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Autore: Il_Genio_del_Male    08/01/2012    10 recensioni
Un'amicizia sofferta, complicata: e se l'essenziale fosse invisibile agli occhi?
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time...'
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RATING: Giallo.

GENERE: Romantico, Malinconico.

AVVERTIMENTI: Slash, AU, Angst, Song-fic.

DEDICA: I’ve got a lot of resentment for old friends -for letting me go without a fight. I just want someone to call and say, "I miss you, how are you?". I just want to call someone and say, "I miss you, I’m sorry".

NOTE: Ebbene sì, rieccomi all’attacco con una nuova song-fiction. Dopo la calorosa accoglienza riservata a Someone like you, mi sono detta: perché non riprovarci?

La one-shot che vi apprestate a leggere ha un significato speciale per me. Domani, infatti, cade l’anniversario del mio primo anno da autrice qui su EFP (niente di particolarmente romantico, ma pazienza): dodici mesi ricchi di soddisfazioni, delirio -chi segue/conosce la mia saga sul ciclo merliniano sa cosa intendo- e che mi hanno portata a stringere amicizie virtuali molto belle.

Il risultato sta a voi giudicarlo. Stilisticamente parlando non mi soddisfa granché, e infatti credo che apporterò alcune modifiche quanto prima, ma sono fiera di essere riuscita a ficcarci dentro tutte le citazioni, palesi o meno, che avevo in mente.

Quasi me ne dimenticavo: ecco il link della canzone che dà il titolo (e corpo) alla storia… (http://www.youtube.com/watch?v=8c5XkGbEQiE&ob=av2e)

Buona lettura!

 

 

 

 

 

Il suo rapporto con Arthur non è mai stato semplice da gestire, Merlin lo sa. Se ne rende perfettamente conto. Ancora adesso -dopo quanti, cinque anni?- si stupisce di come siano riusciti ad arrivare fino a questo punto: migliori amici, compagni di università (giurisprudenza per Arthur, letteratura francese per Merlin) e coinquilini. Sembrerebbe tutto nella norma, sotto controllo. Ma c’è quel maledetto condizionale che lo frega.

 

 

 

Testing, testing, I'm just suggesting
You and I might not be the best thing
Exit, exit, somehow I guessed it right, right.

 

E’ mai esistita una coppia di amici altrettanto male assortita come quella che formano loro? Merlin se lo è domandato spesso, soprattutto dopo una delle loro frequentissime e devastanti litigate –tanto che entrambi, prima di tornare a parlarsi civilmente, avevano bisogno di qualche giorno per recuperare le energie sprecate ad urlarsi gli insulti più sanguinosi, a rinfacciarsi le rispettive manchevolezze, gli errori commessi. Non si sono mai fatti sconti in questo. Nonostante i loro caratteri diversissimi, al limite dell’incompatibilità, ad accomunarli c’è sempre stata una propensione alla spietatezza che nessuno dei due ha mai saputo -o voluto- mitigare. Nel corso di questi cinque anni insieme sono volate tante di quelle parole grosse, e affilate come spade forgiate nel diamante, che è difficile quantificarne con precisione i danni reali (una ferita ricucita con frasi di scuse sussurrate al vento, porte sbattute, indici puntati, notti in bianco a rigirarsi nel letto e a maledirsi a vicenda), ma Merlin riporta sul suo corpo le stigmate di ciascun litigio. Cicatrici sottilissime, invisibili, distribuite un po’ ovunque, soprattutto in prossimità del cuore. Le potrebbe contare una per una, se volesse, e persino dar loro un nome.

Quante volte è stato sul punto di prendere in prestito i versi di Blake e porre fine a tutto; aggrapparsi al braccio di Arthur, magari strattonarlo, ed urlargli in faccia: “Per la tua amicizia mi sanguina il cuore: sii mio nemico -per amicizia”. Non l’ha mai fatto. Si è sempre fermato in tempo. Merlin sa benissimo perché, ma preferisce sorvolare.

 

 

But I still want you, want you, don't mean to taunt you
If you leave no
w, I'll come back and haunt you
You'll remember, return to sender now, now.

 

Arthur ha sempre avuto una buona opinione di sé, e di certo il suo status (rampollo di una dinastia di avvocati, nonché erede del più grande ed illustre studio legale di Londra in seguito alla decisione di sua sorella Morgana di iscriversi alla facoltà di medicina) ha giocato un ruolo preponderante nel “montarti la testa, Asino che non sei altro, facendoti assumere quell’aria da Principino-Tutti-Ai-Miei-Ordini-Please, come se la fortuna di essere nato in una famiglia di ricconi mezzi nobili fosse merito tuo”. Le parole di Merlin -taglienti, intrise di veleno e fresche di giornata- non gli danno tregua. Rigirano il coltello nella piaga, affondano con la lama in profondità per ferire di più. E come potrebbe essere altrimenti? Ha ragione. Ha fottutamente ragione.

