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Autore: thewhitelady    06/01/2012    4 recensioni
1993-2009
Come deve essere vivere la storia degli Oasis e della scena rock britannica dagli anni 90' ad oggi? Cassandra Walsh è forse l'unica persona al mondo a saperlo. In più in tutto il caos della sua vita di sex, drugs, and rock n roll sa solo una cosa, che a volte il posto migliore da cui godersi un concerto è da dietro il palco.
Per chi ama gli Oasis e quei due pazzi fratelli, ma anche solo per chi ha sentito una volta nella vita Wonderwall o Don't Look Back In Anger e vuole scoprire chi sono Liam e Noel Gallagher. Per chi ha nostalgia dell'atmosfera degli anni '90, e chi neppure l'ha vissuta davvero. Per chi ama gli aneddoti del rock e della musica. Una canzone per ogni capitolo. Cheers!!
Gruppi/Artisti che compariranno: Oasis, Blur, Pulp, Red Hot Chili Peppers, Radiohead, Kasabian, Paul Weller, The Stone Roses, The Smiths, Travis, Arctic Monkeys (un po' tutti)
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Some might say that sunshine follows thunder
Go and tell it to the man who cannot shine
Some might say that we should never ponder
On our thoughts today cos they will sway over time

Some might say we will find a brighter day
Some might say we will find a brighter day

