Ciao a tutti!! Visto che velocità? ;)
Volevo avvisarvi che ho revisionato tutta la
storia, adesso è scritta meglio e ho tolto alcune parti superflue e non utili
ai fini della trama! E credendo che rileggendola adesso sarebbe tutto più
chiaro! Per cui consiglio a chi a tempo e voglia di andarla a rileggere tutta
per avere ogni cosa chiara! Ho revisionato fino al capitolo 22, perché gli
ultimi quattro cap sui ricordi non avevano bisogno di modifiche!
Vi ricordo che in questo capitolo non ci sarà
più Kai a raccontare in quanto al momento è incosciente in mezzo alla neve, e
al suo posto avremo invece Boris! Quindi le parti in rosso sono come sempre
raccontate da Yuri, mentre le parti viola rappresenteranno Boris!
Questo sarebbe dovuto essere il penultimo
capitolo ma come al solito mi sono dilungata troppo e ho deciso di spezzarlo in
due capitoli, quindi il prossimo sarà l’ultimo sui ricordi! Poi ce ne sarà un
altro con la finale del campionato e le ultime spiegazioni e poi l’epilogo!
Così facciamo 30, che è numero tondo, e non se ne parla più u.u
Buona lettura!^^
Capitolo XXVII – Ricordi: La Regina delle Nevi – Act Two
Non raccontai mai a Kai delle urla che mi rivolse Boris
la notte della morte di Katrina. Forse perché in fondo al cuore sentivo di
meritarle; forse perché in fondo al cuore sapevo di essere stato sempre un
vigliacco capace solo di preoccuparsi per la sua sorellina molto più forte di
lui. Ma quella conversazione lacerante con Boris rimase per sempre impressa a
fuoco nella mia memoria, come se il dolore l’avesse incisa sulle pareti del mio
cranio.
«Boris…»
«Stammi lontano!!!»
«Io…»
«Stai zitto, bastardo!!! È
solo colpa tua!!! Ti detesto!!»
«Ti prego, ascoltami…»
«Non voglio ascoltare
niente!!! Tu per me devi solo morire, muori!!!»
«Boris…»
«E’ colpa tua!!!! E’ tutta
colpa tua!!!! Mia sorella è morta!!!! E’ morta!!!»
«Mi dispiace…»
«E chi se ne frega!!! Dovevi morire tu, non lei!!!! Bastardo!!!!
Katrina non c’è più!!!! Che senso ha ora per me continuare a vivere???»
«Non dire così…»
«Fai un favore al mondo e vatti
a gettare da un dirupo!!!! Abbiamo sofferto tutti solo per colpa tua!!! Hai
distrutto tutto quello che avevamo costruito in questi anni!!!! Non farti vedere
mai più!!!»
«Boris, ti prego…»
«E’ inutile che preghi!!!!
Vattene!!!! Non voglio vederti mai più!!!! Per me sei morto!!!!»
«N-no…»
«Tu per me non esisti!!!!
Anzi, sarebbe stato meglio se non fossi mai esistito!!!!»
Scuoto
violentemente la testa per scacciare il ricordo di quella notte e mi alzo per
prendere un bicchiere d’acqua. Non è un ricordo di cui vado molto fiero e un
giorno dovrò porgere le mie scuse a Yuri, ma al momento la ferita della morte
di Katrina è ancora troppo fresca per poter pensare di perdonarlo. In realtà la
mia mente l’ha già perdonato, perché so bene che io al suo posto avrei fatto lo
stesso per mia sorella – lo capisco – ma il mio cuore non può accettarlo. Probabilmente
non lo accetterà mai.
Torno
con il bicchiere d’acqua e lo porgo a Yuri, che lo afferra con mani tremanti e
se lo porta alle labbra secche. Dopo quella sera non ci siamo rivolti la parola
per una settimana, ma alla fine un po’ per abitudine, un po’ perché qui al Monastero
non abbiamo nessun altro, abbiamo ripreso a parlare. A Yuri non fa bene stare
qui, la sua salute è precaria e ormai peggiora di giorno in giorno. Dovrebbe
andare in un ospedale dove possano curarlo per bene e, soprattutto, dovrebbe
riposare. Ah! Come se a Vorkov importasse qualcosa della nostra salute.