 

 

Well I just wish we could go back one more time and begin it
Back before I lost myself somewhere, somewhere in it…

 

Ricorda la delusione provata nello scoprire che, dopo tre anni come compagni di banco al liceo, Merlin aveva scelto di intraprendere un percorso di studi differente dal suo. Non che fosse stato propriamente quel che si definisce un fulmine a ciel sereno. Che l’amico parlasse e scrivesse correntemente in francese era risaputo (merito della madre, Hunith, nata e vissuta a Parigi fino a quando, durante una vacanza in Irlanda al suo ultimo anno di università, aveva conosciuto Belinor e aveva deciso di trasferirsi in terra inglese). Ma che addirittura ambisse ad insegnarlo, magari ad un branco di adolescenti scalmanati e assai poco interessati allo studio della lingua: quello sì che aveva stupito Arthur.

Indi per cui, una volta usciti dalla segreteria per consegnare i moduli di iscrizione, aveva messo su il broncio che era il suo marchio di fabbrica, a detta di amici e parenti.

“Non dirmi che te la sei presa perché ho osato preferire lo studio di capolavori della letteratura mondiale ad un’entusiasmante carriera di procuratore o avvocato di terz’ordine” l’aveva canzonato Merlin con una luce birichina nei suoi occhi blu come gli abissi dell’oceano.

“Gnè gnè” gli aveva rifilato una linguaccia. “E chi si offende? Mi dispiace solo che non passeremo più così tanto tempo insieme” e aveva abbassato gli occhi, arrossendo impercettibilmente.

“C’est la vie” l’altro aveva scrollato le spalle con aria fatalista.

“Quanto sei irritante con le tue citazioni francofone. A volte mi chiedo come sia riuscito a sopportarti per tutti questi anni” aveva borbottato, pentendosene subito dopo. Merlin era alquanto suscettibile, e in passato era bastato molto meno per dare il via ad una delle sue sfuriate coi fiocchi.

Ma l’amico lo aveva sorpreso scoppiando a ridere. “Si on me presse de dire pourquoi je l'aimais, je sens que cela ne se peut exprimer qu'en répondant : «Parce que c'était lui, parce que c'était moi»” era stata la sua replica.

“Parla come mangi, idiota. Lo sai che non ci capisco una mazza” lo aveva rimproverato con un sorriso sollevato.

“Se qualcuno volesse farmi dire perché gli volevo bene, sento che potrei solo rispondere: perché era lui, perché ero io. E’ di Montaigne, che parlava del suo amico Etienne de La Boètie, morto a causa della peste”.

“E’ bellissima” aveva mormorato. “Ma che c’entra con noi?”

“Era per spiegarti come fai a sopportarmi nonostante le citazioni francofone” aveva ammiccato ironicamente. “Suppongo che valga un po’ come regola aurea per tutti i rapporti di amicizia. In fondo è un processo talmente difficile da spiegare -il perché si lega con determinate persone piuttosto di altre, intendo- che mi sembra la definizione più calzante, e sincera, della vera essenza dell’amicizia” aveva concluso Merlin, meditabondo.

E poi silenzio. Ci era voluto qualche istante, ad Arthur, per riscuotersi dal torpore in cui era caduto.  

Che caz-? Da quando mi incanto a fissare le labbra di Merlin?!

L’altro lo aveva guardato, inclinando il capo a sinistra, in attesa di una sua reazione.

“Merlin, vieni a vivere con me”.

 

A distanza di due anni, Arthur si chiede se sia stata una mossa saggia, quella di chiedergli di diventare coinquilini. Il bilancio, in effetti, non è dei più rosei: continue litigate, urla -potrebbe giurare di aver visto più di una volta tremare le pareti del loro appartamento- e recriminazioni.
Continuamente in bilico, sull’orlo del baratro. Perché? Perché non riescono a convivere pacificamente, come fanno ad esempio Gwen e Morgana, e gli altri loro amici Lance, Gwaine, Percival e Leon? Perché la loro salda e incrollabile amicizia deve essere inquinata da tutto quel livore, quel risentimento che non hanno un vero nome né un’origine identificabile? Soprattutto, perché non ha il coraggio di ribellarsi, di chiedere spiegazioni visto che è quasi sempre Merlin a dare il via a quel gioco al massacro? La scomoda verità è che Arthur sa benissimo perché, ma preferisce sorvolare.




I've been stuck now, so long, we just got the start wrong
One more last try, I’ll get the ending right
You can't stop this, and I must insist
That you haven't had enough
That you haven't had enough.
Stuck now, so long, we just got the start wrong
No more last place, you better get your story straight
You can't stop this, and I must insist
That you haven't had enough
That you haven't had enough

 

Alle loro spalle, gli amici mormorano. La tensione sessuale repressa tra i due è talmente lapalissiana da risultare imbarazzante, dicono. Se ne sono accorti tutti, che diamine! Cosa aspettano a mettersi insieme una buona volta e a smettere di corrersi dietro in modo così patetico ed immaturo?

