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Autore: JimmyHouse    05/01/2012    7 recensioni
Spoiler della prima puntata della SECONDA stagione!
Anche Sherlock ha bisogno di alcuni consigli d'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero vi piaccia! Commentate mi raccomando!
Sì, alla fine ho messo slash tra gli avvertimenti per essere più chiari! =)

Immobile.
Nel suo cervello si muovevano meccanismi invisibili forse troppo velocemente. Tanto che, molto probabilmente, non sarebbe mai riuscito a cogliere davvero tutto.
Si poneva come un paladino della verità, eppure la cosa più difficile rimaneva sempre la stessa: comprendere se stesso. Ammettere che la realtà attorno a lui ruotava.
Come la Terra attorno al Sole. O il Sole attorno alla Terra Il solo fatto che cose così comunemente semplici potessero sfuggirli, a lui, il grande Sherlock Holmes, gli provocava un incredibile fastidio alle mani.
Cominciò lentamente a grattarsi con le unghie, cercando di scacciare quella coltre di pensieri maligni dal suo cervello, ma i meccanismi continuavano la loro vorticosa ed inarrestabile marcia.
Erano di nuovo le tre del mattino.
Non era la prima volta e probabilmente non sarebbe nemmeno stata l’ultima. Ma almeno di solito c’era un qualche motivo. Un caso, un cadavere, un indovinello, una stupida partita a scacchi con quello stupido di suo fratello!
Se ne uscì con un suono, una mezza via tra un ringhio ed un grugnito. Nemmeno insultare suo fratello gli dava una qualche soddisfazione.
Non dopo l’incontro con Irene Adler.
Che diavolo aveva fatto nella sua vita di male per meritarsi quelle notti insonni?
Era tutto così estremamente difficile e, dopo aver riordinato con pura logica i sentimenti nella sua testa, tutto sembrava sempre più senza soluzione. Era come un topo sul Titanic, destinato ad affogare.
Per un attimo si concesse un mezzo sorriso, da dove uscivano quelle strampalate metafore? Doveva smetterla di guardare film con John, sarebbero stata la rovina della sua mente così perfetta!
John
Sentì dei passi assonnati scendere le scale, ci mancò davvero poco che quel maldestro del suo coinquilino s’inciampasse, a giudicare dai suoi rumori scoordinati.
Passò per la cucina, prendendo probabilmente una tazza di the ormai freddo, per poi fermarsi in soggiorno. Quando notò che Sherlock era lì si formò un’espressione dispiaciuta.
Solo un attimo, un fulmine a ciel sereno, poi si ricompose.
“Non riesci a dormire?” chiese come se non avesse conosciuto la risposta, fin troppo ovvia. Era così da quando Irene se n’era andata. C’avrebbe fatto l’abitudine. Era un soldato infondo, aveva sopportato cose ben peggiori. Ma non doveva pensarci.
“Ho una grave malattia, John” rispose l’altro mettendosi di scatto a sedere. Era ora di dirlo a voce alta. Non poteva più lasciare che quelle parole rimanessero mute. Il suo incontro con Irene aveva di certo cambiato totalmente la sua vita.
John annuì e prese posto accanto al suo amico, accendendo la luce del comodino per poterlo vedere in faccia. Sembrava sano. Per i canoni di Sherlock Holmes. Pelle perfettamente pallida, occhi più freddi del ghiaccio, i ricci neri spettinati.
“Di che genere?” lo assecondò. Non poteva farne a meno, pare.
“La peggiore di tutte, John!” esclamò, senza però staccare il suo sguardo da quello ancora vagamente assonnato dell’amico.
“Fammi indovinare: è così grave che morirai prima di riuscire a dirmi che cos’è?” provò ad ironizzare l’altro, tentando di sfuggire dalla verità. Sapeva che tutto quello che il moro stava per dire era indelebilmente collegato a lei. La donna.
“Non essere sciocco” senza mutare espressione cominciò a spiegarsi “E’ l’amore”. Fu come una freccia diritta nel cuore del soldato. Aveva sopportato a denti stretti ogni genere di ferita e la guerra non l’aveva certo risparmiato. Ma questo?
Gli sembrava pure di sentire i frammenti del suo cadere a terra. Sembrava vetro, infranto in mille pezzi.
Ma lui era un soldato. Distolse lo sguardo ma non smise di parlare.
“Si tratta di Irene, no?”la sua voce, mentre tentava di rimanere impassibile, era risultata solo leggermente raffreddata. Ma Sherlock non aveva chiesto nulla al riguardo, come non se fosse accorto.
E’ così preso dal pensiero della ragazza?
Un’altra freccia nel suo cuore. Dubitava perfino di averne ancora uno.
“Lei è stata senza dubbio illuminante” rispose il moro, che s’era alzato e fissava il panorama di tetti ghiacciati e lucine natalizie.
John non riusciva più a capire nulla. Tutto sembrava avere perso il suo senso. Eppure sapeva di meritarselo. Da quando aveva conosciuto Sherlock non aveva mai smesso di correre dietro ad una qualsiasi gonnella. Questa era la punizione.
“Senza di lei non avrei certo mai capito che cos’è l’amore” sembrava un discorso piuttosto faticoso per Sherlock così, anche se il dottore pensava di non riuscire ad aspettare di più, rimase in silenzio ad ascoltare.
“Dovresti andare a cercarla” sussurrò John. Gli sembrava impossibile di essere riuscito a parlare, eppure il sentimento che provava per Sherlock era davvero forte. Non gli avrebbe mai impedito di essere felice.
“Sarebbe uno spreco di tempo” disse lui scuotendo la testa e tornando a sedersi vicino a John “Dobbiamo concentrarci sulle cose importanti ora”
Il dottore non capiva più cosa stava accadendo. Perché non voleva andare a cercarla? Il suo cuore sembrò tornare per magia intatto, anche se ancora fragile.
“La simpatia che ho provato per lei, mi ha fatto realizzare- e devo ammettere che è stato piuttosto inaspettato- i sentimenti per qualcun altro. Quindi avrei bisogno di un tuo consiglio” le sue parole, come sempre sparate a raffica, ferirono John piuttosto nel profondo.
Quindi c’è qualcun altro
“Dimmi” la sua voce tremava un pochino, ma nemmeno questa volta il detective ci fece caso.
“Quando lei mi stava attorno, benché interessato nel sorprenderla con la mia intelligenza, non ho mai pensato di… baciarla, per esempio” continuò lui, come se l’intero universo ruotasse attorno al suo essere. L’astronomia secondo Sherlock Holmes. “Invece esiste una persona che prova in me… questo. Cosa devo fare?”
John Watson si sentì con le spalle al muro. In trappola. Lui gli chiedeva consigli, come un vero amico, mentre lui voleva sbatterlo contro una parete. Non molto da amico.
“In che rapporti siete?” cercò di rendersi utile.
“Oserei dire che è una situazione piuttosto complicata, da non compromettere” annuì l’altro tra sé e sé, per poi tornare a fissare gli occhi di Watson in attesa di una risposta soddisfacente.
“Non potresti semplicemente andare da…” qui si bloccò. “E’ un uomo” lo informò Sherlock, poi siccome John non sembrava avere intenzione di andare avanti, si dilungò “in effetti, per essere corretti, non è propriamente un uomo. Lui è L’Uomo. L’unico” ci fu un attimo di silenzio “capirai quindi l’importanza della questione?”
John fece un respiro profondo, mise una mano sulla spalla di Sherlock e riprese.
“Dovresti andare da lui e baciarlo. E poi dirgli quello che provi” una sfumatura di sofferenza passò sul suo viso “Così rimarrà senza parole”
Sherlock non rispose. Si alzò di scatto e si mise a suonare il violino. A John non restò altro da fare che tornare a dormire, mentre delle tranquille note lo cullavano tra i sogni più agitati. Ma non sognava più la guerra vera. Sognava la guerra del suo cuore, dell’ingiustizia della malattia più grave: l’amore.