Io
ho giurato a me stesso che un giorno lo ucciderò. Non so ancora bene quando né come,
ma so che lo farò e non mi importerà delle conseguenze, non mi importerà perché
dopo la morte di Katrina ho deciso che non appena il corpo di quell’uomo
giacerà inerte ai miei piedi, ucciderò anche me stesso. Ci sto provando,
davvero, ma sento che una vita senza Katrina e senza Valeriya è completamente
vuota e inutile. Quindi perché perdere tempo? Preferisco raggiungere mia
sorella il prima possibile.
Quel giorno, dopo aver buttato Kai fuori dal Monastero,
Vorkov venne a prendere me. Io ancora non sapevo cos’era successo e lo seguii
docilmente, accompagnato da Boris che sembrava abbastanza preoccupato per le
mie condizioni da non volermi lasciare solo. Povero Boris… quanto sarebbe stato
meglio per lui se fosse stato davvero crudele e insensibile come avrebbe voluto
essere. Se solo non avesse avuto pietà di un ragazzo mingherlino e smunto con
la pelle troppo pallida, forse non avrebbe sofferto per due anni. Forse sarebbe
potuto essere libero.
Vorkov
ci ha portati in laboratorio e io improvvisamente non voglio sapere il perché.
Voglio solo poter tornare nella mia stanza, chiudere gli occhi e fingere che
questi orribili sette mesi non siano mai passati. Dio, sono già sette mesi… e
io riesco ancora a sentire lo sparo rimbombarmi nelle orecchie come fosse stato
un minuto fa. Temo che questo dolore non se ne andrà mai.
Vorkov
ci racconta di Kai, di come abbia cercato di rubare un beyblade molto potente
costruito da lui e per questo sia stato cacciato dal Monastero. Sono tutte
balle, sia io che Yuri lo sappiamo perfettamente. La cosa che mi irrita è non
capire il perché di questa bugia: avrà ucciso anche lui e sta cercando di
crearsi un alibi? Sento una morsa stringermi lo stomaco. Dopotutto mi sono
affezionato a quel ragazzino e spero davvero che in qualche modo se la sia
cavata. Che sia al sicuro. E che possa vivere anche per noi.
Dopo
ci sono una serie di ciance su come Yuri sia sempre stato il blader migliore di
tutti – “dopo Valeriya” aleggia nell’aria, ma lui non lo dice: Vorkov non
pronuncia mai il Suo nome – e di come la sua salute cagionevole gli stia
precludendo un grandioso futuro da campione. Poi dice di aver trovato una
soluzione per renderlo più forte. Yuri, appoggiato al mio braccio, trema
impercettibilmente, ma abbastanza perché la vibrazione riverberi lungo tutta la
mia pelle e mi faccia improvvisamente rendere conto del pericolo. E’ un attimo
e le parole mi sgorgano di bocca prima di pensare, prima di capire quello che
sto facendo, perché in questo momento Yuri è così fragile e sperduto – proprio
com’era mia sorella quel giorno – che non posso fare a meno di difenderlo.
Katrina è morta, Valeriya è fuggita e Kai è stato cacciato, sempre ammesso che
non sia morto anche lui… Yuri ha solo me e, per quanto io possa considerarlo
responsabile per la morte di mia sorella, un legame di amicizia nato tra le pietre
dure e fredde di questo Monastero non è così facile da spezzare. E’ un attimo e
negli occhi di Vorkov lampeggia una rabbia cieca.
E’
un attimo e le guardie mi stanno portando via mentre grido tutto il mio rancore
e la mia impotenza, è un attimo e gli occhioni azzurri, limpidi e spaventati di
Yuri spariscono dalla mia vista, inghiottiti dal buio.
I miei ricordi di quella notte sono sfocati: immagini e
suoni frammentati, senza un preciso senso logico. Ricordo solo il dolore,
quello sì, e la paura, e la sensazione di essere in trappola, di esserci sempre
stato. Il macchinario inventato da Vorkov era semplice: agiva sulla memoria del
soggetto, cancellando i ricordi che sviluppavano certi sentimenti e facendo in
modo che quella persona non potesse più provare certe emozioni, perché non c’era
più nulla che potesse innescarle. Il difetto principale di quella macchina era
sempre stata la durata; le persone sottoposte a quel trattamente ricominciavano
a provare certi sentimenti quando entravano in contatto con altre persone,
soprattutto se entravano in contatto con persone che avevano avuto un ruolo
importante nella loro vita. Fu per questo che quando mi svegliai e mi trovai
davanti Valeriya intenta a sfidare Vorkov, non potei impedire alle lacrime di
rigarmi il volto.
Mi
raggomitolo sulle fredde pietre del pavimento della prigione nel tentativo di
offrire meno carne possibile al gelo tagliente che si spinge crudelmente
attraverso le fessure del muro e mi fa tremare. Sono patetico.
