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Autore: Elanath    04/01/2012    3 recensioni
Di loro si poteva dire di tutto, ma non che fossero dei montati come tanti altri attori. Erano un cast davvero fenomenale: una vera e propria famiglia.
C’erano proprio tutti: Nina, Paul, Ian, Candice, Steven, Kat, Michael, Matt e Zach e tenevano in mano un enorme cartello con su scritto: “The Vampire Diaries e Anna! Senza di te non saremmo altro che zombie! Alla migliore truccatrice del mondo!”
Anna rise mettendo da parte la foto e tirando fuori l’enorme striscione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Eccomi qui. Di nuovo a casa finalmente. Lo show business sarà anche uno spasso, ma dopo un po’ è bello staccare.”
Dalla finestra della sua piccola casa, Anna osservava la foresta. La sua foresta. Quanto le fosse mancata nessuno poteva dirlo.
“Anna, tesoro, so che sei appena arrivata, ma tua sorella ha bisogno del tuo aiuto giù in cucina.” La voce tanto amabile quanto severa del padre la chiamò dal piano di sotto.
E il viso della giovane donna si tese in un sorriso. “Eh sì. Sono proprio a casa.”
Scese le scale in fretta, quasi rompendosi l’osso del collo per schivare Klint, il bellissimo gatto di famiglia, ormai diventato un enorme palla di pelo e grasso.
“Eccomi. Mehta! Per l’amor del cielo, finirai per bruciare la salsa se non stai un po’ attenta! Dammi qua, ci penso io.”
Dopo aver preso in mano la situazione, Anna si sentì leggermente più tranquilla; almeno avrebbero ancora potuto mangiare qualcosa a cena. Ma l’immagine minacciosa di sua sorella intenta a tagliare le patate incombeva ancora dietro di lei.
“Allora, Anna. Raccontami tutto cara. In questi mesi ti sei fatta sentire di rado bambina. Sfogati e confessa i tuoi peccati” la prese in giro Mehta, assumendo l’aria di un confessore che ascolta con interesse i peccati dei suoi fedeli.
“Smettila, sorella. Non è affatto vero che mi sono fatta sentire poco: mi sembra che una volta alla settimana possa bastare. E poi non sono più una bambina. E ti ricordo, signorina che sei tu quella che è stata a zonzo per tre mesi interi alle Hawaii.” Anna le rispose per le rime. Dannazione. A 26 anni e doveva ancora sentirsi controllata; dalla sua sorella più piccola, tra l’altro.
“Non sono andata a zonzo. Ero dai nonni. Chiedilo a loro: mi sono comportata divinamente.”
Joe, intanto le osservava divertito dalla porta della cucina. Ma come era possibile che le sue bambine fossero cresciute così in fretta, e senza che lui se ne rendesse veramente conto? Accidenti. Una, a ventisei anni, lavorava in Georgia per un popolare telefilm. L’altra, appena maggiorenne, frequentava il primo anno al college. E poi c’erano i suoi instancabili figli maschi: Sam, Heath e Tyler. Uno più scalmanato dell’altro, ma tutti i suoi figli avevano un cuore grande come il mare.
“Ok, ragazze. Basta litigare, o sarò costretto a farvi pelare patate per il resto della vostra vita. Ormai è ora di cena, e in tavola non c’è ancora niente! Mehta, avevi detto che te ne saresti occupata tu, senza problemi,” disse Joe, imitando il tono da ormai-sono-maggiorenne-posso-fare-tutto della sua figlia più piccola. “Anna, lascia stare. Siediti, hai già salvato la salsa, ora spetta a Mehta salvare la cena.”
 
Per chissà quale miracolo divino, mezz’ora dopo era tutto pronto in tavola, e la famiglia era intenta a mangiare.
“Anna, quand’è che hai detto che devi ripartire?” domandò Joe.
“Tranquillo papà; le riprese riprenderanno tra tre mesi. Ho tutto il tempo per stare con voi, ora che non ci sono particolari problemi.”
“Magari non ci fossero problemi….. Sono tornati” disse Sam, il maggiore dei maschi. Mentre parlò, il suo volto, che di solito ospitava sempre un sorriso solare, si oscurò.
E così fecero i volti di tutta la famiglia. Anna li guardò incredula.
“Ma perché diavolo non me l’avete detto subito. Sarei tornata prima. Ci penso io a quei delinquenti.”
“Lascia stare, Anna. Siamo già andati in tribunale. Vedrai, questi imprenditori non avranno le nostre terre. Ci hanno tolto tutto; non ci toglieranno anche la nostra casa, fosse l’ultima cosa che faccio.”
“Papà, calmati ora. Non c’è bisogno di parlarne adesso. Mangiamo piuttosto.”
 
