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Autore: Crystal Fenix    06/01/2012    2 recensioni
[La Leggenda degli Uomini Straordinari]
Cosa potrebbe accadere se, d'improvviso, vi ritrovaste catapultati in un film quando un attimo prima lo stavate guardando comodamente seduti sul vostro divano? Ma, cosa più importante, riuscireste a continuare la storia?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi voltai di scatto, e l’unica cosa che vidi furono due occhi, rossi come il sangue. Rimasi immobile, senza riuscire a compiere il minimo movimento, senza riuscire a scappare. Solo il mio cuore batteva a mille. E quando vidi il bagliore di luce riflettersi sulla lama di un coltello, mi coprì il viso con le braccia.
Uno sparo.
Aprii gli occhi.
«Stai bene?» mi chiese una voce oramai famigliare.
«…la prossima volta, vedi di arrivare prima.» ansimai ancora agitata.
«Non ci sarà una prossima volta.» ribatté prendendomi una mano.
«Tom, stammi vicino.» gli sussurrai spaventata.
Lui mi aiutò a scavalcare il corpo dell’uomo – uno scagnozzo di M, molto probabilmente – e uscimmo così dalla baracca del porto.
[...]

~



Tutto era cominciato quel sabato pomeriggio, uno come tanti. Unica eccezione, era che i miei genitori avessero deciso di uscire, così ero passata a noleggiare il primo film che mi era capitato, giusto per passare il tempo. Il commesso del negozio mi aveva rifilato un DVD di cui non avevo mai sentito parlare.
Arrivai a casa, mi tolsi la giacca e avviai il lettore. Mi sedetti sul divano giusto in tempo per leggere il titolo, che mi fece pensare immediatamente ad un documentario storico. Sbuffai, facendo partire il DVD.
Passarono i minuti, e quello che credevo noioso e antiquato, si rivelò un film d’avventura molto coinvolgente, tanto che ero arrivata a sedermi sul pavimento, proprio davanti allo schermo, per seguirlo al meglio. Con sguardo incantato seguivo i movimenti di ogni personaggio, soprattutto di uno, al quale mi ero particolarmente affezionata. Arrivò un momento, però, in cui proprio lui rischiò molto. Era rimasto solo sull’auto che correva per le Calli di Venezia, quando un uomo armato di pistola balzò sui sedili posteriori, senza che lui se ne accorgesse. Gli puntò l’arma, e caricò.
«Tom!» urlai istintivamente.
Il ragazzo dai capelli biondi si girò con sguardo sorpreso, e riuscì appena in tempo ad uccidere l’aggressore. Non pensai a quello che era appena successo. Solo chiusi gli occhi, e sospirai. Ma quando gli riaprii, tutto era diverso.
«E tu da dove salti fuori?!» mi chiese qualcuno.
«Non… non è possibile…» balbettai, incredula nel vedere dove mi trovavo. Proprio vicino a lui, sul sedile del passeggero di quell’auto che percorreva a tutta velocità le Calli di Venezia. Non feci in tempo a rispondere, che mi ritrovai una pistola puntata alla fronte.
«Sei una spia di M, non è così?!» ringhiò il ragazzo.
«Cosa?! Stai scherzando!» ribattei.
Nell’udire la mia voce, il suo sguardo si fece stupito, ma anche più tranquillo.
«Sei stata tu.» sussurrò.
«A fare cosa?» domandai inclinando la testa.
«Tu, prima, mi hai avvertito dell’uomo sulla macchina.» chiarì.
Non era possibile. Assolutamente.
Prima, io ero a casa, a guardare un film avrei voluto rispondergli, ma non ci riuscii.
«Si.» mormorai.
Lui abbassò la pistola.
«Grazie.» disse tornando a fissare la “strada”. Io rimasi immobile, raggomitolata sul sedile, con lo sguardo di un gattino impaurito. Un vortice di domande mi tormentava la mente, ma in quel momento non riuscivo a dare risposte. O forse, non volevo.
«Tom Sawyer.» si presentò tornando a guardarmi. Mi porse una mano.
«Lo so… comunque, piacere…» risposi stringendogliela.
Senza pensarci, lo sguardo mi scappò improvvisamente sulla Calle.
«Accidenti, guarda la strada!» urlai.
Con un movimento fulmineo, girò il volante verso destra, riuscendo così ad evitare una poco conveniente caduta in acqua. Tornò a guardarmi.
«Tranquilla, so quello che faccio.» mi rimbeccò.
«Ho visto…» commentai nervosamente.
Poi sentii uno sparo.
«Maledizione, ci hanno trovato!» sibilò Tom. Non ci volle molto perché l’auto venisse travolta da una pioggia di proiettili. Mi strinsi sul sedile, spaventata, e maledicendomi per aver chiamato il suo nome. Il ragazzo si girò nuovamente.
«Prendi» mi disse tirandomi una seconda pistola. La presi al volo, ma subito dopo la lasciai cadere sul sedile.
