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Autore: Flaviuz    04/01/2012    2 recensioni
Dovendo descrivere questo testo direi che è un'accozzaglia di battute insensate con riferimenti a Tiziano Ferro, Biagio Antonacci e Shining. Ma visto che EFP chiede una descrizione anche minima del testo, direi che parla della storia di tre poveri sventurati che si perdono durante un viaggio in auto.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A volte nella vita può capitare di vivere esperienze uniche; esperienze che cambiano totalmente la percezione della realtà di chi le ha vissute.
Altre volte capita invece di vivere esperienze inutili, da cui non si impara assolutamente niente.
Può capitare anche di vivere delle realtà così assolutamente uniche che da loro non si vive un’esperienza percettiva, e alle volte cambiano totalmente le esperienze persino reali.
La storia in questione parla proprio di queste.

Luca si dirigeva verso il portone del suo palazzo guardando attentamente ogni parete dell’androne, cercando in esse un riflesso in cui potersi specchiare.
È molto vanitoso, tanto che arriverebbe a scoparsi da solo. Cosa che fa almeno cinque volte al giorno (sette, se ci sono i saldi in centro).
Aprendo il portone di vetro e metallo riesce finalmente a trovare la sua immagine riflessa, e approfittarne per guardarsi ed appagare il suo ego, largo quanto un tricheco che ha appena mangiato un altro tricheco, e vorace quanto un tricheco che non ha ancora mangiato nessun tricheco.
Dopo pochi passi raggiunse casa di Fulvio e bussò il campanello. Ogni volta che suonava, tutti si chiedevano perché l’elettricista odiasse così tanto quella famiglia. Quel campanello suonava come un gatto avvolto in carta stagnola, colpito da una crisi epilettica durante una pomiciata con un cristallo swarovski.
Quando Fulvio gli aprì la porta era ancora in mutande; fortunatamente la sua arte di “vestirsi totalmente alla cazzo di cane” gli permise, in 78 secondi, di vestirsi, farsi bidé e lavarsi i denti (tutte cose che faceva contemporaneamente). I due s’incamminarono verso l’auto parlando di quanto fossero in ritardo, del percorso da intraprendere, dell’inflazione e del porno giapponese.
In pochi minuti i due raggiunsero casa di Marika.
Lei è una ragazza bassina e bionda, fan sfegatata di Tiziano Ferro e aveva una cotta per Luca. Marika l’aveva conosciuto ad un’asta in cui, tra le tante cose, erano in vendita l’orologio di Tiziano Ferro, il braccialetto di Tiziano Ferro, la maglietta di Tiziano Ferro, la sciarpa di Tiziano Ferro e le palle di Biagio Antonacci.
Lei entrò in auto e Luca mise in moto, direzione: Lunamare discopub. Non era la prima volta che ci andavano, ma quella volta Luca decise di prendere una strada alternativa. Dopo aver percorso 40km, 40 dei quali nella direzione sbagliata, l’orgoglio maschile di Luca cedette sotto le assillanti proteste di Marika, che dopo 20 minuti di pressione psicologica, gonfiò e fece cadere le palle a tutti. Comprese quelle di Antonacci (che erano tenute come ornamento allo specchietto retrovisore). Luca si vide quindi costretto ad accendere il GPS, che si avvalse della facoltà di non rispondere, e si spense intonando le note di “highway to hell”. Fulvio si svegliò dal sonno profondo in cui era crollato, fece le corna dal finestrino e iniziò a fare headbanging suonando un chitarra immaginaria. Finita la canzone tornò in morte apparente.
Luca decise quindi di telefonare Giovanni, un suo collega.
Giovanni era alto, biondo e con gli occhi azzurri, e per questo tutti lo chiamavano Giuseppe. Giuseppe rispose subito, e fornì delle indicazioni così dettagliate che appena terminò la telefonata, Luca le dimenticò tutte, perché troppo impegnato a guardarsi nello specchietto retrovisore. Con un’estrema convinzione nei propri gesti, e un’immensa sicurezza in se stesso, Luca finse di aver memorizzato tutto, e uscito dall’autostrada, iniziò a prendere delle strade a caso, sperando nella legge dei grandi numeri. Dopo circa due ore di giri in tondo, Fulvio registrò il suo testamento con una telecamera, imprecando contro la strega di Blair (citando così un film che non ha mai visto nessuno sulla faccia della terra tranne l’autore di questa stupida storia), e Luca si arrese all’evidenza. I tre si fermarono in un hotel vicino per chiedere informazioni. Sull’insegna c’era scritto Overlook Hotel. Appena entrati nel cortile notarono una riproduzione in scala 1:1 di Jack Nicholson congelato: coerente.
Luca parcheggiò come suo solito, cioè scrivendo “Luca was here” con delle sgommate nel parcheggio. La reception era gestita da un uomo molto elegante, che aveva l’espressione in volto di chi sta facendo sesso orale con un uomo travestito da orsacchiotto: troppo coerente.
All’unanimità fu presa la decisione di allontanarsi. L’umore del gruppo era a terra: Fulvio tentò di impiccarsi con una cintura di sicurezza, Luca scoppiò a piangere e Marika iniziò ad usare i testicoli di Antonacci come palline antistress. L’atmosfera era così negativa che dopo l’ennesimo “aouaouo” di Tiziano Ferro anche lo stereo li abbandonò.
Tutte le speranze sembravano perdute, quando in lontananza Marika vide l’insegna “Lunamare discopub”. <L’abbiamo trovato!> urlò schiacciando quel che rimaneva degli attributi di Antonacci. All’istante Luca si passò una mano tra i capelli alla James Dean, fece un’inversione ad &, e sfrecciò verso il locale. Parcheggiò scrivendo “Luca wash hey” (era stata una lunga notte, era stanco). Purtroppo, i tre non ebbero neppure il tempo di uscire dall’auto, per vedere campeggiare fuori al locale la scritta “CHIUSO PER FERIE”.


Illustrazione di Annes TheFox

 

   
 
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