31 marzo 2000
ore 22:28
Tokyo, Shinjuku.
Era furente.
Ancora un litigio, ancora una discussione furiosa come quelle che
caratterizzavano da sempre tutte le sue giornate.
Compiva 28 anni quel giorno, ma lui non le aveva detto nemmeno ‘auguri’.
Kaori si era rifugiata al Cat’s Eye, sperando di calmarsi.
Miki le aveva pure regalato un bracciale d’argento con appeso un piccolo
martellino dello stesso materiale…
Le era piaciuto, certo. Ma perché tutta la sua vita ruotava attorno a Lui?
Possibile che nessuno potesse capire la sua sofferenza, o meglio insofferenza e
frustrazione, per una situazione che definire letargica era un complimento?
Miki le aveva detto di sopportare, di essere paziente…
Bè, quella donna lo era davvero tanto visto che non si lamentava mai del fatto
che il suo locale venisse sistematicamente distrutto dalle loro sfuriate. E
ascoltava Kaori con dolcezza e tranquillità, anche se l’amica più giovane
schiumava spesso di rabbia, consigliandole sempre di non agire con violenza ed
impulsività, ma con dolcezza ed amore.
“Ryo e Umi sono sempre stati abituati a tenersi tutto dentro, sei tu che devi
parlare per lui! Il tuo cuore deve aprire il suo! Se aspetti che lui faccia la
prima mossa, ti verranno i capelli bianchi prima di ottenere qualcosa da lui!”
“Ma Miki, sai che non sono capace di fare certi discorsi…”
“Bè, se ti senti davvero una donna adulta e matura, quale oramai sei, devi anche
dimostrarlo. Forse Ryo ti vede ancora come una adolescente con una semplice
cotta…Ficcagli in testa che non è così!!!”
Ecco cosa le aveva detto la sua migliore amica quel giorno.
Discorsi già sentiti, parole ripetute all’infinito.
Come avrebbe voluto essere coraggiosa e forte come lei! E invece di mettersi a
piangere come una donnicciola, prender di petto la situazione e…Magari baciarlo.
Abbracciarlo. Un gesto così, senza che lui potesse prevederlo. Talmente veloce e
fulmineo che lui non sarebbe riuscito a scansarsi...E lei non gli avrebbe
mostrato di essere rossa come un peperone!
Entrò nel palazzo di mattoni rossi, la casa che però sembrava deserta.
Il malumore di Kaori ricrebbe nuovamente. Avrebbe dovuto registrare la voce di
Miki su un nastro, e poi continuare ad ascoltarlo con il suo walkman per tutto
il giorno…Solo così sarebbe riuscita a mantenere la calma!
Quello stronzo probabilmente era già in giro per locali, infischiandosene
allegramente della data di quel giorno. Del resto…Cosa doveva aspettarsi da un
uomo che la teneva con sé da 8 anni, senza mai dirle apertamente quali erano i
suoi sentimenti per lei?
Entrò in casa e accese la luce.
La speranza di trovare una festa, un pacco, un regalino, un mazzo di rose, un
fiore…
Tutte le attese svanirono man mano che Kaori accendeva le luci, perché la stanza
era esattamente nello stato (pietoso!) in cui l’aveva lasciata.
Sospirando, si sedette sul divano.
Non voleva piangere, ma le risultava impossibile trattenersi….
‘O diavolo, è il mio compleanno e non sono nemmeno libera di versare due
lacrime?’
Rimase lì un po’, il cuscino stretto stretto tra le braccia come unica fonte di
conforto.
Uno sbadiglio poi le fece capire che era stanca…troppo stanca per rimanere anche
quella sera sveglia ad aspettarlo. Decise che sarebbe andata a letto.
‘Quell’idiota non merita affatto di essere tirato su e accompagnato in camera,
solo perché è talmente sbronzo da non reggersi in piedi da solo! Stasera si
arrangerà!’
E con questi pensieri entrò in camera…Dove per un attimo Kaori si sentì
smarrita.
Aveva forse sbagliato stanza?
Sbattendo le palpebre, tornò indietro lentamente, a ritroso, mentre con stupore
fissava quella che credeva la sua camera, ma che invece si presentava vuota e
senza nemmeno i mobili.
No. La porta era giusta. L’etichetta con su “stanza di Kaori” era ancora
attaccata. Un po’ storta e con la scritta scolorita…Ma quella DOVEVA essere la
sua stanza!!!
Dove diavolo erano le sue cose?
Dopo lo smarrimento iniziale Kaori corse in mezzo alla stanza vuota, cercando di
capire cosa potesse essere successo.
I ladri? E cosa se ne facevano del suo letto scassato? Dei suoi vestiti da
maschiaccio?
Della sua foto e…
Il cuore si fermò nuovamente, al pensiero della foto del fratello, l’unica che
possedesse, e dell’anello che lui le aveva lasciato.
