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Autore: Carlos Olivera    04/01/2012    3 recensioni
In un mondo lontano, dove convivono esseri umani e strani mostri chiamati digimon, uno di essi, Myotismon, ha intrapreso una lunga guerra che in breve lo ha portato a dominare buona parte del pianeta. L'unica speranza per i pochi che ancora lo contrastano è racchiusa in due digiuova, che una volta schiuse potrebbero liberare un potere in grado di sconfiggere Myotismon.
Il professor Hongo, tentando di proteggerle, le affida ad un suo giovane discepolo e a tre giovani digimon per poi spedire tutti in un altro mondo attraverso un portale, ma il suo tentativo risulterà vano poichè Myotismon attraverserà a sua volta il portale alla testa di un grande esercito.
Nella New York dei nostri giorni, tre ragazzi si ritroveranno coinvolti nella guerra per proteggere le digiuova dalle mire di Myotismon, mire che ora rischiano di comprendere anche il loro mondo.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Takeru Takaishi/TK, Yamato Ishida/Matt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

 

Era una notte come tutte le altre.

                Nuvole nere ricoprivano come un sudario l’intera superficie del mondo, e l’avamposto militare di Fanya, una delle ultime roccaforti di coloro che ancora si opponevano al Signore dell’Oscurità, era illuminata da centinaia di luci artificiali.

                Sulle torri di avvistamento, lungo i camminamenti e per i corridoi della struttura, soldati armati di fucili montavano la guardia scrutando nel buio tutto intorno, cercando di portare la luce dei fari, e quindi anche il loro sguardo, il più lontano possibile, attraverso quella infinita distesa di rocce, terra arida e resti di città distrutte dalla guerra.

                Mai si sarebbe detto che un simile ammasso di desolazione fosse stato un tempo un mondo rigoglioso, pullulante di vita.

                Erano passati solo pochi anni da quando il Signore dell’Oscurità aveva dato il via alla sua ribellione contro gli umani, ma erano stati più che sufficienti per schiacciare qualsiasi tentativo di contrastarlo, tanto vasti erano i suoi poteri, e tanto numerosi erano i suoi seguaci.

                File era l’ultima speranza.

                Pochi tra la Resistenza ne erano a conoscenza, ma all’interno di quella base, così fieramente e pesantemente difesa, vi era qualcosa che poteva ribaltare le sorti della guerra.

                La chiave di tutto giaceva nelle profondità della terra, nel cuore dei laboratori sotterranei che costituivano il cuore pulsante ed il senso dell’esistenza di File.

                Qui, un gruppo di scienziati, guidati da un anziano ricercatore, erano impegnati a trovare la risposta all’incontenibile potere del Signore dell’Oscurità lavorando senza sosta giorno e notte. Fulcro delle loro ricerche erano una coppia di grosse sfere, simili ad uova di struzzo, apparentemente innocue nella loro semplicità, ma nelle quali era racchiusa la sola speranza di salvezza degli esseri umani e dei loro alleati.

                Avevano un aspetto molto strano, con dei gusci che sembravano come risplendere e ricoperti da strani disegni, rosa su uno e azzurri sull’altro.

                 Un giovane scienziato, dal viso vispo e con incantevoli occhi azzurri, passando accanto alla teca che conteneva le due uova non riuscì a fare a meno di fermarsi un momento a guardarle. C’era grande sconforto nel suo sguardo.

                «Dovresti essere al lavoro.» gli disse il vecchio ricercatore

                «Per quale motivo non stiamo ottenendo alcun risultato? Ormai sono mesi che lavoriamo su questo progetto, e non siamo venuti a capo di nulla.»

                «Non avevamo la minima idea di dove questa ricerca potesse condurci.» rispose il vecchio «È uno studio alla ceca.»

                «Ormai siamo allo stremo. Le ultime roccaforti stanno capitolando una dopo l’altra. Altre si sono arrese. Potrebbe essere solo una questione di tempo.»

                «Proprio per questo dobbiamo fare presto. I supremi ci hanno dato questa opportunità, e non dobbiamo sprecarla».

                Purtroppo, molti erano i motivi che potevano spingere un uomo a tradire i suoi simili.

                Paura, sconforto, avidità, perdita di speranza.

                In quel caso, una città da poco arresasi all’avanzata dell’oscurità, per salvarsi aveva rivelato dell’esistenza di File, e di cose si stesse davvero facendo nei sotterranei di quel laboratorio.

                Erano da poco passate le due del mattino, quando uno strano ronzio cominciò a riecheggiare nel silenzio della notte. Due soldati che pattugliavano uno dei torrioni puntarono il loro faro verso il cielo, scorgendo tra le innumerevoli nuvole nere che lo attraversavano una più strana delle altre, che sembrava come muoversi di propria volontà.

