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Autore: Requiem_Poetica    05/01/2012    4 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Seguito di "Out Of The Water".
Finalmente, apparve un'altra donna, da una porticina lì dietro.
Se quella che li stava servendo era bella, questa era incantevole.
Ma, soprattutto, aveva un aspetto familiare.
Molto familiare.
Spaventosamente familiare.
Il cuore di Vegeta fece un balzo fino alla gola. In quel momento, credette di poter svenire.
Non poteva essere.
Non poteva essere lei.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Nuovo personaggio, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Out of the water...I will love you.'
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Vegeta e Goku si guardarono attorno, lievemente spaesati.
Il villaggio era grazioso, le case avevano tante finestre, tanti fiori di specie sconosciute sui balconi, le vie erano coperte da ghiaia chiara.
La cosa che li fece sentire a disagio, furono le persone.
Gli abitanti di quel pianeta avevano aspetto prettamente umano. Unica caratteristica dominante, era il colore dei loro occhi; tutti gli individui, uomini, donne, bambini, anziani, sfoggiavano due iridi di un verde sgargiante.
Era abbastanza inquietante, anche perché tutti quegli occhietti dall'aria malefica e indagatrice li studiavano dall'alto in basso, insistentemente. Probabilmente li avevano identificati come stranieri.
<< Ehm...Vegeta >> gli sussurrò ad un tratto Goku, mentre passeggiavano cautamente per la via ghiaiosa. << Io...io non lo so, non mi convince questo posto. Forse è meglio che ce ne andiamo >>
<< Ma non farmi ridere, Kakaroth >> ribatté, sprezzante del pericolo. << Non percepisci le auree di questa gente? Sono come i terrestri. Deboli. Adesso cerchiamo un posto dove mangiare e poi ce ne andiamo >> .
Goku strinse le spalle. Camminarono ancora per una manciata di metri, fino ad una piccola entrata scavata in una roccia scura. Si fermarono; udirono un fitto e sconnesso chiacchierio, videro una calda luce. Ma, soprattutto, percepirono un forte e delizioso odore di cucinato.
L'acquolina riempì le loro bocche, senza preavviso.
Appesa giusto sopra all'entrata del cunicolo scavato nella roccia, c'era quella che probabilmente doveva essere un'insegna, scritta in un linguaggio incomprensibile.
Si scambiarono una veloce occhiata.
Beh, l'odore era inconfondibile.
Entrarono; scesero alcuni gradini ricavati grossolanamente nella roccia ed arrivarono ad una grande sala.
Fresco; lì, tra le rocce umide del sottosuolo, si respirava un'aria frizzantina, rigenerante.
Era chiaramente un locale; lo riconobbero dai tavoli attorno ai quali erano sedute diverse persone, praticamente tutti uomini, che si rifocillavano mangiando e bevendo, dal bancone, dalle cameriere strette in divise attillate e provocanti, intente a prendere le ordinazioni. Una di loro, bella, coi capelli setosi raccolti in una lunghissima coda, passò davanti a Goku e gli fece l'occhiolino. Il Saiyan arrossì violentemente.
<< Andiamo via >> sentenziò, facendo dietrofront. Ma Vegeta lo trattenne per un braccio: << Ma non avevi fame? >>
<< Sì, ma non sappiamo cosa mangiano qui. E comunque non abbiamo soldi per pagare, non penso che qui accettino le Zenie >>
<< E quindi? >>
<< E quindi, andiamo! >>
<< No. Io voglio mangiare. E tu mi farai compagnia! >>
Vegeta lo trascinò fino ad un tavolo, poco più in là, controvoglia. Goku sbuffò e si lasciò cadere sulla sua sedia.