Di nuovo sentì le lacrime pungerle gli occhi, ma questa volta non fece niente
per trattenerle, perché la paura e l’angoscia erano troppo forti.
Corse nella camera del partner…E con orrore scoprì che era vuota anch’essa.
Un pensiero le balenò al cervello, facendole male ancora prima che diventasse
consapevole.
‘Mi ha lasciata? Ha preso tutto e se ne è andato? Oh no Ryo, ti prego, non puoi
avermi lasciata così…’
Scossa, la ragazza raggiunse a stento l’angolo della cucina dove si trovava il
telefono appeso al muro…Ma al suo posto trovò solo una macchia sulla parete,
della stessa identica forma dell’apparecchio elettronico che era rimasto lì fino
al primo pomeriggio, fino a quando Kaori non era uscita di casa.
Con attenzione iniziò a guardarsi in giro, e Kaori vide che molti, quasi tutti
gli oggetti della casa erano scoparsi.
Con orrore si rese conto che non c’era più nemmeno la televisione, i lampadari,
i quadri…Perfino i pupazzi che lei collezionava con tanto amore, e per i quali
Ryo la prendeva sempre in giro, erano scomparsi. Solo il vecchio divano era
ancora lì, al suo posto.
Spossata, senza forze, confusa e spaventata Kaori si risedette lì, senza sapere
cosa fare né cosa pensare.
E fu lì che la vide.
Una busta bianca, appoggiata al bracciolo sinistro del divano.
Prima era così arrabbiata che non l’aveva vista.
Con la mani tremanti la prese, e vide che c’era scritto su “Per Kaori”.
Quella grafia…
No, non era possibile.
La aprì con fatica, era un foglio scritto a mano.
A, come Amore che tu mi hai dato in questi otto anni, che non ti ho mai
restituito.
B, come il Bacio che ogni volta che, mentre dormi nel tuo letto, ti do sulla
fronte delicata come il velluto.
C, come il Castello che vorrei donarti, per farti vivere in un posto migliore.
D, come il piccolo Diamante che ti vorrei regalare….se solo avessimo i soldi!
E, come l’Eleganza del tuo portamento…Perché anche se ti prendo sempre in giro
definendoti ‘mezzo-uomo’, sei in realtà la donna più bella che abbia mai visto.
F, come la Forza, perché tu sei la forza che mi tiene in vita, che mi dà la
ragione per andare avanti in questo mondo di m----.
G, come Gentilezza, perché tu sei la persona più buona, dolce e tenera che io
conosca.
H, come Hideyuki, il nome del primo figlio che spero un giorno avremo. E come il
nome del santo che mi ha sopportato a lungo, lasciandomi un dono meraviglioso
che mi ha cambiato la vita.
I, come Intelligenza…Che io in realtà non ho, ma di cui tu disponi in
abbondanza!
L, come Leonessa…Che sarebbe sicuramente il tuo soprannome più azzeccato! (e
dai, non rimanerci male!! Quando mi lanci quei martelli ci assomigli proprio ad
un leone!!)
M, come ….Moglie, perché vorrei che tu fossi mia per l’eternità.
N, come Nuvola, come quella su cui mi sembra di stare ogni volta che ti guardo!
O, come Orrore…che ti ho fatto vivere per troppo tempo, ma che ora non ti
riguarderà più.
P, come Piacere, la sensazione che mi dai quando ogni mattina vieni a svegliarmi
nel mio letto, e mentre fingo di dormire mi accarezzi il ciuffo ribelle
sospirando e mormorando ‘Oh, Ryo!’.
Q, come Quaderno, quello su cui scrivi tutti i tuoi pensieri, e che io sbircio
sempre di nascosto per capire cosa frulla nella tua testolina! (so che ora mi
odierai!)
R, come Rosso, il colore dei tuoi splendidi capelli, che dal primo momento in
cui ti ho vista mi hanno fatto innamorare di te.
S, come SugarBoy…Perché sono troppo timido per ammetterlo, ma non ti ho mai
dimenticata un solo giorno da quando ci siamo incontrati per la prima volta
tanti anni fa.
T, come Torta, quella che non ti ho mai preparato per il tuo compleanno, ma che
tu invece mi hai sempre fatto trovare ogni volta che ero io a compiere gli anni.
U, come Unione, perché io senza di te non sono nulla.
V come Vita…quella nuova, che incominceremo insieme.
Z…Come XYZ…Le lettere che non vedrai MAI più scritte sulla lavagna della
stazione, né in nessun’altro luogo.
Buon compleanno, Kaori.
Le ultime righe le lesse tra le lacrime.
Kaori credeva che dopo l’ennesima litigata lui si sarebbe dimenticato del suo
compleanno…E infatti lui non era in casa, ma forse sul tetto…
Col cuore in gola, la lettera stretta tra le mani, Kaori corse su.
