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Autore: LadyInDark    06/01/2012    6 recensioni
Salvee^^ Sono tornata con una nuova storia, questa volta dedicata all'amore tra madre e figlio, nel nostro caso tra Bulma e Trunks. Ho deciso di scriverla visto che si sente parlare solo del rapporto tra Vegeta e Trunks. Buona lettura^^
ESTRATTO:
[Correva con quanto più fiato aveva in gola. Le gambe, tanto era il dolore, sembravano esili fuscelli che il vento avrebbe potuto spezzare da un momento all’altro.]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva con quanto più fiato aveva in gola. Le gambe, tanto era il dolore, sembravano esili fuscelli che il vento avrebbe potuto spezzare da un momento all’altro. I polmoni, minacciavano di scoppiare da un momento all’altro. Ma non aveva alcun intenzione di fermarsi. Non poteva. Proprio quando ormai tutto sembrava perduto, una grande roccia si presentò ai suoi occhi, dandogli un briciolo di speranza, allo stesso modo in cui un uomo scorgeva un bagliore di luce in un tunnel buio e impenetrabile che non sembrava avere mai fine. Con un abile salto, scavalcò la roccia, per poi nascondersi dietro. Si portò entrambe le mani alla bocca, preoccupato che il respiro irregolare potesse rivelare la sua posizione al terribile inseguitore. Dopo aver recuperato la capacità di respirare normalmente, aguzzò l’udito, nella speranza di sentire i passi del nemico che si avvicinava. Ma sentì solo il fruscio del vento che scompigliava gli alberi. Allora, dopo aver preso l’ennesimo profondo respiro, provò a sbirciare al di là del suo nascondiglio improvvisato. Niente. L’aveva seminato, finalmente. Il suo sollievo finì all’istante, quando una mano gli si poggiò sulla spalla.
“Trovato!”, urlò entusiasta, mentre le labbra si piegavano in un ghigno.
La vittima, si scrollò da dosso la mano e incrociò le braccia al petto, assumendo un’espressione imbronciata. “Uffa Trunks! Vinci sempre tu!”.
Il bambino dai capelli viola poggiò le mani sui fianchi, mentre accentuava ancora di più il ghigno, in un perfetto incrocio di atteggiamenti delle persone cui era figlio.
“Ovviamente”, disse in un tono a dir poco fastidioso.
“La prossima volta vincerò io!”, sbottò sicuro l’altro.
“Hai detto la stessa cosa anche dieci minuti fa”.
“Ah”, rispose ingenuamente, scompigliando la stramba capigliatura più di quanto già non fosse.
“Trunks, Goten! Ma dove diavolo siete finiti?”. I due amici smisero di litigare all’istante.
“Siamo qui, papà!”, urlò il più piccolo dei due. Goku sbirciò oltre la roccia.
“Ah finalmente!”, sorrise vittorioso. “Trunks, tua madre ha chiamato. Devi tornare a casa!”.
“Così presto?”, urlarono in coro i piccoli.
“Eh eh! È quasi buio, ormai!”. Erano così presi a giocare, che avevano completamente perso la cognizione del tempo.
“Perché non resti a dormire?”, chiese speranzoso il piccolo Goten.
“Mi piacerebbe molto, ma se non torno a casa papà si arrabbia”, ammise lui, chinando il capo.
“È sempre il solito, non cambierà mai”, disse Goku, sorridendo.
“Beh, allora io vado!”. Trunks si librò in aria. “Grazie dell’ospitalità!”, urlò poi, e aumentando l’aura, partì a velocità supersonica.
“Ciao!”, salutò il piccolo Goten, sventolando una mano.

