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Autore: Sashy    06/01/2012    1 recensioni
«Sì! Mi sembra che ti chiami…Kurt, o qualcosa del genere, vero? Avevi un aspetto così innamorato l’ultima volta!»
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dunque. Un paio di punti da precisare:
•L'asterisco che troverete (*), cliccato, porta ad una canzone. Non so perché ma, come con tutti gli altri link, non fa in modo che si apra in un'altra pagina, quindi mettete una nuova scheda...
•Questa fanfiction è uno Spin-Off di Remember me, special needs. Non siete costretti a leggerla per capire questa fic, ma se lo fate è meglio. Oltre al fatto che vi leggereste un'altra meravigliosa fanfiction angst!
•La scena con la signora della bancarella prende spunto dal libro Remember Me di Sophie Kinsella. Ve lo consiglio. Ovviamente se avete intenzione di leggervelo non leggete tutta la trama su wikipedia, che rivela più o meno il finale.
•La catenina con l'orologio, come la canzone che ho linkato, come il riferimento a Londra, è un omaggio alla fic Non posso esistere. È la perfezione quella fic.
Buona lettura!



Il mercato era affollato e disordinato come suo solito. Gli oggetti non si potevano definire di marca ma Kurt dovette riconoscere che avevano la loro qualità, il prezzo era decisamente ragionevole e lui stesso aveva deciso di risparmiare, quindi si avventurò fra le bancarelle senza troppa esitazione.

Era andato solo una volta al mercato ed era perché qualcun altro l’aveva costretto. All’inizio aveva disprezzato quel posto, ma erano bastati 10 minuti per dimostrare la sua incoerenza, finendo tutti i soldi che aveva a disposizione. È che non poteva resistere, e poi doveva ammettere che molte cose erano carine.

Ma stavolta doveva badare bene a prendere solo l’utile e il necessario (che possibilmente conciliasse anche col bello). Gli venne in mente in quel momento che effettivamente non si era ben documentato su che clima potesse esserci a New York e, quindi, su cosa dovesse comprare per passare comodamente la sua futura quotidianità. Se Rachel fosse venuta a saperlo lo avrebbe ucciso mentre gli dava dell’imbecille, non era proprio da lui non badare a queste cose!

Sospirò, pensando che, comunque, ormai si trovava lì. Era autunno, quindi avrebbe preso qualche sciarpa, un giubbotto che avrebbe coperto e un paio di stivali leggeri. Forse un cappello e dei guanti per prevenire l’inverno, Dio non volesse che le cose sarebbero andate male nella Grande Mela. Anche un paio di pantaloni o due potevano starci. Una borsa più capiente per contenere più roba sarebbe stata utile: forse in una città più grande avrebbe avuto bisogno di portarsi più oggetti dietro.

Comprò tutto ciò che gli venne in mente e, vedendo il portafoglio svuotarsi, gli venne in mente che anche un nuovo portafoglio sarebbe potuto servire: nelle grandi città esistono club e luoghi dove diventare soci praticamente per tutte le vie e sarebbe stato divertente avere delle tessere o carte di credito nuove…

Ok, era decisamente andato oltre l’utile e necessario, ma costava tutto così poco! Sarebbe potuto partire per New York preparatissimo ed equipaggiato spendendo al massimo settanta dollari!

Ma il tempo scorreva, il mercato si svuotava e Kurt aveva sei o sette buste in mano e dieci dollari in tasca. A quel punto pensò che fosse il momento di andarsene. Forse avrebbe potuto usare quegli ultimi dieci dollari per prendersi un cappuccino e il resto lo avrebbe messo da parte…ma quelle collanine sembravano così carine e luccicavano! No, ok, non avrebbe dovuto. Quelle erano veramente frivole e non aveva scuse per sbirciare un ciondolo a forma di coccinella, di certo non sarebbe servito a —

«Oh!»

La signora dietro la bancarella emise un suono di sorpresa. Kurt alzò lentamente lo sguardo e la guardò. Aveva i capelli rosso scuro e il volto leggermente pallido, occhi verdi e labbra rosee. Era poco più bassa di Kurt.

«Ma io mi ricordo di te!»

Kurt alzò un sopracciglio, confuso.

«Sì! Mi sembra che ti chiami…Kurt, o qualcosa del genere, vero? Avevi un aspetto così innamorato l’ultima volta!»

Kurt sbarrò gli occhi. «Sì, mi chiamo Kurt» rispose. Forse aveva capito.
«Non avevo dubbi che fossi tu! Io mi ricordo sempre delle persone felici. Di solito in questo mercato ci sta gente che non guadagna molto per vivere o che viene per noia. Tu e quell’altro ragazzo invece eravate sorridenti. Anche allora eri pieno di buste!»

Kurt rise. Aveva capito. Si riferiva alla prima volta che era andato lì. Come poteva non aver riconosciuto la bancarella, in effetti?