                Capirono subito di che cosa si trattava, ma fecero appena in tempo a suonare l’allarme che un gigantesco stormo di grossi pipistrelli si abbatté sulla base, dilagando nel cortile, e come toccarono terra presero ad assumere sembianze ancor più orribili, come di inquietanti demoni neri con ali membranose, lunghe braccia terminanti in mani con quattro dita ognuna provviste di artigli e piedi come quelli degli uccelli.

                I soldati si disposero subito in formazione difensiva, ma il nemico era troppo numeroso, e le loro capacità incredibili; si muovevano velocissimi, piombando sugli umani come angeli della morte e trafiggendoli con i loro artigli rosso sangue, oppure colpendoli con tale violenza da fracassare loro le ossa.

                L’allarme intanto aveva preso a riecheggiare in tutta la base, raggiungendo anche i laboratori.

                «Presto, fate uscire i digimon!» ordinò il vecchio ricercatore.

                Pochi istanti dopo, tre grandi bocche si spalancarono nel terreno del cortile, rivelando gli ingressi di altrettanti hangar dal quale presero ad uscire altre creature, delle forme più svariate e curiose, che tuttavia invece che contro gli umani si lanciarono al contrario a combattere al loro fianco, dando nuovo vigore alla battaglia.

                Mentre ancora infuriava lo scontro, una nuova nube prese ad avvicinarsi alla base, ma questa volta aveva la consistenza di una grossa nuvola di fumo nerissimo. Subito prima di scendere si scompose in due, e da essa sbucarono due nuovi esseri; uno rassomigliava a quei demoni, ma era più alto e, oltre ad un paio di corna ricurve, aveva cinque dita per ogni mano invece che quattro come i suoi simili, l’altro invece sembrava abbastanza umano, ma aveva la pelle bianchissima, come quella di un cadavere; i capelli erano biondi e corti, una maschera rossa gli copriva gli occhi e indossava un lungo mantello nero sopra ad una pregiata veste nobiliare color blu oltremare.

                «Qui occupatene tu.» disse quello ben vestito prima di avviarsi, con spaventosa noncuranza, verso l’ingresso della base

                «Come desiderate, mio signore».

                I soldati e i mostri che difendevano il grande portone restarono di sasso, impietriti dalla paura, nel vedere quell’essere venirgli contro con quell’aria così sorniona e sicura di sé, ed il loro tentativo di resistenza fu del tutto vanificato quando quello, alzata la mano destra al cielo, vi fece comparire come una lunga ed affusolata frusta ricoperta di fiamme, che movendo con grazia ed eleganza utilizzò per dare loro letteralmente fuoco dopo averli a malapena sfiorati.

                I due uomini morirono carbonizzati tra atroci dolori, mentre i tre mostri, dopo aver gridato agonizzanti per qualche secondo, parvero come esplodere, mutandosi in una sorta di pulviscolo che rapidamente si dissolse nel nulla.

                Dopo poco il portone venne sventrato da un’esplosione, e quel mostro fece irruzione nella base. I soldati ed i mostri fecero l’impossibile per tentare di fermarlo, ma né le pallottole né gli attacchi dei mostri gli procuravano alcun danno.

                La notizia del suo imminente arrivo giunse rapidamente ai laboratori, dove intanto erano rimasti solo il giovane e l’anziano ricercatore; gli altri erano tutti scappati.

                «Dobbiamo mettere al sicuro le uova!» disse il vecchio aprendo la teca e mettendo le uova al sicuro dentro un contenitore metallico simile ad uno scrigno.

                In quella, nel laboratorio entrarono altri tre piccoli mostri, all’apparenza molto meno minacciosi di quelli che in quel momento stavano ancora combattendo nel cortile con e contro gli umani; uno rassomigliava ad un piccolo draghetto color arancio fuoco, uno ad un incrocio tra un orsetto ed una tigre che si reggeva su due zampe, ed un altro ancora ad un grosso pulcino di un colore come rosato.

                «Professor Hongo.» disse il draghetto, che nonostante sembrasse più un animale che un uomo sembrava poter parlare alla stessa maniera, seppur solo con il pensiero «Non resisteremo ancora per molto.»

                «Presto, venite con me.» disse loro, poi si rivolse al giovane «Anche tu».

                Assieme, i cinque percorsero i corridoi di una fortezza ormai ridotta in rovina, dove tutti fuggivano e molti erano già morti, mentre il panico regnava sovrano, raggiungendo infine una enorme stanza completamente vuota, ma dove al centro vi era una specie di grande capsula di vetro, grande abbastanza da contenere una decina di persone.