Pochi secondi e la cameriera che poco prima gli aveva fatto l'occhiolino si presentò al loro tavolo, ondeggiando i capelli verso di lui in un gesto provocante. Goku balzò indietro con tutta la sedia. Vegeta soffocò una risata.
La donna scosse le spalle, ridacchiando divertita. Poi tese loro due menù.
Il principe gliene strappò dalle mani uno, con un gesto indelicato. Lo aprì a metà.
Per qualche secondo, studiò le scritte estranee, simili a quella di poco prima sull'insegna, cercando un'intuizione. Poi, stufo e spazientito, si rivolse alla cameriera: << Ehi, tu! Che diavolo c'è scritto qui? >>
La donna finalmente staccò gli occhi smeraldini da Goku, che si nascondeva dietro al suo menù. Alzò un sopracciglio, confusa. Scosse la testa, come se non avesse udito bene.
<< Ho detto... >> ripeté a voce più alta, sempre più infastidito. << ...che diavolo c'è scritto qui?! >> le sbatacchiò il menù sotto il naso, indelicato come suo solito. Lei però aveva un'aria sempre più confusa e imbarazzata.
<< Ma che ha questa qua? >> sbuffò Vegeta, infastidito. Goku fece capolino dal suo menù, ancora lievemente rosso in volto.
<< Credo che non ti capisca, Vegeta >> .
Il principe la guardò. La donna si posò una mano sul petto, con aria affranta.
<< Ní dtuigim, strainséir >> .
La fissò ancora. Era quella la sua lingua, era per quello che non lo capiva?
Che strano suono aveva. Gutturale, nordico.
Vegeta sbuffò; il brontolio del suo stomaco l'aveva riportata alla realtà.
Balzò in piedi.
<< C'è qualcuno qui che mi capisce?! >> sbottò a gran voce, allargando le braccia possenti e guardandosi attorno. Tutto il locale si voltò verso di lui. Goku balzò in piedi a sua volta.
<< Vegeta, dai, piantala >> quasi lo supplicò.
<< Io voglio mangiare! >> sbraitò ancora, spintonandolo via. << Posso avere qualcosa da mangiare?! >>
La cameriera lo afferrò per un braccio, allarmata.
<< Ná bíodh imní ort lowers, a ghuth! >>
Suonava come un'intimazione. Cominciò a tirarlo, quasi lo volesse trascinare. Vegeta la strattonò, costringendola a mollare la presa.
<< Lean mé >> disse ancora, nonostante l'avesse respinta. Gli fece un chiaro cenno con la mano, come ad intimargli di seguirla. Vegeta incrociò le braccia, finalmente calmandosi.
La donna si diresse verso il bancone. Vegeta eseguì la sua richiesta, accodandosi a lei.
Si fermò. Si sporse sul bancone.
<< Syn! Syn! >> chiamò a gran voce. Vegeta attese, le braccia ancora incrociate sul petto, le dita che si muovevano a piccoli scatti, come in un tic nervoso.
Finalmente, apparve un'altra donna, da una porticina lì dietro.
Se quella che li stava servendo era bella, questa era incantevole.
Ma, soprattutto, aveva un aspetto familiare.
Molto familiare.
Spaventosamente familiare.
In cuore di Vegeta fece un balzo fino alla gola. In quel momento, credette di poter svenire.
Occhi smeraldini, grandi, enormi, i più grandi che avesse mai visto. Labbra carnose, naso fino, sopracciglia arcuate. Pelle candida.
Non poteva essere.
Non poteva essere lei.
<< Cad è? >> domandò alla collega, sbuffando. La sua voce era fine e cristallina. Melodiosa, come un canto. Un canto conosciuto, già udito e apprezzato.
Non poteva essere lei.
<< Is eachtrannach, irritable leor freisin >> rispose la cameriera, lievemente stizzita, indicando Vegeta. << Ní dtuigim, tá tú cúram a ghlacadh >> .
Finalmente, i loro sguardi s'incrociarono.
Per un attimo, il taglio di capelli corto che le arrivava appena sotto al mento, leggermente arruffato e sbarazzino, permise a Vegeta di imbrogliare se stesso, cercando di far credere al suo io interiore che si stava sbagliando. Ma fu proprio in quell'istante che dovette ricredersi.
Iniziò a sudare freddo.
Non se lo aspettava.