Quella sera, dopo aver discusso ancora un bel po’, Anna si ritirò in camera sua: aveva bisogno di stare da sola. Aprì la finestra e immediatamente il fresco vento estivo, proveniente dal cuore della foresta, la fece sentire meglio. Si sciolse i capelli neri come la notte che, per esigenza di lavoro, teneva quasi sempre raccolti. Gli occhi scurissimi vagarono alla ricerca di un minimo movimento tra gli alberi.
Tornata alla realtà incominciò a svuotare la valigia e a riporre tutti i suoi vestiti nell’armadio. Il suo viso si distese in un sorriso a trentadue denti quando la vide: la foto che aveva fatto con gli attori del telefilm per il quale lavorava; la foto con i suoi migliori amici. Di loro si poteva dire di tutto, ma non che fossero dei montati come tanti altri attori. Erano un cast davvero fenomenale: una vera e propria famiglia.
C’erano proprio tutti: Nina, Paul, Ian, Candice, Steven, Kat, Michael, Matt e Zach e tenevano in mano un enorme cartello con su scritto: “The Vampire Diaries e Anna! Senza di te non saremmo altro che zombie! Alla migliore truccatrice del mondo!”
Anna rise mettendo da parte la foto e tirando fuori l’enorme striscione. Lo posizionò tra i ricordi più importanti che possedeva, tutti attaccati su una bacheca. Tutto ciò che meritava di essere ricordato era lì: le foto della sua famiglia, della foresta, dei suoi amici, di sua madre…
La ragazza scosse la testa. Sono troppo felice in questo momento per mettermi a piangere come una bambina. Aveva un urgente bisogno di uscire all’aria aperta.
Vivere al limitare della foresta era un bene: l’aria era sempre pulita in quella zona, ma quella della foresta era particolarmente pura.
Uscì dalla sua stanza prendendo una felpa e, avvisando tutti a gran voce che andava a fare una passeggiata, uscì nella notte. Camminò lungo la strada che portava verso il centro del piccolo villaggio dove viveva. A parte il piccolo bazar, la grande libreria, il supermercato e qualche bar, non c’era molto da vedere nella riserva. Non molto se a qualcuno interessava solo il lato sociale della riserva. Quel piccolo ma al tempo stesso immenso sputo di terra concesso dallo Stato ai nativi, era immerso in un’enorme foresta. La loro foresta. Da molti secoli, ormai.
I discendenti dei Powathan ne andavano fieri, nonostante ogni anno ci fossero sempre più richieste, da parte di alcuni imprenditori della Virginia, di disboscare la zona e costruirci una grande autostrada. Come se di strade non ce ne fossero abbastanza. E ogni anno, le richieste diventavano sempre più insistenti e minacciose.
Ma sempre le 1256 anime che abitavano la riserva si erano unite e, a gran voce, avevano protestato, ottenendo, in modo sempre più risicato, la vittoria.
Piano piano, però la forza dei nativi stava venendo meno: i giovani lasciavano quei territori in cerca di fortuna, e non tornavano più. E i più anziani non avevano più molti a cui lasciare l’eredità di quella terra.
Immersa nei suoi pensieri, Anna incominciò ad abbandonare la strada, inoltrandosi sempre di più verso il cuore della foresta. Sapeva esattamente dove stava andando: ormai quei posti li conosceva come le sue tasche. Ben presto si ritrovò affiancata dai due suoi angeli custodi: Shadow e Moon. I suoi compagni di avventure, i suoi amici più fedeli.
Si sedette su una roccia smussata dal tempo, lasciando che i lupi le si avvicinassero. Shadow, un grosso lupo nero con gli occhi azzurri come il mare, le leccò dolcemente le mani, mentre Light, sua sorella, la lupa bianca, l’annusava incuriosita dagli odori che Anna portava con sé. Odore di cibo, di polvere, di straniero.
La ragazza sorrise e incominciò a cantare, seguita dagli ululati dei due lupi, che finalmente avevano ritrovato il terzo membro del gruppo.
Si. Nonostante i problemi, la nostalgia per i suoi amici, la paura di non riuscire a conservare un’eredità che era da sempre appartenuta al suo popolo, Anna non poteva non essere felice di trovarsi nuovamente a casa sua. Nella sua piccola riserva indiana.

  
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