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Autore: Mirokia    05/01/2012    1 recensioni
Quando ti dici che mai più cadrai nella sua rete, mai più ti lascerai affascinare, mai più gli farai capire che sei disposto a lasciarti andare in qualche modo, allora le occasioni in cui hai la possibilità di farlo aumentano, raddoppiano, si moltiplicano.
Quando tenti di convincerti che sei tranquillo, felice e sereno così come sei, che la vita ti ha dato tutto ciò che un uomo come te possa desiderare, allora senti di nuovo quel senso di vuoto, come se mancasse qualcosa, quel vuoto che riesci a riempire solo quando lo tocchi, quando ti tocca, poi ti sussurra con quel fare lascivo che ti ama, Dio quanto ti ama, e ti chiede disperato perché non può averti, e tu gli rispondi che la colpa è delle scelte, scelte affrettate, sbagliate, o dell’egoismo, della voglia di essere felici costruendo i propri attimi di perfezione sull’ignoranza altrui.
Genere: Erotico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson | Coppie: Dave/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Amore colpevole

 

 

 

 

 

 

 

Quando ti dici che mai più cadrai nella sua rete, mai più ti lascerai affascinare, mai più gli farai capire che sei disposto a lasciarti andare in qualche modo, allora le occasioni in cui hai la possibilità di farlo aumentano, raddoppiano, si moltiplicano.
Quando tenti di convincerti che sei tranquillo, felice e sereno così come sei, che la vita ti ha dato tutto ciò che un uomo come te possa desiderare, allora senti di nuovo quel senso di vuoto, come se mancasse qualcosa, quel vuoto che riesci a riempire solo quando lo tocchi, quando ti tocca, poi ti sussurra con quel fare lascivo che ti ama, Dio quanto ti ama, e ti chiede disperato perché non può averti, e tu gli rispondi che la colpa è delle scelte, scelte affrettate, sbagliate, o dell’egoismo, della voglia di essere felici costruendo i propri attimi di perfezione sull’ignoranza altrui.
Quando ti guardi allo specchio e ti senti brutto, sfigurato, vuoi strapparti la pelle di dosso, poi senti un respiro sul tuo collo e hai quasi la sensazione che sia lui a soffiarti sulla pelle, e allora per un attimo ti vedi più bello che mai, splendido, luminoso, irresistibile, sexy, poi ti chiama per nome, senti quanto è più acuta la sua voce, e stringi bocca e occhi, perché in realtà sapevi che ti stavi sbagliando, che il tocco che senti sulla tua spalla non è il suo, ma che vorresti con tutte le tue forze che lo fosse, e subito dopo cadi nello sconforto più totale, perché sai che non avresti dovuto farlo, non avresti dovuto volerlo, ancor più di quanto tu già non lo desideri.

 

-Ehi Kurt!- 

Blaine arriva correndo, e solo con l’aiuto della sua voce bassa ma squillante Kurt riesce a risvegliarsi da quello stato di trance in cui era caduto. Ha le mani intrecciate e abbandonate sui fianchi e fino a un momento fa fissava un punto impreciso della grande sala dalle pareti dorate. Si guarda intorno, e nota sbattendo le ciglia che le poltrone sono piene quasi per un terzo, e lui a quell’ora dovrebbe essere dietro le quinte a finire di passarsi il cerone sul volto, a dipingere le labbra, a circondare gli occhi con la matita nera, in modo da metterli in risalto una volta sotto il riflettore.

-Ehi Kurt!- ripetè Blaine ridendo e muovendogli la mano davanti agli occhi. –Sei agitato?-

-Sì.- risponde Kurt d’istinto, ma non aggiunge altro per paura di sputare fuori il vero motivo dell’agitazione. Poi si accorge di chi ha davanti, con chi sta parlando, e si tortura le mani, e abbassa lo sguardo. Il cuore ha preso a battere come un forsennato non appena si è reso conto che è Blaine quello davanti a lui, e non è propriamente lui che lo fa agitare a quel modo. –Sei solo, vero?- aggiunge, sperando con tutta l’anima che sia così.