 

La notte era ormai calata, inghiottendo anche l’ultimo raggio di sole che illuminava il paesaggio che scorreva velocemente sotto di lui. Trunks volava al massimo delle sue potenzialità. Era preoccupato. Sua madre l’avrebbe rimproverato di sicuro. Per non parlare di suo padre, che, a differenza della moglie, l’avrebbe sgridato non per essersi trattenuto così a lungo, ma per essere stato lì. A casa del suo peggior nemico, a giocare con suo figlio. Non fece altro che pensare ad una scusa credibile, finché il verde scuro dei boschi sottostanti a lui fu sostituito dalle luci scintillanti della città dell’Ovest. Non appena intravide casa sua, azzerò l’aura, e scese lentamente, fino ad atterrare sulla terrazza. Al suo internò, pote scorgere i suoi genitori, che mangiavano in silenzio, cosa alquanto ricorrente. Non che i suoi genitori non andassero d’accordo, anzi. Dal suo punto di vista, quei due si amavano più di chiunque altro nell’intero universo. Ma, con un padre come Vegeta, aveva imparato che a volte l’affetto, poteva essere dimostrato anche stando semplicemente in silenzio. In quel momento, infatti, sua madre mangiava tranquillamente, e suo padre, al posto dell’immancabile espressione taciturna e riservata, sembrava calmo e rilassato. Sembrava. Perché, guardandolo meglio, si poteva notare la mascella serrata, segno di un pessimo umore. E Trunks sapeva che era causato dalla sua lunga assenza. Dopo aver contato mentalmente fino a tre, si mosse con passo deciso e sicuro. Entrò direttamente dalla veranda, attirando su di se l’attenzione dei due coniugi.
“Ehm… sono tornato”, riuscì a balbettare, poi sorrise demoralizzato.
“Trunks!”, urlò sua madre, alzandosi e sbattendo entrambe le mani sul tavolo.  “Ti sembra questa l’ora di tornare?”, continuò poi.
Nonostante avesse pensato alle più svariate e patetiche scuse, il piccolo di casa Briefs si limitò a dire “Scusa”, mentre abbassava lo sguardo verso il pavimento.
Bulma incrociò le braccia al petto e sbruffò sonoramente, il che voleva dire che l’aveva già perdonato. Stava per invitarlo a sedersi a tavola, quando il principe dei Saiyan, guardò il figlio in un modo a dir poco spaventoso.
“Hai sprecato un’intera giornata solo per stare in compagnia del figlio di quel traditore?”.
Trunks non pote fare a meno di notare la vena pulsante sulla tempia del padre. Avrebbe preferito di gran lunga darsela a gambe, e rifugiarsi nella sua stanza, ma sapeva che un atteggiamento del genere non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Suo padre detestava i codardi, specie se a comportarsi così era suo figlio. Raddrizzò le spalle, e alzò la testa, puntando i suoi vivaci occhi azzurri, in quel momento docili e spaventati, in quelli neri, profondi e severi del padre. No, lui non era un codardo.
“Si”, cominciò, poi, vedendo che la sua voce non aveva nessuna nota tremante, aggiunse. “Sono rimasto a giocare con Goten”.
Vegeta ghignò. Ma non era il suo solito ghigno, quello che spesso usava per schernire e insultare ogni essere vivente, no. Quello era un ghigno misto a stupore e incredulità.
“Giocare?”, sputò quella parola come fosse veleno. “Invece di perdere tempo a giocare con quel buono a nulla, ti saresti dovuto allenare con me!”. Il tono di voce era rimasto sempre lo stesso, ma le parole usate e gli occhi colmi di rabbia, avevano reso perfettamente il concetto. Trunks spalancò gli occhi, resistendo a malapena all’impulso di spostare lo sguardo dal volto furioso del padre.
“Eh no, mio caro!”, s’intromise Bulma, puntando l’indice contro il marito. “Non puoi rimproverare tuo figlio per aver giocato con un amico!”. Vedendo che non rispondeva, rincarò la dose. “Ha soltanto sette anni!”.
“Tsk, io alla sua età avevo già conquistato una decina di pianeti!” e rivolse alla moglie uno sguardo truce. Bulma mise le mani sui fianchi, assumendo uno sguardo omicida degno di un killer. “Non m’interessa cosa facevi tu alla sua età! Trunks ha il diritto di giocare…”.
“No”. Bulma si fermò all’istante, incerta se quel piccolo sussurro fosse stato pronunciato o meno. “No”, ripetè con maggiore enfasi il piccolo mezzosangue, vedendo che l’attenzione di entrambi i genitori era tutta per se. “Papà ha ragione!”, urlò poi, correndo verso la sua stanza. Bulma guardò il figlio sparire oltre il corridoio, incredula. Trunks aveva appena ricevuto un rimprovero ingiusto da parte del padre, eppure continuava a difenderlo, tanto era il bene che gli voleva.
“È incredibile”, sussurrò Bulma, rivolgendosi più a se stessa che non a Vegeta. “Ti rendi conto di quanto bene ti vuole?”, disse poi, guardandolo. “Ti difende anche se sei tu ad avere torto!”. Vegeta, per tutta risposta, si limitò a lanciarle uno sguardo disinteressato. La donna fece finta di niente, riprendendo a parlare. “Vuole più bene a te che a me”.
Vegeta si voltò di scatto alla sua destra, incrociando le braccia al petto. “Non m’interessa”. Bulma gli lanciò un’occhiataccia, poi, senza degnarlo d’ulteriori attenzioni, cominciò a sparecchiare la tavola.