Non era preparato.
Voleva? No.
Cioè, sì.
Ma non era pronto.
Non così, in quelle circostanze.
Erano tanti pensieri che gli passavano frenetici nella testa, privandolo della coscienza.
Probabilmente, in quel momento non aveva un'aria molto intelligente. E lei sembrò accorgersene.
Quello che spaventò ancora di più Vegeta, fu che anche la donna aveva un'aria lievemente stralunata. Come se, per una piccola parte, lei condividesse quella sensazione.
<< Aghaidh, beidh mé a chur >> bisbigliò alla collega, senza staccare i grandi occhi verdi da Vegeta. La cameriera annuì e tornò al suo lavoro.
Ora erano soli.
Faccia a faccia.
Dio, ancora non poteva crederci.
Sperava in sé che fosse solo una coincidenza, solo una che le somigliava in maniera impressionante.
In effetti, in maniera troppo impressionante.
<< Tu ha problema, strainséir? >>
Vegeta scosse la testa, come per riprendersi.
<< Che? >> ribatté, con un filo di voce.
<< Tu ha un problema? >> ripeté, con l'accento straniero evidente e una grammatica squinternata.
<< Io...io... >> balbettò Vegeta, ancora incredulo. << ...sì...ora ne ho uno grande >> .
La donna lo guardò intensamente, come per studiarlo. Rimase in silenzio, si carezzò il mento.
<< Io ha già incontrato te ieri? >> domandò, visibilmente confusa.
<< Ieri? >> ripeté Vegeta, che faticava per capire cosa volesse dire. << No, non ieri...prima, si dice prima >>
<< Ah >> si corresse, mordendosi giocosamente la lingua. << Io ha già incontrato te prima? Tu è faccia già vista >>
<< No...no, io...sono arrivato stasera >> .
Era lei.
Era lei, senza dubbio.
Quella ne era la prova.
Il Drago Shenron, un anno prima, l'aveva riportata in vita, sul suo pianeta d'origine, senza memoria. Ma doveva avere qualche riminescenza.
Diavolo, era lei.
L'avrebbe riconosciuta tra mille, d'altronde.
Anche solo dal suono della sua voce.
<< Di me tuo problema >> continuò, sempre con una traduzione spicciola.<>.
Vegeta avvertì un'incontenibile gioia esplodergli nel petto.
Il calore lo pervase, al solo ricordo di quello che c'era stato tra loro. Anche se ora i lunghi capelli setosi color cioccolato erano corti e arruffati, era lo stesso incantevole.
Anzi, forse lo era anche di più.
<< Io...ho fame >> riuscì a spiccicare. La donna rise.
<< Tu è in posto giusto >> ribatté, trattenendosi. << Io porto te cibo. Quale tu vuoi? >> gli tese di nuovo un menù. Vegeta lo spinse debolmente via.
<< No, io...non lo capisco >> la informò. La donna si mise una mano sulla fronte, ridendo di nuovo.
<< Ah, scusare, io troppo sbatata, io traduco... >>
<< Sbadata >> la corresse, di nuovo.
Lo guardò, mentre apriva il menù. Ghignò.
<< Tu è uomo molto pignolo >> lo prese in giro. Vegeta alzò un sopracciglio, disturbato: << Sei tu che non parli bene >> .
Si guardarono, ancora.
<< Tu è sicuro che noi mai incontrati ieri? >>
<< Si dice prima, non ieri, e comunque no >> .
La donna strinse le spalle. Chiuse il menù e lo ripose.
<< Uomo pignolo, va' da tuo tavolo, io porto menù di carne >>
<< Carne? >>
<< Tu piace carne, no? >>
Vegeta boccheggiò.
<< Si >> .
Gli sorrise dolcemente.
<< Tu va' da tuo tavolo >> ripeté, facendo per sparire di nuovo dietro la porticina. << Ora io porto te tanta carne >> .



Ok, eccomi di nuovo qui, con il seguito.
Alla fine, l'ispirazione si è fatta sentire. :)
Non anticipo nulla, tranne che per il fatto che, a storia terminata, vi svelerò un modo per decifrare la lingua straniera parlata su questo pianeta sconosciuto.
Così dovrete leggerla tutta. Ah, ah, come sono furba. :D
Saty Tuned.

 

 

 

  
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