                «Ci vorrà solo qualche istante.» disse il vecchio mettendosi a lavorare alla consolle

                «Professore, non starà pensando di usare il varco.» domandò attonito il giovane

                «Hai un’altra idea per mettere al sicuro le uova?»

                «Ma non l’abbiamo mai testato. Non conosciamo le conseguenza del suo utilizzo.»

                «Se quei bastardi mettono le mani sulle uova, sarà tutto finito!» ribatté con forza il vecchio «Dobbiamo proteggerle fino a quando non si saranno schiuse!».

                Il giovane si azzittì, così come i tre piccoli mostri che a loro volta avevano tentato di sollevare delle perplessità, ma all’improvviso le porte automatiche della sala esplosero letteralmente, e l’individuo biondo comparve dinnanzi a loro.

                I cinque lo guardarono, chi terrorizzato chi con aria di sfida, mentre lui al contrario seguitava a sfoggiare quel suo maledetto sorriso.

                «Myotismon.» disse il giovane con la voce che tremava

                «Credo che voi abbiate qualcosa che mi appartiene. Sono venuto a riprendermelo».

                Come fece un passo all’interno della stanza, però, il vecchio pigiò con il piede un tasto subito sotto la consolle, e subito dopo una sorta di violenta scossa investì in pieno il nuovo arrivato, imprigionandolo in una gabbia elettrica e cogliendolo di sorpresa.

                «Dannato vecchiaccio!» gridò rosso di collera

                «Presto, dentro!» disse il vecchio approfittando del momento e spingendo il giovane all’interno della capsula assieme ai tre mostriciattoli.

                Al giovane mise tra le mani la cassetta contenente le uova, quindi chiuse il portello.

                «Professore, che sta facendo?» disse il giovane «Venga anche lei!»

                «La macchina non ha energia per trasportare più di quattro persone. Dovrete cavarvela da soli. Mi raccomando, proteggete le uova a qualunque costo».

                D’un tratto, all’interno della capsula cominciò a liberarsi un vortice di luce, e tanto il giovane quanto i tre mostri sentirono come se qualcuno lo stesse violentemente tirando verso il basso.

                «Professore!» esclamò il giovane subito prima che la luce lo avvolgesse completamente

                «Lascio tutto nelle tue mani, Gennai!».

                Quando il bagliore si dissolse, i quattro erano spariti.

                Il professor Hongo a quel punto si volse verso Myotismon, che liberatosi dalla sua prigione si scagliò verso di lui schiumante di collera; il vecchio professore ebbe a malapena il tempo di estrarre la pistola ed esplodere qualche colpo, che il mostro lo afferrò per il collo con una forza inaudita, sollevandolo di peso da terra e prendendo a strangolarlo.

                «Prima che tu muoia.» disse tornando ad ostentare quel suo sorriso «Voglio che tu sappia che ho scoperto anch’io l’esistenza del varco, e che ora dispongo dei poteri necessari per poterlo aprire. Quello che hai fatto non ti servirà a niente. In un modo o nell’altro, quelle uova saranno mie».

                Il vecchio riuscì a capire solo alcune di quelle parole prima di esalare l’ultimo respiro, ma sufficienti per farlo morire con il sospetto terribile che fosse stato davvero tutto inutile, e che forse non c’era modo per gli umani di correggere il frutto della loro ingenuità.

                Dopo poco arrivò nella stanza anche il demone che aveva accompagnato Myotismon al suo arrivo alla base.

                «Lord Myotismon. Li abbiamo uccisi tutti.»

                «Devimon. Metti insieme i nostri servitori più forti, e falli radunare al mio castello. Faremo presto un piccolo viaggio».

 

Nota dell’Autore

Salve a tutti!^_^

Accidenti, che nostalgia. Io praticamente ho cominciato scrivendo fan fiction sui digimon! Sono stati il mio primo tentativo di avvicinarmi al mondo della scrittura e della narrativa. Il fatto è che recentemente ho avuto una tremenda crisi di nostalgia, e pertanto in cinque giorni mi sono rivisto tutte e due le prime serie.

Quindi, complice anche l’immensa delusione datami da Dragonball Evolution, ho deciso di dare corpo ad una idea che nutrivo da tanto tempo, ovvero tirare giù la storia di quella che potrebbe essere una probabile trasposizione in live action di questo anime che ha praticamente condizionato la mia infanzia per sei o sette anni.

Trattandosi, per l’appunto, del progetto per un film, la trama non sarà eccessivamente complicata o lunga, inoltre ho deciso (non piace neanche a me, ma devo farlo per renderla credibile) di lasciare i nomi della versione occidentale.

Spero che la troverete interessante ed accattivante.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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