Se mai nell'inverno a cavallo tra il 1994 e il 1995 avete visto una vecchia Mini Cooper color canna di fucile sfrecciare, alle due di notte, fottendosene beatamente di ogni limite di velocità e linea di sorpasso, sulla M1 da Manchester a Londra, probabilmente con i Led Zeppelin a palla, be'...non era un puffo alla guida, ero io ancora con quegli assurdi capelli azzurri.
Parcheggiai facendo stridere le ruote incurante di fare un baccano assurdo, tanto mi trovavo a Camden Town, la gente era abituata al casino: il punk era nato lì mica per caso. Affrettai il passo, mi dissi che era per il freddo, ma in realtà non si gelava poi così tanto – il freddo del Nord, quello di Manchester, era davvero troppo poco posh per i cockneys -, la verità era che avevo voglia di vederlo, Noel. Lui da Manchester era stato il primo ad andarsene, l'aveva fatto appena aveva potuto: negli ultimi giorni di Dicembre abitava già Chiswick, in un appartamento che gli affittava niente meno che Sua Maestà Johnny Marr, il ragazzo si stava facendo amici blasonati. M'accorsi che m'era comparsa una sorta di smorfia in volto, un ghigno, nel profondo sapevo che il mio animo di Northener deplorava questa sua scelta di scendere giù a Londra, come se stesse scappando da ciò che eravamo. Ma infondo era inutile mentire, non eravamo davvero più ciò che eravamo stati anche solo sei mesi prima, certo io ero ancora una ragazzetta che aggiustava strumenti, ma Noel – e Liam, e Bonehead e Guigsy – non erano più dei balordi che vivevano col sussidio che gli passava lo stato. Ok, erano ancora i soliti coglioni attacca briga, ma di sicuro non lavoravano più in un cantiere. In un certo senso quindi Noel non aveva fatto nient'altro che assecondare la natura delle cose, sapendo pure lui che il trasferirsi più vicino agli studi di registrazione, alla casa discografica, alla parte di Inghilterra che conta, avrebbe aiutato gli Oasis e la loro ascesa. Non aveva neppure finito la scuola, ma era scaltro, molto più di quanto il suo mutismo o, all'opposto, la sua parlata non esattamente forbita facesse intedere. Tutto questo me lo diceva il mio cervello, una parte di me invece molto più volubile – e che di solito era quella che mi faceva fare pure cazzate – si sentiva vagamente ferita nell'orgoglio.
In ogni caso mi stavo trovando a fare di buona lena le scale che portavano al suo appartamento, come ormai almeno un paio di volte la settimana, quando incrociai Hewitt che andava in direzione opposta, una bottiglia di scotch ancora stretta in mano, e i capelli neri scompigliati. Non una scena nuova, dato che il giornalista era diventato un frequentatore assiduo da quando Noel si era trasferito a Camden.
- Cassandra -, alzò la bottiglia in segno di saluto, biascicando leggermente.
- Paolo -, lo imitai io, - lo troverò ancora capace di intedere e di volere? -. Era un Venerdì sera di fine mese, il giorno in cui si riceveva lo stipendio, tre quarti di Inghilterra era affogata nell'achol in quel momento. Un Gallagher non avrebbe certo fatto meno a una tale tradizione.
Abitualmente Hewitt avrebbe fatto una qualche battuta in cui sarebbero state di mezzo le parole “Noel” e “cesso”, ma quella notte si limitò ad un soorrisetto, a metà tra uno inquietato e uno divertito, il suo solito. Non feci in tempo ad indagare oltre che però il giornalista aveva sceso tutta la rampa, lasciandomi con quel piccolo punto interrogativo, ma ero io stessa già troppo brilla e stanca per curarmene.
Salii l'ultima manciata di gradini un po' più svogliatamente – i mie polmoni da un paccheto e mezzo di sigarette al giorno non reggevano molto -. M'appoggiai un po' provata alla maniglia e aprii senza suonare – l'inventore del campanello fosse stato per me sarebbe morto di fame -, e immediatamente compresi a pieno il significato del sorrisetto di Hewitt, me lo dovevo immaginare. In quel momento in effetti però non mi servì più l'immaginazione per vedere Noel poggiato contro lo schienale del divano, e più in basso una massa di capelli biondi appartenenti alla donna che stava inginocchiata sul pavimento. La porta dietro di me si richiuse con un click.
- Ho idea d'aver interrotto qualcosa – commentai con nonchalanche.
L'espressione fino ad un attimo prima estatica sul volto di Noel si spense, ancora più velocemente di quanto la bionda fosse riuscita a balzare in piedi. Provò a dire qualcosa, ma la balbuzie che di tanto in tanto gli tornava si fece avanti dandomi il vantaggio.
- Scommetto che lei è inciampata, proprio mentre tu aspettavi lì che bollisse l'acqua del tè, vero? – dissi con una mezza risata. E credetemi, ero davvero divertita, come non avrei potuto davanti alla faccia scandalizzata e fintamente ingenua di Meg Matthews che provava a sistemare le sbavature di rossetto? Persino in faccia a Noel stava affiorando un mezzo ghigno.
Guardai esplicitamente la bionda. - Ciao, Meg -, feci affabile. La gente, in teoria, non dovrebbe prendere queste cose così, ma io le puttanelle arriviste come lei le prendevo con ironia. Lei arricciò le labbra nella parodia di un sorriso, a quanto pare era una di quelle che le stronze le prendevano con acidità. Poi nel giro del seguente minuto raccattò le sue cose e dopo aver mormorato un saluto, uno abbastanza malizioso per Noel, sgusciò fuori dalla porta. Ed infine fu il silenzio, di cui avvertii il peso abbastanza consistente ora che il sipario s'era chiuso e che gli unici due attori in quella scena senza pubblico eravamo io e lui, che non s'era ancora mosso di un millimetro.
Lo fissai con un sorriso stanco, spostai poi il mio sguardo sul parquet. - La prossima volta dille di non mettere gli stivali borchiati, oltre che volgari, ti rovinano il pavimento – dissi tirandogli su la zip e allacciandogli la cintura, alzando la testa però i miei occhi incontrarono i suoi, che nonostante l'arrossamento post-notte-da-bagordi erano ancora di un azzurro impressionante. E in quell'istante non avrei potuto negare il fatto che entrambi fossero confusi, e l'alchol non aveva colpe stavolta. Il fatto era che questo genere di cose andava avanti da un po', era metà febbraio, e anche se trovare una donna in procinto di fare a Noel un – farò uno sfoggio di bel parlare – servizietto era stato decisamente l'apice, durante i mesi passati non eravamo stati l'emblema preciso della monogamia. All'inzio di Gennaio lui aveva iniziato a uscire con una presentatrice di MTV, Rebecca De Ruvo, mentre io avevo una specie di tira e molla con il mio coinquilino a Manchester, Tommy...non ricordo esattamente il cognome, però era carino. Dopo di che aveva fatto la sua trionfale comparsa in scena Meg, un'amica di Rebecca, e nel frattempo una mattina io m'ero svegliata nello stesso letto di Liam, senza ricordarmi nulla della notte precedente. L'alchimia tra me, Ourkid e una superficie piana è risaputa comunque, ed i risultati della miscela immaginabili: i vecchi vizi non muoiono mai. Non so perchè ma mi rimaneva come la sensazione d'essere finita in una brutta – che ce ne siano di belle? - puntata di Beautiful, cazzo.
Quindi ne avremmo avute di cose di cui parlare, talmente tante che, mentre tra le dita mi strofinavo ancora l'orlo della sua camicia, decidemmo di non farlo proprio. - Una tazza di tè? - sbottò allora lui ad un certo punto. Io ammiccai – Yorkshire tea? -
- Ovvio -.