-Ma ti pare?- dice quello, invece, con un sorriso. –Anche Dave ci teneva, voleva vederti.- e sorride di nuovo dandogli una pacca sulla spalla.

Voleva vederlo. E’ chiaro che voleva vederlo. Ma Kurt dubita che voglia vedere la sua performance, il suo spettacolo: vuole vedere lui e basta. E vederlo non basta, chissà cos’altro vorrebbe fare.
Kurt scuote la testa e inghiottisce, poi fa un sorriso sforzato, e sa che Blaine non gli farebbe mai del suo comportamento una colpa. E’ nervoso per lo spettacolo, è chiaro, la sala sarà gremita in pochi minuti, e lui si ritroverà più volte solo suo palco perché è uno dei due protagonisti.

-Oh, eccolo.- dice a un certo punto Blaine dopo essersi guardato indietro. –Abbiamo preso posto dietro le poltrone prenotate.- aggiunge poi, ma Kurt ha ignorato quest’ultima informazione. Perché Blaine adesso ha afferrato la mano dell’uomo che adesso fa capolino dalla sua spalla e punta gli occhi su Kurt, e fa un cenno di saluto, col capo e poi con la mano.

-Ehi.- fa Kurt ricambiando il saluto con un altro sorriso, ancora più sforzato del primo, e lo sguardo si fa languido, sente le gambe cedere, si chiede se in qualche modo non stia impazzendo, se non si stia facendo sfuggire le cose di mano.

-Tranquillo, andrai bene come al solito.- dice Dave in modo asciutto, guarda Kurt e sembra perforarlo con lo sguardo. Non se ne rende conto, eppure in qualche modo riesce davvero a spingersi oltre quella coltre di perfezione e sicurezza che avvolge Kurt, riesce a penetrarlo, come un coltello nella carne. E Kurt ha quasi paura di un paragone del genere, perché lo sente così vicino e così irrimediabilmente reale, perché è così, lo penetra in tutti i modi, riesce a controllarlo psicologicamente e fisicamente, e sa di non essere così subdolo, e sa che Dave non sarebbe mai capace di farlo di sua volontà. Dave non se ne rende conto, non sa che Kurt si sente sempre più una marionetta in cui fili sono nelle sue mani, non capisce che si sente sempre più schiavo, e che mai è stato così felice come in quella schiavitù.

-Ma è vero che Matt fa la parte del fidanzato tradito?- chiede ancora Blaine, e Kurt va a grattarsi il collo sentendosi a disagio. Poi annuisce fingendosi divertito. –E tu fai quello che tradisce?- aggiunge Blaine, e Kurt annuisce ancora e va inevitabilmente ad incontrare lo sguardo di Dave, che s’è già abbassato a guardare la propria mano stretta in quella di Blaine. Pure lui è a disagio, Kurt lo intuisce, ormai sa a memoria ogni sua minima espressione, ogni movimento che fa con gli occhi e con la bocca, il modo in cui storce il naso o in cui si sistema il colletto della camicia stirata male, il modo distratto in cui si umetta le labbra o si gratta dietro l’orecchio, come si sistema i capelli e lascia tremare la voce, e il singhiozzo che gli parte quando sono costretti a separarsi.
Ha voglia di dire a Blaine, ‘Curioso, vero?’ riferendosi a quanto lo spettacolo coincida con la realtà, neanche a farlo apposta. Ma sa di non farcela, che mai potrebbe fare questo a uno dei suoi più cari amici, ex fidanzato del liceo e ora compagno del proprio amante. Se davvero può chiamarsi tale o ci si può limitare a ‘il fottutissimo uomo che amo’. E poi Kurt pensa che fa davvero schifo, perché come può pensare di poter buttare più carne al fuoco di quanta non ne abbia già buttata?
Sono questi i fatti: Blaine sta con Dave, Kurt sta con Matt, Dave ama Kurt, Kurt ricambia.
Dio, sembra una di quelle squallide soap opera che amava sorbirsi Kurt qualche mese fa, prima di trovarsi egli stesso in una soap opera.

