Dogged by Misfortune
1 - Il peggior inizio della storia.

Buonasera, il mio nome è Rin Takeda, ho ventisei anni e sono la più sfortunata tra le persone sfortunate.
E non sto minimizzando la cosa.
Sono appena stata licenziata, ho perso il cellulare e, sfortuna delle sfortune, sono appena stata mollata. Dal mio ragazzo.
Che ha fatto outing.
Dannazione, solo io posso stare per quasi tre anni con una persona e non accorgermi che è gay!
Sì, insomma. Forse me ne sarei dovuta accorgere quando mi dava consigli sugli abiti e il trucco. O quando faceva commenti poco… etero? riguardo attori americani di cui non ricordo il nome e… insomma. Ho sbagliato su tutta la linea.
Ma, dannazione!
Come avrei potuto anche solo immaginare un simile evento! Diamine, dannazione, diamine, dannazione!
Voglio morire.
Come se non bastasse, ho la febbre e tre giorni fa avrei dovuto consegnare l’articolo al direttore del giornale, l’uomo più spaventoso e terribile dell’intero universo: il signor No Taisho, per gli amici – sempre che ne abbia –, Sesshomaru.
I suoi occhi dorati (in realtà sono castano chiaro, ma sembrano oro fuso, lo giuro!) e la pelle bianca lo fanno sembrare più un demone che un umano e, sono pronta a giocarmi lo stipendio, probabilmente è in grado di sterminare un’intera nazione… rimanendo impassibile!
E no, non sono esagerata.
Fa davvero paura. Lo temono tutti, in ufficio. Beh, tutti. Forse sono io ad avere qualche problema con gli uomini, ecco.
Ma sto divagando. Dov’ero rimasta? Ah, sì, al mio ex ragazzo gay.
Sì, insomma, mi ha mollata. E io ora sono qui, in casa mia, sdraiata sul tappeto, che cerco di non piangere, come ho potuto essere così cretina?!, mentre mi allungo verso i Kleenex poggiati sul tavolino.
Non ci arrivo.
Chiudo gli occhi e mi alzo col busto ma un dolore improvviso al capo mi ferma. Mi tengo la fronte dolorante e mi raggomitolo maggiormente sul tappeto.
Stavolta non posso davvero fare a meno di piangere.
Insomma, dannazione! Capitano tutte a me!
Mugolo un po’, tenendomi la fronte lesa, prima di allontanarmi da quel postaccio e tentare invano di rialzarmi in piedi. Hanno suonato alla porta o sbaglio?
Spero tanto di sbagliare, perché sono improponibile.
Sospiro, prendo un Kleenex con cui mi asciugo le lacrime – Grandioso, mi è colato anche il mascara! – e mi avvio verso la porta, trascinando i piedi.
Borbottando un infastidito: - Jakotsu, ti odio – apro la porta.

L’ho già detto che sono la più sfortunata tra le persone sfortunate, vero?

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