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Autore: Crazy_Me    06/01/2012    3 recensioni
In ogni capitolo di questa raccolta verrà raccontato, analizzato e descritto un personaggio di Skins (prima e seconda generazione). Tutto questo, però, avverrà tramite... un oggetto! Un oggetto che, naturalmente, rappresenta e caratterizza il personaggio nella serie.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Iniziamo pure col dire che è stato più difficile scrivere l’introduzione che la raccolta, ma questi sono dettagli.
In questo mio esperimento, iniziato tempo fa, parlerò in ogni capitolo di un personaggio della prima e della seconda generazione di Skins. La cosa fondamentale di questa raccolta è che i personaggi verranno presentati – non trovo un termine migliore – non da una persona, bensì da un oggetto. Da una cosa materiale che li contraddistingue e li rappresenta nella serie. Infatti il titolo, There’s My Soul Inside, è inteso come c’è la mia anima dentro a quell’oggetto, c’è una parte di me.
Va bene, questo è tutto ed è inutile che io stia qua a scrivere un papiro perché tanto la miglior spiegazione di questa raccolta è leggere il capitolo.
Quindi, buona lettura.



There’s My Soul Inside


Cook


Nessuno sa cosa lui provi realmente quando dice quelle cose.
Nessuno immagina quanto sia indifferente o quanto senta dolore.
Nessuno ne capisce il motivo. Lo scopo. Perché lo fa?
Bisogna stargli vicino ogni giorno, ogni fottutissimo giorno per capire cosa voglia dire essere lui.
Lui è James Cook, signore e signori. James Cook non può deludere nessuno, lui lo sa, ma lo fa continuamente.
Le persone non riescono a stargli vicino. Lui non sa stare con le persone, perché le ferisce sempre.
L’unico motivo per cui ha ancora qualcuno è che il male, a volte, piace. Stare con Cook vuol dire procurarsi un male incredibile, soprattutto all’altezza del cuore, se gli vuoi bene.
E se gli vuoi bene, sai anche che stare con lui ti logorerà, prima o poi.
Male lì, in quel punto.
James Cook è così. Io lo so, io lo so bene perché sono uno dei suoi peggiori vizi.
Lui ci prova ad essere diverso. Anche adesso ci sta provando, mentre mi guarda e alternativamente fissa lo schermo del cellulare. Spera che lei chiami. Ma non lo farà.
Si sta dicendo se chiami, smetto, lo giuro, ma sceglierà me perché non ha pazienza.
O meglio, sceglierà qualcuna che sia uguale a me. Non proprio me.
Io sono speciale.
La verità è che James non vuole rimediare ai suoi errori e le persone non possono esserci sempre. Le persone hanno un limite e lui riesce sempre a superarlo.
Freddie lo sa quanto quel limite sia stato superato. JJ ormai non lo sente neppure più quel limite.
Però loro rimangono e Cook li odia per questo.
Andatavene, cazzo! Non rovinatevi per me, non ho bisogno di nessuno.
Ma loro ci sono sempre, non lo ascoltano. Nessuno ascolta i suoi silenzi.
Tutti sono sempre così occupati ad ascoltare le sue inutili e futili parole che non fanno più caso ai dolorosi silenzi, ai sorrisi sinceri. Al battito accellerato del suo cuore quando lei lo fa sentire importante.
Quando lei lo guarda.
No, stagli lontano, le dicono, ti farà soffrire, le ricordano. Lui è pericoloso.
E Cook allora presta ascolto a quelle voci. E’ vero, stammi lontano, ti farò male.
Inizia a crederci anche lui. Non si fida più di se stesso perché la gente non gli crede più.
E’ da tanto che la gente non crede più alle parole di James Cook.
E’ da tanto che la gente non crede più in Cook.
Ma a lei piace farsi male. Lei adora farsi male, perché si sente in colpa.
Lei ha fatto molto male agli altri, ad una persona in particolare, e ha bisogno di sapere che non fa solo soffrire, ma soffre anche.
E’ così che fanno le persone, no? Hanno bisogno che le si colpisca se hanno colpito.
Per questo James ha sempre un occhio nero. E il cuore dolente.
Ma se solo qualcuno lo conoscesse, se solo potesse cominciare da capo, James lo farebbe.
Certo che lo farebbe. James Cook, il bravo ragazzo, simpatico e sveglio. Se hai bisogno di parlare vai da lui, ti ascolterà. Se hai bisogno di dimenticare qualcosa di brutto, lui c’è.
Ma la descrizione di Cook non è mai stata questa. Lui è il bullo menefreghista, pronto a tuffarsi in ogni cazzata, pronto a sballarsi e a nascondere i suoi sentimenti sotto ad una coltre di polverina bianca.
Lui, però, non è così. Fidatevi.
Bucategli il cuore, entrategli dentro l’anima, uccidetelo e fatelo rinsavire.
Lui cambierà.
Cambierà perché da ben sei anni tiene nel taschino interno del giubbotto rosso una sigaretta.
La sua prima sigaretta.
Non è riuscito a fumarla tutta. L’ha spenta dopo due tiri.
Era da solo in camera sua, mentre sua madre era sul divano a farsi sbattere da un altro dei tanti uomini che servivano solo ad allungare la sua già lunghissima lista.
L’ha spenta, l’ha guardata e ha detto che l’avrebbe ripresa quando sarebbe cambiato.
Il giorno in cui avrebbe smesso di essere Cook e avrebbe iniziato ad essere James, l’avrebbe fumata.
Sarebbe stata l’ultima, forse. Magari la prima di una nuova serie.
Io mi ricordo quel giorno, e ci credo.
Sarà che da quel giorno sono sempre stata vicina al suo cuore.
Sarà che ogni volta sento ciò che prova.
Sarà che quella sigaretta sono io.




Ok, non so cosa ne pensiate, questo è un esperimento per me in tutti i sensi. Staremo a vedere se è il caso di continuare oppure no. La verità è che ho pensato “cavolo, anno nuovo, storia nuova!”. Dovevo assolutamente postare qualcosa di nuovo!^^
Cooomunque, una cosa che prima non ho detto e che aggiungo adesso è questa: non ci saranno tutti i personaggi in questa serie, ma solo alcuni. A meno che non mi salti il grillo di andare avanti e fare altri capitoli.
Vedremo! Per ora grazie per aver letto e, se vorrete recensire, sono aperta a tutto, anche ai pomodori :D
A presto!

 

  
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