Beh, non è nulla di che, l’ho scritta abbastanza in fretta e vi avviso, non è nulla di geniale. Ma mi hanno recentemente informata che è il compleanno di Sherlock e non potevo assolutamente non festeggiare in un qualche modo!

Rileggere quei messaggi qualche giorno dopo che il capitolo Irene Adler era stato chiuso, un turbinio incessante di idee. Tutto sembrare vorticare più velocemente del solito. Possibile?
Era stata solo una sua impressione o John era davvero geloso?
Il solo pensiero gli provocò un brivido che lo face sussultare. La sua meditazione fu così interrotta da un preoccupato coinquilino.
“Tutto okay Sherlock?” cercò di mantenere la sua voce il più distaccata possibile. Aveva provato, davvero ci aveva provato, a non fissarlo sopra le pagine del suo libro. La fronte pallida, concentrata, dei lievi solchi. Le sue labbra strette e pallide. Le mani congiunte sotto il naso. La sue fredde, deliziose, caute mani.
E stava vagando nuovamente in un mondo di sogni.
Perché?
“Io ti piaccio?” chiese sfrontatamente, aprendo di scatto di occhi ed inchiodandoli in quelli del biondo. Come se non bastasse s’era pure messo a sedere, cosicché i loro visi si trovavano ad una distanza irrisoria. Venti centimetri?
Dovrei allungargli un bacio e zittirlo fu l’unico pensiero razionale di John. Impallidì brutalmente, sentiva di sudare, anche se stava congelando.
Se n’era accorto, l’aveva scoperto. E come avrebbe fatto a non accorgersene? Era o non era il miglior detective del mondo? Cosa poteva fare, se non ammettere quella scomoda verità. Non c’erano molte altre soluzioni.
Avrebbe lasciato Baker Street? Oppure avrebbe ciecamente alimentato il fin troppo grande ego del suo coinquilino?
“Sì” uscì come un lamento, decisamente strozzato. Perfino lui si stava chiedendo cosa fosse quel nodo in gola, cosa fosse quel peso insostenibile che gli aveva fatto abbassare gli occhi.
Si aspettava mille reazioni diverse, invece ottenne solo un muro di silenzio.
Rimase immobile, quasi senza respirare, attendendo una qualche sentenza divina. Ma siccome questa non si decideva ad arrivare, si riscosse.
Lui era un soldato. UN SOLDATO!
Alzò gli occhi puntandoli in quelli semitrasparenti di Sherlock. Il moro sentì un altro brivido percorrere tutto il suo corpo, mentre i pensieri cominciavano a rallentare. La sua testa volteggiava come avvolta da mille morbide nuvole.
“Sì, accidenti!” esclamò John, prima di fiondarsi sulle labbra del suo migliore amico. Sherlock non riuscì a trattenere un sorriso, prima di lasciarsi trasportare in un assoluto vuoto. Aveva sempre pensato che si sarebbe annoiato senza un caso.
Non appena si staccarono, riprendendo fiato, senza mai allontanare gli occhi l’uno dall’altro Sherlock sussurrò “Irene aveva ragione”.
All’espressione infastidita e scioccata di John rispose con quello che doveva essere un sorriso quasi tenero e gli mostrò i messaggi.
“John’s blog is HILARIOUS. I think he likes you more than I do” (Il blog di John è divertentissimo. Penso che tu gli piaccia più di quanto piaci a me)
Sherlock sentì un leggero colpo sulla nuca.
“Sei il miglior detective del mondo!” esclamò John divertito “Possibile che te l’abbia dovuto dire qualcuno?”
Il moro sussultò fingendo un’aria offesa, per poi zittirlo con un altro semplice bacio.
Se la sarebbe meritata una cena! fu l’ultimo pensiero razionale di Sherlock.

Anche se non è un gran che gradirei i vostri commenti!