E fu lassù che trovò l’uomo che tanto desiderava, che tanto amava.
L’autore della lettera era appoggiato al parapetto, come sempre, ma lo sguardo
non era perso tra le stelle del cielo notturno, ma rivolto alla porta che dava
alle scale dell’edificio, pronto a cogliere il momento in cui lei sarebbe
arrivata da lui…
Kaori non sapeva cosa dirgli. Torturava il foglio tra le mani, incapace di
aprire bocca.
Cosa significava quella lettera?
Si guardarono, entrambi colmi di emozione, ma ancora determinati a non darlo a
vedere all’altro.
Dopo lunghi istanti passati in silenzio, finalmente Kaori riuscì a parlare.
“Ryo…Che cosa, perché…come…dove sono tutti i mobili?”
Che stupida!!! A lei non gliene fregava niente dei mobili in realtà…Ma proprio
non ci riusciva ad affrontare il contenuto della lettera, o almeno non subito e
così apertamente.
Lui non rispose, ma si avvicinò porgendole un’altra busta.
“Buon compleanno Kaori.”
Gli occhi neri fecero trapelare un qualcosa di nascosto, sentimenti repressi ma
forse finalmente pronti ad emergere. L’uomo rimase però in silenzio, per paura
di rovinare quel momento magico…
Kaori aprì la busta.
Inizialmente non capì.
Poi vide che i cartoncini colorati e piene di scritte piegati in due non erano
altro che due biglietti della Tokyo Airlines. Destinazione: Sydney.
La donna era senza parole.
“Che…che significa?”
Ryo le sorrise un po’ impacciato, perché nel frattempo Kaori si era messa a
piangere (per la terza volta in dieci minuti!!!) e lui si sentiva sempre un po’
a disagio quando la vedeva così…
Si avvicinò ancora di più e la abbracciò piano, come se avesse paura di farle
male, ma in realtà perché si sentiva tremendamente in imbarazzo.
“Vedi, ho pensato che sarebbe stato bello fare un viaggio, io e te….”
Si sentiva un cretino.
Aveva tra le braccia quella splendida donna, e si sentiva alle prime armi come
un bambino dell’asilo!
Kaori era immobile, faceva fatica anche a respirare tanta era l’agitazione che
sentiva dentro di sé.
Era felice perché lui non l’aveva abbandonata, confusa per quello strano
regalo…E poi quando lui l’aveva abbracciata lei non aveva capito più niente!!
Ryo prese quel volto tanto amato tra le mani e cercò di riprendere il discorso.
“Kaori, tu lo sai quanto sia pericoloso il nostro lavoro, quanti rischi corriamo
ogni volta che anche solo usciamo fuori di casa…Quante volte ti ho già salvato
la vita? Quante volte malviventi di ogni tipo ti hanno rapita? Bè, sono stufo,
anzi, mi sono proprio rotto le palle di questa situazione!”
Gli occhi stupiti e pieni di paura della donna gli fecero capire che forse aveva
sbagliato…
“Cosa stai cercando di dirmi Ryo?” disse Kaori con un filo di voce. Ecco, lo
sapeva. Il momento tanto temuto era alla fine arrivato, l’avrebbe mandata via.
Per sempre, fuori dalla sua vita.
Ryo sorrise appena, e le diede un piccolo bacio sulla fronte.
“No no, Kaori, non spaventarti!”
E si mise a ridere di gusto di fronte alla faccia rosso peperone della partner.
“Insomma Ryo, cosa vuoi dirmi?”
Gli piaceva troppo vederla così irascibile, ma forse doveva davvero darsi una
mossa…Così decise di evitare tutti i giri di parole e di dirle tutto subito, in
un colpo solo.
“Kaori ho lasciato il lavoro non sono più City Hunter perché ti amo e voglio
andarmene da qui e in Australia potremo vivere insieme felici e senza nessuno
che vuole ucciderci e quindi tutte le cose in casa sono state imballate l’ho
fatto con Mick oggi pomeriggio mentre tu eri al bar è per questo che ho fatto il
cretino per mandarti via e farti questa sorpresa….”
Aveva detto tutto in pochi secondi, ma venne interrotto da Kaori che gli saltò
in braccio, baciandolo con passione.
Rimasero qualche minuto così, allacciati e finalmente uniti.
Quando si staccarono per riprendere a respirare Ryo continuò il suo discorso,
questa volta con più calma.
“Vedi…volevo farti una sorpresa, ma avevo bisogno che tu non fossi in giro per
almeno qualche ora! Quando te ne sei andata ho chiamato Mick, e insieme abbiamo
raccolto tutta la nostra roba nei pacchi. L’aereo parte domani pomeriggio, e
quindi non avremo molto tempo per salutare tutti e…”
“Ryo, ma allora non è una vacanza! Tu parli… intendi dire che ci trasferiamo
definitivamente? Io e te?”