“Ma insomma, proprio non gliela vogliono dare una pennellata di sesso?” strepita Morgana, esasperata oltre ogni dire di fronte all’ottusità del fratello e di Merlin.

Quanta pazienza ci vuole con gli uomini, pensa scuotendo la testa.

 

 

 

I still need you, need you, don't mean to tease you
If you want me, I'll come back and meet you
Whisper, whisper, you must admit you want it
You, you want it.
Well I just wish we could go back one more time and begin it
Back before I lost myself somewhere, somewhere in it…

 

“Fratellone adorato, tu ed io dobbiamo scambiare quattro chiacchiere tra ragazze” esordisce con un risolino, accettando la tazza di tè che Arthur le porge.

“Morgana, il fatto che io sia infelicemente innamorato del mio migliore amico da due anni, tre mesi, dieci giorni e circa diciotto ore non vuol dire che sia pronto a vuotare il sacco con te”.

“Uhm. Tu dici, eh?” replica lei cauta, trattenendosi a fatica dal piazzarsi al centro del salotto e intonare a gola spiegata l’Hallelujah (magari illuminata da un fascio di luce divina, sarebbe pure più scenografico). Ci va piano, perché il turbamento del fratello l’ha colpita.

“…Cazzo” se ne esce Arthur, leggermente sotto shock. “Non volevo-”

“Va tutto bene, Art. Va tutto bene” lo rassicura.

“Non so che dire” pigola lui, smarrito.

Morgana gli si avvicina, posa la tazza sul tavolino di fronte al divano. Lo stringe a sé, circondandolo con entrambe le braccia, perché Arthur ha spalle larghe e possenti ma interiormente è così fragile. Lei lo conosce bene perché è suo fratello. Sa che Merlin è il suo Nord, il suo Sud, il suo Est ed Ovest, la sua settimana di lavoro e il suo riposo la domenica, il suo mezzodì, la mezzanotte, la sua lingua, il suo canto. Lo sa da ben prima che lui lo realizzasse: loro sono le due facce della stessa moneta.

 



I've been stuck now, so long, we just got the start wrong
One more last time, I’ll get the ending right
You can't stop this, and I must insist
That you haven't had enough
That you haven't had enough.
Stuck now, so long, we just got the start wrong
No more last place, you better get your story straight

You can't stop this, and I must insist
That you haven't had enough
That you haven't had enough.

 

“Maman, credo di aver fatto una cazzata”.

“Detto da te suona piuttosto strano, tesoro. Cosa c’è?” la voce pacata di Hunith, per quanto filtrata dalla cornetta del telefono, è un balsamo per il suo nervosismo.

“Mi sono innamorato. Di Arthur” confessa, parlando a scatti come un automa.

“Era ora che lo ammettessi, Merlin” risponde la donna, e anche se non può vederne l’espressione lui sa che sta sorridendo.

“Cosa- mamma?!” quasi gracchia.

“Sì?” replica lei, soave.

“Quando l’hai capito?”

“Non vuoi veramente saperlo, tesoro” ride, sbarazzina.

No, Merlin non vuole saperlo. Ma l’idea che sua madre sappia leggere dentro di lui meglio di chiunque altro è abbastanza confortante.

 



Don't you need it?
Don't you want this at all?
(Testing, testing, I'm just suggesting)
Don't you need it?
Don't you want this at all?
(Testing, testing, I'm just suggesting)

 

Schegge di vetro conficcate nell’addome. Un giorno ripenseranno a tutto questo e saranno tristi per un po’. Per un attimo.

Merlin è bellissimo quando respira. Arthur lo bacia, ed è come tornare a casa.

 



Stuck now, so long, we just got the start wrong
One more last try, I’ll get the ending right
You can't stop this, and I must insist
That you haven't had enough
That you haven't had enough.
Stuck now, so long
We just got the start wrong
No more last place, you better get your story straight
You can't stop this (Don't you need it?)
And I must insist
That you haven't had enough (Don't you want this all?)
That you haven't had enough.

 

Il cuore gli batte più forte ogni volta che pensa a Merlin. Ogni volta che trova un suo messaggio. Ogni volta che lo guarda. Ogni volta che fanno l’amore, invece, galoppa, si stordisce e poi barcolla. Arthur ha un cuore forte. Ubriaco, ma resistente.

 



Testing, Testing, I'm just suggesting
You and I might just be the best
thing. 

 

 

 

 

Bien, arrivata a questo punto non ho altro da aggiungere. Per domande, chiarimenti, critiche e recensioni sono sempre disponibile: chiedete e vi sarà risposto.

Tanto ammmòòòre a tutte voi Merthuriane <3.

   
 
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