Cos I've been standing at the station
In need of education in the rain
You made no preparation for my reputation once again
The sink is full of fishes
She's got dirty dishes on the brain
It was overflowing gently but it's all elementary my friend


 
Ecco come risolvevamo i problemi, riflettei standomene sdraiata sul pavimento dell'appartamento di Noel, una tazza fumante alla mia sinistra, una coperta addosso, a fissare il soffitto e le sue ragnatele con il padrone di casa di fianco. - Mi dici che ci facciamo sul parquet? -
- Paura di graffiarlo? - chiese beffardo, io gli tirai una gomitata tra le costole, in un punto preciso che sapevo gli dava particolarmente fastidio. Il suo gemito ovattato di dolore fu una mezza soddisfazione. - Il letto è troppo lontano – soggiunse infine.
- Pure la poltrona? -, roteai lo sguardo, era proprio lì a mezzo metro da noi.
Sbuffò con una nota divertita infondo alla gola – Sono irrimediabilmente pigro -, ammise.
Certo, lo so, era il pigro per definizione.
Poi fece uno scatto, come se fosse stato improvvisamente folgorato da una rivelazione. - Ti devo fare sentire una cosa! L'ho fatto oggi pomeriggio. Dovevo farlo ascoltare ai ragazzi stasera, ma poi mi è passato di mente – con uno sforzo notevole, il tutto pur di non alzarsi, afferrò un registratore dal tavolino da caffè che c'era alle nostre spalle, lo mise tra noi due e poi lo fece partire. Musica, certo forse solo l'alchol e una striscia di coca potevano far dimenticare a Noel Gallagher la musica. Era una registrazione semplice, proprio artigianale come i primissimi demo che faceva sulla fine degli anni '80 e che m'aveva fatto sentire nei primi mesi che ci conoscevamo: la sua voce, una chitarra acustica, e una sovraincisione di chitarra solista. Era perfetto. Per me avrebbero potuto metterli in vendita pure così com'erano.
Non era la prima volta che ascoltavo quelle canzoni – erano soltanto due o tre -, ma erano davvero sbocciate rispetto allo stadio embrionale in cui si trovavano prima: c'era un testo strutturato, un'armonia e una melodia ben stabilita. Erano pronti per finire nel nuovo album.
Pensai che ero la prima persona che ascoltava quelle canzoni e una strana sensazione mi sommerse, per un momento desiderai che Noel avesse scelto di non dormire nel letto, non per pigrizia, ma in onore dei tempi in cui se ne stavamo così sdraiati in negozio o sul tetto di casa sua a Manchester. Pensai d'essere fortunata a poter sentire per la prima volta quelle canzoni che, ero certa, presto sarebbero finite in radio, nelle arene, tra le labbra della gente. Sarebbero state di tutti, per ora, invece, scusate, erano mie. Mie e di Noel.
Non sapevo se ero gelosa di lui, non capivo se mi fregasse di trovarlo con una bionda tra le gambe, ma di certo, poco prima d'addormentarmi, compresi che ero gelosa della sua musica.

