RATING: Giallo.
GENERE:
Romantico, Malinconico.
AVVERTIMENTI:
Slash, AU,
Angst, Song-fic.
DEDICA:
I’ve
got a lot of resentment for old friends -for letting me go without a
fight. I
just want someone to call and say, "I miss you, how are you?". I just
want to call someone and say, "I miss you, I’m sorry".
NOTE: Ebbene
sì, rieccomi all’attacco con una nuova
song-fiction. Dopo la calorosa
accoglienza riservata a Someone like you,
mi sono detta: perché non riprovarci?
La one-shot che
vi apprestate a leggere ha un significato speciale per
me. Domani, infatti, cade l’anniversario del mio primo anno
da autrice qui su
EFP (niente di particolarmente romantico, ma pazienza): dodici mesi
ricchi di
soddisfazioni, delirio -chi segue/conosce la mia saga sul ciclo
merliniano sa
cosa intendo- e che mi hanno portata a stringere amicizie virtuali
molto belle.
Il risultato sta
a voi giudicarlo. Stilisticamente parlando non mi
soddisfa granché, e infatti credo che apporterò
alcune modifiche quanto prima,
ma sono fiera di essere riuscita a ficcarci dentro tutte le citazioni,
palesi o
meno, che avevo in mente.
Quasi me ne
dimenticavo: ecco il link della canzone che dà il titolo
(e corpo) alla storia… (http://www.youtube.com/watch?v=8c5XkGbEQiE&ob=av2e)
Buona lettura!
Il suo
rapporto con Arthur non è mai stato semplice da gestire,
Merlin lo sa. Se ne
rende perfettamente conto. Ancora adesso -dopo quanti, cinque anni?- si
stupisce
di come siano riusciti ad arrivare fino a questo punto: migliori amici,
compagni di università (giurisprudenza per Arthur,
letteratura francese per Merlin)
e coinquilini. Sembrerebbe tutto nella norma, sotto controllo. Ma
c’è quel
maledetto condizionale che lo frega.
Testing,
testing, I'm just suggesting
You and I might not be the best thing
Exit, exit, somehow I guessed it right, right.
E’ mai
esistita
una coppia di amici altrettanto male assortita come quella che formano
loro? Merlin
se lo è domandato spesso, soprattutto dopo una delle loro
frequentissime e devastanti
litigate –tanto che entrambi, prima di tornare a parlarsi
civilmente, avevano
bisogno di qualche giorno per recuperare le energie sprecate ad urlarsi
gli insulti
più sanguinosi, a rinfacciarsi le rispettive manchevolezze,
gli errori commessi.
Non si sono mai fatti sconti in questo. Nonostante i loro caratteri
diversissimi, al limite dell’incompatibilità, ad
accomunarli c’è sempre stata
una propensione alla spietatezza che nessuno dei due ha mai saputo -o
voluto-
mitigare. Nel corso di questi cinque anni insieme sono volate tante di
quelle
parole grosse, e affilate come spade forgiate nel diamante, che
è difficile
quantificarne con precisione i danni reali (una ferita ricucita con
frasi di
scuse sussurrate al vento, porte sbattute, indici puntati, notti in
bianco a
rigirarsi nel letto e a maledirsi a vicenda), ma Merlin riporta sul suo
corpo
le stigmate di ciascun litigio. Cicatrici sottilissime, invisibili,
distribuite
un po’ ovunque, soprattutto in prossimità del
cuore. Le potrebbe contare una
per una, se volesse, e persino dar loro un nome.
Quante volte
è stato sul punto di prendere in prestito i versi di Blake e
porre fine a tutto;
aggrapparsi al braccio di Arthur, magari strattonarlo, ed urlargli in
faccia: “Per la tua amicizia mi
sanguina il cuore:
sii mio nemico -per amicizia”. Non l’ha mai fatto.
Si è sempre fermato in
tempo. Merlin sa benissimo perché, ma preferisce sorvolare.
But I still want
you, want you, don't
mean to taunt you
If you leave now,
I'll come back and haunt you
You'll remember, return to sender now, now.
Arthur ha
sempre avuto una buona opinione di sé, e di certo il suo
status (rampollo di
una dinastia di avvocati, nonché erede del più
grande ed illustre studio legale
di Londra in seguito alla decisione di sua sorella Morgana di
iscriversi alla
facoltà di medicina) ha giocato un ruolo preponderante nel
“montarti la testa,
Asino che non sei altro, facendoti assumere quell’aria da
Principino-Tutti-Ai-Miei-Ordini-Please,
come se la fortuna di essere nato in una famiglia di ricconi mezzi
nobili fosse
merito tuo”. Le parole di Merlin -taglienti, intrise di
veleno e fresche di
giornata- non gli danno tregua. Rigirano il coltello nella piaga,
affondano con
la lama in profondità per ferire di più. E come
potrebbe essere altrimenti? Ha
ragione. Ha fottutamente ragione.