Ryo la guardò in silenzio. Ecco, era proprio quello che temeva. Fino all’ultimo
era stato indeciso perché non sapeva come avrebbe reagito Kaori al pensiero di
lasciare lì i suoi amici, le sue cose…la sua vita era lì a Tokyo. Ma più passava
il tempo, più era convinto che se voleva vivere insieme a lei, e vivere davvero
come marito e moglie, dovevano assolutamente andarsene dal Giappone.
E ora gli occhi della sua partner mostravano incredulità, stupore….Forse rabbia
per non averle detto niente?
“So che è una decisione un po’ affrettata, ma vedi…Stare qui a Tokyo con te mi
ricorda in ogni momento chi sono e che vita faccio, mentre cambiare…Se ce ne
andassimo da qui potremmo…”
Fu colpito da un insolito imbarazzo, perché quello che voleva dire non lo aveva
mai detto a nessuna donna.
Kaori se ne accorse, e sorridendogli teneramente lo abbracciò, appoggiò la testa
alla spalla del suo partner, e cercò di aiutarlo.
“Mi stai forse dicendo che vuoi vivere con me, insieme come marito e moglie, in
una città dove nessuno sa chi sei e che lavoro fai, così potremo finalmente
creare una famiglia?”
E detto questo la donna alzò lo sguardo verso di lui, nei suoi occhi neri.
Lui non disse niente, ma le sollevò il mento e la tirò di nuovo a sé in un lungo
bacio.
“Si Kaori, è quello che voglio, se solo lo vuoi anche tu.”
“Ma…cosa farai? Cosa faremo?”
L’uomo sorrise di sbieco, come faceva sempre ogni volta che combinava qualche
cosa.
“Sai, sono riuscito a farmi passare come detective privato…Saeko mi ha fornito
dei documenti nuovi, e mi ha segnalato alla polizia australiana come uno dei
migliori investigatori privati del Giappone. Finalmente è riuscita ad estinguere
tutti i suoi debiti…”
“Sul serio? Ryo, ma allora non sarai più City Hunter?”
I due si guardarono a lungo, senza dire nulla.
La donna era attonita, non credeva che Ryo sarebbe arrivato a tanto per lei.
“Esatto Kaori. City Hunter non esiste più.”
Lei si allarmò.
“Ma non è giusto!! Non devi farlo!! Non importa, non devi lasciare quello che
hai qui…”
Ryo la zittì con un bacio pieno di passione e di forza. Poi si staccò da lei e
le rispose “Io non sono City Hunter, sono Ryo Saeba, l’uomo di Kaori Makimura, e
da ora in poi verrai considerata come la mia fidanzata. Non mi importa nulla del
passato, di quello che ero e che sono stato. Quello che voglio ora è stare con
te, per sempre.”
Kaori era senza parole.
Una dichiarazione così esplicita non se l’aspettava da Ryo.
Lo guardò a lungo, e lesse nei suoi occhi tutte le emozioni che anche lei stava
provando in quello stesso momento.
“E…l’Alfabeto? Questo come lo spieghi?” aggiunse Kaori ridendo e mettendogli il
foglio ormai tutto stropicciato sotto il naso.
“Ah, ecco, io non volevo, vedi…E’ stato Mick…”
“Lo sapevo!” aggiunse la donna trionfante. “Mi sembrava strano che lo avessi
scritto tu!”
Ma subito dopo aver detto questa frase Kaori si accorse dell’errore.
Il volto di Ryo si era indurito, gli occhi si erano riempiti di dolore…
L’uomo chinò la testa ed aggiunse, con un filo di voce “Non ti è piaciuta, vero?
Lo so che non sono bravo con le parole, per questo ho pensato che con l’alfabeto
sarebbe stato più semplice rivelarti i miei sentimenti…E’ una scelta stupita ed
infantile, lo so, ma non mi sono venute in mente altre idee.”
Kaori si sarebbe data un martello in testa da sola. Ryo ci era rimasto male di
fronte alla sua incredulità, e ora lei non sapeva come rimediare.
“Oh Ryo, perdonami. La lettera è stupenda, il regalo è stupendo….Questo è il più
bel compleanno della mia vita, e solo tu avresti potuto renderlo così speciale!”
Gli prese il volto tra le mani e lo baciò. “Hai scritto delle parole
meravigliose, nessuno avrebbe potuto fare di meglio.”
“Allora questo è un si? Accetta di partire con me, signorina Makimura?”
“Si signor Saeba. Accetto la sua proposta con immenso piacere!!”
E detto questo, si abbracciarono e così stretti ritornarono in casa, pronti ad
affrontare la loro nuova vita