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Autore: Valery_Ivanov    07/01/2012    3 recensioni
Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfiction! E' una mia versione alternativa del finale di Beyblade, parte dal momento in cui i Bladebreakers arrivano in Russia!
Dal Terzo Capitolo:
«Fata Bianca! A… aiutami… ti prego…» un bambino di circa cinque anni la stava guardando con occhi imploranti attraverso le inflessibili sbarre della sua prigione. La fata scivolò dentro la cella come prima e i suoi contorni divennero sfocati per pochi istanti, finchè lei non si sedette silenziosamente a terra e poggiò la testa del bambino sulla sua gonna morbida. «Non riesco… a dormire…» singhiozzò il piccolo, aggrappandosi a lei con tutte le sue forze. La creatura schiuse le labbra e parlò per la prima volta, e la sua voce sembrava un soffio di brezza mattutina, fresca e leggera.
«Non preoccuparti…» sussurrò. Kai continuava ad osservare la scena alcuni metri più indietro.
«Grazie Fata Bianca…»
Lei gli accarezzò dolcemente la testa. «Non sono una Fata Bianca…» mormorò, mentre il respiro del bambino si faceva regolare e rilassato. «Puoi chiamarmi… Regina delle Nevi» concluse in un sussurro appena percettibile.
Un istante dopo la porta si spalancò e dei passi si affrettarono verso di loro. Kai fissò spaventato la fata e questa fece lo stesso; dalle profondità del cappuccio due iridi scure brillarono illuminate dal riflesso della luna. Kai si sentì afferrare e trascinare via; oppose resistenza, ma l’altro era più forte – no, gli altri; c’erano tante, troppe mani su di lui. Alzò nuovamente la testa, disperato, e vide la ragazza sillabare una parola. Poi qualcosa lo colpì, e lui perse i sensi.
«Cercami»
REVISIONATA e prossima alla fine!
Genere: Avventura, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!! Visto che velocità? ;)

Volevo avvisarvi che ho revisionato tutta la storia, adesso è scritta meglio e ho tolto alcune parti superflue e non utili ai fini della trama! E credendo che rileggendola adesso sarebbe tutto più chiaro! Per cui consiglio a chi a tempo e voglia di andarla a rileggere tutta per avere ogni cosa chiara! Ho revisionato fino al capitolo 22, perché gli ultimi quattro cap sui ricordi non avevano bisogno di modifiche!

Vi ricordo che in questo capitolo non ci sarà più Kai a raccontare in quanto al momento è incosciente in mezzo alla neve, e al suo posto avremo invece Boris! Quindi le parti in rosso sono come sempre raccontate da Yuri, mentre le parti viola rappresenteranno Boris!

Questo sarebbe dovuto essere il penultimo capitolo ma come al solito mi sono dilungata troppo e ho deciso di spezzarlo in due capitoli, quindi il prossimo sarà l’ultimo sui ricordi! Poi ce ne sarà un altro con la finale del campionato e le ultime spiegazioni e poi l’epilogo! Così facciamo 30, che è numero tondo, e non se ne parla più u.u

Buona lettura!^^

 

 

Capitolo XXVII –  Ricordi: La Regina delle Nevi – Act Two

 

Non raccontai mai a Kai delle urla che mi rivolse Boris la notte della morte di Katrina. Forse perché in fondo al cuore sentivo di meritarle; forse perché in fondo al cuore sapevo di essere stato sempre un vigliacco capace solo di preoccuparsi per la sua sorellina molto più forte di lui. Ma quella conversazione lacerante con Boris rimase per sempre impressa a fuoco nella mia memoria, come se il dolore l’avesse incisa sulle pareti del mio cranio.

 

«Boris…»

«Stammi lontano!!!»

«Io…»

«Stai zitto, bastardo!!! È solo colpa tua!!! Ti detesto!!»

«Ti prego, ascoltami…»

«Non voglio ascoltare niente!!! Tu per me devi solo morire, muori!!!»

«Boris…»

«E’ colpa tua!!!! E’ tutta colpa tua!!!! Mia sorella è morta!!!! E’ morta!!!»

«Mi dispiace…»

«E chi se ne frega!!!  Dovevi morire tu, non lei!!!! Bastardo!!!! Katrina non c’è più!!!! Che senso ha ora per me continuare a vivere???»

«Non dire così…»

«Fai un favore al mondo e vatti a gettare da un dirupo!!!! Abbiamo sofferto tutti solo per colpa tua!!! Hai distrutto tutto quello che avevamo costruito in questi anni!!!! Non farti vedere mai più!!!»

«Boris, ti prego…»

«E’ inutile che preghi!!!! Vattene!!!! Non voglio vederti mai più!!!! Per me sei morto!!!!»

«N-no…»

«Tu per me non esisti!!!! Anzi, sarebbe stato meglio se non fossi mai esistito!!!!»