 

Nel frattempo Trunks, invece di andare in camera sua, era rimasto in corridoio ad origliare. Preoccupato che a causa sua i suoi genitori potessero cominciare una lite. Ed ora era lì, immobile, a fissare il vuoto. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Essendo un bambino, aveva interpretato in maniera diversa l’ultima frase pronunciata dalla madre: lei era convinta che suo figlio non le volesse bene. Doveva assolutamente parlarle, ma non in quel momento; suo padre era ancora lì, seduto a tavola che pensava a chissà cosa, e Trunks voleva poter parlare da solo con sua madre. Decise così di aspettare che quest’ultima si dirigesse nel laboratorio, cosa che ogni sera era solita fare.

 

Dopo aver fatto partire la lavastoviglie, Bulma si diresse verso il laboratorio. Non indossò la tuta da lavoro, visto che quella sera doveva creare un prototipo a computer. Si sedette alla scrivania, e non appena il suo portatile d’ultima generazione fu pronto all’uso, cominciò a far scivolare le dita lunghe e affusolate sulla tastiera. Era diventata talmente abile ormai, che riusciva a scrivere velocemente senza distogliere lo sguardo dal monitor. Continuò così per dieci minuti buoni, finché qualcuno bussò delicatamente alla porta. Bulma si voltò sorpresa. Chi mai poteva essere?
“Avanti”, disse, impaziente di vedere chi fosse.
La porta si aprì ed una piccola testa lilla fece capolino. Bulma sbatte le palpebre più volte, per assicurarsi di aver visto bene.
“Trunks, tesoro! Come mai sei ancora sveglio? Non ti senti bene?”. Nella sua condizione di madre, già temeva chissà quale sventura potesse essere capitata al proprio figlio.
“Sto bene”, sussurrò lui, che nel frattempo era entrato, e non smetteva di osservare il pavimento.
Bulma inclinò la testa di lato, incuriosita. “C’è qualcosa che non va?”.
“Ecco, io…ti devo parlare”. Si avvicinò a sua madre, senza però guardarla in faccia.
Bulma girò la sedia verso di lui, e gli sorrise, incoraggiandolo a parlare. Trunks osò guardarla in faccia, e vedendo la madre sorridere, cominciò a parlare.
“Io…mamma, lo sai che ti voglio bene, vero?”.
Bulma sgranò i bellissimi occhi azzurri, in un primo attimo di smarrimento per una domanda così improvvisa, poi gli sorrise dolcemente.
“Ma certo tesoro! Come ti viene in mente una domanda del genere?”.
“Voglio tanto bene a papà, ma ne voglio anche a te!”, continuò lui, ignorando la sua domanda. Bulma sorrise, riuscendo a capire finalmente il motivo di quella domanda. Trunks doveva aver ascoltato la sua conversazione che aveva avuto poco prima con Vegeta.
“Io ti voglio bene, mamma!”, ripetè Trunks, puntando i suoi occhietti in quelli identici della madre. Bulma sorrise commossa, poi si alzò, e inginocchiandosi, lo strinse con forza al suo petto. Se non fosse stato per la sua metà origine aliena, l’avrebbe soffocato.
“Lo so, piccolo mio”. Trunks ricambiò l’abbraccio, nonostante detestasse le cose sdolcinate. Quella sera, però, era diverso. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di dimostrare quanto importante fosse per lui sua madre, a costo di farsi trovare da suo padre in quell’abbraccio carico d’amore. La prima a staccarsi fu Bulma, che gli scompigliò i capelli in un gesto affettivo. Trunks sorrise, felice di essere riuscito nel suo intento.
“Sai che ti dico?”. Bulma si alzò. “Per questa sera il lavoro finisce qua”, e dirigendosi verso la scrivania, dopo aver salvato il tutto, chiuse il portatile.
“Che ne dici di guardarci un bel film?”, propose, senza smettere di sorridere.
“Si!”. Trunks sorrise raggiante, e insieme alla madre, uscirono dal laboratorio.

