che lui se n’accorgesse?

 

“Teddy?”

 

Eh?

 

Laurie si voltò lentamente, senza capacitarsi da dove provenisse quella voce, in mezzo all’immenso silenzio della soffitta; poi, i suoi occhi incrociarono un paio di iridi scure e vide una ragazza dai capelli intrecciati, con indosso un lungo vestito ed uno scialle opaco sulle spalle, che lo guardava stupita, aguzzando la vista per via dell’oscurità.

 

“Sei tu, Teddy?” disse ancora, ma stavolta con una voce più dolce e allegra.

 

“Jo…”

 

 

 

***

 

Quando Josephine March era tornata a casa, quella sera, sua madre l’aspettava sulla soglia, con un sorriso.

 

“Com’è andata, Jo? Tua sorella sta bene?”

 

“Benissimo. Mi ha preparato una cena deliziosa.” Rispose entusiasta la ragazza, entrando in casa e togliendosi il cappellino scuro che aveva portato in testa per tutto il tragitto.

 

“Ma sei tornata da sola?” domandò ancora la mamma, un po’ preoccupata.

 

“Già.”

 

“Oh, Jo! Sai che non sta bene che una ragazza vada in giro di sera tardi da sola…”

 

“Erano solo due passi, mamma, è tutto a posto.” La rassicurò “Papà è a dormire?”

 

“Si… ti consiglio di andare un momento in soffitta, credo ci sia una sorpresa per te…” aggiunse la signora March con un mezzo sorriso.

 

“Per me? Una sorpresa?”

 

Jo prese a salire silenziosamente le scale per non disturbare il sonno del padre, ma anche un po’ curiosa, senza immaginare cosa avrebbe potuto trovare nella soffitta.

 

Era stata una giornata un po’ pesante, quella. Si stiracchiò salendo gli ultimi scalini e mise la testa dentro la stanza.

Era molto buia e per qualche istante non vide nulla, poi il contorno dei mobili cominciò a farsi nitido, seguito da quello del divano a tre piedi…

 

“C’è qualcuno?” pensò, notando solo dopo un po’ una sagoma nera che pareva appartenere ad una persona. Chi poteva essere?

 

Non ricordava di aspettare visite…

 

Si avvicinò silenziosamente nella speranza di riconoscerla prima che questa si voltasse e la vedesse… questa persona aveva delle gambe lunghe, accavallate.

L’ospite mosse di lato la testa. Adesso la luna illuminava parte del suo volto e Jo poteva vedere bene i suoi occhi, la bocca e i capelli corti e corvini… le sembrò che il cuore avesse iniziato a battere più velocemente dentro il suo petto e chiamò con voce quasi strozzata per l’incredulità:

 

“Teddy?”

 

Lui voltò.

 

“Sei tu, Teddy?” sentì il sorriso che le si allargava sul volto e non riuscì a trattenere il suo corpo per la gioia.

 

“Jo…”

 

Gli fu subito addosso e lo baciò sulla guancia prendendogli una mano.

 

La sua voce. Quanto aveva desiderato di risentirla al più presto?

 

Quanto aveva sognato la stretta della sua mano?

 

Improvvisamente, la giovane Jo, sentì il suo fardello farsi più leggero, sentì che forse poteva farcela a superare quella situazione così pesante e dolorosa che stava attraversando dalla morte di Beth, ora che lui era tornato.

 

Fissò Laurie negli occhi e guardò il suo sorriso.

 

“Oh, Teddy, quando sei arrivato? Perché non mi hai avvisato del tuo rientro?”

 

“Mi hai fatto le stesse identiche domande che mi ha posto la mamma!” rise lui, stringendo un po’ più forte la sua mano “Sono tornato questo pomeriggio sul tardi e non ho avvisato perché volevo farvi una sorpresa.”

 

“E ci sei riuscito perfettamente!”

 

Si guardarono un momento, senza dire niente, ma senza sciogliere la stretta delle mani, poi Jo continuò:

 

“Raccontami qualcosa! Com’è andato il viaggio? Hai visto ancora Amy? Perché non è venuta con te? Non poteva tornare?”

 

Laurie sembrò rabbuiarsi un momento:

 

“Il viaggio è andato bene; per quanto riguarda la seconda domanda, la risposta è , circa la terza è non sapeva che sarei tornato neppure lei e per la quarta domanda è non ne ho idea e vedi risposta 3 per maggiori approfondimenti. Soddisfatta?

 

“Direi di no… mancano ancora molti particolari: forza! Fuori i fatti! Ci dev’essere un altro motivo per cui sei corso qui in fretta e furia, qual è?”domandò Jo con fare investigativo.

 

“Il motivo è quello che ho detto: puro desiderio di sorprendervi…”

 

“Lei mente, signore…”

 

“Ok, ok… non ti si può nascondere nulla, detective?”

