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Autore: Dearly Beloved    07/01/2012    5 recensioni
Bene gente! Questa è la mia prima one-shot e la prima cosa che pubblico in assoluto. Non so proprio da dove cominciare, spero di prenderci la mano. E... sono una frana con le presentazioni D: *si rifugia in un angolino*
Dal testo: "Questa tribolazione ti lega irrimediabilmente ad un essere umano, perché a grandi linee è uguale sia per te che per qualsiasi altra creatura. Vampiri, umani, sangue puro, tutti martoriati dallo stesso sentimento."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rima Toya, Senri Shiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PLATONIC LOVE.

-Una pulsazione anomala.-

Cos’è?

-Poi il tuo battito cardiaco si fa irregolare.-

Una malattia?

"… più o meno."

Io non posso ammalarmi.

"È una generalizzazione, la tua. Questa un po’ è una malattia."

Io non sono umano, non posso ammalarmi.

"In fondo però l’essere umano fa anche parte di te. Ti contamina, le sue tracce sono nel tuo sangue, sono così evidenti."

La mia anima sospira e il mio cuore manca battiti, sanguina.

"Ogni cosa che provi nasce dal sangue, anche questo fa parte della tua natura."

Adesso mi sento strangolato. Pensarci fa ancora più male.

"Questa tribolazione ti lega irrimediabilmente ad un essere umano, perché a grandi linee è uguale sia per te che per qualsiasi altra creatura. Vampiri, umani, sangue puro, tutti martoriati dallo stesso sentimento."

Ogni creatura lo prova?

"Ha ispirato filosofi, poeti, musicisti, scrittori. Ha anche fatto versare sangue, perché troppo complesso per te come per qualsiasi altra creatura. È amore, piccolo Senri. Come quello che la tua mamma prova per te"

L’amore cos’è?

"Desiderio."

Come il desiderio di sangue? Sete?

"Desiderio e basta."

La donna lacera la carne del figlio e beve la sua linfa vitale con efferatezza.

***

Mentre ricordi ti sale un conato di vomito.

Ma non è quella donna che chiami madre adesso la fonte della tua confusione.

Non ti fa sempre male, il sentimento nuovo che ti giace nel petto, a lungo celato ma che adesso ti brucia l'anima come le fiamme dell'inferno bruciano le anime empie. Solo quando sei da solo come adesso ti reca dolore.

Una goccia d’acqua riga il tuo viso perfetto.

Chissà da quanto tempo piove, e tu non te n’eri accorto.

Disteso, senza alcun riparo, immerso in quei ricordi, nel verde del prato curato di quel giardino in miniatura nel quale vivi da anni, da brava marionetta quale sei.

Eppure quello che provi adesso non era nei piani di chi ti sta strumentalizzando.

È la prima cosa che non riguarda nessun altro se non te. E lei.

Quella figura elegante e armoniosa ti guarda da lontano, così diversa da tua madre, tu provi a metterla a fuoco.

Riconosci l’ondeggiare leggero delle due codine bionde quando lei scuote il capo, alza la testa e sospira sonoramente, un sospiro volto solo ad attirare la tua attenzione.

Tu la guardi divertito perché sai cosa sta per dire. In realtà la variazione del tuo sguardo è impercettibile, dicono.

I tuoi occhi non trasmettono niente agli altri, troppo impegnati a soffermarsi sull’intensità del loro colore, sulla loro bellezza angelica, sulla loro forma perfetta e sulle tue lunghe ciglia che li incorniciano.

“Senri Shiki,” inizia tirando l’ennesimo sospiro “non ti chiedo cosa ci fai disteso a terra sotto la pioggia a quest’ora, e spero ancora che tu non abbia del tutto perso la ragione, ma …” si avvicina a te di due passi ed ecco di nuovo quel nodo risalire alla gola strozzandoti, togliendoti il respiro.

“… adesso rientra, è ancora giorno e devi dormire se non vuoi crollare per la stanchezza”.

“Come sapevi che ero qui fuori?” speri che i tuoi occhi non tradiscano neanche adesso l’emozione che provi.

“Non lo sapevo”. Ti porge la mano, mentre con l’altra regge l’ombrello. Tu l’afferri e ti alzi, come se ne avessi il bisogno.

Lei continua a stringerti la mano mentre vi avviate verso il dormitorio Luna.

Perché lo fai? ti chiedi.

“Ah, Shiki” dice cercando qualcosa nella tasca della giacca “tieni”.

Ti porta alle labbra un bastoncino al cioccolato, lo addenti, e Rima non distoglie lo sguardo.

Sembra quasi che sia felice adesso, da come ti guarda.

Quello sguardo che come il tuo non vuol dire niente agli occhi degli altri, che solo tu capisci davvero.

Le sue labbra non si piegano in un sorriso.

Nessuno dei due parla. Trascorrete così il più del tempo che passate insieme.

Perché in realtà quello che tu provi non si può spiegare a parole, così vi studiate guardandovi, cercando di penetrare a fondo nell’anima dell’altro.

Perché in realtà non esiste contatto più profondo di questo per voi, stare fianco a fianco è l’unico modo che avete per sentirvi al posto a cui appartenete, lontano dalla società di bugie e intrighi che vi circonda, e i problemi scompaiono.

Perché in realtà il sentimento più puro non viene soddisfatto dal contatto fisico, e le cose che provate, le sensazioni più intime e segrete che dilettano le vostre anime non si esprimono a parole.

Perché in realtà vi basta stare fianco a fianco per stare bene.

L’amore, con le sue sofferenze, la sua parte carnale e impura, non è un sentimento che vi si addice, quindi vi amate a modo vostro.
   
 
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