La storia partecipa al Contest DBZ: "Gohan and the others" di Lady Nazzumi
Sfera
evocata: Sfera
Blu
Speed
of sound Quel
momento così infimo e sterile, quell'attimo che, in un altro
contesto, avrebbe avuto la valenza di un nulla, di un vuoto
insignificante, che sarebbe scomparso per sempre nella memoria di un
bambino che non era mai stato realmente tale. I ricordi le immagini,
si susseguivano nella sua mente, mentre qualcosa di fresco passava
sulla sulla fronte del ragazzo. Non aveva mai perso la speranza, non
quando era arrivato Freezer, non quando erano arrivati i Saiyan ...
Ora invece aveva perso tutto. Suo padre, Goku, l'eroe della Terra,
era morto per mano di una violenta malattia. Era morto nel letto, non
su di un campo di battaglia e da allora era tutto cambiato.
12
Maggio, ore 10.00, Città del Sud. Attacco dei Cyborg. Un colpo secco
aveva disintegrato il corpo di Yamcha, non aveva neppure avuto il
tempo di capire di riflettere, di fuggire, che ormai il suo corpo era
divenuto cenere per sempre. Gohan aveva guardato quell'attimo con
intensità, con stupore, sotto gli occhi attenti del maestro, di
Junior, che era rimasto per tutto il tempo al suo fianco, per
proteggerlo perché … Aveva paura. E quella sensazione li stava
corrodendo, entrambi, lentamente dall'interno, come un tarlo
snervante che aveva preso a ledere le loro membra, una ad una,
spolpandole per bene.
Junior
osservava il bambino al suo fianco, le ginocchia tremavano, lo
sguardo fisso ed incredulo verso quella scena così forte, per quegli
occhi di bambino, che sì, avevano visto già molta sofferenza, ma
che non avevano più la forza, né la speranza per affrontare un tale
terribile spettacolo. E mentre le lacrime rigavano il suo volto,
mentre il sangue colava su quella città distrutta, mentre Tienshinan
perdeva per l'ennesima volta, per l'ultima volta, la vita, non aveva
saputo far altro che rimaner immobile a guardare. La testa del
triclope era caduta a terra senza un gemito, senza un lamento. Junior
avrebbe voluto tappare gli occhi di Gohan, mentre tutto quello
accadeva, mentre lui rimaneva lì, immobile, con le gambe tremanti e
lo sguardo offuscato dalle lacrime.
Crilin urlò
dal dolore, un braccio gli era stato spezzato, dalla bella Cyborg.
Quegli occhi di ghiaccio avevano posto la parola fine su quel
terrestre tanto gioviale, quando buono. Fu allora che si destò, fu
all'arrivo di Vegeta che osò aprire gli occhi, mentre il Principe
dei Saiyan, come una cometa, si scagliava velocemente sui nemici,
mentre Junior al suo fianco poneva la parola fine sulle sfere del
Drago, buttandosi nella mischia insanguinata. Gohan si era spinto,
come ogni volta, oltre le sue possibilità, senza scatenare quello
che aveva dentro, la sua vera potenza e così Junior, come era già
capitato tempo addietro, era intervenuto per salvargli la vita.
Perché quel bambino buono e altruista non era altro che il figlio
che non aveva mai avuto e che mai avrebbe potuto avere. Con il suo
corpo aveva fatto da scudo a quell'ultimo brandello di speranza che
era rimasto, al figlio di colui che un tempo era stato un nemico. Era
morto sopra di lui, sopra Gohan, che senza parole voleva tapparsi
occhi e orecchie per non vedere, per non sentire. 12
Maggio, ore 19.00, Città dell'Ovest, Capsule Corporation. L'aveva trovato
a terra, riverso in una pozza di sangue, davanti a casa. Era stato
colpito duramente, ad un braccio e al volto. Sapeva che era successo
qualcosa di terribile, il suo cuore l'aveva avvertito, una cruenta
battaglia si era consumata ed ella era rimasta inerme, davanti a
tanto dolore, a quella città distrutta, che aveva perso tutti i suoi
abitanti. Erano passate ore, era passato un tempo
interminabile, da quando l'aveva trovato, da quando l'aveva curato e
accudito. Trunks tra le sue braccia si era addormentato dopo
l'ennesima poppata della giornata. In quei momenti, più di altri, si
rendeva conto di quando il bambino fosse per metà alieno. Si
chiedeva se anche Chichi avesse avuto i suoi stessi problemi con
Gohan, lui sembrava davvero così infinitamente più bravo di Trunks.
Lo mise nel lettino e il bambino, miracolosamente, non si svegliò
dopo aver perso il contatto con la madre. Veloce
come il suono, come il lampo, come la luce, il tempo della pace era
giunto al suo termine e da allora, lui era definitivamente cambiato
per sempre...
"Fingi di
esser morto Gohan. Salvati almeno tu."
Era spirato tra
le sue braccia di bambino, l'unico potesse ancora sperare di salvare
la Terra ancora una volta. Si era accasciato al suolo anche lui, come
tutti gli altri, mentre uno solo rimaneva ancora sul campo di
battaglia, Vegeta, che ormai stava esaurendo le forze anch'egli.
Allora ...
Perché ancora serbava la speranza di vederlo tornare.