Well
I just
wish we could go back one more time and begin it
Back before I lost myself somewhere, somewhere in it…
Ricorda la
delusione provata nello scoprire che, dopo tre anni come compagni di
banco al
liceo, Merlin aveva scelto di intraprendere un percorso di studi
differente dal
suo. Non che fosse stato propriamente quel che si definisce un fulmine
a ciel
sereno. Che l’amico parlasse e scrivesse correntemente in
francese era risaputo
(merito della madre, Hunith, nata e vissuta a Parigi fino a quando,
durante una
vacanza in Irlanda al suo ultimo anno di università, aveva
conosciuto Belinor e
aveva deciso di trasferirsi in terra inglese). Ma che addirittura
ambisse ad
insegnarlo, magari ad un branco di adolescenti scalmanati e assai poco
interessati allo studio della lingua: quello sì
che aveva stupito Arthur.
Indi per cui, una volta usciti dalla segreteria per consegnare i moduli
di iscrizione,
aveva messo su il broncio che era il suo marchio di fabbrica, a detta
di amici
e parenti.
“Non
dirmi
che te la sei presa perché ho osato preferire lo studio di
capolavori della
letteratura mondiale ad un’entusiasmante carriera di
procuratore o avvocato di
terz’ordine” l’aveva canzonato Merlin con
una luce birichina nei suoi occhi blu
come gli abissi dell’oceano.
“Gnè
gnè” gli
aveva rifilato una linguaccia. “E
chi si offende? Mi dispiace solo
che non passeremo
più così tanto tempo insieme” e aveva
abbassato gli occhi, arrossendo
impercettibilmente.
“C’est
la
vie” l’altro aveva scrollato le spalle con aria
fatalista.
“Quanto
sei
irritante con le tue citazioni francofone. A volte mi chiedo come sia
riuscito
a sopportarti per tutti questi anni” aveva borbottato,
pentendosene subito
dopo. Merlin era alquanto suscettibile, e in passato era bastato molto
meno per
dare il via ad una delle sue sfuriate coi fiocchi.
Ma
l’amico
lo aveva sorpreso scoppiando a ridere. “Si on me presse de dire pourquoi je
l'aimais, je sens que cela ne se peut exprimer qu'en
répondant : «Parce
que c'était lui, parce que c'était
moi»” era stata la sua replica.
“Parla
come mangi, idiota. Lo sai che non ci capisco una
mazza” lo aveva rimproverato con un sorriso sollevato.
“Se
qualcuno volesse farmi dire perché gli volevo bene, sento
che potrei solo rispondere: perché era lui,
perché ero io. E’ di Montaigne, che
parlava del suo amico Etienne de La
Boètie, morto a causa della peste”.
“E’
bellissima” aveva mormorato. “Ma che
c’entra con noi?”
“Era
per spiegarti
come fai a sopportarmi nonostante le citazioni francofone”
aveva ammiccato
ironicamente. “Suppongo che valga un po’ come
regola aurea per tutti i rapporti
di amicizia. In fondo è un processo talmente difficile da
spiegare -il perché
si lega con determinate persone piuttosto di altre, intendo- che mi
sembra la
definizione più calzante, e sincera, della vera essenza
dell’amicizia” aveva
concluso Merlin, meditabondo.
E poi
silenzio. Ci era voluto qualche istante, ad Arthur, per riscuotersi dal
torpore
in cui era caduto.
Che caz-? Da
quando mi incanto a
fissare le labbra di Merlin?!
L’altro
lo
aveva guardato, inclinando il capo a sinistra, in attesa di una sua
reazione.
“Merlin,
vieni
a vivere con me”.
A distanza
di due anni, Arthur si chiede se sia stata una mossa saggia, quella di
chiedergli di diventare coinquilini. Il bilancio, in effetti, non
è dei più
rosei: continue litigate, urla -potrebbe giurare di aver visto
più di una volta
tremare le pareti del loro appartamento- e recriminazioni.
Continuamente in bilico, sull’orlo del baratro.
Perché? Perché non riescono a
convivere pacificamente, come fanno ad esempio Gwen e Morgana, e gli
altri loro
amici Lance, Gwaine, Percival e Leon? Perché la loro salda e
incrollabile amicizia
deve essere inquinata da tutto quel
livore, quel risentimento che non hanno un vero nome né
un’origine
identificabile? Soprattutto, perché non ha il coraggio di
ribellarsi, di
chiedere spiegazioni visto che è quasi sempre Merlin a dare
il via a quel gioco
al massacro? La scomoda verità è che Arthur
sa benissimo perché, ma preferisce sorvolare.
I've
been
stuck now, so long, we just got the start wrong
One more last try, I’ll get the ending right
You can't stop this, and I must insist
That you haven't had enough
That you haven't had enough.
Stuck now, so long, we just got the start wrong
No more last place, you better get your story straight
You can't stop this, and I must insist
That you haven't had enough
That you haven't had enough
Alle loro
spalle, gli amici mormorano. La tensione sessuale repressa tra i due
è talmente
lapalissiana da risultare imbarazzante, dicono. Se ne sono accorti
tutti, che
diamine! Cosa aspettano a mettersi insieme una buona volta e a smettere
di
corrersi dietro in modo così patetico ed immaturo?