 La mattina seguente mi svegliai per via di un gelido spiffero che mi stuzzicava la nuca. Che. Odio. Cazzo. Detestavo svegliarmi così, in generale detestavo i risvegli e basta. Aprii un occhio e inquadrai subito il motivo di quella indesiderata brezza mattutina: Noel s'era dedicato al campeggio, ed ora la nostra coperta era stata trasformata in un tendone da circo. Nonostante l'approssimarsi dei suoi ventotto anni la cosa gli capitava abbastanza spesso, ed io avevo imparato a prendere con filosofia questi freddolosi risvegli e pure a sfruttarli al meglio, infondo non tutti i mali venivano per nuocere.
Mi misi sulla sua pancia a cavalcioni e lui, non ancora del tutto sveglio, emise un verso contrariato, corrugando le sopracciglia. Mi piaceva vedere la gente mentre passava dal sonno alla veglia – probabilmente, per lo stesso malato motivo per cui mi piaceva sistemare i CD in base per colore delle copertine quando non avevo nulla da fare -, sembrava che non potesse fare o dire nulla di sbagliato. I Gallagher in particolare parevano degli angeli con quell'espressione pacifica che assumevano nel sonno. Certo, durava per tipo solo quei tre secondi di passaggio, poi tornavano ad essere le solite canaglie bastarde. Feci un ghigno: io li preferivo così.
- 'Giorno -
- Buon giorno – replicò Noel con voce impastata, io lo guardai un po' stupita: - Veramente io non mi rivolgevo a te – e lo pizzicai appena al di sotto dell'ombelico, dove cresceva quella zona di peluria che poi proseguiva fin sotto la banda elastica dei pantaloni. “Il Sentiero della Felicità”, così lo chiamava zia Beth. - Allora, 'sta storia della gloria mattutina? -.
Lui si limitò a poggiarmi una mano sul braccio e l'altra se la portò a grattarsi la nuca, con aria sorniona. In quel momento preciso mi tornò in mente la scena della notte prima, e mi passò un po' la voglia di fare del sesso mattutino. Rimasi così a fissarlo. C'era una differenza però tra me e Meg: io non mi ero mai inginocchiata per un uomo – sia letteralmente che non – e adesso di fatto ero lì in cima a Noel, a guardarlo di sopra in sotto. Lui stava iniziando probabilmente ad intuire qualcosa dei miei pensieri quando infine gli diedi in pasto un sorriso che diceva che io ero lì, se lui aveva il coraggio di venirmi a prendere. All'improvviso rigirò le posizioni – era un tipo che andava sul classico, lui - , e mi ritrovavo già sul pavimento freddo quando all'orecchio mi arrivò un suono acuto, ma che avevo imparato a conoscere bene. Noel al contrario di me, non se ne curò, troppo preso dalle sue esigenze mattutine, per cui mi toccò spingerlo un po' indietro con una mano. - Scusa, Chief – e allungai l'altra a rovistare nei jeans che la sera prima avevo gettato sulla poltrona, afferrai il cercapersone e in contemporanea udii uno sbuffo da parte di Noel, - E' sabato – si lamentò – che cazzo -.
- So che per te ormai è un concetto lontano quello di un lavoro regolare, però c'è gente che ancora si guadagna da mangiare in questa maniera – feci con ironia appena percepibile nel tono, mentre leggevo il display: era la Creation. - Devo andare – feci soprappensiero, era già la seconda chiamata, a quanto pareva la mia presenza era richiesta davvero. Noel non si mosse di un centimetro, aveva ancora un dito che indugiava sulle mie labbra e una mano dietro il collo, col passare dei mesi aveva imparato quali erano i miei punti deboli, il bastardo. Ero quasi tentata...altro squillo. Cazzo. - Devo andare, seriamente – sottolineai l'ultima parola, al che lui mi lasciò sgusciare via, e si mise a sedere sul garbuglio a cui avevamo ridotto le coperte.
- Vuoi fare colazione? - gli domandai mentre mi infilavo i jeans, Noel si stropicciò gli occhi e fece un verso d'assenso, la mattina s'esprimeva principalmente in quel modo. - Bene, hai tutto l'occorrente in cucina – asserii mentre cercavo dove fosse andata a finire la seconda delle mie Clarks. Lui aveva ancora un ghigno dipinto in volto quando mi domandò: - E invece che dovrei fare per questo? -. Diedi un'occhiata veloce, la tenda del circo non accennava ancora ad essere smontata, m'infilai il cappotto e poi m'abbassai per essere al suo stesso livello. Ci guardammo un secondo o due, poi lo baciai rapida ma aspramente, non proprio il bacio dell'arrivederci delle coppiette che vanno al lavoro. Gli scompigliai apposta i capelli che intanto erano ricresciuti, - Richiama alla memoria la tua adolescenza: vedrai che qualche idea ti viene -. M'alzai, e dopo averla raggiunta in un paio di falcate, mi richiusi la porta alle spalle.