«Aspetta» la signora si allontanò per cinque minuti, e tornò con un pacco in mano pieno di ciondoli e collane disordinate «l’avevo messo da parte, me lo ricordo.»

Lui trattenne il fiato. Davvero era ancora lì? Non era sicuro neanche di volerlo vedere…

«Eccolo!» esclamò lei. Prese un oggetto e lo mise sul bancone. Era una catenina dorata e aveva come ciondolo un orologio tascabile con i numeri romani.

*

Kurt allungò la mano e la sfiorò con la punta della dita. Rise al contatto, e sentì lo stomaco aggrovigliarsi e un nodo in gola.


«Guarda che belli!»

Dave sbuffò. Aveva tutte le buste di Kurt fra le mani, mentre il soprano correva quasi saltellando verso la bancarella.

«Ti ripeto per la millesima volta, non abbiamo più un soldo. Ti ho anche prestato tutti i miei! Possiamo solo andarcene da qui per favore?!»

«Ma questa catenina è proprio bella» disse Kurt prendendola «Guarda l’orologio!»

Il suo ragazzo si avvicinò, a passo lento, per vedere meglio.

«Sembra inglese» concluse «sarebbe perfetto per te.»

«Perché?»

«Gli inglesi sono tutti raffinati e un po’ schizzinosi. Dai, non puoi dire che non saresti un perfetto inglese.»

Kurt alzò gli occhi al cielo sorridendo «Sempre riferimenti squallidi e banali alla mia personalità, sei prevedibile Dave. Anche se mi piacerebbe tantissimo vedere Londra. Non guardarmi così, è bellissima e ha un senso estetico particolare ed equilibrato.»

«Non dubito che sia bellissima» rispose lui «Dubito solo della simpatia dei suoi abitanti. E poi si mangia da cani.»

«Diamine, costa otto dollari» Kurt non lo aveva minimamente ascoltato «Non ne abbiamo proprio?»

Dave rise «Tasche vuotissime, mi spiace.»

Kurt guardò triste l’orologio.

«Dai, ora non fare il drammatico, è solo una catenina! Hai comprato tutto il resto del mercato per compensare!»

Il più piccolo si girò a guardarlo. Gli sorrise dolcemente, e l’altro fece lo stesso. A volte si trovavano a sorridere fra loro senza motivo, guardandosi intensamente e, lasciando piacevolmente perplessi chiunque li vedeva.

Sarà stato per quella che la signora della bancarella s’era ricordata di loro due.

«Sai che ti dico, ne compreremo una quando avrò uno spettacolo a Londra.»

Il sorriso di Dave si fece solo accennato ma gli occhi esprimevano una forte intensità. E preoccupazione, che però Kurt non volle cogliere.



«Nessuno ha mai posato lo sguardo su questa, da allora» riprese la donna «È stata sicuramente la magia che c’era fra voi.»

Lui sentì una fitta al cuore pesante mentre ancora sorrideva con gli occhi lucidi. «Magia, eh?»

Lei annuì: «Sì. I vostri occhi raccontavano tutto. Tu avevi la tipica aria di chi aveva donato il proprio cuore all’altro. Ed anche il tuo ragazzo ti amava un sacco, si vedeva!»

Qualcosa in Kurt si ruppe in mille pezzi.

Ci furono dei secondi silenziosi in cui continuò ad accarezzare l’orologio delicatamente. Poi chiese: «Otto dollari, vero?»


Kurt uscì finalmente dal mercato e ficcò tutte le buste nella macchina. Poi si mise al volante.
Aveva iniziato a piovigginare e piccole gocce cadevano lentamente sui finestrini.
Frugò nella tasca e prese la catenina d’oro. Non mancò molto che la sua gola si fece secca e sentì bruciare gli occhi.
Era consapevole del fatto Dave non voleva più sorridergli o andare da qualche parte con lui, quindi non comprarsi quella dannata catenina non aveva senso. Non era più simbolo di una delle pochissime sdolcinerie che s’era consentito di avere con Dave. Non era più niente.

Ma era meglio così. Era meglio perché Dave era uno stronzo e se lo meritava; si meritava il suo odio, il disprezzo, si meritava di perdere un futuro meraviglioso. Lo aveva lasciato crudelmente e si meritava di marcire senza lui affianco.

Pianse per una buona mezz’ora in macchina mentre la pioggia si faceva sentire più fortemente. Nel bagagliaio un mucchio di cianfrusaglie, in tasca due dollari, in mano l’unico oggetto comprato che si sarebbe poi portato dietro.




Beh si dice che a Londra si mangi male, ma io sinceramente ho mangiato bene. Ma devo anche ammettere che non sono stata proprio nei ristoranti quotidiani Londinesi, quindi boh.
Un grazie ad Azzurra per avermela betata e a Martina per avermi aiutato con l'html! =)
Spero vi sia piaciuta,
Alba.
  
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