“Ma
insomma,
proprio non gliela vogliono dare una pennellata di sesso?”
strepita Morgana,
esasperata oltre ogni dire di fronte all’ottusità
del fratello e di Merlin.
Quanta pazienza
ci vuole con gli
uomini, pensa
scuotendo la testa.
I
still need
you, need you, don't mean to tease you
If you want me, I'll come back and meet you
Whisper, whisper, you must admit you want it
You, you want it.
Well I just wish we could go back one more time and begin it
Back before I lost myself somewhere, somewhere in it…
“Fratellone
adorato, tu ed io dobbiamo scambiare quattro chiacchiere tra
ragazze” esordisce
con un risolino, accettando la tazza di tè che Arthur le
porge.
“Morgana,
il
fatto che io sia infelicemente innamorato del mio migliore amico da due
anni,
tre mesi, dieci giorni e circa diciotto ore non vuol dire che sia
pronto a
vuotare il sacco con te”.
“Uhm.
Tu
dici, eh?” replica lei cauta, trattenendosi a fatica dal
piazzarsi al centro
del salotto e intonare a gola spiegata l’Hallelujah (magari
illuminata da un
fascio di luce divina, sarebbe pure più scenografico). Ci va
piano, perché il
turbamento del fratello l’ha colpita.
“…Cazzo”
se
ne esce Arthur, leggermente sotto shock. “Non
volevo-”
“Va
tutto
bene, Art. Va tutto bene” lo rassicura.
“Non
so che
dire” pigola lui, smarrito.
Morgana gli
si avvicina, posa la tazza sul tavolino di fronte al divano. Lo stringe
a sé,
circondandolo con entrambe le braccia, perché Arthur ha
spalle larghe e
possenti ma interiormente è così fragile. Lei lo
conosce bene perché è suo
fratello. Sa che Merlin è il suo Nord, il suo
Sud, il suo Est ed
Ovest, la sua settimana di lavoro e il suo riposo la domenica, il suo
mezzodì,
la mezzanotte, la sua lingua, il suo canto.
Lo sa da ben prima che lui lo realizzasse: loro sono le due facce della
stessa
moneta.
I've
been
stuck now, so long, we just got the start wrong
One more last time, I’ll get the ending right
You can't stop this, and I must insist
That you haven't had enough
That you haven't had enough.
Stuck now, so long, we just got the start wrong
No more last place, you better get your story straight
You
can't
stop this, and I must insist
That you haven't had enough
That you haven't had enough.
“Maman,
credo di aver fatto una cazzata”.
“Detto
da te
suona piuttosto strano, tesoro. Cosa
c’è?” la voce pacata di Hunith, per
quanto
filtrata dalla cornetta del telefono, è un balsamo per il
suo nervosismo.
“Mi
sono
innamorato. Di Arthur” confessa, parlando a scatti come un
automa.
“Era
ora che
lo ammettessi, Merlin” risponde la donna, e anche se non
può vederne
l’espressione lui sa che
sta
sorridendo.
“Cosa-
mamma?!”
quasi gracchia.
“Sì?”
replica lei, soave.
“Quando
l’hai capito?”
“Non
vuoi
veramente saperlo, tesoro” ride, sbarazzina.
No, Merlin
non vuole saperlo. Ma l’idea che sua madre sappia leggere
dentro di lui meglio
di chiunque altro è abbastanza confortante.
Don't
you
need it?
Don't you want this at all?
(Testing, testing, I'm just suggesting)
Don't you need it?
Don't you want this at all?
(Testing, testing, I'm just suggesting)
Schegge di
vetro conficcate nell’addome. Un giorno ripenseranno a tutto
questo e saranno
tristi per un po’. Per un attimo.
Merlin
è
bellissimo quando respira. Arthur lo bacia, ed è come
tornare a casa.
Stuck
now, so
long, we just got the start wrong
One more last try, I’ll get the ending right
You can't stop this, and I must insist
That you haven't had enough
That you haven't had enough.
Stuck now, so long
We just got the start wrong
No more last place, you better get your story straight
You can't stop this (Don't you need it?)
And I must insist
That you haven't had enough (Don't you want this all?)
That you haven't had enough.
Il cuore gli
batte più forte ogni volta che pensa a Merlin. Ogni volta
che trova un suo
messaggio. Ogni volta che lo guarda. Ogni volta che fanno
l’amore, invece,
galoppa, si stordisce e poi barcolla. Arthur ha un cuore forte.
Ubriaco, ma
resistente.
Testing, Testing, I'm just suggesting
You and I might just be the best thing.
Bien, arrivata
a questo punto non ho altro da aggiungere. Per domande, chiarimenti,
critiche e
recensioni sono sempre disponibile: chiedete e vi sarà
risposto.
Tanto
ammmòòòre a tutte voi Merthuriane
<3.