 

Scuoto violentemente la testa per scacciare il ricordo di quella notte e mi alzo per prendere un bicchiere d’acqua. Non è un ricordo di cui vado molto fiero e un giorno dovrò porgere le mie scuse a Yuri, ma al momento la ferita della morte di Katrina è ancora troppo fresca per poter pensare di perdonarlo. In realtà la mia mente l’ha già perdonato, perché so bene che io al suo posto avrei fatto lo stesso per mia sorella – lo capisco – ma il mio cuore non può accettarlo. Probabilmente non lo accetterà mai.

Torno con il bicchiere d’acqua e lo porgo a Yuri, che lo afferra con mani tremanti e se lo porta alle labbra secche. Dopo quella sera non ci siamo rivolti la parola per una settimana, ma alla fine un po’ per abitudine, un po’ perché qui al Monastero non abbiamo nessun altro, abbiamo ripreso a parlare. A Yuri non fa bene stare qui, la sua salute è precaria e ormai peggiora di giorno in giorno. Dovrebbe andare in un ospedale dove possano curarlo per bene e, soprattutto, dovrebbe riposare. Ah! Come se a Vorkov importasse qualcosa della nostra salute.

Io ho giurato a me stesso che un giorno lo ucciderò. Non so ancora bene quando né come, ma so che lo farò e non mi importerà delle conseguenze, non mi importerà perché dopo la morte di Katrina ho deciso che non appena il corpo di quell’uomo giacerà inerte ai miei piedi, ucciderò anche me stesso. Ci sto provando, davvero, ma sento che una vita senza Katrina e senza Valeriya è completamente vuota e inutile. Quindi perché perdere tempo? Preferisco raggiungere mia sorella il prima possibile.

 

Quel giorno, dopo aver buttato Kai fuori dal Monastero, Vorkov venne a prendere me. Io ancora non sapevo cos’era successo e lo seguii docilmente, accompagnato da Boris che sembrava abbastanza preoccupato per le mie condizioni da non volermi lasciare solo. Povero Boris… quanto sarebbe stato meglio per lui se fosse stato davvero crudele e insensibile come avrebbe voluto essere. Se solo non avesse avuto pietà di un ragazzo mingherlino e smunto con la pelle troppo pallida, forse non avrebbe sofferto per due anni. Forse sarebbe potuto essere libero.

 

Vorkov ci ha portati in laboratorio e io improvvisamente non voglio sapere il perché. Voglio solo poter tornare nella mia stanza, chiudere gli occhi e fingere che questi orribili sette mesi non siano mai passati. Dio, sono già sette mesi… e io riesco ancora a sentire lo sparo rimbombarmi nelle orecchie come fosse stato un minuto fa. Temo che questo dolore non se ne andrà mai.

Vorkov ci racconta di Kai, di come abbia cercato di rubare un beyblade molto potente costruito da lui e per questo sia stato cacciato dal Monastero. Sono tutte balle, sia io che Yuri lo sappiamo perfettamente. La cosa che mi irrita è non capire il perché di questa bugia: avrà ucciso anche lui e sta cercando di crearsi un alibi? Sento una morsa stringermi lo stomaco. Dopotutto mi sono affezionato a quel ragazzino e spero davvero che in qualche modo se la sia cavata. Che sia al sicuro. E che possa vivere anche per noi.

Dopo ci sono una serie di ciance su come Yuri sia sempre stato il blader migliore di tutti – “dopo Valeriya” aleggia nell’aria, ma lui non lo dice: Vorkov non pronuncia mai il Suo nome – e di come la sua salute cagionevole gli stia precludendo un grandioso futuro da campione. Poi dice di aver trovato una soluzione per renderlo più forte. Yuri, appoggiato al mio braccio, trema impercettibilmente, ma abbastanza perché la vibrazione riverberi lungo tutta la mia pelle e mi faccia improvvisamente rendere conto del pericolo. E’ un attimo e le parole mi sgorgano di bocca prima di pensare, prima di capire quello che sto facendo, perché in questo momento Yuri è così fragile e sperduto – proprio com’era mia sorella quel giorno – che non posso fare a meno di difenderlo. Katrina è morta, Valeriya è fuggita e Kai è stato cacciato, sempre ammesso che non sia morto anche lui… Yuri ha solo me e, per quanto io possa considerarlo responsabile per la morte di mia sorella, un legame di amicizia nato tra le pietre dure e fredde di questo Monastero non è così facile da spezzare. E’ un attimo e negli occhi di Vorkov lampeggia una rabbia cieca.

E’ un attimo e le guardie mi stanno portando via mentre grido tutto il mio rancore e la mia impotenza, è un attimo e gli occhioni azzurri, limpidi e spaventati di Yuri spariscono dalla mia vista, inghiottiti dal buio.