«Sai sparare?» mi chiese tranquillamente.
«Cosa?! Sparare?! Non ho mai toccato un’arma in vita mia!» urlai sconvolta.
«Allora sai guidare?» sbuffò.
«Mia madre mi ha fatto provare qualche volta, ma…»
«Bene, a te il volante» mi interruppe. Subito dopo prese le due pistole, sedendosi sul bordo della portiera, e cominciando a sparare con entrambe agli uomini sui tetti. Io non potei fare altro che allungare le mani sul volante e un piede sull’acceleratore, tentando di mantenere il veicolo in una posizione stabile. Ma l’auto di uno scienziato di fine Ottocento era molto diversa da quelle del secondo millennio, e non riuscii a resistere per molto tempo.
«Tom, resta seduto! Non so guidare questo dannato coso!» gridai. Non mi ascoltò minimamente.
«Siediti, per favore!» ripetei.
«Si, ho capito!» rispose tornando al volante.
Altro movimento fulmineo, e ci ritrovammo in un vicolo buio. Fermò la macchina.
«Li hai seminati.» sospirai guardando verso il cielo notturno.
«Abbiamo, vorrai dire.» mi sorrise per la prima volta.
«Fortuna che l’auto di Nemo sia antiproiettile.» mormorai più tranquillamente.
«Sei una ragazza strana, sai?» ridacchiò Tom.
«Se non avessi capito che non puoi far male ad una mosca, ti avrei già etichettato come spia di M. E probabilmente ti avrei sparato.» aggiunse ironicamente. Spalancai gli occhi.
«Dai, scherzavo!» mi schernì.
«Come ti senti?» mi chiese in seguito con fare protettivo.
«Bene… considerando quello che ho appena passato» risposi. Non potei fare a meno di sorridere captando il suo tono preoccupato. Forse mi stavo abituando all'idea di essermi trovata in un film. Poi vidi il suo sguardo cambiare, e farsi man mano più stranito.
«Cos’è?» mi domandò riferendosi alla maglietta che portavo.
Che sciocca! Qui le t-shirt non esistono ancora… pensai.
«Una maglia… piuttosto nuova» giustificai.
«Poi ti spiegherò… Non credo che questo sia il momento ad…» non finii la frase che il suono di un’enorme esplosione riempì la Calle.
«Hanno già iniziato, accidenti! Dobbiamo muoverci.» sibilò il ragazzo. Fece ripartire il veicolo a tutta velocità, e solo in quel momento mi accorsi da cosa stavamo scappando: una lunga catena di boati infuocati ci stava inseguendo, rischiando di inghiottirci da un momento all’altro. Mi tappai le orecchie. Tom, invece, premette ancor più decisamente il pedale dell’acceleratore, riuscendo a distanziare di molto le esplosioni.
«M vuole far sprofondare Venezia, ma Nemo ha piazzato delle mine che dovrebbero impedirglielo.» spiegò sbrigativo. In un secondo capii.
«Siamo dal lato sbagliato della città.» asserii terrorizzata.
«Ce ne andiamo, adesso. Non ti preoccupare.» disse cercando di tranquillizzarmi.
Guardai avanti. Il Canal Grande. Era lì che lo scienziato aveva piazzato i suoi ordigni. Ma come fare per superarlo?
«Tieniti forte.» sussurrò il ragazzo. Seguendo il suo sguardo, notai una rampa poco distante da noi. Mi aggrappai con tutte le mie forze al sedile e strinsi i denti.
Quella fu una delle cose più spaventose della mia vita. Non tanto il salto, piuttosto l’atterraggio, tutt’altro che delicato. Ero paralizzata dalla paura, e non riuscii neanche ad urlare. Una volta che ci trovammo sull’altra sponda, e abbastanza lontano dal canale, Tom si esibì in una veloce derapata, in modo da portarci a vedere quello che stava per accadere.
Un enorme muro di fuoco si alzò improvvisamente dall’acqua, fermando perfettamente la catena di esplosioni. Rimasi a bocca aperta, incapace di proferire parola.
«Ci siamo riusciti!» esclamò il ragazzo alzandosi in piedi. Tornò a sedersi, e afferrò il volante.
«Devo ringraziarti. Mi hai salvato la vita» asserì serio.
«Credo che la cosa sia reciproca» sorrisi io di tutta risposta.
Tom rimise in moto, e ci dirigemmo verso una piazza, dove in seguito avremmo incontrato il resto della squadra.
[...]

~



Faceva freddo all’esterno, ma, del resto, eravamo sulla catena dell’Himalaya.
Da lì si poteva vedere l’intera fabbrica di M. Era giunta l’ora dello scontro finale. Allan uscì dal nascondiglio, e cominciò a chiamare gli altri.
«Nemo»
«Eccomi» rispose.
«Mina».
«Ci sono».
«Skinner».
«Presente».
«Jekyll».
«Qui».
«Tom».
«Pronto».
In seguito, lo sguardo del cacciatore cadde su di me.
«A voi» replicai.
Ero decisa, perché era venuto il momento di terminare una storia. Una leggenda.
La Leggenda degli Uomini Straordinari.
  
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