La mattina dopo scese pigramente le scale per trovare Sherlock nella sua posa da pensatore sul divano. Gli si sedette accanto con una tazza di the. Non doveva essere facile essere una specie di super robot ed essere d’un tratto frenato dai sentimenti.
“Non pensavo fosse così difficile” se ne uscì d’un tratto quello aprendo gli occhi di scatto. Voltandosi verso il suo coinquilino cambiò espressione.
“Oggi non andrai al lavoro” concluse lapidario alzandosi, ma senza muovere un passo.
“E perché mai?” ribatte acidamente il dottore, che posò la tazza sul tavolino, per poi mettersi a sua volta in piedi. Non l’avesse fatto, non appena fu quasi totalmente diritto sentì le gambe cedere sotto il suo peso.
Cosa accidenti aveva?
“Sei malato, dottore” sottolineò quell’ultima parola con una sfumatura canzonatoria. Solo allora John si accorse che il suo coinquilino l’aveva preso al volo. Arrossì immediatamente, mentre Sherlock lo metteva disteso sul divano.
“Grazie” riuscì solo a balbettare dopo pochissimo.
“E di cosa?” rispose quell’altro armeggiando per qualche secondo in cucina per poi riprendere. “Vuoi la medicina?” John annuì, ancora troppo preso dal suo imbarazzo per accorgersi che le fredde labbra di Sherlock si stavano posando sulle sue. Ed improvvisamente tutto il resto svanì.
Non esistevano più Moriarty, Sarah, il lavoro, Irene, la guerra, la fame nel mondo, la Sig.ra Hudson. Solo lui che era L’Uomo. L’unico.
Il suo cuore non era mai stato così forte.
Ed il tutto era durato solo qualche secondo. Sherlock aveva solo posato castamente le sue labbra sulle sue per un attimo, era stato il paradiso. Pregò che potesse essere per sempre.
“Grazie”
“E di cosa?” rispose lui allegramente prendendo il violino e cominciando a suonare le note più soavi che lo strumento doveva aver mai sentito.


  
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