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Autore: formerly_known_as_A    06/01/2012    3 recensioni
Il destino di un'isola, di fronte ad una fine certa e comune, rimane sempre uno solo.
{Un prequel di "Tracce", perché all'angst non c'è mai fine.}
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Islanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Memorie dalla fine del Mondo'
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È da solo. Intorno a lui il silenzio. Un silenzio a cui è abituato, Islanda, in cui si trova quasi bene, perso tra i propri pensieri.

Osserva le pareti del tempio -a dire il vero è una chiesa, ma non fa molta differenza- mentre la pioggia cade impietosa su ogni cosa, facendo contorcere le foglie degli alberi.

Non gli dispiace la pioggia, anche se è Novembre. In quel Paese è abbastanza caldo da essere ancora sopportabile. Pensa alla propria terra, alla terra dei propri fratelli, coperta di neve e sorride leggermente, per poi tornare alla situazione attuale.

Guarda le pareti marroncine, chiedendosi cosa dovrebbe provare, normalmente, a parte il terrore.

Anche se non sembra, l'idea di non rivedere più quella persona che ha incontrato solo per motivi di lavoro, lo fa piombare nello sconforto. Pensare che non discuteranno più delle sue strane tradizioni, che non si stupiranno più a vicenda per come trattano il pesce... lo riempe di una tristezza immensa.

Non erano amici. Erano colleghi. Molto più che conoscenti, capaci di andare avanti a parlare per ore, con l'argomento giusto, omettendo la naturale timidezza di entrambi. Giappone sapeva ascoltare ed aveva sempre una storia da raccontare.

Ad Islanda piacciono le storie con gli esseri che gli umani non vedono... è qualcosa che lo appassiona fin da quando il suo popolo non era che un gruppetto di norvegesi incavolati, che si era portato dietro antichi dei e tradizioni che poi il fratello/genitore avrebbe perso.

Giappone era una fonte inesauribile di creature bizzarre. E le storie degli dei erano così simili a quelle con cui era cresciuto!

È davvero triste pensare che quell'uomo non ci sarà più. E così la sua collezione di fumetti strani e statuine e cuscini da abbracciare... non è rimasto nulla, quando l'isola è crollata in mare.

C'è una cicala, sotto alla ringhiera. Si avvicina, perché non capisce se si ripara dalla pioggia o, semplicemente, è soltanto morta.

Soffia, ma quella non muove neppure le antenne. È morta. Oppure sa che il mondo sta finendo e, semplicemente, ha deciso che non vale la pena sprecare energie.

Forse sta pensando anche lei.

Dalle pareti della chiesa, ogni tanto, filtra un canto, ma lo potrebbe confondere con un aeroplano in lontananza o il suono di un motore o qualsiasi cosa che gli indichi che il mondo va' avanti.

“Non voglio morire da solo. Non voglio essere da solo.” sussurra alla pioggia, alzando il viso verso il cielo.

Islanda lo sa, lo sanno i fratelli che lo soffocano di attenzioni. Lui è il prossimo.

Ed è il destino di un'isola, quello di morire soli.

   
 
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