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Autore: _Ella_    05/01/2012    2 recensioni
«A lei, anche se di certo un misero fiore non può essere paragonato a cotanta bellezza» disse con tutto lo charme che aveva nel repertorio, ma la ragazza rise, rifiutando il dono
«Allora perché ti disturbi a darmene una?» aveva chiesto retoricamente, piantandolo lì in asso e senza degnarlo di un altro sguardo.
[A Miha_Chan]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Larxene, Luxord
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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A Daniela,
Che si danna per trovare una fic etero in giro per il fandom.

 

Di imprevisti e metodi di seduzione

La ragazza incrociò le braccia al petto, alzando gli occhi al cielo e maledicendo il maledettissimo giorno in cui si era decisa di dare una possibilità a quel cialtrone senza speranza.
Diede un calcio ad una piccola pietra che si trovava lì sull’asfalto e, i gomiti poggiati al muretto un po’ traballante, mandò un’occhiata di puro odio all’auto che aveva deciso di lasciarli fregati: perché, naturalmente, aveva deciso di consumare più benzina del solito e lasciarli bloccati in mezzo al nulla.
Mandò un’occhiata all’imponente montagna che c’era sopra di loro, senza il coraggio di girarsi dall’altra parte e guardare in basso. Perché, maledizione, dovevano capitare tutte a lei? E perché, soprattutto, l’idiota cui aveva acconsentito di uscire assieme aveva deciso di volerla portare a fare un picnic in un posto – a suo dire – speciale? Non bastava un semplice parco in città?
No, certo. Doveva portarmi a fare un banchetto assieme ad Heidy, suo nonno e le capre puzzolenti!

 

Luxord era un tipo con vari e svariati interessi, questo si doveva ammetterlo.
Gli piaceva la buona cucina e sapeva anche cucinare, era un intenditore dei vari alcolici, era bravo a giocare a calcio e se la cavava bene con l’equitazione, leggeva libri su libri per farsi una buona cultura personale, e gli piaceva girare il mondo per quel che poteva.
C’erano senz’altro, tuttavia, due cose che gli piacevano più di tutto il resto: le belle donne, e il gioco d’azzardo. Spesso e volentieri, tutti i suoi interessi attiravano questi ultimi due, senza avere un vero e proprio legame logico.
Era un tipo abbastanza tranquillo quindi, che bazzicava da una donna all’altra tenendo fra le dita una buona giocata di carte. Non chiedeva molto lui, dalla vita: era il destino, il centro di tutto, ed accettava qualsiasi cosa esso gli serbasse.
Doveva proprio ammettere, senza esagerazioni o altro, che fino ad allora il destino era stato senz’altro dalla sua parte. La dea bendata era una donna, dopotutto, e lui con quelle ci sapeva fare bene.
Ad ogni modo, il curato ed affascinante biondino, dall’alto del suo lavoro di proprietario di un centro estetico che comprendeva anche un salone di parrucchieri, aveva adocchiato una biondina niente male, che andava lì ogni sabato mattina per occuparsi del proprio aspetto già magnifico.
Non la sentiva mai parlare troppo, segno che non era civettuola come spesso diventano le ragazze in mezzo a tante altre: se ne stava buona buona a sfogliare qualche rivista, oppure a rimirarsi la manicure, e spesso portava con sé qualche buon libro da leggere.
Gli sembrava riservata e degnamente acculturata – aveva anche tratto informazioni dalle sue dipendenti – e loro avevano confermato: Larxene, era il suo nome, e Luxord pensò che era un segno del destino che il loro nome iniziasse con la stessa lettera.
Anche “love”, cominciava con la elle, quindi non poteva essere altro che amore, tra di loro.
Un giorno, dopo aver racimolato notizie quanto bastava – perché, va bene lasciarsi andare al destino, ma bisognava anche andarci cauti, con le donne – fu proprio lui ad accoglierla all’entrata del salone, porgendole una deliziosa rosa rossa
«A lei, anche se di certo un misero fiore non può essere paragonato a cotanta bellezza» disse con tutto lo charme che aveva nel repertorio, ma la ragazza rise, rifiutando il dono
«Allora perché ti disturbi a darmene una?» aveva chiesto retoricamente, piantandolo lì in asso e senza degnarlo di un altro sguardo.

Ovviamente, il giovane uomo non si era fermato al primo colpo: non era solito ricevere rinneghi da parte di una bella donna, ma questo non significava che lasciasse perdere, se la sfida risultava leggermente più ardua.
“È quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare”, no?
Era stato paziente ed aveva organizzato un colpo infallibile, attendendo con ansia il prossimo sabato, quando Larxene sarebbe ritornata al salone.
Vestito più elegantemente del solito, attese l’arrivo della ragazza, pronto a regalarle un bellissimo ciondolo di diamanti: aveva dovuto fare affidamento su tutti i risparmi che aveva, soldi che avrebbe dovuto conservare per il prossimo viaggio all’estero, ma poco importava: se fosse riuscito a conquistare quella selvaggia ninfa dei boschi, sarebbe stato molto più felice.
Così, puntuale come solo poche donne potevano esserlo, la bella venere oltrepassò la soglia della porta, e si trovò subito Luxord di fronte a sorriderle, facendole un complimento e porgendole il regalo.
«Wow, è davvero deliziosa» commentò rapita, fissandolo negli occhi «Perché, se posso chiederlo?»
«Solo il meglio, per cotanta grazia» ma Larxene aveva riso,
di nuovo
«Se questo è il meglio che sai fare, non voglio immaginare il peggio» ed aveva restituito il regalo, rifiutando categoricamente ogni tipo di avance per il resto della giornata.