 

Some might say they don't believe in heaven
Go and tell it to the man who lives in hell
Some might say you get what you've been given
If you don't get yours I won't get mine as well

Some might say we will find a brighter day
Some might say we will find a brighter day


All'inizio del tour di Definitely Maybe ero stata ufficialmente assunta dalla Creation, il che voleva dire che avevo uno stipendio fisso e che non potevo essere licenziata da Noel come e quando gli piaceva, e questo era ottimo. La parte che meno mi piaceva era il fatto che, una volta finito di viaggiare in giro per il mondo per fare concerti con la band, ero a disposizione dell'etichetta discografica almeno sino a quando gli Oasis non si fossero messi a registare materiale per il nuovo album. Fino a quel momento, io avrei dovuto rendermi utile come roadie per le altre band che avevano un contratto con la Creation. Detta così la cosa non sembrava affatto male – e di certo era sempre meglio che riparare chitarre nei sobborghi di Manchester -, però ora avevo a che fare con persone sconosciute e non con degli amici di cui sapevo perfino la marca preferita di birra. Era proprio come avevo detto a Noel, il mio ora era un lavoro fisso. Cazzo, stavo diventando quasi un adulto responsabile. Automaticamente per via di qualche strana sinapsi sentii nella mia testa Morrissey cantare:”I was looking for a job, and then I found a job/ And Heaven knows I'm miserable now”. Per mia fortuna, almeno di natura, ero meno pessimista di Moz o almeno aspettavo di vedere a quale gruppo di deficienti avrei dovuto prestare servizio prima di darmi per persa.
Alla Creation trovai infine Tim Abbott ad aspettarmi, appena mi vide fece un'espressione che era un misto tra scazzo, esasperazione e vaga accettazione della sorte che gli toccava, ovvero: avere a che fare con me. - Noel aveva un piccolo problema oggi -
- Non è un buon pretesto per ritardare di un'ora – sbuffò, cercando di fare il boss incazzato, la verità era che non ne era in grado, di certo non durava più di cinque secondi. Mi fissava inviperito: 5...4...3...2...1... - Gli hai dato una mano? - fece come previsto assumendo un'aria preoccupata, infondo parlavamo pur sempre della colonna portata della band che stava facendo far soldi alla Creation.
Dovetti trattenermi per non ridere a quell'involontario doppiosenso, - No – risposi – Ma credo sia in grado di cavarsela da solo – continuai rassicurandolo.
- Va bene, va bene -, m'allungò un foglio, - McGee ti vuole qui, c'è scritto dove devi andare e tutto il resto -.
- Ottimo – commentai sbadigliando e m'avviai alla sala di registrazione indicata sul foglietto. Decisamente sarebbe stato meglio restarmene sul pavimento dell'appartamento di Noel, e ne fui ancora più convinta quando spalancata la porta della sala 3 non trovai nessuno all'interno. Sbuffai e mi sedetti su di un'amplificatore.
- Ehi, l'hai vista quella lì? - domandò una voce all'improvviso, io mi girai di scatto, ma non c'era nessuno.
- Dici che è il sostituto per Nick? - replicò un'altra, questa volta avevo capito da dove proveniva: era aperto l'interfono con la sala di mixaggio, e quegli idioti non se ne erano accorti. Feci finta di niente, tanto per vedere quando se ne sarebbero resi conto, e presi a passeggiare per la sala.
- Quella? Ma figurati! Non deve essere neppure in grado di suonare il tamburello – rispose una voce dall'accento più nordico, - Sarà la nuova segretaria -. Mi dovetti trattenere per non far trasparire un'espressione indispettita sul mio viso.
- Io non so se sappia battere un tamburo, però so che me la batterei io volent... -. Quello era troppo, ero ormai davanti alla vetrata, che in quel momento era oscurata, della sala di mixaggio. Mi fermai davanti e feci un bel sorriso, non vidi che accadde all'interno, ma il ragazzo che stava parlando non terminò la frase.
Neanche mezzo minuto dopo mi trovai i tre componenti della band davanti, li avevo già visti in giro per la Creation altre volte ma niente di più, sapevo solo che erano gli Heavy Stereo e che m'avevano già fatto incazzare. - Scusa non intendevo offenderti – si fece avanti un po' impacciato uno. Lo guardai, lessi il biglietto di McGee, - Tu sei Nez, giusto? -
- Sì... il bassista -, lo spauracchio di un sorriso.