-Mettetevi comodi, ragazzi, io vado a finire di truccarmi e metto il costume di scena. Si comincia fra una mezz’oretta.- dice Kurt finalmente indicando ai due ragazzi che ha di fronte i posti a sedere.

-Spacca tutto, Kurt.- dice Blaine con un sorriso da fare invidia e un’ennesima pacca sulle spalle di Kurt, poi si trascina dietro Dave, che lo segue con attenzione e rivolge un sorriso piuttosto timido a Kurt, che ricambia con un ‘Spero vi piaccia’ flebile, poi corre nel proprio camerino, e sembra quasi voglia scappare dal mondo.

 

 

*

 

 

‘Sei stato perfetto!’
Ecco il primo complimento. E come poteva non esserlo, d’altronde? Dio, quello era il suo ruolo, gli calzava a pennello, lui tradiva sul palco e nella vita reale. Era estremamente ovvio che sarebbe stato perfetto, che avrebbe reso eccellente la propria recitazione, che avrebbe cantato col cuore, che sembrava davvero si stesse lacerando tra l’amore di due uomini, perché lui si lacera per davvero, lo fa ogni giorno, sente il cuore strappato, l’anima presa a pugni, la morale ormai fatta a pezzi.
Come poteva non essere perfetto? Mai nessun ruolo gli era calzato così a pennello.
Gli arrivano pacche sulle spalle, gli dicono che è stato emozionante, mentre Matt è ancora sul palco per l’ultimo atto, e lui si dirige al camerino per togliere via quel trucco fastidioso che non fa altro che irritargli la pelle.
Entra nella piccola stanza e chiede se per cortesia non lo disturbassero, di non sostare lì davanti al suo camerino, e di andare fuori a fumare la sigaretta, se proprio devono.
Si siede davanti alla specchiera e si guarda nella lastra riflettente e si sente doppiamente sporco dopo aver recitato qualcosa di così vivido, reale e presente nella sua vita. Prende una salviettina struccante e porta via una parte del trucco sulla guancia con rabbia, rabbia che indirizza verso se stesso, verso le proprie debolezze, verso quell’istinto che non riesce a controllare, verso la sua incapacità a prendere in mano la situazione, a reagire, a fare qualcosa, a dare una svolta a quella situazione che lo sta facendo diventare matto.
Passa la salviettina sulle labbra con talmente tanta violenza da lasciarle rosse a causa della forte frizione. Poi la passa sul resto del volto lasciando gli occhi per ultimi, perché ha bisogno di calmarsi per evitare che gesti troppo avventati lascino un’infezione negli occhi o li arrossino o li gonfino.
Fa un respiro profondo, si canticchia una canzone in testa, come gli ha insegnato Rachel Berry, si dice che va tutto bene, sorride al suo riflesso, e mentre cerca di tenere il pensiero fisso sulla canzone che sta canticchiando tra sé e sé in ripetizione, porta la salvietta su un occhio e delicatamente tira via il trucco nero pece. Appallottola quel pezzo di carta umido ormai troppo sporco e ne tira fuori un altro per poi finire di struccare almeno l’occhio destro.
E mentre tenta di riacquistare un minimo di serenità che gli permetta di dormire almeno quattro o cinque ore stanotte, sente la porta cigolare dietro di sé, e il nervoso torna a fare capolino nel suo animo, e lo fa sospirare mentre alza gli occhi al cielo.

-Avevo detto che non volevo gente intorno!- esclama sbattendo piano un pugno sulla specchiera.

-Calmati, sono io. Ti ho portato due fiori.-

Non avrebbe dormito quella notte, lo aveva intuito già parecchie ore fa. La voce calda di Dave gli si insinua in fretta nelle orecchie, e prende il controllo, già da subito, già con le prime tre parole: ‘calmati, sono io.
‘Mi calmo, se sei tu’, vorrebbe rispondere Kurt, invece rimane lì, bloccato, con la salvietta stretta in una mano, mentre Dave ha la premura di chiudere la porta e di chiedere: -Devo girare la chiave?-, e Kurt annuisce piano, e il corpo sembra muoversi da solo quando si alza e si volta appoggiandosi di schiena alla specchiera.