Erano seguite quindi, in quelle settimane, decine e decine di tentativi falliti per conquistare il cuore della sua bella.
Dopo il terzo tentativo fallito, Luxord aveva categoricamente smesso di provarci solo il sabato, quindi aveva anche iniziato a seguirla per scoprire le sue abitudini e far sì che si incontrassero casualmente ogni giorno in un posto diverso.
Però a nulla erano serviti i suoi impeccabili metodi di seduzione: Larxene era immune ad ogni gesto romantico o gentile, ignorava quanto poteva essergli costato un enorme mazzo di rose o il pezzo unico di una collezione di gioielli.
Luxord ci aveva quasi rinunciato, quando il Fato gli ricordò che aveva ancora l’ultima carta da giocare. Se avesse fallito, avrebbe lasciato perdere una volta per tutte.
Aveva ricordato, facendo mente locale di tutte le volte che l’aveva vista, che Larxene, sopra quel bel fisico da dea dell’Olimpo, indossava sempre maglie con sopra il logo di qualche gruppo sul rock, oppure il metal.
Volle il caso, o il destino – come avrebbe detto lui – che innanzi ai suoi occhi di sconsolato amante, si stagliasse un grosso cartellone che annunciava il concerto imperdibile di una band che, ci avrebbe giurato, aveva letto su una delle felpe della ragazza.
Comprò due biglietti senza pensarci troppo e, pazientemente, aspettò che arrivasse il sabato mattina.

Probabilmente non aveva mai visto quella ragazza tanto calma come quel giorno, pensò e, con un po’ di buona fortuna, sarebbe anche riuscita a convincerla. Aveva aspettato che facesse i soliti trattamenti per trovarla ancor più mansueta e, quando quella raggiunse la cassa per pagare, Luxord sbucò fuori per andare all’attacco.
«Buongiorno, bellezza» la salutò e lei roteò stancamente gli occhi
«Mi sembra di averti già rifiutato abbastanza, non trovi?»
«Beh, non si sa mai che questa sia quella giusta» fece, il sorriso sulle labbra «Ho due biglietti per il concerto di domenica prossima ed ho tutta l’intenzione di regalarteli, se mi concedi di passare a te una sola giornata»
«Non andremo al concerto assieme?»
«Solo se vorrai, venere» detto questo, mise in bella mostra i due biglietti, e la fissò soddisfatto mentre quella si mordeva le labbra vellutate
«E sia» accettò, guardandolo dritto negli occhi «Ma non posso assicurarti che sarai il mio accompagnatore»
«Non importa, adoro il rischio.»

 

Larxene sospirò stanca per l’ennesima volta, girandosi verso il vuoto per guardare il panorama sconfinato che le concedeva l’altezza: erano lontanissimi dalla città, da lassù vedeva solo qualche villetta rustica e molto carina, che sicuramente apparteneva a qualche vecchietto nato e cresciuto lì ad allevare pecorelle.
«Ehm… ho chiamato i rinforzi, il carro attrezzi sarà qui tra massimo tre ore…»
«…Quanto?» chiese, ostentando una calma che in realtà non aveva; l’uomo tossicchiò, grattandosi la barba incolta
«Tre» ripeté, sorridendo per cercare di non farla innervosire.
Tentativo fallito.
«Bene, e che facciamo?»
«Beh, possiamo farlo qui, il picnick» dichiarò e, l’attimo dopo, sotto i suoi occhi increduli, aveva tirato fuori dall’auto tutto il necessario per un banchetto coi fiocchi.

Non aveva mai cambiato idea nella sua vita, Larxene. Era una di quelle che sentiva a pelle se una persona le sarebbe piaciuta o meno, di quelle che le prime impressioni, col passare del tempo, si rivelavano sempre esatte. Era istintiva, andava a sensazioni e non se n’era mai pentita prima d’ora.
Tuttavia, ridendo ad una battuta di quell’uomo e mangiando un ottimo panino da lui preparato, dovette ricredersi.
Gli sorrise e lui ricambiò dolcemente, senza aggiungere una parola di troppo o un complimento fuori posto che le avrebbe dato sicuramente fastidio.
Non era solita immaginare per il futuro, né fantasticare troppo con la mente, ma di una cosa era certa: quella domenica, non ci avrebbe pensato due volte prima di invitare Luxord al concerto con lei.

Luxord, ricambiando quell’idilliaco sorriso, fu definitivamente certo che la dea bendata doveva volergli davvero molto, ma moltissimo bene.


Ehilà genteHHHHHHH <3
Sì, mi sto divertendo molto a variare pairing, ezì <3
Ed ho ancora in archivio due storie da pubblicare D: *si dispera*
O si scrive poco, oppure troppo, ovviamente.
Beh, questa è dedicata a Miha_Chan, sì. Perché a lei piace l'etero e smadonna ogni giorno per trovare una fic che lo sia, e poi io dovevo anche scrivere una oneshot con personaggi che aveva deciso lei, ma non so scriverla *si strappa i capelli* Quindi, ecco una LuxLarx <3 *sparge ammoreH*
Spero piaccia questa piccola schiuocchezuola *3*
Adesso mi volatilizzo! *puf*

See ya!

   
 
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