- Bene, sappi che pure io ti batterei, ma non nella maniera che gradiresti – ribattei mordace. Aveva ragione zia Beth, se continuavo ad essere così tagliente con gli uomini sarei crepata zitella, ma d'altro canto sarei morta pure nello stesso attimo in cui avessi deciso di accettare la corte da uno come Nez.
- Io sono Pete, piacere – si fece avanti un altro, a cui strinsi la mano perchè capii dalla voce che era semplicemente quello che m'aveva notato per primo nella stanza. Mi voltai verso il ragazzo che m'aveva dato della segretaria, aveva lucidi capelli castano scuro da cui spuntavano un paio d'orecchini sul lobo sinistro, dall'accento non avevo sbagliato: sembrava proprio un Northener. - E quindi tu devi essere Gem -
Fece un mezzo sorriso, - No, sono Gem. Con la G dura, come Guitar -.
Gli diedi una rapida stretta di mano, - Certo, come Gay Guy – feci sarcastica, lui però non smise d'avere quell'aria dannatamente affabile negli occhi color noce. Che strano. - Oppure – continuai – potrei chiamarti Colin -, l'avevo letto sempre su foglio.
- Nessuno mi chiama mai Colin -
- Allora perfetto, Colin –. Non so perchè mi comportassi così, però era troppo divertente per non farlo. Soprattuto con un tipo come Gem che, se avevo inquadrato bene – e l'avevo fatto -, era uno di quelli che vedevano il bicchiere sempre mezzo pieno, uno di quelli che il mattino ha l'oro in bocca e non vedono l'ora di saltare fuori dal letto. Insomma, l'Anticristo.
Ad ogni modo iniziammo a provare, io alla batteria contro ogni previsione degli Heavy Stereo. Tutto sommato facevano una musica che non mi dispiaceva, anzi, suonavano una sorta di glam rock aggiornato agli anni 90', richiami ai T. Rex e a David Bowie erano abbastanza frequenti. In definitiva, mi piacevano. Il bassista nonostante fosse un completo idiota – ormai così l'avevo eticchettato – ci sapeva fare e così pure il chitarrista, ma quello che mi colpì fu il signor Colin Archer, cantante e seconda chitarra. Non aveva una voce particolare e le sue doti di chitarrista erano buone, certamente al di sopra della media e più bravo che la chitarra solista. Quello che mi fece effetto fu la sua professionalità. Più volte durante la giornata c'eravamo fermati per sentire le registrazioni e discuterne con i tecnici del suono ed il produttore, ed ogni volta aveva avuto l'idea giusta per il sound che voleva dare alla canzone. Era un piccolo nerd del mixer, ed uno dei pochi primi veri musicisti sino al midollo che avessi visto girare lì alla Creation. Non aveva probabilmente l'istintiva vena melodica di Noel – all'epoca dubitavo ci fosse davvero qualcuno in tutta Londra, se non addirittura l'Inghilterra, che l'avesse -, nè il timbro di Liam, però accidenti se ci sapeva fare. Rimasi impressionata, tentai di non farglielo capire, lui lo intuì lo stesso: erano tremendamente furbi quegli occhi.
A fine sessione mi trovai appoggiata ad un muro, fuori da un'uscita laterale dello stabile dove aveva sede la Creation. Stavo fumando, giustamente. - Colin... - mi feci sfuggire con lentezza il nome dalle labbra, quando udii che era arrivato qualcuno alle mie spalle. Sapevo che era lui dall'odore, l'avevo percepito da subito anche nella sala, niente di particolare: odore di pulito. Avanzò quel poco che bastava perchè con la coda dell'occhio lo potessi vedere, indovinate? Aveva un sorriso discreto abbozzato in volto. - Sigaretta? - gli domandai tirando fuori il pacchetto di Benson, stava per rispondere ma io lo interruppi prima – Ah, vero... I tipi come te non fumano: ci tenete alla salute -. Non avrebbe saputo così tanto di pulito altrimenti.
Assunse per un attimo un'espressione stupita per via della mia intuizion, ma subito dopo fece un cenno d'assenso. - Sai, se mai avessimo bisogno di un batterista nuovo chiamerei te – mormorò soprappensiero, fece una pausa in cui spalancò leggermente gli occhi, - Be', se sapessi come ti chiami -
- Cass –, spostai la sigaretta da una mano all'altra, - se tu non fossi sposato, crederei che ci stai provando – soggiunsi guardandolo.
Lui automaticamente diede un'occhiata alla fede nuziale, - Potrei provarci con te anche se sono sposato, nessuno me lo impedisce -, sorrise divertito, ancora.
Scoppia a ridere e feci un tiro, - I tipi come te non fanno queste cose. Non tradiscono la moglie sposata...da quanto? Tre mesi? -