 

Vegeta se ne stava tranquillamente seduto sul divano, i piedi comodamente poggiati sul tavolino, nonostante sua moglie gli avesse urlato contro più volte di non farlo. Con il telecomando puntato al televisore, premeva ripetutamente i tasti, facendo avanti e indietro con i canali. Non che gli interessasse qualche programma, ma quella sera era particolarmente annoiato. Per un attimo meditò di far esplodere l’elettrodomestico, nella speranza di animare quella serata. Delle voci provenienti dal corridoio catturarono la sua attenzione. Sua moglie e suo figlio fecero l’ingresso in salotto. Entrambi sorridevano. Che diavolo era successo a quei due? Fino ad un momento prima, la donna era arrabbiata nera, e il bambino, si lamentava come sempre. Trunks corse a sedersi sul divano, accanto al padre, mentre Bulma si diresse un attimo in cucina.
“Papà! Io e la mamma ci guardiamo un film! Rimani anche tu?”. Sul volto del bambino si poteva vedere la speranza di chi attendeva una risposta affermativa. Vegeta si limitò a guardarlo, senza rispondere. Trunks cambiò subito espressione, temendo un rifiuto da parte del padre. In quel preciso instante tornò Bulma, con un vassoio contenente tre coppette stracolme di gelato. “Ma certo che rimane”, disse lei sorridendo, mentre poggiava il vassoio sul tavolino accanto ai piedi del marito, ai quali diede un sonoro schiaffo.  “Non è vero, caro?”, aggiunse, indurendo il tono della voce. Vegeta tolse i piedi dal tavolino, poggiandogli a terra, poi prese una coppa di gelato e cominciò a mangiarla. Bulma sorrise vittoriosa e anche Trunks che considerò quel gesto come un si. Dopo aver preso il gelato, si posizionò al centro, tra suo padre e sua madre.
La serata trascorse piacevolmente, tra le risate e i commenti ironici di madre e figlio e i silenzi infastiditi del padre, che trovava la trama comica del film alquanto ripugnante. Finito il film, Trunks andò a dormire felice, non prima di aver scoccato un bel bacio sulla guancia della madre, che ricambiò abbracciandolo, e su quella del padre, che lo guardò sconcertato. Stava per imprecargli contro, ma il piccolo si era ormai allontanato, saltellando allegramente.

 

 

 

 

 

Angolino di LadyInDark.

 

Per chi non l’avesse ancora capito, vado pazza per questa famiglia, e cioè quella della saga di majin-bu, esclusa quindi, Bra v.v Ho avuto seri problemi per scrivere questa One-Shot, siccome, a metà dell’opera, la corrente è andata via. La mia espressione è stata più o meno questa O.O  Fortunatamente avevo salvato poco prima, quindi non è andato perduto tutto! Detto questo, voglio ringraziare chi riuscirà a leggerla tutta (eheh, è venuta un po’ lunghetta ^^), ma anche a chi commenterà o a chi si limiterà a leggere ^^

  
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