-Son passato a salutarti perché devo andarmene. Blaine resta fino alla fine dello spettacolo.- dice Dave con semplicità, e va a posare il mazzo di fiori sulla specchiera, accanto ai trucchi e ai profumi.

-I fiori non sono opera tua, vero?- chiede Kurt, sicuro di conoscere la risposta.

-Nah, di Blaine. Sapevi che esiste un fioraio vicino casa mia?- chiede allora facendo la faccia da finto stralunato. Kurt si mette una mano chiusa a pugno davanti alla bocca e si lascia scappare un sorriso. Ecco qual è l’altra maledizione: il fatto che Dave riesca sempre a farlo ridere, con qualunque sua domanda, dubbio o affermazione. Riesce sempre e comunque a strappargli un sorriso, in qualunque situazione si trovi.

-Sì che lo sapevo.- risponde allora per poi scuotere la testa.

-Che diavolo, non l’ho mai notato. Di qui si può capire quanto io sia appassionato di botanica.- ironizza Dave, e riesce ancora a far sorridere Kurt, che da quando ha iniziato a scambiare qualche battuta con il ragazzone che ha di fronte si sente estremamente leggero, come se tutte le preoccupazioni avessero traslocato e deciso di andare ad abitare nel cervello di qualcun altro, come se la vita non fosse altro che un’esperienza da vivere così, come capita, come va va, col sorriso sulle labbra, la battuta pronta, e con la buona volontà di non farsi carico di tutti i problemi che incorrono sul proprio percorso.
Il volto di Dave, il suo fare impacciato, convincono Kurt che in realtà è tutto così semplice, la vita è una cosa semplice, l’amore è una cosa semplice. Che in realtà basta andare da Matt e Blaine e dir loro come stanno le cose, che loro non solo si amano, ma impazziscono l’uno per l’altro, fanno parte di quella schiera di pazzi per amore. Quando c’è lui a guardarlo in quel modo, davvero, niente sembra più semplice di vivere, così come ti viene.

-Mi sembri un triste clown.- dice allora Dave quando si ritrova a fissare Kurt, che a sua volta s’è imbambolato sul dolce sorriso sul volto dell’altro.

-Eh? E perché?- chiede Kurt di rimando sbattendo più volte gli occhi confuso.

-Hai un occhio struccato e l’altro che sembra che ti hanno tirato un pugno per quanto è nero.- dice l’altro indicando col capo lo specchio. Allora Kurt si specchia e si rende conto di non aver ancora finito di struccarsi, ed è riuscito pure a dimenticarsene.

-E certo, uno non se ne può neanche stare in pace a struccarsi, che devono entrare ammiratori a portare i fiori.- sbotta quindi agitando in aria la salviettina ancora umida e lamentandosi indirettamente di Dave. Quest’ultimo sbuffa vistosamente e alza gli occhi al cielo.

-Ma quanto parli? O stai muto e fermo come uno stoccafisso come prima dello spettacolo, oppure inizi a parlare con quell’arietta da prima donna che dire che mi infastidisce è poco.- parlò quello per poi andare a prendere la salviettina dalla mano di Kurt che, intento a immagazzinare le parole di Dave, non ha il tempo di accorgersi dei suoi movimenti. –E lascia, faccio io, sennò non ti sbrighi più.- dice poi, e senza che l’altro riesca a reagire, gli mette una mano dietro la nuca e con la salvietta provvede a pulire l’occhio ancora scuro di trucco, senza premere più del dovuto, e con la giusta cautela. –Non vorrai mica far aspettare il tuo Matt una volta che scende dal palco.- aggiunge dopo aver finito di struccare la palpebra di Kurt, che si apre lentamente mostrando l’azzurro accecante dell’iride.