- Quattro – precisò, e poi mi guardò interrogativo.
- La Creation non è poi così grande, e non ci sono molti Gem -. Pronunciai giusto il suo soprannome solo perchè sino a quel momento non m'aveva ancora annoiata, e la gente lo faceva spesso.
- Quindi, riepilogando: sono un tipo che non fuma e che non tradisce. Questo mi fa rientrare in quale categoria umana? -
- Quella degli uomini che profumano di pulito – risposi candida, stritolando il mozzicone sotto il tacco della scarpa.
- Sei strana – sbottò dopo un paio di secondi di silenzio.
Un sorriso vago mi inarcò le labbra, - Fossi il primo a dirmelo – mormorai tra me e me.
Per un po' restammo lì a fissare le macchine che sfrecciavano per la via, il sole morto dietro i tetti aveva lasciato una striscia rosso sangue. - Tu sei confusa – esordì infine Gem, sorseggiando la Becks che s'era portato dietro.
Mi girai di scatto, m'aveva colto in un momento di spaesamento mentale. - No, che non... - presi a dire, poi vidi i suoi occhi sinceri come quelli di un cucciolo di cane. Lo so, il paragone è infelice però, andate dal vostro animale domestico, guardatelo bene, avrete di fronte l'espressione di Gem Archer in quel preciso istante. - Come fai a saperlo?! -
– Intuito maschile -
- Voi uomini non avete intuito – dissi lapidaria.
Alzò le spalle, - Non so... vivo con la mia moglie da tre anni ormai, la conosco da altri due. A questo punto capisco abbastanza bene voi donne – fece baldanzoso. Non fumatore, non fedifrago, che capiva le donne. Le cose erano due: o era davvero gay, oppure quello a cui mi trovavo davanti era una razza d'uomo più unica che rara. In ogni caso feci un verso di scherno.
- Non mi credere, ma tu sei confusa. Suppongo per via di un uomo -
Sbuffai e mi sedetti sul marciapiede, accesi un'altra sigaretta, anche se impiegai qualche tentativo a vuoto prima di farle prendere fuoco. - E' perchè non parlate, vero? -
Guardai in alto verso di lui e poi ancora oltre il cielo che stava diventando blu, l'aria notturna che avanzava. - Non siamo persone di molte parole, lui soprattuto. Preferiamo i fatti -
- Be' penso dovreste parlare, invece -
Risi nuovamente, diamine, lo conoscevo solo da una manciata d'ore! - Scusa, tu chi saresti? La mia Fata Madrina? -
- Forse, chi lo sa -, nella luce calante aveva uno sguardo enigmatico.
M'alzai in piedi di scatto, le giunture che scricchiolarono, - Eppure non vedo alucce nè spargimenti di polverina magica... -
- Sono in borghese -. I suoi occhi non si muovevano di un solo centimetro dai miei, gli piaceva quel gioco di analizzare la gente. In tal caso, avremmo giocato.
- Tu sei spaventato – sputai allora fuori, la sua espressione non mutò, - Spaventato dal fatto che non sai cosa accadrà della tua musica. Diventerai un numero uno oppure gli Heavy Stereo non vedranno neppure la luce del sole? - insinuai in un sussurro.
Le ultime parole strapparono a Gem un sorriso, in una certa maniera triste però, - E' faticoso lavorare quando sai già che non raggiungerai mai una Top Ten: il glam rock non è più così di moda. E' il momento di quello che chiamano Britpop. La gente per cui lavori tu, gli Oasis, o i Blur sono da numero uno -, diceva tutto ciò con una sorta di strana accettazione – Ma amo la mia musica, non potrei fare nulla di diverso. Per ora funziona, non mi lamento, al massimo continuerò a fare il portiere di notte a Chelsea. Troverò un giorno migliore -. Ed ecco che in poche parole l'uomo che mi trovavo davanti aveva riassunto il mood che avvertivo l'intera Gran Bretagna stava vivendo in quel periodo. Eravamo i figli del thatcherismo, quelli che erano cresciuti sentendo alla radio le notizie sullo sciopero dei minatori e sulla guerra delle Falkland, con le lotte dei laburisti che combattevano per i disocccupati, i loro discorsi su salari minimi, sanità e scuola nelle orecchie. E ora volevamo la riscossa, volevamo il nostro giorno al sole, volevamo una nuova Gran Bretagna, senza neanche chiederci come e se l'avremmo ottenuta.
Per la prima volta sorrisi genuinamente a Gem. - Ora devo andare, come m'hai ricordato tu, ho dei doveri coniugali a cui adempire. Ci si becca in giro -
- Ciao, Colin -
- Tu parla col tuo uomo -
- Certo, Colin – ripetei, e lui se ne andò accompagnato da una risata leggera.

