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Autore: Titinina    08/01/2012    5 recensioni
Vi lascio un'altra piccola shot. E' senza grosse pretese! Ho immaginato Ryo in un gesto quotidiano come farsi la barba. Mi piace immaginarlo nelle piccole cose, nei gesti di tutti i giorni. Ecco qui il risultato! Devo ringraziare Koa_chan per la bellissima recensione che ha dato alla mia prima pubblicazione qui su EFP! Spero vi piaccia anche questa! ^______^ Titinina
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Sono davanti allo specchio. Mi sono appena svegliato dopo una delle tue martellate. Non sei molto delicata nei modi, sai? Ma ormai ci ho fatto il callo. E’ un' abitudine. Che non voglio cambiare. Ne ho bisogno per capire che sono nella realtà. Dove ci sei tu.
Prendo il rasoio e la schiuma da barba. Faccio scorrere l’acqua calda, mi bagno il viso, agito la bomboletta e la schiuma è sulla mia mano. Comincio a passare la schiuma su una delle mie guance, prima la destra e poi la sinistra, passo sotto il mento e la gola. La cospargo per bene. Mi piace farmi la barba, è un momento mio. Posso essere trasandato, non mi frega un cazzo delle mode, tanto sono figo lo stesso e lo dico senza falsa modestia, ma appena sveglio devo farmi la barba. Come tutti gli uomini del mondo.

Quando è cominciata a spuntarmi, nell’adolescenza, ne ero orgoglioso. Stavo diventando un uomo, però non potevo farla tutti i giorni, non c’è ne era possibilità, soprattutto se un plotone stava attaccando. Perciò potevo rimanere per giorni con la barba incolta.

Quando mi sono disintossicato dalla PCP e mi sono rimesso in piedi, senza cascare a terra o essere delirante con la febbre, la prima cosa che ho chiesto a Doc è stato proprio un rasoio e la schiuma da barba. Mi sono messo davanti ad uno specchio, ho visto la mia faccia, non mi riconoscevo. Gli occhi scavati, senza emozioni. Il viso pallido, sentivo nella bocca il sapore di medicinali, un sapore schifoso. Mi sentivo sporco, erano tre settimane che non facevo una doccia, sentivo l’odore di quel sudore malato addosso.

Mi sembravo un mostro, forse lo ero.

E anche quella volta mi sono sbarbato. Nel momento in cui passavo il rasoio, con mano tremante, mi sono promesso che non mi sarei mai più ridotto in quello stato. Con quell’odore da malato, da reietto, da scarto della società. Così da quel giorno, questo gesto, è per dimostrare a me stesso che ho riacquistato un po’ di quell’umanità che tutti provano.

E poi, che cazzo, devo tenermi in forma se devo mirare al mio sogno: dare una bottarella a tutte le donne del mondo!

Con Mick, a Los Angeles, era una lotta appena svegli. Ovviamente era primo pomeriggio, di solito finivamo di bisbocciare alle quattro o cinque del mattino. Siamo arrivati spesso alle mani per chi dovesse entrare prima in quel cesso. Se non erano le mani, era la schiuma che volava per mezzo bagno, quell’idiota per farmi muovere cercava di schizzarmi di schiuma e ovviamente dopo si passava alla scazzottata amichevole mattutina, a pensarci bene si arrivava solo alle mani. Ognuno ha il proprio modo di farsela. Mick è uno che controlla al millimetro, si regola basette e si tira la guancia con la mano mentre passa il rasoio. Se c’era qualche pollastrella per casa, invece, si saltava il turno perché impegnati in ben altre attività. Bei tempi! Sembra sia passata una vita.

Passo sotto il getto dell’acqua il rasoio, mi sa che devo cambiargli la lametta. Chissà se me le hai comprate? Devo chiedertelo. Tu te ne intendi, glieli compravi a tuo fratello, Maki, perciò sai scegliere. Ovviamente ti prendo per il culo dicendoti che te ne intendi perché anche tu ti fai la barba, la punizione è la solita, ma mi piace prenderti in giro, mi piace quando mi fissi con gli occhi pieni di fuoco e vorresti ridurmi in cenere, lì si vede tutto il tuo carattere, impetuoso, testardo e sono certo che c’è anche un pizzico di follia. Se no, come faresti a sopravvivere con me? E poi non dovresti credere alle cazzate che ti dico, la pelle del tuo viso è talmente morbida e liscia! Sei un’ingenua, ti arrabbi troppo facilmente! E’ troppo facile!

- Ryo, il caffè si fredda! Sbrigati!

Ecco il tuo urlo dalla scala. Un po’ di pazienza. Allora, prima faccio il pelo e contropelo sulla guancia destra. Risciacquo la lametta e ci rifaccio un’altra passata. Passiamo alla guancia sinistra, bene, molto bene, la guancia è pulita. Un punto delicato è il mento e la gola, lì rischio di tagliarmi o di irritarmi molto facilmente. Perciò con mano ferma e delicata, vado sul mento, lo sporgo in fuori e verso l’alto, va te che faccia buffa che faccio. Mi giro di lato e sento il rasoio che passa sotto il bordo del mento, si sente quel rumore, quello sfregamento della barba sulla lama. Ora arriva la gola, piano, sul pomo di adamo. Dal basso verso l’alto. Mi ha insegnato lui a farmi la barba. Si, Shin.