-Allora forse è meglio che tu te ne vada.- dice di rimando Kurt, ben cosciente di avere Dave a pochi centimetri dal viso, di avere la sua mano che adesso lo accarezza inconsciamente dietro la nuca e il suo respiro sulle labbra. –Non vorrai far aspettare il tuo Blaine una volta finito lo spettacolo.- aggiunge, facendo eco alle parole di Dave, quasi a provocarlo.
Gli sguardi si incatenano, e sono quasi sguardi di rabbia, o passione incontenibile, e a entrambi verrebbe da sibilare tra i denti ‘Al diavolo Matt e Blaine’.

Non ci vuole molto perché Kurt e Dave decidano cosa vogliono, ora più che mai.
Kurt è già indietreggiato e ha sbattuto la schiena contro il muro accanto alla specchiera, e Dave è addosso a lui e lo divora, e nessuno come lui sa che la fame d’amore non la puoi saziare, anzi aumenta, fomentata dalla passione fisica, aumenta e non sai dove andrà a finire, quand’è che si gonfierà tanto da scoppiare.

-Perché non puoi essere mio?- gli ripete Dave mentre lo bacia sul collo e fa pressione sul suo corpo coperto ancora dal costume di scena, quel costume corto che gli lascia scoperte le gambe.

-Sono sempre tuo, non vedi?- chiede Kurt retoricamente, perché sa bene di essere in potere di Dave da ormai mesi, avrebbe osato dire anni. E’ sempre girato tutto attorno a Dave: il bullismo del McKinley, il primo bacio, quella conversazione così innocente allo Scandal, i dubbi sulla relazione con Blaine, il fidanzamento forzato con Matt, il cuore stretto dopo la notizia del suo fidanzamento con Blaine.
E’ stato tutto lui. Dave è stato parte del suo percorso, lui c’era, c’è ancora, e vuole far parte del suo futuro.

-Ma voglio che tu sia mio del tutto, cazzo.- dice infatti, perché lo vuole solo per sé, e comincia a non sopportare affatto che Kurt la notte dorma con un uomo che non è lui.
Vuole essere lui a baciarlo sulle labbra dopo un esibizione e dirgli che è stato fantastico, o a scaldargli del latte caldo se mai si sentisse poco bene, o a tenerlo tra le braccia e baciargli la fronte se una notte ha un incubo e trema tutto e ha bisogno di conforto.
E ha ragione Kurt, dovevano pensarci prima, prima che il loro rapporto coi rispettivi ragazzi diventasse qualcosa di serio, prima che il tutto si gonfiasse così, degenerasse a tal punto. –Facciamo qualcosa. Che ne so, prendi la roba e scappiamo.- dice ancora Dave, tra i sospiri di Kurt, che stringe le dita attorno ai capelli dell’altro e con la mano sinistra si aggrappa alle sue spalle, mentre quello insinua una mano sotto l’abito corto di Kurt, tra le cosce calde per lo sfregamento sotto il tessuto.

-Dove ce ne andiamo, stupido?- chiede Kurt quasi piagnucolando per poi tentare di aggrapparsi con le gambe al bacino forte di Dave.

-Andiamo a vivere in una casetta sperduta in montagna, come gli eremiti.- risponde Dave per poi spostare le mani sulle natiche di Kurt e abbassargli gradualmente l’intimo, finchè non scivola giù sulle caviglie.

-Dove potremmo fare l’amore tutti i giorni.- dice languidamente Kurt, e si lascia fare qualunque cosa, lascia cadere l’intimo e lascia che Dave lo prenda dal fondoschiena per sollevarlo da terra e far aderire ulteriormente i loro corpi impazienti.

-E dove poter urlare ‘ti amo!’ così si sente l’eco, e sembra che te l’ho detto dieci volte in più.- mormora Dave nell’orecchio di Kurt, col tono innocente in contrasto con i movimenti sensuali della sua mano sul membro del più piccolo, che si lascia andare ad un gemito più forte, e poi tenta di ingoiare altri ansiti per evitare di far troppo rumore.