 

“Nulla.” Confermò la ragazza, sorridendo.

 

“Sono tornato perché non riuscivo a stare lontano da te.” confessò lui, nel suo solito tono scherzoso, ma questa volta, al contrario degli episodi passati, qualcosa si mosse in entrambi…

 

“Non dire sciocchezze! Ho detto che voglio la verità, non una battuta.”

 

“Bene, allora mi vedo costretto a svelarti il mio segreto…”

 

“Non ci sono mai stati segreti tra noi, mi sembra…”

 

“Eh, mia cara, l’Europa cambierebbe anche te… ha un’influenza inimmaginabile!” continuava a scherzare il ragazzo “Comunque…”

 

Si sentirono dei passi su per le scale e subito dopo comparve la signora March con una candela in mano:

 

“Ragazzi, ormai è molto tardi, vi racconterete il resto domani. Laurie, resti qui da noi a dormire?”

 

“Oh… no, grazie, penso che andrò a casa. Buonanotte.” Il ragazzo lasciò la mano di Jo ed uscì dalla stanza in silenzio, senza voltarsi.

 

 

***

 

Steso nel suo letto, Laurie ripensava alla giornata, o meglio, alla serata trascorsa dai March.

Finalmente aveva rincontrato Jo, ma non avevano parlato molto, in verità, così non era riuscito a capire cosa effettivamente lei provasse.

 

Gli aveva dato un semplice bacio e gli aveva preso la mano, ma questi non erano affatto dei segni, erano cose che accadevano spesso tra loro con puro significato fraterno.

Cosa doveva pensare?

 

Gli tornò alla mente il tono allegro che aveva usato Jo per chiedergli notizie di Amy: si erano rivisti?

 

Già, per essersi rivisti, lui ed Amy si erano visti, ma era il caso di raccontarle che per poco non la chiedeva in moglie?

 

Amy. Che strano rapporto lo legava a lei… Durante l’infanzia non si erano minimamente filati, lei era la signorina March che meno notava; poi, in Europa, stare in sua compagnia gli era parso così bello e rilassante, avevano trovato dei punti comuni, degli argomenti, e avevano trascorso ore molto piacevoli, però adesso che erano di nuovo lontani, non gli sembrava così irresistibile: che fosse l’influenza Europea?

Poteva darsi…

 

Comunque una strana irrequietezza lo aveva preso: cosa provava Jo per lui? Come gli era mancato?

 

Nella lettera l’aveva nuovamente rifiutato, però… Possibile che lei non potesse vederlo in altro modo se non come un amico? Ma perché? Lui l’amava tanto!

 

Si sentì un po’ stupido a farsi quelle domande, sembrava un bimbo alle prese con la prima cotta, ed in effetti anche per lui poteva essere così, anche se ormai non era più tanto piccolo…

 

Decise che l’indomani avrebbe cercato di avere una risposta da Jo…

 

 

***

 

 

Jo si rigirava tra le lenzuola senza riuscire a smettere di sorridere.

Le era sembrato un sogno che il suo Teddy fosse tornato, e rendersi conto che quella era la realtà la rendeva così felice!

Chissà perché era tornato… alla fine non le aveva dato una risposta sincera, però…

 

“Sono tornato perché non riuscivo a stare lontano da te.”

 

Possibile che fosse quello il motivo?

 

Eppure lei lo aveva rifiutato ben tre volte, possibile che lui l’amasse ancora?

 

No, non era possibile, forse, la voleva ancora come migliore amica, forse in Europa si era sentito solo… doveva essere questo il motivo: evidentemente in Francia si annoiava.

 

Chiuse gli occhi decisa ad addormentarsi, ma dopo pochi minuti li spalancò.

Si sentiva la faccia calda, ma non la smetteva di sorridere.

 

“Devo essere diventata tutta scema!” pensò cercando di cambiare espressione “Cara Beth, sei stata tu a farlo tornare perché mi hai ascoltato?”

 

Si alzò da letto e andò a lavarsi la faccia.

 

Lungo il corridoio si soffermò davanti alla porta della stanza che un tempo era quella di Amy e Beth e toccò la maniglia per aprirla, ma all’ultimo momento esitò e la sottrasse, lasciando quella soglia chiusa.

 

“Mi metterei sicuramente a piangere, e non voglio farlo stasera perché sono tanto contenta…”

 

Sorrise teneramente alla porta, come se lì davanti a lei ci fosse stata Beth in persona, poi tornò a stendersi tra le lenzuola e, felice, scivolò nel sonno.

 

 

°°°

Grazie mille a subaru e Vivy per la recensione! ^__^

Il prossimo capitolo sarà disponibile venerdì.

Ciao ciao!

  
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