 

I miei ricordi di quella notte sono sfocati: immagini e suoni frammentati, senza un preciso senso logico. Ricordo solo il dolore, quello sì, e la paura, e la sensazione di essere in trappola, di esserci sempre stato. Il macchinario inventato da Vorkov era semplice: agiva sulla memoria del soggetto, cancellando i ricordi che sviluppavano certi sentimenti e facendo in modo che quella persona non potesse più provare certe emozioni, perché non c’era più nulla che potesse innescarle. Il difetto principale di quella macchina era sempre stata la durata; le persone sottoposte a quel trattamente ricominciavano a provare certi sentimenti quando entravano in contatto con altre persone, soprattutto se entravano in contatto con persone che avevano avuto un ruolo importante nella loro vita. Fu per questo che quando mi svegliai e mi trovai davanti Valeriya intenta a sfidare Vorkov, non potei impedire alle lacrime di rigarmi il volto.

 

Mi raggomitolo sulle fredde pietre del pavimento della prigione nel tentativo di offrire meno carne possibile al gelo tagliente che si spinge crudelmente attraverso le fessure del muro e mi fa tremare. Sono patetico.

Ho sempre saputo che un giorno la rabbia e l’impulsività sarebbero stati la mia rovina. Apro gli occhi solo quando sento un rumore non familiare: dei mattoni che vengono spostati. Alzo appena la testa dal mio angolo e mi guardo intorno; possibile che l’abbia solo sognato? Resto in silenzio, in attesa. Dopo pochi secondi vedo sbucare una testa arruffata dal muro davanti a me, seguita da un corpo minuto e scattante. Due occhi azzurri come il cielo si posano su di me e io mi sento improvvisamente felice, sollevato, al sicuro.

E’ Valeriya.

Si avvicina a me con circospezione e io mi alzo immediatamente per raggiungere le sbarre e poterle sfiorare una guancia.

«Sapevo che saresti tornata» le sussurro e lei annuisce. Ha qualcosa di diverso da come la ricordavo: sembra, se possibile, ancora più determinata e forte di prima.

«Sono venuta a prendervi tutti»

Sento il mio cuore perdere un battito. Come farò a dirle di Kai? E Yuri… forse per salvare Yuri siamo ancora in tempo!

«Kai non c’è più» mormorò, sentendomi un mostro quando leggo l’angoscia e il dolore nei suoi occhi.

«E’…»

«No» affermo con sicurezza. No, Kai non è morto. Lo sento. «No, sta bene, però Vorkov l’ha cacciato dal Monastero»

Lei si morde un labbro e sembra combattuta, ma alla fine sospira e china la testa.

«Forse è meglio così… almeno siamo sicuri che lui ce l’ha fatta. E’ fuori e sta bene»

Deglutisco. E poi mi guarda di nuovo negli occhi e so che continuerò a ripeterle questa bugia in eterno, anche se dovessi finire per alimentare una speranza destinata a morire. Sappiamo entrambi che il mondo è troppo grande, che non si rivedranno mai più, aa se io continuerò a ripeterle che lui sta bene, lei potrà andare avanti. Sarò ben felice di compiere questo piccolo sforzo per lei.

«Sì, sta bene» ripeto, sorridendo in un modo che spero sia rassicurante. Lei ricambia con un sorriso tremolante che dura per poco più di tre secondi, ma è già qualcosa.

«Invece Yuri è in pericolo» le dico e vedo subito la determinazione farsi strada in lei.

«Dimmi tutto» mi risponde, estraendo dalla tasca un oggetto affilato di un bianco accecante.

«Cos’è quello?» le chiedo invece io, indicando il nuovo beyblade che tiene in mano. Lei sorride.

«Beh, in questi mesi sono successe un sacco di cose, più tardi ti racconterò con calma… ricordi il soprannome scherzoso che Yuri e Kai mi avevano dato, preso da quella fiaba? Adesso mi faccio chiamare da tutti così: la Regina delle Nevi»

Nonostante tutto, non riesco a trattenere un sorriso. «Mmh, direi che con questo beyblade ti si addice ancora di più»

Lei ricambia il sorriso e stavolta nei suoi occhi c’è un’ombra di divertimento e soddisfazione.

«Oh, non sai quanto»

 

Valeriya e Boris lottarono con tutte le loro forze contro Vorkov e i suoi monaci e forse avrebbero anche potuto farcela se solo fossero arrivati un’ora prima. Ma ormai la mia “mutazione” era completa e Vorkov mi scagliò contro di loro senza pietà, mettendomi in mano Blackdranzer e ordinandomi di ucciderli. Io combattei nonostante le lacrime che mi offuscavano la vista e in quel momento Valeriya ebbe il suo unico momento di debolezza. Un solo momento di debolezza, che le costò due anni d’inferno.

Non riuscì a combattere contro il suo patetico, debole e incapace fratello maggiore.

 

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Nuo ç_ç come avete visto si capisce il perché questi due capitoli siano nominati “la regina delle nevi”: si svolgono durante il periodo della vita di Valeriya in cui questo era il suo nome a tutti gli effetti! Non credo ci sia nien’altro da dire, scrivere le parti di Boris è stato straziante, l’ho davvero massacrato in questa storia! E sono ancora indecisa su un piccolo dettaglio del finale… penso di farvi un bello scherzetto! Ma vedremo, vedremo u.u

Per ora vi saluto tutti e non temete: il prossimo capitolo è già in fase di scrittura ;)

  
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