-C’è…Davvero…bisogno dell’eco?- balbetta a fatica quello per poi contrarre le dita dei piedi quando sente la presenza del membro nudo di Dave sul suo, e si morde forte le labbra pur di non urlare.

-Hai ragione. Già te lo ripeto fino alla nausea.- dice l’altro con la voce segnata dalla lussuria. Va velocemente a leccare il lobo dell’orecchio di Kurt e gli stringe il fondoschiena quasi a volerlo fondere con le proprie dita, e si spinge su di lui fino a trovare il suo posto, il luogo a cui appartiene. –A proposito, fatina…- mormora poi con voce roca mentre già si posiziona, consumato e stremato dalla passione che gli esplode nel cuore. -…te l’ho mica già detto che ti amo da star male?- chiede, e non si aspetta risposta diversa dagli ansimi mal trattenuti di Kurt, che si sente trafiggere da Dave e si accorge che è da tutto il giorno che aspetta questo momento. Lo sente in lui, fa parte di lui, si incastra perfettamente, sembra fatto apposta.
Quando entrambi spingono uno verso l’altro diventa tutto più intenso, è come un corpo che si carica elettricamente, sempre più, sempre più, fino a liberare scintille, in quei picchi assoluti di piacere e libidine incontrollabile, per poi lasciar andare l’ultima potente scintilla e scaricarsi, così come il corpo di Kurt che sembra rovinare a terra da un momento all’altro, se non fosse che è arpionato al bacino di Dave, che lo tiene ancora stretto al fondoschiena e sembra non avere intenzione di lasciarlo andare.
L’orgasmo sorprende Kurt e poi Dave, che insieme al più piccolo si accascia contro il muro fino a finire inginocchiato a terra, il respiro sul collo di Kurt, la fronte sulla sua spalla.

-Che cazzo, Kurt, dimmi se dobbiamo continuare così.- dice Dave con la nota di tristezza nella voce senza sollevare il capo dalla spalla di Kurt, Quest’ultimo non risponde e si limita a carezzare i capelli di Dave guardando nel vuoto con gli occhi che brillano. Poi lo costringe ad alzare il capo e gli bacia le labbra morbide e sottili e odorose e stringe le mani sulla nuca.

-No che non dobbiamo.- risponde semplicemente, ma non riesce ad aggiungere altro perché non sa davvero come comportarsi in merito. Riesce solo a stringere Dave a sé finchè non sente la canzone di chiusura dello spettacolo e gli applausi concitati del pubblico.
A quelle avvisaglie, sussulta, e Dave si scosta per poi mettersi in piedi e riallacciare i pantaloni, quasi avesse appena fatto qualcosa di squallido, da cui dover scappare in fretta. Kurt lo guarda dal basso e provvede a sistemarsi lentamente l’intimo, con i lati della bocca piegati all’ingiù.
E allora gli fa la solita domanda, quella piena di speranze ma che sancisce la separazione:

-Quando ci rivediamo?-

E lui dà la solita risposta, che ha il sapore di una promessa da mantenere ad ogni costo.

-Il più presto possibile, fatina.-

Si china e lascia un bacio sulla fronte leggermente sudata di Kurt, poi sulla bocca, gli ripete che lo ama e che un giorno sarà suo, il più presto possibile, poi scappa, sparisce, con la fretta di chi abbandona il luogo del delitto.

Il fatto è che sì, sono colpevoli, ma d’amarsi troppo, e di non avere la possibilità di farlo.

 

 

 

 

§




 

 

 


Quando scrivo qualcosa di più profondo, metto la scrittura Arial, chissà perché. Però mi piace lol
Amo scrivere di tradimenti, Dio la lotta interiore mi fa impazzire, salvatemi UAAARGH.
Va bene, dato che ultimamente scrivo roba a caso, spero che questa sia venuta meglio. Speeeeero invano. Vabbene, la dedico alla Cicia, visto che vuoi dediche a raffica XD

 

 

 

Mirokia

 

 

 

   
 
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