Ho
sempre saputo che un giorno la rabbia e l’impulsività sarebbero stati la mia
rovina. Apro gli occhi solo quando sento un rumore non familiare: dei mattoni
che vengono spostati. Alzo appena la testa dal mio angolo e mi guardo intorno;
possibile che l’abbia solo sognato? Resto in silenzio, in attesa. Dopo pochi
secondi vedo sbucare una testa arruffata dal muro davanti a me, seguita da un
corpo minuto e scattante. Due occhi azzurri come il cielo si posano su di me e
io mi sento improvvisamente felice, sollevato, al sicuro.
E’
Valeriya.
Si
avvicina a me con circospezione e io mi alzo immediatamente per raggiungere le
sbarre e poterle sfiorare una guancia.
«Sapevo
che saresti tornata» le sussurro e lei annuisce. Ha qualcosa di diverso da come
la ricordavo: sembra, se possibile, ancora più determinata e forte di prima.
«Sono
venuta a prendervi tutti»
Sento
il mio cuore perdere un battito. Come farò a dirle di Kai? E Yuri… forse per
salvare Yuri siamo ancora in tempo!
«Kai
non c’è più» mormorò, sentendomi un mostro quando leggo l’angoscia e il dolore
nei suoi occhi.
«E’…»
«No»
affermo con sicurezza. No, Kai non è morto. Lo sento. «No, sta bene, però
Vorkov l’ha cacciato dal Monastero»
Lei
si morde un labbro e sembra combattuta, ma alla fine sospira e china la testa.
«Forse
è meglio così… almeno siamo sicuri che lui ce l’ha fatta. E’ fuori e sta bene»
Deglutisco.
E poi mi guarda di nuovo negli occhi e so che continuerò a ripeterle questa
bugia in eterno, anche se dovessi finire per alimentare una speranza destinata
a morire. Sappiamo entrambi che il mondo è troppo grande, che non si rivedranno
mai più, aa se io continuerò a ripeterle che lui sta bene, lei potrà andare
avanti. Sarò ben felice di compiere questo piccolo sforzo per lei.
«Sì,
sta bene» ripeto, sorridendo in un modo che spero sia rassicurante. Lei ricambia
con un sorriso tremolante che dura per poco più di tre secondi, ma è già
qualcosa.
«Invece
Yuri è in pericolo» le dico e vedo subito la determinazione farsi strada in
lei.
«Dimmi
tutto» mi risponde, estraendo dalla tasca un oggetto affilato di un bianco
accecante.
«Cos’è
quello?» le chiedo invece io, indicando il nuovo beyblade che tiene in mano.
Lei sorride.
«Beh,
in questi mesi sono successe un sacco di cose, più tardi ti racconterò con
calma… ricordi il soprannome scherzoso che Yuri e Kai mi avevano dato, preso da
quella fiaba? Adesso mi faccio chiamare da tutti così: la Regina delle Nevi»
Nonostante
tutto, non riesco a trattenere un sorriso. «Mmh, direi che con questo beyblade
ti si addice ancora di più»
Lei
ricambia il sorriso e stavolta nei suoi occhi c’è un’ombra di divertimento e
soddisfazione.
«Oh,
non sai quanto»
Valeriya e Boris lottarono con tutte le loro forze contro
Vorkov e i suoi monaci e forse avrebbero anche potuto farcela se solo fossero
arrivati un’ora prima. Ma ormai la mia “mutazione” era completa e Vorkov mi
scagliò contro di loro senza pietà, mettendomi in mano Blackdranzer e
ordinandomi di ucciderli. Io combattei nonostante le lacrime che mi offuscavano
la vista e in quel momento Valeriya ebbe il suo unico momento di debolezza. Un
solo momento di debolezza, che le costò due anni d’inferno.
Non riuscì a combattere contro il suo patetico, debole e
incapace fratello maggiore.
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Nuo ç_ç come avete visto si capisce il perché questi due capitoli siano nominati “la regina delle nevi”: si svolgono durante il periodo della vita di Valeriya in cui questo era il suo nome a tutti gli effetti! Non credo ci sia nien’altro da dire, scrivere le parti di Boris è stato straziante, l’ho davvero massacrato in questa storia! E sono ancora indecisa su un piccolo dettaglio del finale… penso di farvi un bello scherzetto! Ma vedremo, vedremo u.u
Per ora vi saluto tutti e non
temete: il prossimo capitolo è già in fase di scrittura ;)