Eravamo nella tenda, lo guardavo ammirato, lui seduto in tuta mimetica. Guardandosi in un piccolo pezzo di specchio, prendeva in mano quella specie di schiuma che avevamo e intingeva il pennello. Portava sempre un asciugamano sulla spalla. Lo vedevo, vedevo come muoveva il polso con il pennello per ammorbidire la schiuma. Prendeva il pennello e se lo passava sul viso, uno sguardo di quelli seri, meticolosi. Quando il suo viso era ben coperto dalla schiuma, prendeva uno di quei rasoi che sembrano un coltello. Lo apriva e cominciava. Lui mi vedeva che lo guardavo. Allora mi faceva segno di entrare, mi sedevo per terra e l'osservavo, studiavo tutti i suoi gesti. In quei momenti, il mio sentimento come figlio era smisurato, non importava se eravamo in mezzo alla giungla o alla guerra, lui era mio padre.

Bene, ho finito la gola, ora tocca al labbro superiore. Ritiro le labbra in dentro e passo la lametta vicino al labbro. Mi guardi. Ti ho sentita subito. Ma non ti dico niente. L’ultima passata, voilà! Ho finito. Mi guardo allo specchio per vedere se sono apposto. Si, liscio come il culetto di un bambino, ti do una sbirciata dallo specchio. Sei lì, le braccia conserte, mi osservi in uno dei gesti più normali del mondo, però mi scruti con attenzione. Sei ancora in pigiama. Ti sorrido mentre guardo lo specchio e arrossisci, eppure dovresti saperlo che mi accorgo se tu arrivi alle mie spalle, no?! Ora mi sciacquo bene la faccia con l’acqua fredda, prendo l’acqua dal rubinetto a piene mani e la butto sulla faccia, chinandomi. L’acqua mi rinfresca, sciacquo i residui di schiuma. Mi riguardo allo specchio, lindo. Prendo una lozione che mi hai comprato tu. Mi profumo come si deve. Che buon odore che ha questo dopobarba.

- Allora, che ci fai lì?
- Ti guardavo.

Ti avvicini, ti metti dietro le mie spalle.

- Sai che fai delle strane facce mentre ti radi?
- Cioè?
- Arricci il naso e la bocca, sei buffo!
- Non è vero!
- Si che è vero! Fai così!

Arricci il naso e la bocca prendendomi in giro, pestifera! Poi ridi, mostrando la tua bocca, bellissima.

- Allora, la vuoi o no la colazione? Ormai si sarà freddata.
- Certo, ho una fame da lupi.

Mi giro verso di te. Ti prendo per i fianchi, ti guardo negli occhi, sono belli i tuoi occhi, lo sai? Le tue mani mi cingono il collo, sorridi, felice, come mai prima.

Questo sorriso me lo concedi, come una grazia, da un paio di settimane.
Ti ho detto: “io sopravvivverò, e lo farò per la persona che amo! Questo è il mio modo di amare!”

In verità, da quel giorno, io ho cominciato a vivere. Ogni giorno, ogni minuto, ogni attimo. Non mi sono più nascosto dietro i miei muri. Siamo tornati a casa e ci siamo amati per la prima volta o forse per l’ennesima volta, perché ti amo da sempre, e tu lo sai, vero? Quel tuo sguardo, poi, non è mutato, è sempre uguale. Pieno d’amore per me. Impagabile.

Chiudo gli occhi, aspiro l’odore della tua pelle, mi fa impazzire. E poi le tue labbra. Dolci labbra, morbide. Mi piacciono, mi stordiscono, il tuo sapore, la tua lingua. Ci baciamo nel nostro bagno. La tua pelle sotto le dita, il tuo fiato su di me, le tue mani che mi accarezzano. Le nostre bocche unite, le nostre anime fuse. Da due settimane, non c’è giorno che faccia a meno delle tue labbra e di tutta te, di ogni millimetro di te.

E cazzo, quanto tempo ho sprecato inutilmente!

Ci stacchiamo, ma rimaniamo abbracciati.

- Sai anche il tuo dopobarba è buono, dovresti prestarmelo!

Mi tiri uno scappellotto.

- Cretino!

Cerchi di divincolarti, fai finta di divincolarti, ma non ti lascio. Anzi, ti spoglio e ti infilo sotto la doccia, con me.

Al diavolo la colazione!




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Commenti finali!

Ve l'avevo detto che era senze pretese! Però mi è piaciuto molto descriverla.
Ryo e Kaori in piccoli gesti ma dal grande significato, spero che sia arrivato!

Un bacione


Titinina
   
 
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