 
Poco più tardi rientrai pure io alla Creation e con mia grande sorpresa quando ormai stavo per lasciare lo stabile vidi Noel di spalle che camminava giù per un corridoio assieme a McGee. Che strano. Sembrava parecchio occupato dalla conversazione così tirai dritto e prosegui sino all'uscita.
Tornai al suo appartamento e rimasi qualche secondo al buio, immobile, poi inquadrai sul tavolino da caffè la cassetta. Lì dentro c'era una canzone che incarnava proprio il sentimento di cui aveva parlato Gem. E lui non si sbagliava, gli Oasis erano da numero uno.
Mi venne in mente pure la notte di Capodanno, avevo condotto Noel a letto quando ormai cominciava ad albeggiare. Era stata una scena divertente: un'ubriaca che aiuta uno ancora più ubriaco. Con voce impastata m'aveva confessato che voleva tutto per il 1995. L'avrebbe ottenuto, sapete. O quasi...

Cos I've been standing at the station
In need of education in the rain
You made no preparation for my reputation once again
The sink is full of fishes
Cos she's got dirty dishes on the brain
And my dog's been itchin'
Itchin' in the kitchen once again



Buona befana a tutti! Vi eviterò le battute del caso e partiamo subito con il parlare un po' di Some Might Say (24 Aprile 1995): è stato il primo singolo degli Oasis u.u E non ha un vero e proprio video, ulteriori informazioni non fornisco perchè probabilmente le inserirò nel prossimo capitolo xD ad ogni modo qui il linkhttp://www.youtube.com/watch?v=4fLR3FRaFsQ 
La canzone a cui pensa Cass ad un certo punto è "Heaven Knows I'm MIserable Now" degli Smiths, non chiedetemi perchè l'abbia inserita, mi è solo saltata in mente o.ohttp://www.youtube.com/watch?v=SfkvPnjb9hs 
Il Gem Archer che appare nel capitolo è quell che diventerà in seguito il secondo chitarrista degli Oasis, che all'epoca aveva questa band, gli Heavy Stereo.

 

E con questo è tutto! Ringrazio come al solito tutti, _Misa_ in particolare che non l'avevo mai nominata. Se volete lasciare un commento la cosa è apprezzata e...dimenticavo, ora esiste una sezione Oasis in artisti musicali :) Fateci un salto se vi garba. Statemi bene, cheers^^

   
 
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