Bulma guardava
continuamente fuori dalla finestra. La paura di perder tutto, di
saltare in aria da un momento all'altro era tanta, il terrore di
averlo perso per sempre, senza avergli detto addio, era ancora più
forte. Osservava quel bambino disteso nel letto. Gli occhi ben
serrati, il volto tirato dalla sofferenza, la pelle chiara e il
sudore che colava copioso dalla sua fronte non erano un buon segno.
Passò un'altra volta il panno pregno d'acqua sulla sua fronte, per
dargli un po' di ristoro. Aveva fatto del suo meglio con lui, ma non
era affatto un medico e non sapeva se era riuscita a disinfettare al
meglio le sue ferite. Confidava nel fatto che in quanto mezzo saiyan,
Gohan, aveva come tutti una buona capacità di autorigenerarsi da
solo, senza alcun aiuto medico. Del resto aveva perso i contatti con
il mondo, con Chichi, che sicuramente stava attendendo con ansia il
ritorno del figlio. Povera Chichi.
Ora che era divenuta mamma anche lei, Bulma, riusciva a capire il
dolore, l'apprensione della donna. Gohan del resto era sempre stato
un bambino responsabile, era sempre stato buono, generoso e si era
sempre fidato di tutti. Anche di Vegeta, cosa che in molti non erano
mai riusciti a fare. Lui invece aveva subito preso in simpatia il
Principe dei Saiyan, del resto su Nameck gli aveva salvato la vita
più volte.
“Forza Gohan, sei figlio di Goku. Sei
forte! Reagisci, devi riprenderti!”
Aveva affrontato così tante avventure che
non poteva di certo morire così, non per mano di un potente nemico
ignoto, non in un misero letto come suo padre. Loro erano destinati
alla gloria e Gohan, non era da meno dei purosangue. Si era sembra
battuto con ardore, anche quando sapeva già in partenza non ce
l'avrebbe mai fatta. Era forte, come suo padre, arguto come Junior,
che era sempre rimasto al suo fianco in tutti quegli anni di assenza
di Goku. Si accocolò sulla sedia, pensierosa e in attesa che, il
figlio del suo più grande amico, riaprisse gli occhi.
“Bulma … Dove … dove sono.”
La donna si precipitò subito al fianco di
Gohan, che finalmente aveva aperto gli occhi. Era felice si fosse
svegliato, era felice le sue cure avessero sortito l'effetto
desiderato e poi … Beh, poi voleva sapere cos'era successo. Lei non
sentiva le auree, lei non aveva quel potere, il rilevatore Saiyan,
che aveva costruito tempo addietro, era andato distrutto, non aveva
altri che il suo cuore per sentire certe
cose. E quella terribile sensazione,
che qualcosa di orribile fosse accaduto,
non aveva abbandonato il suo cuore per un solo istante.
“Sei alla Capsule, Gohan. Ti ho trovato
qua fuori, non so cosa sia successo, non so come tu sia arrivato qui,
ma eri ferito e … Diamine, Gohan, cos'è successo?”
Lo vide abbassare lo sguardo, in questo non
assomigliava affatto a Goku, lui l'avrebbe guardata negli occhi le
avrebbe detto la verità senza mostrare dispiacere alcuno. Non perché
non lo provasse, ma perché lui, nella sua bontà più estrema, non
riusciva a comprender a fondo i sentimenti delle persone, il dolore
era estraneo al suo essere. Dopotutto avevano sempre avuto le sfere
del Drago, per lenire certe carenze, per cancellare certi errori.
Gohan, invece, era sempre stato più sensibile, più umano, aveva
sempre capito meglio le situazioni e le persone. Per certi versi era
sempre stato più maturo di suo padre.
“Ricordo i Cyborg ...”
Le lacrime scesero dal suo volto, ma Bulma
lo vide ricacciarle indietro, pulirsi il viso e guardarla negli
occhi. Sapeva la donna qualcosa di orribile era accaduto, sapeva che
Gohan stava cercando le parole giuste per non farla star male. Era
inevitabile, però, la sofferenza in quel momento.
“Junior mi ha salvato ed è morto. Crilin
… Yamcha … Tienshinan e Rif sono morti. Credo ...Io credo che
Vegeta mi abbia portato via, mi abbia portato qui … In salvo.
Sapeva mi avresti curato.”
Non piangeva più, gli occhi scuri si erano
fatti più tetri e carichi di dolore, era cambiato, sembrava più
duro, più freddo, come se quell'esperienza terribile l'avesse
cambiato irreparabilmente. Sapeva, Bulma, mentre lui apriva la bocca,
prima di pronunciar quelle terribili parole, quello che avrebbe
detto. Sapeva guardandolo ora neglio occhi che non era più lo stesso
Gohan di un tempo.
“Non sento più neppure la sua aura Bulma
… Non sento più l'aura di Vegeta. Bulma mi dispiace...”
E non pianse a quell'affermazione, sapeva
che non poteva farlo non davanti a quel bambino che si sforzava di
esser uomo, che stava crescendo inevitabilmente, che non poteva far
altro che assumer quello sguardo serio e farle forza, come aveva già
fatto con sua madre, quando Goku era morto.
“Non ti preoccupare Bulma, proteggerò te,
Trunks e mia madre. Vi proteggerò io d'ora in poi.”
Solo allora Bulma permise ad una lacrima
furtiva di fuggire sulle sue guance, per il suo uomo, per la sua
Terra e per quel bambino che stava svanendo per sempre, che se ne
andava per lasciare lo spazio a quell'uomo che Gohan sarebbe
diventato.