Non simpatizzo un granchè per la coppia Vegeta/Bulma, ma mi sono sentita in dovere di scrivere questa one-shot. Neanche io so bene il perchè.

Volevo semplicemente cercare di mettere in risalto l'inquietudine dell'animo tormententato del Principe e di come, nonostante tutto, lui ami la sua vita sulla terra.
Beh, buona lettura e a voi i giudizi!
Cosa c'entrerà mai quell'immagine trovata su internet? Boh. Non lo so neanche io. Forse per il via della desolazione dietro il soggetto. Credo.

» Dragon Ball di Akira Toriyama ©

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Faraway
 

 

Vegeta fissava, da un tempo indefinito, il blu intenso che si propagava dinnanzi al suo viso misto di brillanti luci che gli rianimavano nel petto il ricordo lontano di quando, ad illuminarne il telo scuro, c’era la paura della sua accecante potenza.

Lo sguardo di Bulma posava premurosamente sulla figura nascosta del Principe che risplendeva debolmente di un’aura dorata.

< Puoi andare, se vuoi. > Si appoggiò con delicatezza sull’umida ringhiera lasciando i capelli turchini al piacevole tocco del fresco vento. Abbozzò debolmente un sorriso stanco sul viso dolorante e proseguì < Nessuno ti tiene incatenato qui. >. Strofinò poi le dita affusolate sulle rigide braccia quasi per scaldare, con quel lento gesto, un’atmosfera fredda e cupa.

< Tsk. E dove dovrei andare? > Quelle ultime parole riecheggiarono pavidamente tra pareti invisibili ricche di timori e di tesori celati.

Già, dove poteva andare lui ora? Ora che non aveva più un pianeta, ora che l’unica cosa che potesse renderlo vivo era una spenta memoria di una spregevolezza e forza ormai abbandonata. Avrebbe venduto la sua stessa anima pur di tornare ciò che una volta lo rendeva particolarmente fiero.

Ciononostante ancora non si spiegava per quale motivo, a lui sconosciuto, si estenuava a rimanere in un mondo che non gli apparteneva e che, con ogni limite di probabilità, non gli sarebbe mai appartenuto.

Sentiva pulsare vivo dentro di sé sapore, richiamo di sangue. Distruzione. Dolore.

< Lontano da qui, lontano da Goku, da questi sciocchi terrestri, da tuo figlio.. > Cercò di trattenere con le residue forze una lacrima salata che si apprestava a timbrare di patimento l’animo della donna < Lontano da me.. > Nonostante i potenti sforzi, il viso si rigò immancabilmente di gocce piene di angoscia.

Quella menzione scaturì una calda sensazione di dispersione, proprio la stessa percezione che il Principe cercava disperatamente di reprimere, di schiacciare, di eliminare. Un nitido bagliore andò ad illuminare l’animo demolito del Saiyan e in un attimo i fantasmi si dileguarono, nuovamente. 

La sua famiglia. Ecco cosa gli impediva il volo, cosa lo rendeva, nel profondo, uomo. Si massaggiò fiaccamente le tempie rimuginando una verità che sempre aveva tentato di soffocare ma che ogni volta immancabilmente ritornava con spessore a galla.

Passò timidamente una mano sul viso della sua donna, asciugandone le guance bagnate e accarezzandone le labbra imporporate. Fissando i suoi profondi occhi cerulei risplendenti di speranza, capì che nessun intenso odore di sangue amaranto avrebbe potuto cancellare quello che, durante quei lunghi anni di alloggio su quello strano pianeta, si era formato con pazienza e tenacia.
 

Come un fiore del deserto, la sua umanità, lontano dalla devastazione, era cresciuta in un' arida landa incolta portandolo a proteggere dai cocenti raggi solari ciò che aveva giurato con orgoglio di odiare.